La regola dei terzi si applica in tutti i generi fotografici: dal paesaggio, al ritratto, alla macro, allo sport, alla natura morta
La regola dei terzi si applica sempre, questo perché ci permette di ragionare sulla nostra fotografia e cercare il “punctum” per attirare l’attenzione dell’osservatore, ma anche per aver uno scatto ben riuscito.
Formato, composizione (regola dei tre terzi e linee)
Nella precedente puntata abbiamo visto l’importanza dell’istante fotografico. In questa puntata andremo ad analizzare l’inquadratura fotografica attraverso il formato e le regole della composizione: la regola dei terzi e le linee.
In modo particolare ci focalizzeremo sulla regola dei terzi, ovvero come catturare al meglio il nostro soggetto che si identifica come “centro d’attenzione della scena”.
E ricordate! L’abilità nell’inquadrare dipende da due fattori: la conoscenza dei principi della composizione e l’esperienza acquisita scattando molte foto. Combinati insieme, questi due fattori determinano un modo particolare di guardare le cose, un’abitudine a riconoscere il potenziale fotografico di ogni scena reale.
Prima di partire con le regole della composizione qualche precisazione sui FORMATI FOTOGRAFICI.
La forma del mirino (o dello schermo LCD) ha una forte influenza sulla composizione dell’immagine. Anche se sappiamo che in seguito la foto potrà essere tagliata diversamente, l’istinto ci spinge a inquadrare la scena in base alla cornice visibile al momento dello scatto. Sono necessari anni e anni di esperienza per riuscire a non tener conto delle parti che saranno escluse nella foto finale. C’è anche chi non arriva mai a farci l’abitudine.
Al contrario per quanto accade per le arti visive, per la maggior parte delle fotografie si utilizza un esiguo numero di formati fissi (con un determinato rapporto tra i lati). Fino all’avvento della tecnologia digitale, il formato di gran lunga più comune era il 3:2, ovvero quello della normale fotocamera 35 mm, con fotogrammi di 36X24 mm. Ora che non si è più vincolati dalle dimensioni della pellicola, molte fotocamere di bassa e media qualità hanno adottato il formato 4:3, meno allungato e più “naturale”, che si adatta meglio alle carte fotografiche e ai monitor. Nel complesso pare che ci sia una tendenza a preferire formati più allungati per le inquadrature orizzontali e meno per quelle verticali.
FORMATO 3:2
Come già anticipato, si tratta del formato 35mm, che è stato ereditato anche dalle SLR digitali, determinando una sorta di differenza di classe tra i fotografi professionisti e gli amatori da un lato e la gente comune dall’altro. In origine, la sua diffusione non era dovuta a motivi estetici, ma a ragioni pratiche.
Anzi, sarebbe risultato più “naturale” un formato meno allungato, come si evince dalla maggior parte delle immagini esposte: dipinti sulla tela, monitor dei computer, carte fotografiche, libri, riviste e così via.
Tuttavia, siccome la pellicola 35 mm era considerata troppo piccola per dare buoni ingrandimenti, si volle ampliare la superficie del fotogramma allungandolo un po’.
In ogni caso, la sua popolarità dimostra la capacità di adattamento del nostro senso innato della composizione.
Nella stragrande maggioranza dei casi, il formato 3:2 utilizza in orizzontale e ciò per tre motivi:
- Comodità nel tenere lo strumento nelle proprie mani;
- a causa della visione binoculare ci risulta naturale guardare in orizzontale (certo nessun formato può riprodurre esattamente la visione umana, perché i nostri occhi non percepiscono la scena simultanea come un obbiettivo, ma la percorrono, soffermandosi di volta in volta sui singoli dettagli.
In ogni caso, il nostro campo visivo ha la forma di un ovale allungato dal bordo indefinito, di cui il fotogramma di una pellicola standard è una ragionevole approssimazione.
- Il formato 3:2 risulta troppo allungato per adattarsi ai ritratti.
Le inquadrature orizzontali, in breve, appaiono più naturali e discrete. Anche se influenzano la composizione, lo fanno in modo poco vistoso.
Poiché inoltre il loro orientamento coincide con quello dell’orizzonte, risultano particolarmente adatte alle vedute panoramiche. La loro forma tende a favorire la disposizione orizzontale degli elementi, che di solito é più naturale collocare in basso per accentuare l’impressione di stabilità, sebbene ogni singolo scatto sia soggetto anche ad altre influenze. Inquadrare il soggetto o l’orizzonte in alto produce invece l’impressione di guardare verso il basso, chinando la testa, e ciò può suscitare spiacevoli associazioni mentali.
