Il futuro più probabile, totalmente diverso dal passato da cui veniamo, non potrà essere altro che il figlio di una serie di variabili inseminatrici che stanno caratterizzando in modo sempre più deciso questo periodo storico e le generazioni che stanno entrando ora nel corpo sociale adulto. Ricordiamone le principali caratteristiche: capacità critica elevata, centratura su di sé, voglia di indipendenza, desiderio di protagonismo, meno soldi e meno desiderio di “avere”, più desiderio di “essere” (dominanza dei valori sovrastrutturali, del senso, dei significati, delle emozioni), forte relazionalità e spinta alla condivisione e alla collaborazione, disponibilità di tecnologia, sempre più potente e sempre meno costosa.
Come già abbiamo avuto modo di sottolineare, il desiderio ultimo dei nuovi individui è quello di stare bene. Un tempo si pensava che per stare bene fosse obbligatorio avere tanti soldi. Lo si pensava al punto che ci si confondeva tra obiettivi e metodi: i soldi avrebbero dovuto essere un metodo per concedersi come obiettivo una vita serena, invece sono diventati essi stessi un obiettivo; un obiettivo non per essere sereni, ma per avere sempre di più, nella convinzione, che il possesso di per sé possa portare alla felicità. In realtà, il desiderio dell’avere non ha confini e, per definizione, non potrà mai essere soddisfatto, e non potrà mai portare ad intime soddisfazioni confinanti con la felicità piena. La felicità viene dalla creazione di forme di vita, che danno emozioni, che riempiono il cuore di soddisfazione. E proviene sempre dalla “relazione”, dall’unione di forme di vita/energia complementare: tutte le forme di vita mutuano il loro senso e la loro veridicità e credibilità dalla forma di vita per eccellenza, che non richiede soldi, ma relazione e amore: la vita umana.
Un tempo c’erano meno voglia di protagonismo, molto meno relazionalità (l’ignoranza portava all’isolamento e alla diffidenza), poca tecnologia e peraltro costosissima. Ora si è ribaltato tutto. Il modo di pensare dei giovani-adulti, di coloro che cominciano ad entrare nel contesto sociale delle responsabilità, è molto diverso rispetto a qualche anno fa: come si diceva, fino a qualche decennio fa, la libertà era qualcosa che si basava sul possesso. Per i giovani-adulti oggi il concetto di libertà coincide con la relazione, la connettività: non l’esclusività del possesso, ma l’inclusione. I nuovi individui pensano alle persone che contattano su Skype e su Facebook come fossero parte di una sola famiglia.
Lo sviluppo tecnologico forse creerà guai crescenti alla vecchia impostazione della società (perdita progressiva di posti di lavoro), ma al contempo offrirà nuove soluzioni rivoluzionarie in virtù del progressivo abbattimento dei costi: le nuove tecnologie consentiranno a chiunque di fare impresa.
L’abbattimento dei vecchi freni (la dipendenza dalla finanza) allo sviluppo dell’imprenditoria, il nuovo senso del valore della relazionalità e tutti i nuovi “ingredienti” che abbiamo sopra richiamato, favoriranno lo sviluppo di ecosistemi produttivi complementari (“n” start up di competenza complementare si uniscono); nasceranno formicai imprenditoriali (Commons collaborativi) di merci e servizi, relazioni economiche e umane.
Si tratta di una trasformazione radicale, da consumatori a prosumers, cioè produttori e consumatori allo stesso tempo. Sta nascendo la Quarta Rivoluzione Industriale, dopo quella del vapore e dell’elettricità: quella che passa per il digitale e per la nuova cultura della relazione e della condivisione (innescata dalle variabili sopra ricordate). Nasceranno mestieri completamente diversi da quelli attuali: si dovrà spiegare a chi verrà – non fra molti anni, comunque – come mai c’è stato un tempo in cui qualcuno guidava le auto correndo continui rischi: le auto si guideranno da sole in totale sicurezza. E non avrà più importanza il possesso, quello che accadrà sarà il poter accedere ai servizi.
Remo Lucchi – Eumetra Monterosa