di Roberta Pinzauti, Mara Di Bartolomeo e Rccarda Patelli Lenari Te.D Teatro d’Impresa
Parole, parole, parole, parole soltanto parole, parole tra noi …solo
versi di una vecchia canzone di Mina? O piuttosto cio’ che accade
oggi nella maggior parte dei casi quando ascoltiamo qualcuno
parlare in pubblico?!
Capita spesso di trovarsi in situazioni in cui chi parla ad un pubblico
è consapevole di tutto tranne che di avere un pubblico di fronte a sé
che dovrebbe stare ad ascoltarlo! Dovrebbe, sì, perché in troppi
casi il pubblico resiste i primi 20 minuti, poi inizia a inviare
messaggi, leggere la posta elettronica sul telefonino o
semplicemente navigare con la testa su chissà quale pianeta.
Ad ogni modo al ventunesimo minuto bisognerebbe trovare un
modo per riconquistare l’attenzione, resettare ogni volta o
urlare “ASCOLTAMI!”, così come recita il testo della canzone di
Mina di cui sopra.
La storia insegna, e tanto! In Wikipedia (un tempo avremmo citato il ” mitico devoto Oli“) si legge che “L’oratoria e’ l’arte del parlare in pubblico con un discorso eloquente, ed è strettamente collegata alla retorica, ovvero l-arte del dire, parlare in pubblico e di saper comporre versi per un testo”.
Nella Grecia e nella Roma antica, dove era conosciuta con il nome di ars dicendi, l’oratoria veniva studiata come una componente della retorica (ossia la composizione e l’esposizione di discorsi), ed era un’abilità importante nella vita pubblica e privata. Aristotele e Quintiliano
discussero di oratoria, e la materia. con regole e modelli definitivi, fu enfatizzata come parte di una “educazione completa” durante il Medioevo ed il Rinascimento, sebbene questo
fosse generalmente confinato negli ambienti ecclesiastici
Oggi si parla di public speaking, una “disciplina” alla quale prima o poi, tutti o quasi dobbiamo “allenarci” e di cui attualmente nel mondo del lavoro, e non solo, sono sempre più richieste competenze.
I contesti in cui esprimere le proprie abilita’ comunicative sono svariati, sia che si debbano affrontare presentazioni in azienda o in una conferenza, sia che si debbano presentare prodotti o servizi ai clienti , sia che si debba gestire una riunione, un’aula di formazione, un team di lavoro o anche semplicemente sostenere una tesi in un dibattito. L’obiettivo è trasmettere il proprio messaggio, le proprie idee con competenza ed efficacia.
Soffermiamoci ancora sulle parole… Immaginiamo soltanto parole in una serie di slides, magari presentate da un relatore poco carismatico che non riesce a catturare pienamente l’attenzione. Sappiamo bene che il rischio di distrazione o noia è direttamente proporzionale alla “solitudine” di quelle parole, sia che siano perse in una voce monotona, sia che siano abbandonate in territori power point ( talvolta sterminati) senza la guida di un oratore che le
sappia far giungere all’obiettivo, cioè all‘attenzione e al coinvolgimento del pubblico.
Occorre tecnica, preparazione, competenza e capacità di trasmettere informazioni. Ma anche quando i contenuti sono pressoché perfetti che dire dell’esposizione, della
“presentazione” Chi presenta ha sufficiente “presenza? Non è un gioco di parole, ma se ci pensiamo bene è proprio il succo del discorso.
Sì, perché con il supporto o meno di “serial slides”, ciò che conta e’ la Presenza di chi parla in Pubblico, un’arte sempre piu’ preziosa da imparare.. Non va messa da parte, ma utilizzata , anzi piu’ la si mette in pratica e piu’ si dara’ i frutti sperati perché “Nessuno può imparare a parlare in pubblico senza parlare in pubblico (Dale Carnegie),
Una sorta di “allenamento” dunque. Ma quali sonio i segreti di quest’arte?
Innanzitutto conta l’empatia, l’energia, la convinzione, l’entusiasmo, il carisma, la concentrazione e, perche’ no, anche un po’ di humor, per avere un impatto positivo e coinvolgente sulla platea.
