C’è una sindrome oftalmica di superficie che viene comunemente definita “occhio secco” . La sintomatologia d’irritazione oculare e la sensazione di occhio secco e di irritazione è un problema piuttosto diffuso, che riguarda talora anche le persone giovani e che non è specifica, ma accompagna anche una serie di patologie diverse, con un coinvolgimento comune della superficie oculare.
È un problema piuttosto diffuso, che riguarda molte persone over50, particolarmente donne. A soffrirne è il 20% della popolazione sopra i 65 anni, in particolare nel sesso femminile. E’ uno stato non difficile da diagnosticare ma, essendo determinato da cause dovute a molteplici fattori, non è sempre altrettanto semplice individuare la terapia più adeguata.
L’80% dei casi di occhio secco è dovuto a un’alterazione dello strato lipidico del film lacrimale, che svolge la funzione di proteggere lo strato acquoso sottostante. Se lo strato lipidico è alterato, aumenta l’evaporazione dello strato acquoso e si riduce la capacità del velo di ricoprire la superficie dell’occhio, determinando i sintomi d’essiccamento.
La superficie dell’occhio è costantemente bagnata da un velo di lacrime che svolge una funzione di umidificazione, di protezione e di regolarità ottica delle immagini. Il velo lacrimale è composto non solo di acqua, ma anche di numerose componenti lipidiche (grasse) e mucinose (mucose), il cui equilibrio ne garantisce le funzioni. Quando questa protezione è alterata, si parla di “sindrome di superficie” per indicare una alterazione della funzionalità.
La secchezza in quanto carenza vera di liquido lacrimale si verifica solo in una parte delle persone.
La diminuzione, infatti, della produzione di alcune delle componenti lacrimali o anche un’aumentata evaporazione delle lacrime rendono la superficie dell’occhio scoperta in tutto o in parte e producono i sintomi di secchezza e di irritazione.
La superficie dell’occhio è un microambiente piuttosto complesso, i cui equilibri sono influenzati dalla quantità e qualità delle lacrime, dalla regolarità dei tessuti superficiali, dalla presenza d’infiammazioni locali. Il film lacrimale è un elemento essenziale del benessere dell’occhio e del microambiente della superficie insieme alle cellule della cornea e della congiuntiva e alla corretta anatomia delle palpebre. Le lacrime sono un liquido complesso formato in maggioranza da acqua mista a lipidi (grassi), prodotti dalle ghiandole palpebrali, e alla mucina. La particolare composizione ordinata consente che si distribuisca come un velo sottile e uniforme sulla superficie dell’occhio a coprirlo e proteggerlo. Il battito palpebrale distribuisce e ricambia regolarmente il velo.
Inoltre, svariate classi di farmaci hanno come effetti collaterali disturbi della superficie oculare, irritazione, sensazione di sabbia. Talora l’assunzione della pillola anticoncezionale può incrementare queste sensazioni, soprattutto in chi porta le lenti a contatto.
Se, invece, il paziente è in buona salute e non assume farmaci particolari, uno dei motivi più probabili è un’accentuata reattività allergica, spesso non nota. Le forme d’iper-reattività oculari sono in progressivo aumento, ormai a tutte le età, anche senza risposte positive ai test con specifiche sostanze. E’ probabile che la continua esposizione a un ambiente saturo di sostanze artificiali stimoli reattività anomale. Tutta la superficie dell’occhio è coinvolta dalla presenza di cellule infiammatorie.
L’occhio è spesso rosato, per dilatazione dei capillari superficiali, il velo lacrimale diviene instabile per modificazione della sua composizione naturale, compare il muco nei casi più accentuati.
Nella sintomatologia, variabile in rapporto alla stagione o alla stanchezza generale, sono frequenti il bruciore, occhi arrossati, sensazione di corpo estraneo o sabbia negli occhi, prurito, talora lacrimazione alternata a occhio secco, fastidio, prurito.
I sintomi peggiorano in condizioni di ambiente secco, con riscaldamento o aria condizionata, ambiente polveroso, inquinato da smog, vento sostenuto, oppure dopo uno sforzo visivo prolungato, come la lettura o il lavoro al computer. Soprattutto nei giovani l’attenzione richiesta dalle tante applicazioni sugli schermi riduce il battito palpebrale normale, aumentando la secchezza e la stanchezza serale. L’impiego massiccio per molte ore giorno di videoterminali, computer e tablet, spesso in condizioni d’illuminazione ambientale scadenti o deleterie, è concausa della comparsa o peggioramento dei sintomi.
Occhio secco e diabete
La sindrome dell’occhio secco si manifesta nelle persone con diabete per il danno alle strutture di innervazione. Oltre alla nota retinopatia, il diabete comporta altre anomalie a livello oculare. La generale riduzione di funzione del sistema nervoso correlata all’iperglicemia, che induce fenomeni di macro neuropatia diabetica, sembra, infatti, interessare anche l’innervazione sensitiva corneale. La riduzione dello stimolo porta a una ipolacrimia (ridotta produzione di lacrime) e a uno stato di sofferenza dell’epitelio corneale che instaurano una condizione di “surface sindrome” (sindrome di superficie). I casi cronici rilevanti possono portare a una cheratopatia diabetica, stato di vera patologia della cornea, con riduzione anche della qualità della vista e rischio di ulcerazioni.
Ma oltre alla malattia diabetica in sé, l’occhio secco può essere aggravato da altri fattori attivi nella popolazione quali l’età avanzata, le alterazioni ormonali nella donna dopo la menopausa, l’ambiente in cui si vive, che contribuiscono a ridurre le secrezioni ghiandolari.
