Diminuire a mille euro la soglia di contante per la tracciabilità dei pagamenti è una delle misure introdotte con la manovra economica del Governo Monti. E punta i riflettori sulla moneta elettronica, riunendo un ampio insieme di strumenti alternativi alle banconote. A partire dalla moneta “di plastica”, la carta di credito. Secondo l’Associazione delle banche italiane (Abi) l’anno scorso hanno registrato un aumento d’impiego le carte di credito (6%) e le prepagate (16%). Avanzano anche i pagamenti su internet: risparmio, comodità e ampiezza della scelta sono tra i principali motivi che hanno spinto gli italiani ad acquistare online. E per semplificare le transazioni con carte di credito e prepagate sono accessibili borsellini elettronici come Paypal: evitano, per esempio, di dover inserire ogni volta i codici numerici delle proprie carte. La connessione viene protetta da un protocollo, utilizzato per gestire scambi di dati sicuri. Il vantaggio è nell’integrazione con siti di e-commerce, social network, applicazioni software. A vigilare sulle transazioni economiche digitali sono la Polizia Postale e il Gat della Guardia di Finanza.
Per le banche, però, aumentano di pari passo le sfide nella facilitazione dei pagamenti elettronici per la pubblica amministrazione e le imprese, ad esempio nel controllo di più canali: di recente sono emerse piattaforme (come Upay) capaci di operare nell’area euro e con monete internazionali per semplificare la complessità delle operazioni. L’Abi ha sottolineato che con l’uso delle carte di credito sarebbe possibile contrastare l’economia sommersa e recuperare il 3% del prodotto interno lordo.
Ad accelerare i cambiamenti, poi, sono anche l’uso di smartphone, social network e tecnologie. In Italia Facebook ha 21 milioni di utenti attivi: riunisce i due terzi della popolazione connessa online. Che può accedere in pochi passi ai “credits”, pagabili anche con il credito telefonico, oltre a Paypal e alle carte di credito e prepagate. Rappresentano la “moneta unica” per gli acquisti, anche se non sono l’unica moneta disponibile nei confini della rete sociale online. A che cosa servono? Le prime sperimentazioni commerciali nei negozi sono iniziate, ad esempio, in Francia: l’anno prossimo sono previsti i primi progetti operativi per l’Italia. Hanno già mosso i primi passi, invece, gli acquisti con gli smartphone: il 6% degli italiani online ha dichiarato di aver comprato con il suo cellulare secondo le rilevazioni di Gfk Eurisko. A semplificare le procedure, per esempio, sono i borsellini elettronici, già connessi con carte di credito e prepagate, uniti con le applicazioni software vendute all’interno dei negozi digitali.
(Da: Il Sole 24 Ore)