Oliviero Toscani e il senso della raffica di scatti, di chi fotografa con lo smartphone
Oliviero Toscani, il fotografo nato a Milano nel febbraio 1942, è un personaggio noto, un fotografo molto speciale, spesso amato, a volte anche contestato per gli accostamenti insoliti e sorprendenti negli scatti al servizio di vari settori. Ha cominciato a lavorare molto presto, nei primi anni Sessanta, e ha continuato a fotografare soggetti diversi, con accostamenti spesso inaspettati, ma si è fatto notare sempre come fotografo di una certo interesse e di qualità.
Oliviero Toscani ha compiuto nel 2022 ottant’anni ed è ancora molto attivo e consapevole dell’importanza del suo lavoro e dell’aver registrato, con la sua macchina fotografica, tante, tantissime situazioni e rapporti del nostro tempo. Un intelligente e originale testimone e interprete di persone, fatti e costumi che spesso non conoscevamo o non abbiamo saputo vedere.
Una grande mostra a Palazzo Reale di Milano, promossa dal Comune di Milano e aperta da tempo, si intitola “Oliviero Toscani. Professione fotografo”. Nella mostra sono esposte quasi ottocento foto che rappresentano gran parte del suo lavoro di anni. Un ampio catalogo della mostra e del lavoro di Toscani è edito da Skirà ed è illustrato con molte sue opere.
In apertura: “Ritratto di Oliviero Toscani” – Foto di OLIVIEROTOSCANISTUDIO – Ph Leandro Manuel Emede
La prima domanda che viene da fare a Toscani, per sapere qualcosa di più sulla fotografia, è chiedergli perché da un po’ di tempo, quasi tutti, i giovani specialmente, ma molto spesso anche persone mature che posseggono un telefonino, quando si trovano di fronte a un paesaggio, a un evento o a una persona che li interessa, si comportano come se fossero fotografi e scattano foto una dopo l’altra. Tante fotografie, spesso tantissime. Il fotografo risponde che “come per raccontare persone e ambienti c’è la scrittura, così c’é la fotografia per descrivere con una certa precisione le persone che abbiamo incontrato e i luoghi dove ci troviamo. O situazioni che vogliamo ricordare. Lo smartphone è per molti un mezzo facile da usare per ‘fissare’ cose, ambienti, persone, ricordi. Ma non tutti sono scrittori o fotografi, solo perché usano di frequente questi mezzi, il più delle volte fanno degli errori di inquadratura e nell’uso delle luci, ottenendo immagini poco leggibili”.
La spiegazione del concetto appare ancora più chiara in un precedente colloquio con Toscani, nel quale raccontava quale era il suo concetto di fotografia: “Non basta fotografare ciò che si vede, bisogna prima fare una scelta, registrare mentalmente cosa si pensa, ciò che si immagina del soggetto”. Se Toscani dovesse fotografare la sua tavola ideale dove mangiare, ecco come l’immagina: “Una luce diffusa, una tovaglia di tela grezza, piatti bianchi. Bene in vista sulla tavola pane scuro come quello pugliese o siciliano, pane bianco e tondo, come quello mantovano o emiliano. Tanti tipi di pane. Un cesto di verdura dell’orto di tanti colori e una canestra con frutta, appena colta. Un pezzo di formaggio toscano, stagionato e saporito. Una certa somiglianza quindi con la ‘Cena in Emmaus’ di Caravaggio, ma con meno contrasti di chiaro e scuro”.
La citazione della famosa tela di Caravaggio é stata fatta con compiacimento da Toscani in un incontro di diverso tempo fa, nella sua casa di Casale Marittimo, nell’entroterra di Cecina, nell’alta Maremma. In quel terreno che chiaramente ama e dove possiede, oltre la casa, anche tre poderi, Toscani ha piantato settemila ulivi e ha fatto crescere più di quindicimila piante. La zona dove c’é la casa si chiama “i Poggi”. Ed è una casa dove risiede tutto l’anno, “è una casa-casa e anche una fattoria”, mi ha spiegato Oliviero Toscani con entusiasmo quando somo andata a trovarlo accompagnata dalla sorella, Mariarosa Toscani Ballo, anche lei fotografa, ma di design, di architetture, di ambienti. I “Poggi” sono un suggestivo e comodo casale, circondato da tante piante. Lì Oliviero Toscani vive e ha vissuto per diversi anni, circa quaranta, con la moglie norvegese Kirsti e i figli, e in quella casa ha scelto di continuare a vivere ancora anche se oggi molti figli (in tutto sono sei) lavorano in altre parti del mondo. Ma la sua casa e il suo studio sono sempre a i “Poggi”. Qui ha rafforzato ulteriormente l’amore per la natura e il desiderio di difendere l’ambiente, spendendosi a lungo e con forza per la salvaguardia della Maremma.
Tornando alle indicazioni sul fare fotografie corrette, nel 2018 ha fondato una scuola e ha curato, fra l’altro, la pubblicazione di diversi libri fra cui in particolare una collana intitolata “Lezioni di fotografia a cura di Oliviero Toscani”, con testi e immagini anche di altri autori. Qualche anno fa ha poi creato un laboratorio di ricerca sulla fotografia aperta ad allievi con meno di venticinque anni, grazie all’appoggio della Regione Toscana che gli ha dato donato uno spazio all’interno del Parco di San Rossore.
Nella mostra di Milano, curata dal critico Nicolas Ballario che si chiuderà, salvo proroghe alla fine di settembre, sono raccolti lavori realizzati nei primi anni Sessanta, quando era molto giovane, e opere più recenti. L’esposizione racconta ampiamente la carriera di un uomo geniale e provocatore, che ha influenzato i costumi di diverse generazioni e ha fatto discutere molti sul significato delle foto e delle interpretazioni delle immagini. In omaggio alla famiglia d’origine, in mostra c’è anche una sezione dedicata alle fotografie del padre, che è stato fotoreporter del Corriere della Sera e una sezione dedicata alle foto della sorella Marirosa Toscani Ballo, realizzate nel mondo del design.