Partiamo dai dati: a oggi in Italia sono state erogate più di 33 milioni di identità digitali Spid ed emesse più di 32 milioni di carte di identità elettroniche. Se si vuole indagare l’utilizzo di questi strumenti per accedere online ai servizi della Pubblica amministrazione, è più corretto confrontare il numero di Spid con il numero di Cie usate come strumento digitale, che secondo il Politecnico di Milano sono circa 10 milioni (15% con smartphone e app, 15% con pc e lettore smart e 3% con entrambi). Inoltre, secondo dati visti dal Corriere, a fronte di 950,5 milioni di autenticazioni tramite Spid da gennaio a novembre ce ne sono state 19,2 milioni tramite Cie.
Due chiavi, per accedere alle stesse porte, come i siti Inps o dell’Agenzia delle Entrate, una delle quali è molto più usata, dunque. Il piano del governo, spiegato dal sottosegretario con delega all’Innovazione Alessio Butti in una lettera al Corriere, è quello di far confluire la prima, Spid, nella seconda, Cie per «averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato». Cie, che può garantire il livello di sicurezza più alto rispetto a Spid utile anche per l’identità digitale europea che dovrebbe vedere la luce nel 2025, andrà rilasciata in «remoto, a costo zero e in 24 ore». Adesso costa (da) 16,79 euro e i tempi di richiesta ai Comuni e di rilascio da parte del ministero dell’Interno sono variabili e spesso lunghi. Si dovrà quindi rendere più efficiente il flusso e si passerà alla gestione da parte di un unico soggetto pubblico, come già proposto dall’allora ministra per l’Innovazione Paola Pisano del governo Conte II nel 2020, dall’attuale modello federato che si appoggia a una serie di identity provider (Poste, usato in circa l’80% dei casi, secondo alcune stime, ma anche Aruba, Tim, Intesa, Infocert e altri).
«Abbiamo investito complessivamente una cifra prossima ai cento milioni di euro per costruire il modello Spid che si sarebbe dovuto ripagare con le transazioni dei privati, perché le Pa ne beneficiano senza pagare. Se si cambia ora, per noi risulterà un investimento senza ritorno» dice il responsabile innovazione di Infocert e presidente di AssoCertificatori Carmine Auletta aggiungendo che «le dichiarazioni di Butti ci hanno sorpreso» e dicendosi «disponibile a collaborare per definire insieme la strategia». Secondo Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital Identity del Politecnico di Milano, «spegnere Spid sarebbe un errore, andremmo a perdere un sistema molto più semplice, che non richiede di scannerizzare la carta e che è risultato essere un caso di studio all’estero per diffusione, utilizzo e adesione delle Pa».
«Nell’ottobre 2014 ho firmato il Dpcm istitutivo dello Spid su proposta di Marianna Madia. Oggi 33 milioni di persone usano questo strumento di modernità. E la Meloni dopo 18App vuole cancellare anche questo. Ma perché rovinare ciò che funziona?» ha scritto il leader di Italia viva Matteo Renzi su Twitter. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Alessandro Cattaneo ha parlato a Radio Anch’Io di una meno drastica «risoluzione delle criticità di Spid» per aiutare gli anziani.
di Martina Pennisi
Fonte: Corriere della Sera