Osteoporosi: cause, fattori di rischio, terapie, prevenzione (1)

L’osteoporosi è la principale e più diffusa malattia dell’osso, che fino a pochi anni fa veniva semplicemente considerata come una naturale e inevitabile conseguenza dell’invecchiamento, pertanto senza rimedio. Oggi si ha invece la consapevolezza che l’osteoporosi è una malattia come le altre, e per di più “silenziosa”: può progredire per diversi anni fino alla diagnosi o finchè non avviene una frattura.

Ci occuperemo di questa patologia attraverso una serie di articoli che ne illustrano le cause, i fattori di rischio e le terapie da sostenere per combattere il dolore.

Che cos’è l’osteoporosi? È una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da una ridotta massa minerale e un deterioramento microstrutturale, con conseguente aumento della fragilità dell’osso e maggior rischio di fratture. Viene solitamente distinta in due gruppi: osteoporosi primitiva (idiomatica o involutiva) e osteoporosi secondaria, causata da malattie di vario tipo che possono determinare una riduzione della resistenza scheletrica. Quella involutiva si divide a sua volta in due tipi: tipo I, che interessa principalmente la donna entro i vent’anni dalla menopausa, dovuta alla carenza di estrogeni; tipo II, che colpisce entrambi i sessi con l’avanzare degli anni, e che riguarda ossa quali femore, omero, tibia, bacino.

In realtà questa è una malattia del metabolismo osseo, e può quindi colpire tutto il sistema scheletrico: riguarda infatti le cellule del tessuto osseo, osteoblasti (che costruiscono osso nuovo) e osteoclasti (che distruggono e riassorbono l’osso vecchio) che non sono più in grado di svolgere pienamente la loro funzione. Se la distruzione prevale sulla rigenerazione di nuovo tessuto, l’osso si impoverisce ed è quindi soggetto a deterioramento e a fratture.

Le più frequenti sedi di fratture: a) corpi vertebrali, soprattutto nel distretto dorso-lombare. A seconda della frattura, e quindi dello schiacciamento della vertebra, possono avere una sintomatologia dolorosa più o meno importante e anche il loro trattamento piò variare (dal semplice riposo a letto all’intervento chirurgico); b) collo femorale: la più invalidante e difficile da curare, impone il trattamento chirurgico; c) polso; d) omero: per le fratture composte è sufficiente un trattamento con tutori esterni, mentre per quelle scomposte è indicato anche il trattamento chirurgico che va dalla riduzione e sintesi della frattura con placche viti o chiodi, alla sostituzione della testa dell’omero con una protesi.

(Fonte: O.n.da – Osservatorio Nazionale sulla salute della Donna)

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