La forma allungata del fotogramma 2:3 é adatta anche ad alcuni soggetti verticali, tra cui soprattutto la figura umana in piedi. Si tratta di una fortunata coincidenza perché sotto molti altri aspetti tale formato è spesso insoddisfacente.
Il Campo visivo dell’uomo
La nostra visione del mondo è binoculare e orizzontale, ragion per cui il formato orizzontale ci sembra del tutto naturale. I margini del campo visivo appaiono indefiniti perché i nostri occhi sono in grado di mettere a fuoco solo una piccola zona, oltre la quale l’immagine diventa gradualmente indistinta. Non si tratta però di una sfocatura fissa, dal momento che le zone marginali possono essere esaminate grazie alla visione periferica. Così i limiti del campo visivo, normalmente non vengono percepiti.
IL FORMATO PANORAMICO (la cosiddetta “panoramica” che troviamo nei nostri smartphone)
La corrispondenza tra la linea dell’orizzonte e il formato rende l’inquadratura orizzontale adatta alle ampie vedute panoramiche.
Il formato panoramico valorizza al meglio quest’angolo tranquillo e caratteristico del parco durante questa bellissima stagione: l’autunno.
IL FORMATO 3:2:
il formato 3:2, più allungato di quello 4:3 delle fotocamere digitali di largo consumo e della maggior parte degli schermi, è interessante per la sua capacità di conferire all’immagine un andamento orizzontale.
Questo formato è caratterizzato da una forza diretta da sinistra a destra e una decisa impressione di profondità.
IL FORMATO 4:3 E AFFINI
Questi formati più quadrati, che si sono imposti con l’avvento della tecnologia digitale e delle presentazioni su schermo, risultano in genere più naturali, perché si adattano meglio alla nostra visione.
In passato esisteva un’ampia varietà di pellicole, oggi la scelta è più limitata.
Le proporzioni sono più o meno le stesse, che si tratti di pellicole in rullo, di dorsi digitali o di fotocamere digitali economiche.
Quanto alla composizione questo formato non influenza eccessivamente la dinamica dell’immagine, perché non ha una direzione predominante come il 3:2. Al tempo stesso, la differenza comunque esistente tra altezza e larghezza è importante perché ci permette di percepire l’immagine facilitandone la visione. Si pensi, per contrasto, alle difficoltà create dal formato quadrato, che spesso risente della mancanza di direzione. Tali proporzioni si adattano molto bene alla maggior parte delle immagini inquadrate verticalmente.
… tante volte è importante o comunque interessante cambiare l’orientamento della nostra fotografia!
SOGGETTI VERTICALI IN FOTO ORIZZONTALI
Sebbene questo formato non sia molto adatto a soggetti verticali come figure i piedi e alti edifici, a volte l’inerzia spinge i fotografi a servirsene ugualmente, cercando di ottenere comunque dei buoni risultati. Una delle tecniche nel decentrare il soggetto, in modo da indurre lo sguardo a spostarsi orizzontalmente da un lato all’altro della foto.
UN FORMATO POCO VISTOSO
I formati più “quadrati”, come il 4:3, il 5:4 e simili, hanno minore influenza sulla composizione rispetto al formato 3:2 o quello panoramico e si adattano più facilmente alle diverse situazioni.
E ora andiamo a scoprire uno dei formati più interessanti , ma poco sfruttati: IL FORMATO QUADRATO.
Il formato quadrato ieri…
Questo formato è stato utilizzato da grandi fotografi come Diane Arbus, perché si potevano ottenere immagini di grande intensità e “concentrazione”.
(nella foto: Diane Arbus con la sua Rolleiflex)
(foto di Diane Arbus)
Anche Vivian Maier realizzò molte delle sue fotografie con la Rolleiflex
(autoritratti di Vivian Maier)
(foto di Vivian Maier)
Si caratterizza come un formato privo di orientamento, perché non ne ha uno stabilito e si adatta alla rappresentazione di motivi e composizioni informali, poiché non interferisce con l’immagine.
