Se notate un neo sospetto non affidatevi alle app per la diagnosi, ma andate da un dermatologo. Il rischio è quello di essere spaventati, o peggio ancora rassicurati, a torto. Secondo uno studio americano, pubblicato su Jama Dermatology, le valutazioni fatte da queste applicazioni per smartphone sarebbero molto variabili e tre app su quattro classificherebbero erroneamente il melanoma in oltre il 30 per cento dei casi.
Per valutare per prestazioni di quattro app per la diagnosi del melanoma, i ricercatori dell’Università di Pittsburgh hanno analizzato con queste applicazioni le immagini digitali di lesioni cutanee pigmentate, 60 delle quali erano già state diagnosticate come melanomi tramite un esame istologico fatto da dermatologi e 128 lesioni benigne di controllo. La sensibilità delle quattro app si è rivelata molto variabile dal 6,8 al 98,1%; i falsi positivi, ovvero le lesioni considerate melanoma ma in realtà benigne, tra il 33,3 e il 42,1 per cento e i falsi negativi tra il 65,4 e il 97 per cento. L’applicazione con maggiore sensibilità nella diagnosi funzionava inviando le immagini direttamente a un board di dermatologi certificati per l’analisi; per contro la meno affidabile usava degli algoritmi automatizzati che analizzavano l’immagine. Premesso che tutte le applicazioni includevano un disclaimer in cui veniva chiarito che l’obiettivo era solo educazionale e non diagnostico, è normale che sorga la preoccupazione che le persone possano fare troppo affidamento sulle informazioni ottenute con questi mezzi, rinviando o evitando del tutto un controllo dermatologico reale.
«Se una persona vede una lesione sospetta sulla sua pelle, ma l’app la giudica erroneamente benigna, è probabile che poi non si faccia vedere da un dermatologo – fa notare Laura Ferri, professore di dermatologia all’Università di Pittsburgh, nonché uno degli autori della ricerca -. L’uso degli smartphone sta aumentando rapidamente e le applicazioni disponibili per i consumatori vanno ormai più in là della comunicazione e dell’intrattenimento, comprendendo sempre più anche le tematiche di salute. Questi strumenti possono aiutare le persone a prendersi più cura di se stesse e migliorare la comunicazione col medico, ma bisogna evitare che diventino un sostituto del suo consiglio e della sua diagnosi. Tecnologie capaci di ridurre la mortalità e migliorare la diagnosi precoce del melanoma sono altamente auspicabili e sarebbero le ben venute. Ma per farvi affidamento, bisogna prima essere certi della loro efficacia ed escludere la possibilità di risultati inaccurati».
Antonella Sparvoli
Fonte: corriere.it