Innovazione è riconoscere il falso mito dei senior evergreen

Abbiamo esagerato. Siamo andati troppo in là, sostenuti dall’energia inesauribile di molti senior del nostro tempo, dalla loro volontà di non mollare, di continuare a occuparsi di interessi e passioni, e, anzi, di farsi carico dei problemi economici e sociali di figli e nipoti, per quanto adulti. Dati recenti hanno suffragato una “leggerezza senile” che consente ai 75enni di oggi di considerarsi vivi e vitali, con un’aspettativa di vita pari a quella dei 65enni degli anni ’60 – ‘70.

Una seniority massiccia e determinata che ha portato a “forzare” ogni attività: c’è chi lavora a 80 anni come e più di quando ne aveva 40; chi frequenta palestre e campi da golf con il piglio di un’inarrestabile maratoneta; chi dimentica persino prevenzione e controlli medici, vittima del suo stesso benessere.

Abbiamo esagerato. Siamo andati troppo in là: un 75enne di oggi, nonostante l’aspetto fisico, gli interessi e le passioni (comprese le tensioni amorose che si registrano, per esempio, in certe case di riposo dove si parla e si sospira d’amore più che macinare ricordi), un 75enne, dicevamo, non può considerarsi più “giovane” e anche le attività che svolge, incluse quelle fisiche, devono essere adeguate. Un conto, infatti, è l’aspettativa di vita, un conto l’invecchiamento degli organi e delle funzioni. Un invecchiamento che avviene inesorabilmente, irrispettoso dei progressi culturali e scientifici.

Spieghiamoci meglio. Oggi l’aspettativa di vita è drasticamente aumentata sino a 80 anni e anche oltre.È stato possibile raggiungere questo risultato grazie proprio ai meriti della prevenzione, della diagnosi precoce e dello sviluppo di nuove molecole farmacologiche, in primis gli antibiotici. Utile ricordare anche la maggiore disponibilità di cibo, ricco di nutrienti fondamentali per garantire un adeguato metabolismo, ma anche la varietà delle sue tipologie e la sua qualità molecolare.

Il mito del senior evergreen è stato inoltre alimentato dall’aumento della qualità della vita grazie all’uso di protesi e/o  che hanno permesso, ad esempio, di camminare (mediante artoprotesi) o vedere meglio (sostituzione cristallino) o di sconfiggere l’ischemia miocardica con relativo dolore toracico e/o dispnea, grazie a interventi chirurgici di by-pass coronarico o con procedure meno invasive quali l’angioplastica coronarica con posizionamento di protesi endovascolario stent. Inutile, però, generare falsi miti di un’eterna longevità.

Durante l’invecchiamento si verificano inesorabilmente cambiamenti anatomo-funzionali nei nostri organi che spiegano sia la progressiva riduzione delle prestazioni sia il manifestarsi di eventuali patologie.

La scienza degli ultimi anni si è molto focalizzata nel cercare di capire la  fisiopatologia molecolare legata all’invecchiamento delle cellule (esempi: signalling molecolare endocitoplasmaticoeffetti dei radicali liberi o sostanze tossiche sul DNAo perdita della funzione protettiva del telomeri a livello cromosomico), mentre, per trovare valutazioni di scenario più ampio, che considerino come le funzioni/attività di uno specifico organo nel suo complesso variano e si riducano con l’età, bisogna risalire agli studi degli anni ’70. Quasi che in questi anni, l’uomo abbia voluto capire nel dettaglio, per contrastarli, i meccanismi intrinsechi responsabili del declino naturale, perdendo però, in tal modo, la visione d’insieme dell’organo e del corpo umano.

Una visione d’insieme che evidenzia correttamente, invece, il declino da età che inizia già a 30 anni. La figura 1 illustra, in individui sani, la riduzione in percentuale dell’efficienza di vari apparati in funzione dell’età.