Se il formato rettangolare può avere diverse proporzioni, quello quadrato è fisso. Solo poche fotocamere però dispongono questo insolito formato e non a caso: altrettanto rari, infatti, sono i soggetti che si prestano a un’inquadratura del genere. In linea di massima, è il formato con cui è più difficile lavorare e la maggior parte delle strategie elaborate per la composizione di immagini quadrate mirano proprio a sfuggire alla tirannia del suo perfetto equilibrio. Il quadrato non ha un orientamento dominante. I suoi lati perfettamente uguali (rapporto 1:1), tendono a favorire una divisione dello spazio equilibrata.
In ciò risiede il secondo problema di questo formato: esso impone all’immagine un eccessivo rigore formale. E’ difficile sfuggire alla sua regolarità geometrica anche perché la perfetta simmetria dei lati e degli angoli dirige inevitabilmente lo sguardo dell’osservatore verso il centro.
Ogni tanto un’immagine perfettamente simmetrica può risultare interessante: rappresenta una novità rispetto alla struttura disordinata di gran parte delle belle foto. Ben presto tale formato diventerà monotono.
Lo strumento utilizzato, che riproduce ancora oggi questa inquadratura particolare, è la Rolleiflex: una macchina fotografica biottica tedesca prodotta dalla Rollei a partire dal 1928. Coi primi del ‘900 la fotografia comincia a diventare un “bene” accessibile a gran parte della popolazione, in modo particolare con il lancio della prima Kodak. La macchina è dotata di due obbiettivi: uno dedicato alla ripresa e l’altro alla composizione dell’inquadratura. venne prodotta dal 1928 e fece subito un gran successo.
Ma volete sapere che cosa succede di più oggi giorno?!
I fotografi che lavorano con apparecchi di formato quadrato di solito scattano pensando già all’inquadratura rettangolare che otterranno tagliando la foto in un secondo momento. In pratica, compongono l’immagine includendo un po’ di spazio in più ai lati o in alto o in basso.
COMPOSIZIONE: REGOLA DEI TERZI
Come rendere le foto più interessanti utilizzando la regola dei tre terzi? Scopriamolo!
Quando osserviamo una fotografia rimaniamo affascinati o attratti. Certe volte è il soggetto fotografato a destare in noi interesse, ma esistono molti altri elementi che rendono una foto bella, artistica, innovativa … nella fotografia esistono delle regole che, se applicate, permettono di destare all’osservatore di una foto particolari attenzioni… e reazioni!
Una delle regole base della composizione in fotografia, una delle più citate, è la regola dei terzi.
Si tratta di una regola molto semplice, che può rendere immediatamente più interessanti, più dinamici e al contempo più armonici i nostri scatti. Per applicare la regola dei terzi è necessario dividere idealmente l’inquadratura in nove riquadri tracciando due linee verticali e due orizzontali equidistanti tra loro e dai bordi dell’immagine. A questo punto, i punti di interesse principali della foto vanno posizionati lungo le linee o, meglio ancora, in corrispondenza delle loro intersezioni.
Ormai oggi giorno ogni strumento tecnologico (macchina fotografica o smartphone che sia), per aiutare chi sta scattando, permettono di sovrapporre alla scena proprio questa griglia.
Bisogna comporre la scena in modo tale che i punti focali della scena ricadano sulle linee o sui punti d’intersezione di questi ultimi.
Andiamo a vederla meglio attraverso degli esempi.
Nell’immagine a sinistra abbiamo la griglia con i punti focali (evidenziati in rosso).
Per ricordare al meglio la griglia.. pensate a un piano di fornelli a gas.
E come si applica in fotografia?
Ed ecco a voi alcuni esempi
1) still life, soggetto: pianta grassa, inquadratura verticale. In questa fotografia la regola dei terzi evidenzia in modo geometrico la compozione. Si tratta di una composizione molto semplice, linea e pulita ma schematica.
2) a sinistra particolare del nuovo palazzo della Regione Lombardia, inquadratura verticale. In questa fotografia la regola dei terzi evidenzia la geometria della costruzione, creando un perfetto equilibrio.
3) a destra street photography, soggetto: bambino che corre, inquadratura verticale. In questa fotografia la regola dei terzi evidenzia il bambino che corre. In questo caso il quadrato al centro ci permette di collocare il nostro punto focale della nostra fotografia. Inoltre il contesto (l’effetto creato dall’che fa è chiamata “profondità di campo”) permette all’occhio di individuare con più facilità il nostro soggetto.
