“L’Aula di Strasburgo ha approvato, nell’ambito dell’Anno europeo dedicato all’invecchiamento attivo, la relazione sulla prevenzione delle patologie legate all’invecchiamento femminile. Questo perché l’evoluzione demografica pone l’Unione europea di fronte a una serie di sfide, tra cui il progressivo aumento della popolazione over 65, più di 87 milioni di persone: di cui più di 50 milioni sono donne. Il divario di genere in termini di invecchiamento è ancor più evidente per le persone over 80: 3,1% di donne rispetto al 1,6% di uomini sul totale della popolazione”. Lo ha dichiarato il Vicepresidente del Parlamento europeo Roberta Angelilli relatrice del testo nel corso della conferenza stampa a cui ha partecipato il Commissario europeo per la salute e la protezione dei consumatori Tonio Borg.
“Vale la pena precisare – ha continuato – che nonostante le donne vivano più a lungo degli uomini sono spesso più colpite da malattie croniche e invalidanti e, quindi, soggette a un peggioramento di qualità di vita. Tra le malattie che colpiscono le donne anziane vi sono quelle cardiovascolari, erroneamente considerate un problema tipicamente maschile, le malattie respiratorie, il cancro, il diabete, le patologie muscolo-scheletriche, le malattie neuro-degenerative e la depressione”.
“Molte sono le difficoltà di accesso ai servizi sanitari: la mancanza di orientamenti sulla prevenzione delle patologie più ricorrenti, le difficili modalità di prenotazione di visite specialistiche e analisi diagnostiche, nonché le liste di attesa, spesso molto lunghe. Tutti elementi che scoraggiano soprattutto le pazienti anziane, che vivono molto spesso in condizioni di solitudine” (il 75,8% delle donne di oltre 65 anni vivono sole)”, ha sottolineato.
“Inoltre – ha aggiunto – le donne anziane sono maggiormente a rischio di povertà infatti secondo gli ultimi dati disponibili, precisamente il 24,5% della popolazione femminile nell’UE27 è a rischio povertà. Sul rischio povertà incide anche il divario retributivo (attualmente in media del 16,4%) e le scelte occupazionali dettate dalla necessità di conciliare vita familiare con la vita lavorativa, le donne così accumulano contributi pensionistici inferiori e hanno pensioni più basse e quindi minori risorse per le terapie e le cure mediche”.
“Obiettivo di questa relazione è incoraggiare una sinergia tra Istituzioni pubbliche a livello europeo, nazionale e territoriale, per favorire misure che consentano un invecchiamento in buona salute per tutti. Garantire quindi l’accesso a un’assistenza sanitaria di qualità in caso di patologie ricorrenti; investire in informazione e prevenzione per consentire alle persone anziane di rimanere quanto più a lungo possibile autonome e in buona salute e screening ad hoc che sono importanti strumenti di prevenzione. Prevenzione fondamentale per promuovere comportamenti virtuosi e un impegno forte contro l’abuso di alcol e il tabagismo, considerando che secondo le ultime stime OMS in Europa la percentuale di donne fumatrici salirà dall’attuale 12% a circa il 20% entro il 2025. L’invecchiamento attivo deve essere una priorità di tutti i 27 Stati Membri ed è necessario fare in modo che gli anziani possano svolgere un ruolo attivo nella società, rimanendo più a lungo nel mondo del lavoro ed evitando l’esclusione sociale che è causa di emarginazione e depressione”, conclude Angelilli. (Agenparl.it)
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