Le masse muscolari ed il rate metabolico si riducono con l’età. Nei giovani sani la massa muscolare è circa il 30% del peso, ma a 75 anni rappresenta appena il 15%, mentre il tessuto adiposo è il 20% a 30 anni e raggiunge la percentuale del 40% a 75. Anche il tessuto osseo si riduce anche se in misura minore (passa dal 10% al 8% del peso corporeo), perdendo, però, caratteristiche fisiche importanti, quali la resistenza mentre le articolazioni perdono elasticità e mobilità.

La distribuzione tra acqua endo-ed extracellulare varia con l’età in concomitanza con la riduzione del volume idrico totale e del senso della sete che in modo marcato diminuisce nell’anziano. La riduzione del volume plasmatico è di particolare importanza perché circa i 2/3 degli organi (incluso il cervello) sono formati da acqua e questa svolge un ruolo importante nell’equilibrio ionico che regola la funzione degli organi e la trasmissione degli impulsi nervosi.

Anche il sistema respiratorio riduce significativamente le sue funzioni. Di fatto diminuiscono la capacità vitale e l’elasticità dei polmoni e si modificano i processi di diffusione dell’ossigeno dagli alveoli polmonari ai capillari sanguigni, creando la sensazione di “fiato corto” durante l’esercizio.

Anche sistema escretore renale subisce riduzioni importati. Il rene perde circa il 25% del suo peso fra i 30 e gli 80 anni e il flusso e il filtrato glomerulare così come il riassorbimento tubulare diminuiscono con significativa riduzione della capacità escretive.

Importati cambiamenti avvengono anche a livello del sistema cardiocircolatorio. Il miocardio perde la sua capacità contrattile e sviluppa scompenso diastolico, frequente è la calcificazione delle valvole cardiache con riduzione dell’emodinamica cardiaca.

I vasi arteriosi perdono elasticità e la parete viene infiltrata da cellule ematiche e da molecole quali il colesterolo, sviluppando placche arteriosclerotiche che riducono il flusso ematico. Anche gli aneurismi arteriosi aumentano con l’aumentare dell’età.

In ultimo il sistema nervoso. Il numero di neuroni, la velocità di conduzione e la risposta barocettiva, fondamentale per la regolazione della pressione sanguigna e il flusso ematico agli organi, diminuisce significativamente nell’anziano.

Tuttavia, di recente, sono state proposte molte molecole e/o formulazioni in grado di antagonizzare o rallentare i processi di invecchiamento degli organi e della persona in toto, quasi mai riportando dati oggettivi scientificamente misurabili di un vero effetto. Tali composti non sono farmaci, ma integratori nutrizionali con le composizioni più varie: da composti presenti in natura quali le vitamine, i coenzimi, le proteine,  gli ioni, agli  estratti naturali di origine vegetale e/o animale.

La presenza nel mercato di tali composti è aumentate in dismisura in questi ultimi anni tanto che sono in libera vendita e disponibili non solo nelle farmacie, ma anche negli scafali dei supermercati o nei negozi di sport. Quasi sempre essi creano aspettative elevate e illusione di ringiovanimento, quasi mai supportate da evidenze scientifiche fornite dal produttore.

Al fine di regolamentare e difendere le aspettative del soggetto, la UE ha di recente presentato un documento che regolamenta in modo innovativo questo mercato introducendo le “Linee guida degli alimenti a fine medici speciali”. Tali alimenti/integratori devono dimostrare attraverso evidenze scientifiche oggettive, quali studi clinici randomizzati, che veramente migliorano lo stato di salute e/o le prestazioni del soggetto, rallentate dall’invecchiamento.

Gli “alimenti a fini medici speciali” saranno gestiti dai medici e potranno essere rimborsati dal sistema sanitario nazionale proprio perché capaci di dimostrare di avere degli effetti clinici e di ridurre le alterazioni età-correlate.

In un campo così delicato quale quello della salute, delle speranza e delle aspettative di vita e di benessere delle persone anziane, questa è la vera innovazione, che consentirà anche nell’anziano di basare le proprie scelte su una informazione (e formazione) consapevole e non su messaggi illusori o fantasie di longevità senza tempo.

 

Dott. Evasio Pasini e Prof. Francesco Dioguardi

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