(foto di Elisabetta Vaiani)
4) Monasterolo d’Inzago (MI), campo lungo, inquadratura orizzontale. In questa fotografia la regola dei terzi ci permette di far risaltare la luce al centro della composizione, punto focale.
5) Ninfea, orto botanico di Bergamo, campo medio, inquadratura orizzontale. In questa fotografia la regola dei terzi pone al centro dell’attenzione la ninfea, collocata al centro.
6) dettaglio, inquadratura orizzontale. In questa fotografia la regola dei terzi mette in evidenza il gesto scolpito dall’artista nel marmo.
(foto di Elisabetta Vaiani)
La regola dei terzi si applica in tutti i generi fotografici: dal paesaggio, al ritratto, alla macro, allo sport, alla natura morta … questo perché ci permette di ragionare sulla nostra fotografia e cercare il “puctum” per attirare l’attenzione dell’osservatore, ma anche per aver uno scatto ben riuscito.
Si applica dai soggetti più semplici…
(foto di Elisabetta Vaiani)
Alla street photography …
(foto di Elisabetta Vaiani)
Alle fotografie più “panoramiche”…
Alcune volte può succedere anche questo!
In modo particolare nel secondo scatto possiamo osservare come la griglia di protezione scandisca perfettamente questa idea, di come Milano “cresca” sempre di più.
Uno dei soggetti che si adatta prettamente alla regola dei terzi sono le architetture. Questo perché hanno bisogno di essere sempre ben equilibrate nella composizione e più sono centrate meglio è.
Avete mai visto delle fotografie ad architetture storte o non ben equilibrate? Starete subito pensando alla Torre di Pisa… anch’essa, nonostante sia un edificio storto, va fotografata dritta.
Andiamo a vedere alcuni esempi!
Fotografie e perfette geometrie: alla ricerca dell’equilibrio.
(foto di Elisabetta Vaiani)
Osservando l’equilibrio compositivo attraverso le architetture di Giovanni Muzio
ecco una serie di scatti dell’architetto Giovanni Muzio, che ha realizzato circa cinquanta edifici (pubblici e privati) in Milano.
Ora dopo molti esempi, andiamo a vedere come si regola sui nostri smartphone!
aprite la fotocamera del vostro smartpho
successivamente aprite le impostazioni e andate su “altro”
cliccate su “griglia”, nel momento in cui esce la spunta si attiva la regola dei tre terzi
uscite dalle impostazioni, troverete la vostra griglia sullo schermo.
e ricordatevi sempre di non fare errori di questo tipo.
Come già vi ho anticipato nella puntata.. mai lasciare gli spazi bianchi nelle fotografie!
è giusto “azzardare” con le inquadrature, ma è sempre importante tener conto della regola dei terzi, ovvero di dare “la giusta armonia alla nostra fotografia” e centrare il puntcum!
Ci vediamo alla prossima puntata con altre regole della composizione fotografica!
View Comments (1)
ancora un'interessantissima puntata ! che ha attirato la mia attenzione su qualcosa che non avevo mai pensato: è vero che il formato 4:3 è più adatto alle inquadrature verticali (ritratto), mentre per le orizzontali (paesaggio) il 3:2 è l'ideale ... (si impara sempre, anche alla mia/nostra età, ma io continuo ad essere affezionato al 3:2 della mia giovinezza e della mia prima Leica ...)
aggiungo, ancora una volta, qualcosa alle tue note: il formato quadrato è stato ripreso da Instagram che lo propone "default" (per difetto) riquadrando automaticamente le foto pubblicate (si può modificare, ma sino ad un certo punto ...), ed i risultati sono, qualche volta, interessanti
un altro punctum dolens dell'inquadratura è il livello: si tende quasi sempre (ed ancor più con l'età che avanza ...) a inclinare l'apparecchio fotografico in senso orario (cioè abbassandolo sulla destra), con risultati disastrosi sopratutto quando l'orizzonte è ben visibile (una spiaggia, per esempio, con il mare che sembra svuotarsi sulla destra ...); anche in questo caso la griglia è un prezioso aiuto, ma si può sempre raddrizzare in post-produzione
ps: non sono mai riuscito a capire il perché di questo fenomeno, comprensibile quando si usa il bottone di scatto (premendolo si inclina l'apparecchio, soprattutto quando la presa non è abbastanza solida), ma non con lo smartphone (la foto si scatta toccando lo schermo) ...
a presto con un nuovo numero !
Ferruccio