“Un Sistema Informatico di Monitoraggio per gli Errori in Sanità del Ministero – il SIMES istituito con il DM dell’11 dicembre 2009 – e dati rilevati dalle associazioni dei medici, dalle, associazioni di pazienti o vittime di errori in sanità, dalle compagnie assicuratrici e dai broker farebbero pensare a un quadro completo e dettagliato sugli errori e i relativi casi di contenzioso nella sanità; invece la realtà è ben diversa” sostiene Adolfo Bertani, presidente Cineas, Consorzio universitario co-fondato dal Politecnico di Milano. “Forse troppe le fonti e pochi i dati aggiornati e attendibili su quella che viene definità “malasanità”: sarebbe auspicabile che ci fosse un coordinamento da parte del Ministero, sotto forma di osservatorio, che delinei chiaramente il quadro della situazione sul territorio nazionale, per capire dove intervenire per evitare che i casi di malpractice sanitaria aumentino, anziché diminuire.”
L’ANIA, Associazione Nazionale Imprese Assicuratrici, registra un totale di 34.035 denunce di casi di errore sanitario nel 2009 (+ 15% rispetto all’anno precedente), di cui 21.476 denunce alla responsabilità civile degli ospedali (+21% rispetto al 2008) e 12.559 denunce alla responsabilità civile professionale dei medici (+6% rispetto all’anno precedente). Ancora, la Banca d’Italia indica che nel 2010 il 5,5% delle famiglie italiane – cioè 1.3 milioni di nuclei familiari – hanno sottoscritto polizze contro malattie e infortuni, mentre nel 2009 erano il 5%. “Questi numeri mostrano che la maggiore consapevolezza dei propri diritti da parte dei cittadini ha portato a un drastico aumento dei contenziosi sanitari e delle richieste di risarcimento danni: la percezione è che l’ospedale non sia un luogo sicuro e che l’incidente sia da attribuirsi all’errore umano, mentre molto spesso alla base c’è la totale mancanza di una gestione centrale dei rischi” spiega Bertani.
Questi dati comportano anche una serie di interrogativi – le strutture sanitarie e medici ospedalieri possono ancora essere assicurati? Assicurare un chirurgo o un centro di primo soccorso significa pagare un sinistro certo? È possibile migliorare la sicurezza del paziente negli ospedali? – affrontati oggi al convegno “Risk management in ospedale tra governance e assicurazioni” organizzato da Cineas al Politecnico di Milano. All’ordine del giorno dell’incontro il difficile rapporto tra assicurazioni e sanità che negli ultimi anni ha visto profilarsi una frattura sempre più netta tra i due mondi, e ha portato le compagnie assicuratrici a vedere ospedali e professionisti del settore come soggetti troppo rischiosi e difficili da assicurare. Il risultato sono strutture ospedaliere e medici – in particolare alcune categorie professionali come chirurghi, ortopedici, ginecologi – che fanno fatica a trovare una società disposta a prendersi il rischio di assicurarli e che rimangono quindi spesso scoperti ed esposti alla possibilità di dover risarcire personalmente in caso di errori e conseguenti richieste di risarcimento danni.
“Le assicurazioni arretrano di fronte a rischi che sembrano imprevedibili e incontrollabili, e si rifiutano in molti casi di assicurare medici e ospedali con conseguenze drammatiche per tutte le parti in causa: pazienti, medici, ospedali, ma anche compagnie assicuratrici stesse che, rinunciando a questo settore, perdono un’importante opportunità di diversificazione – spiega Adolfo Bertani. “Per questo, a margine di questo convegno, abbiamo voluto presentare delle proposte concrete: l’osservatorio nazionale sugli errori e i presunti casi di malasanità, il rating agli ospedali, il tavolo tecnico tra assicurazioni e sanità, e alla base di tutto la proposta nel creare competenze specialistiche nella gestione dei rischi sanitari come chiave di volta tra i mondi, assicurazioni e sanità”.
Al convegno le proposte di Cineas sono state:
Osservatorio nazionale sui presunti casi di malpractice e di contenzioso sanitario. Ad oggi sono molte le fonti e i metodi di analisi dei dati raccolti, è auspicabile un coordinamento nazionale che porti a dati affidabili e omogenei che diano un quadro realistico della situazione, funzionali a mettere in evidenza le criticità e le aree di miglioramento.
Rating dei reparti specialistici e in prospettiva degli ospedali. Come mostra il Rapporto Censis 2012 ‘Il Sistema Sanitario in controluce’, esiste un rischio fuga per 10 milioni di cittadini delle regioni con piano di rientro pronti a farsi curare altrove. Il 18% dei cittadini di queste regioni si è già rivolto a un medico, a una struttura o a un servizio sanitario di un’altra regione o si è recato all’estero per curarsi, rispetto al 10,3% rilevato nelle altre regioni. Questo perché oggi il paziente non ha alcun modo per riconoscere il livello di qualità e rispetto degli standard di una struttura ospedaliera, perché manca in Italia un sistema di standard definiti come criteri di eccellenza. La proposta Cineas è di avviare un sistema di certificazione delle strutture ospedaliere partendo da un rating per ogni reparto specialistico. Questo sistema esiste già a livello internazionale: la Joint Commission, organizzazione indipendente no profit e non governativa, promuove l’applicazione del “rating” alle strutture sanitarie, ovvero un processo secondo cui si valuta che una determinata organizzazione sanitaria rispetti standard specifici. Attualmente solo 6 ospedali italiani si sono sottoposti alla certificazione Joint Commission.
Creare competenze reali nella gestione del rischio clinico. Individuare, valutare e gestire tutti i rischi clinici sta diventando sempre più importante per tutte le strutture sanitarie. Alcune regioni sono già attrezzate, ma nella maggior parte dei casi la figura preposta a gestire i rischi – con un ruolo determinante per la sicurezza del paziente – è priva delle reali competenze, tecniche e metodologiche, necessarie a garantire il controllo dei rischi in ambito sanitario. La presenza di un vero risk manager in ospedale renderebbe migliore la patient safety, con diminuzione della medicina difensiva e dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale.
Tavolo tecnico assicurazioni-sanità. Assicurazioni e sanità devono tornare a dialogare per ristabilire dei fondamentali punti di contatto. In gioco ci sono la sicurezza del paziente, la tranquillità per la professione medica di operare con una copertura assicurativa, e la possibilità di dare il via a un circolo virtuoso di improvement delle strutture sanitarie.