In futuro, però, il divario potrebbe ridursi. Qualcuno sta infatti studiando il modo di rendere l’intelligenza artificiale più simile a quella uman, o se non altro a quella dei mammiferi. L’Agenzia degli Stati Uniti per i progetti di ricerca avanzata per la difesa (Darpa) sta infatti finanziando un progetto dell’Università del Wisconsin che ha come oggetto la possibilità di realizzare un vero e proprio computer cognitivo, una macchina capace di combinare capacità sensoriali, percettive, d’azione e interazione simili a quelle del nostro cervello. Il tutto, naturalmente, senza superare gli ingombri di una scatola cranica e con consumi non superiori a quelli di una lampadina da 100 watt. “Il nostro cervello c’è riuscito, dunque abbiamo la prova che tutto ciò è possibile”, spiega Giulio Tononi il ricercatore-psichiatra a capo della ricerca.
Per vincere la sfida, il responsabile ha chiesto aiuto ai massimi esperti di nanotecnologie e supercomputing provenienti dalle Università di Cornell, Stanford e California-Merced, e sta collaborando con le menti più raffinate dalla Columbia University e di Ibm per realizzare uno strato di software “pensante”.
Va detto che il progetto non ha la pretesa di replicare l’intera struttura del cervello. Buona parte del lavoro – fa notare Science Daily – sarà quello di determinare quali tipologie di neuroni sono cruciali soprattutto per ciò che riguarda l’apprendimento dall’esperienza. “Un gatto che passa sopra la piastra rovente di un fornello non si limiterà a fare un balzo all’indietro ma imparerà anche a riconoscere quel pericolo in futuro evitando di avvicinarsi ancora”, chiarisce Tononi. “Ogni neurone sa che qualcosa è cambiato, comunica al cervello che è successo qualcosa, e che se desidera che non si verifichi più quello è il momento di agire”.
Allo stesso modo – fa notare il ricercatore – anche il cervello artificiale dovrà essere flessibile, in grado cioè di modificare il proprio “comportamento” in base all’esperienza. Per questo dovrà trasmettere le informazioni utilizzando impulsi elettrici proprio come fanno i neuroni presenti nel cervello dei mammiferi. I progressi nel mondo delle nanotecnologie fanno ben sperare, ma basteranno per avvicinarsi alla complessità umana?
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Nel mondo esistono molti studiosi che cercano di capire "bene" come funziona il cervello di un essere vivente. Molti computer, ed i programmi che li fanno funzionare, sono capaci di pseudoapprendere e quindi di decidere la strategia migliore. Il problema è che, non appena si complica un po il campo di azione delle decisioni da prendere, le dimensioni ed i tempi di risposta aumentano a dismisura.
Il prof. Tononi è un neuro psichiatra e sulla base dei suoi studi illustra ai tecnici le caratteristiche del sistema che vorrebbe avere a disposizione. I tecnici, che si scontrano con la dura realtà dei mezzi e delle tecniche a disposizione, spesso non riescono a fornire un meccanismo pratico che risponda alle richieste della teoria.
Questa rincorsa continua tra teoria e pratica è il sale del progresso che tra alti e bassi porta sempre risultati. Viva il progresso, anche se talvolta costa molto.
Per adesso il cervello animale, quello del gatto che si scotta, è il solo capace di salti logici e di astrazioni che poi sono di guida alle azioni successive. La temperatura, o meglio la sensazione del calore, è un concetto collegabile ai più diversi aspetti pratici e soltanto la grande capacità di astrazione di un cervello animale fa si che non ci si debba scottare su una fiamma o su un forno o su un ferro rovente, mentre è piacevole stringersi ad un altro essere vivente, o in mancanza, ad un termosifone, per avere una gradevole sensazione di calore cioè un insieme di piccoli stimoli piacevoli capaci di gratificarci e cioè di rendere quel momento piacevole e ....potrei continuare in una serie infinita di piccoli collegamenti e conseguenze che, diciamo per adesso, solo un cervello animale è in grado di percepire.
Vorrei concludere con una frase scherzosa: "l'omo è omo, la macchina una macchina, ma anche le macchine talvolta sono utili".
Ciao. Attilio