Oggi 6 maggio la Commissione europea Rappresentanza a Milano ha organizzato insieme all’ANFIA un convegno sullo stato dell’arte e le prospettive future per l’auto elettrica.
La Commissione europea considera questo dibattito di assoluta puntualità rispetto alla nuova politica per l’energia e la lotta ai cambiamenti climatici anche quale via maestra per uscire dalle secche della crisi e creare nuovi posti di lavoro.
Con la fissazione dei target del 20-20-20 estremamente ambiziosi alla vigilia di Copenaghen, la UE sta portando avanti una rivoluzione paragonabile a quella della fine del ‘700 con le macchine a vapore; lo sviluppo di una nuova economia a bassa emissione di carbonio basata su un nuovo modo di produrre, consumare, e anche di viaggiare.
Il settore dei trasporti – responsabili per oltre ¼ delle emissioni – può essere uno dei principali motori di questa rivoluzione se sarà capace di anticipare le sfide poste dal nuovo quadro regolamentare europeo, puntando da subito su un sistema di trasporto sostenibile in linea con l’esigenza di lottare contro i cambiamenti climatici, tutelare la salute umana e garantire maggiore sicurezza energetica.
Questa rivoluzione è infatti una grande occasione – come dimostra anche il recente accordo Fiat-Chrysler – per rilanciare la competitività europea e creare nuovi posti di lavoro.
Nella nuova politica anche i trasporti saranno chiamati a fare la loro parte per rispettare gli impegni in materia di riduzione delle emissioni. Nel settore auto l’accordo è stato tutt’altro che semplice e, probabilmente, comporterà sacrifici – specie nell’attuale momento di crisi – anche in termini di maggiori investimenti in ricerca ed innovazione. Va comunque riconosciuto che alla fine le istituzioni europee hanno dato prova di una certa flessibilità e capacità di mediazione.
La normativa europea già da tempo contribuisce, con standard all’avanguardia della disciplina EURO, a trasporti più puliti con meno emissioni di ossido di azoto e PM10 (cd. particelle) che aiutano a rispettare i severi vincoli europei in molte grandi città. Questa legislazione ha finora consentito di abbattere di quasi il 40% le emissioni di ossido di azoto. E’ di qualche mese fa l’accordo che prevede dal 2012 nuove norme Euro 6 per camion e autobus volte a ridurre emissione di ossido di azoto e di particelle.
Sempre grazie alle norme europee dal 1995 al 2004 le nuove auto hanno ridotto le emissioni di CO2 del 12.5%. Il difficile compromesso raggiunto al Consiglio europeo di dicembre 2008 fissa per il 2012 un target di 120g di CO2 per Km rispetto agli attuali 160g (130g attraverso innovazione delle auto, 10g tramite innovazioni sulle gomme e utilizzo dei biocarburanti). Per il 2020 il target è di 95g. Sono previste forti multe in caso di non adempimento.
Non è vero, come talvolta si sente dire, che l’Europa è un’arcigna maestrina dalla penna rossa solo pronta a bacchettare chi non rispetta i limiti e le regole. La Commissione ha più volte dimostrato nei fatti di essere pronta al dialogo, dimostrando flessibilità e comprensione e, quando esistono piani seri e convincenti, è anche pronta a sospendere le procedure di infrazione.
I responsabili europei sono perfettamente consapevoli che occorre lavorare insieme per risolvere problemi che spesso sono simili e comuni a molte città dell’UE. A livello europeo esistono strumenti importanti che offrono un vero valore aggiunto rispetto all’azione nazionale: fondi regionali per ricerca e innovazione, fondi del VII programma Quadro per la ricerca, politica dei trasporti, norme sugli aiuti di Stato che consentono aiuti alle auto ecologiche, e finanziamenti agevolati della BEI.
Il settore automobilistico è un settore chiave dell’economia europea, che contribuisce all’occupazione, all’innovazione e alla competitività di tutto il sistema economico. L’industria automobilistica è al centro delle politiche UE non solo dal punto di visto delle norme ambientali o per la riduzione della CO2 ma anche sul fronte dei provvedimenti contro la crisi in atto. L’UE è perfettamente consapevole che sono a rischio milioni di posti di lavoro.
L’auto elettrica può essere – se oggetto di opportune politiche di incentivo e ricerca – uno dei settori più promettenti. E proprio il settore dell’auto rappresenta uno dei test chiave per verificare se davvero economia verde, competitività e nuovi posti di lavoro possono andare a braccetto.
(Fonte :Carlo Corazza
Direttore della Rappresentanza a Milano)