“Vorrei che nella PA ci ponessimo l’obiettivo di uno Smart Working a regime del 30/40%” ha dichiarato Fabiana Dadone, Ministro per la Pubblica Amministrazione. L’arrivo di Covid-19 ha sconvolto qualunque agenda politica o economica sviluppata nei mesi scorsi. E fondamentale è stato il ruolo delle tecnologie digitali per garantire la continuità dei servizi essenziali, il funzionamento degli ospedali, delle scuole, di molte imprese, della Pubblica Amministrazione, dello stesso Governo.
Allo stesso tempo, la crisi ha messo in evidenza il ruolo dello Stato e delle amministrazioni locali e regionali per una serie di temi di importanza cruciale: dalla gestione dell’emergenza sanitaria al presidio del territorio e dei servizi essenziali, dalla tutela della salute dei lavoratori alla gestione dell’emergenza sociale e al sostegno all’economia e alle imprese. Ma quale sarà il ruolo dello Stato ora che stiamo uscendo dall’emergenza? Nel suo recente intervento alla Web Conference organizzata da The Innovation Group, il Ministro per la Pubblica Amministrazione si è soffermata su tre punti:
1) Il bilancio sullo Smart Working nella PA nella fase dell’emergenza
Si è trattato di un passaggio rapidissimo da uno smart working assai limitato in via ordinaria al 90% del personale al lavoro da remoto: che non è ancora “lavoro agile”, ma che ha consentito comunque di passare da una sperimentazione un po’ titubante alla gestione dell’emergenza, su cui si è intervenuti con norme di semplificazione, accelerazione dell’acquisto di beni e servizi informatici attraverso procedure semplificate per consentire di acquistare soprattutto servizi cloud
2) Come traghettare la PA alla fase successiva?
Occorre dunque operare sulla formazione e sul capitale di conoscenze del personale della PA, e un primo passo importante è stato fatto con l’abolizione dei vetusti limiti alle spese per la formazione per il personale degli enti locali. La sfida più dura sarà però quella del cambiamento culturale dei Dirigenti che devono imparare a riorganizzare il lavoro per obiettivi e a passare dalla logica dell’adempimento alla logica del risultato – e del corrispondente cambiamento nella valutazione delle loro performance.
3) Come si semplifica la Pubblica Amministrazione?
Secondo il Ministro, innanzitutto occorre vincere la sfida della banda larga, che è ancora a macchia di leopardo e che deve essere portata a termine. E infine si tratta di dare attivazione al principio dello “Once only”, che rimarrà lettera morta finchè non si saranno fatti gli accordi di fruizione sulle banche dati per permettere che queste si colleghino fra loro e per garantirne l’interoperabilità.
Che cosa abbiamo imparato dall’emergenza? Per reagire all’emergenza (oggi il Covid-19, domani qualsiasi altra emergenza , economica, sociale, ambientale) occorre innanzitutto mettere in campo processi e sistemi informatici che permettano di avere il polso dell’organizzazione in tempo reale. È così che si costruiscono cruscotti per la gestione del territorio e delle emergenze.
E per questo occorre tenere presente tre principi:
- Il valore dei dati è fondamentale, ma non ci si può improvvisare ( e in quest’area il nostro Paese si è fatto trovare impreparato, e deve recuperare rapidamente). E lo stesso può dirsi rispetto alle infrastrutture
- Qualsiasi sistema di dati deve rapportarsi a una struttura organizzativa in grado di utilizzarli e di valorizzarli
- La fase di design delle modalità in cui utilizzare i dati deve essere sviluppata in una logica multidisciplinare, creando gruppi ristretti con dall’interno diverse competenze.
Inoltre, l’emergenza e la drammatica crisi che l’ha caratterizzata hanno messo in luce all’interno della Pubblica Amministrazione capacità di iniziativa spesso inaspettate. Spesso l’urgenza della crisi ha portato operatori pubblici responsabili e appassionati a rompere le pastoie burocratiche, a inventare modi nuovi e più efficienti per risolvere i problemi dei cittadini nella Sanità, nell’Istruzione, nel modo stesso di organizzare il lavoro.