I principali sintomi sono l’irritazione e il fastidio, accompagnati spesso da una sensazione di pesantezza delle palpebre. Sono frequenti bruciore, occhi arrossati, sensazione di corpo estraneo o sabbia negli occhi, prurito, talora lacrimazione più o meno intensa (l’occhio secco può avere una lacrimazione eccessiva scatenata dalla superficie dell’occhio ruvida che ne stimola la lacrimazione non in grado di eliminare i sintomi, essendo composta in prevalenza di acqua).
I sintomi peggiorano in condizioni di ambiente secco, con riscaldamento o aria condizionata, polveroso, inquinato da smog, con vento sostenuto, oppure dopo uno sforzo visivo prolungato, come la lettura o il lavoro al computer.
Per una diagnosi precisa, è necessario rivolgersi a un oculista per l’esecuzione di alcuni test utili alla comprensione della buona condizione della superficie oculare. Il test di Schirmer, che si esegue in pochi minuti con delle striscette di carta graduate a contatto con la congiuntiva, verifica la quantità di lacrimazione. La colorazione della superficie con coloranti vitali, come il blu ed il verde lissamina, permette di evidenziare la qualità del film lacrimale e l’ampiezza dell’eventuale danno alle cellule superficiali della cornea.
L’esecuzione di test ad allergeni ambientali è utile per escludere o individuare le sostanze cui si è più suscettibili.
Da quanto esposto si comprende che la sintomatologia in questione è la risultante di alterazioni e fattori che portano ad uno “scompenso” del normale equilibrio della superficie dell’occhio, tanto che gli anglosassoni parlano di “surface sindrome”. L’azione deve, quindi, essere indirizzata al contenimento delle anomalie, dopo aver escluso la presenza di malattie.
Come si cura
Da quanto esposto si comprende che “l’occhio secco” rappresenta la risultante di una serie di alterazioni e fattori che portano a uno “scompenso” del normale equilibrio della superficie dell’occhio. L’azione deve, quindi, essere indirizzata al contenimento delle anomalie.
Il controllo metabolico è un requisito importante per regolarizzare il microambiente della superficie oculare e un corretto atteggiamento dell’igiene e delle abitudini di vita è certamente di supporto.
La pulizia delle palpebre almeno una volta al giorno serve alla detersione dello sbocco delle ghiandole palpebrali ed alla rimozione di raccolte di scarti mucosi fra le ciglia, che fungono da stimolo irritativo. In farmacia sono disponibili fazzolettini detergenti specifici. Ci si può aiutare, anche saltuariamente, con qualche leggero massaggio- frizione di pulizia con acqua calda e bicarbonato, solvente di grassi.
Nella vita quotidiana l’obiettivo è ridurre lo stress oculare e le circostanze d’irritazione, come portare un’eventuale correzione ottica prescritta e ottimizzare la posizione delle luci e del computer in ufficio. Il computer tende a seccare gli occhi e quindi è utile fare frequenti interruzioni brevi (cinque minuti ogni mezz’ora sono meglio di un quarto d’ora dopo due ore). Oggi sono facilmente disponibili filtri, anche applicabili sulle leni da occhiali, che bloccano la luce blu emessa dagli schermi LED, la principale fonte di abbagliamento.
In ambiente aperto l’uso di occhiali da sole, anche non troppo scuri, tiene distanti i raggi solari ultravioletti e riduce la fatica alla luce.
Bere acqua e liquidi a sufficienza giova all’idratazione di superficie. Le correnti d’aria, all’esterno o all’interno, tendono a disidratare. L’inquinamento dell’aria spesso dimostra di peggiorare la sintomatologia, come testimoniano molte persone, che migliorano quando lasciano le città.
E’ largamente diffuso l’impiego di sostituti lacrimali in collirio, più noti come “lacrime artificiali”, nel tentativo di integrare la componente grassa e il volume del fluido lacrimale. L’effetto positivo che se ne ottiene è certamente benefico, ma transitorio, sicché i colliri dovrebbero essere utilizzati come supporti al bisogno, più che come “farmaci” a ore predeterminate del giorno.
Quando alla secchezza si associano componenti infiammatorie, si possono aggiungere colliri antifiammatori, di preferenza senza cortisone, per ridurre i sintomi ed il circuito negativo di infiammazione-irritazione-infiammazione.
Di recente si è aggiunto il trattamento con “luce pulsata”, che consente di riattivare il funzionamento delle ghiandole palpebrali. Il trattamento consiste in brevi applicazioni indolori alle palpebre, ripetuti alcune volte a distanza di alcune settimane. Si avverte un miglioramento della condizione in più della metà dei casi. Le sedute vanno poi ripetute a distanza di tempo perché la condizione tende ovviamente a recidivare.
Bere acqua e liquidi a sufficienza giova all’idratazione di superficie. Le correnti d’aria, all’esterno o all’interno, tendono a disidratare. L’inquinamento dell’aria spesso dimostra di peggiorare la sintomatologia, come testimoniano molte persone, che migliorano quando lasciano le città.
Sappiamo che l’occhio secco è una patologia cronica, per fortuna spesso non grave, che richiede attenzioni semplici, ma costanti, con le quali si può nella maggioranza dai casi ottenere un contenimento o una remissione dei sintomi.
View Comments (3)
La lacrimazione si è sviluppata da quando mi è sata diagnosticata la presenza di una "macula" nell'occhio sinistro: C'é una relazione?
Gentile amico, giriamo la sua domanda al prof. Scialdone.
Il prof. Scialdone risponde:
"Gent.mo Aldo,
non c'è relazione tra maculopatia e lacrimazione, se non forse la grey age."