Altri segreti sono nascosti nei fantastici mondi della Comunicazione. Bisogna scoprirli e prenderne consapevolezza.
Per esempio il linguaggio del corpo, che e’ uno dei nostri piu’ importanti mezzi di comunicazione. Comunichiamo per il 90% attraverso il Linguaggio Non Verbale: postura, gestualita’, mimica facciale , sguardo, tono, volume e ritmo della voce. Pertanto tutti concorderemo sul fatto che dobbiamo esserne consapevoli, capire i nostri eventuali errori,
migliorarsi e coordinarsi con la comunicazione verbale.
E le parole? Con il Linguaggio Verbale comunichiamo con il restante 10%, e quindi non possiamo lasciare che ci siano solo parole parole parole, soltanto parole tra il relatore e l’auditorio, ma e’ fondamentale imparrae quella fondamentale arte che e’ una vera e propria
speciale arte di parlare in pubblico che è una vera e propria ” Arte della Presenza“.
Come ci si può allenare a quest’arte? Possiamo trovare la risposta nel Teatro,in particolar modo nel training teatrale e nelle sue tecniche formative ed esperienziali che pongono al centro l’-esplorazione della persona con un lavoro che mette in gioco mente, corpo ed emozioni aiutando anche a gestire lo stress e l’ansia da prestazione.
Perché? Perché tra l’attore e l’oratore c’è un’evidente analogia: entrambi si confrontano con un pubblico/aula coinvolgendo sul piano razionale ma anche su quello emotivo. Devono
comunicare dei contenuti (il copione), ma anche creare una corrente di simpatia ed empatia tenendo viva l’attenzione durante tutta la durata della propria performance.
Di fondamentale importanza per l’oratore come per l’attore, sono le “prove” per allenarsi ad usare al meglio l’energia e per conoscere bene il “copione“. Entrambi devono conoscere il linguaggio del corpo e usare al meglio la voce, avere notevoli capacità di ascolto e sostenere il “ruolo” sapendo scegliere stili diversi.per pubblici diversi.
E non si tratta di “recitare”, inteso nell’erroneo significato di “fingere”, bensi’ di trovare la propria autenticita’!
“Un bravo attore non è uno che si mette un travestimento e diventa qualcuno che non è… Recitare non c’entra niente con il fingere. Recitare bene vuol dire diventare più te stesso. E’ vero che questo te stesso sulla scena magari parla o si muove diversamente dal ‘te stesso’ di tutti i giorni, ma il personaggio che stai interpretando è una versione allargata di se stessi… Se un attore non “è”, il pubblico è consapevole che la persona che sta guardando è solo un attore… I bravi attori ci fanno dimenticare di essere a teatro: ci convincono che stiamo guardando qualcosa di autentico, qualcosa di reale. Ma devono creare quella realtà
lasciando che essa entri nelle loro menti e nel loro corpo: è questa l’arte…
(Whitney e Packer – Giochi di Potere – Shakespeare spiegato ai manager – Fazi Editore)
Divenire più se stessi, quindi essere autentici e’ la chiave di volta per avere “Presenza”.Ed essere presentisignifica avere un carisma forte e influenzare il cambiamento.
Uno strumento strumento prezioso ed efficace, che Te.D.-Teatro d’Impresa utilizza nei
percorsi di formazione per allenare i partecipanti a trovare la propria autenticita, e’rappresentato dalle maschere che vengono utilizzate nelle scuole di teatro.La
Maschera Neutra, per esempio rappresenta la punta di diamante di tutti gli strumenti teatrali e, contrariamente a quanto si pensa, non nascone ma rivela, copre il volto ma rivela altre qualita’ della persona facendo riaffiorare , e dunque svelando , altri aspetti della personalita’, atteggiamenti, posture e “linguaggi del corpo” che fanno parte di tutti.
Le maschere sono utensili teatrali molto antichi: la parola greca “prosopon” e la parola latina “persona-ae”, che designano la maschera dell’attore. hanno dato origine al termine “persona“..
Dunque a coloro che sono, saranno e vorrebbero essere ascoltati da un pubblico numeroso, tutti a scuola di Arte della Presenza, così come nell’antica Grecia e…
parol, parole, NON soltanto parole, parole, parole parole NON soltanto parole, parole tra noi.