Il Corriere della Sera: “Guidi si dimette, caso nel governo”, “La ministra intercettata con il compagno indagato: ‘Ero in buona fede’. Renzi: atto opportuno”, “La telefonata nell’inchiesta sullo smaltimento di rifiuti petroliferi in Basilicata. Citata Maria Elena Boschi”.
“Una decisione che non aveva alternative” è il titolo del commento di Antonio Polito su questa vicenda.
A centro pagina: “La scelta di Confindustria: è Boccia il nuovo presidente”, “‘Avanti senza litigare’. Squinzi: apparente spaccatura”.
Con un’analisi di Danilo Taino: “L’idea di riunire le diverse anime”.
Di fianco, il reportage di Francesco Battistini da Tripoli: “Bandiere, caramelle, dubbi. La festa forzata di Tripoli”.
A fondo pagina: “‘Così dormono’, la strage dell’infermiera”, “E’ accusata di 13 omocidi all’ospedale di Piombino con iniezioni di anticoagulante”.
Sui conti pubblici: “Sfida del Tesoro du debito e Pil”.
E su “Jihad e libertà delle donne”: “Allegria e politica della minigonna”, di Pierluigi Battista.
L’editoriale in apertura a sinistra è firmato dall’ex direttore Ferruccio De Bortoli dedicata alla legge sull’accesso agli atti della pubblica amministrazione: “Una legge imperfetta”, “L’illusione dello Stato trasparente”.
Sotto la testata la notizia della morte dello scrittore ungherese Imre Ketész: “Il premio Nobel ungherese che riuscì a spiegare il Male”. Ne scrive Giorgio Pressburger.
La Repubblica: “Petrolio e appalti, Guidi si dimette. Tradita dalle telefonate al fidanzato”, “Scandalo in Basilicata. La ministra intercettata: ‘Quell’emendamento passerà’. E cita la Boschi”.
Il “retroscena” su questo caso è firmato da Goffredo De Marchis e Carmelo Lopapa: “Il pressing di Renzi: ‘Vai via subito’.
Stefano Folli descrive “l’incendio morale sul referendum”, in riferimento alla consultazione sulle trivellazioni. E Roberto Mania racconta il personaggio Guidi: “‘Conflitto d’interessi ma io sono pulita’”.
Su Confindustria: “Boccia presidente di Confindustria per soli nove voti. Gli imprenditori rimangono divisi”.
A centro pagina: “Il mondo con la pancia, 641 milioni di obesi”, “Il loro numero è triplicato, ognuno di noi più grasso di sei chili”.
A fondo pagina l’arresto di ieri a Piombino: “L’infermiera al veleno, ‘Ha ucciso 13 malati'”.
Di fianco, con foto del cardinal Bertone: “Bertone, ultimo atto. Il Papa: basta privilegi”, “Vaticano, indagine sull’attico”. Ne scrivono Corrado Zunino e Paolo Rodari.
Sulla colonna a destra, l’inchiesta di Maria Novella Deluca: “Il divorzio è brevissimo ma la coda dura un anno”, “Lunghe file nei Comuni per una procedura beffa. ‘Mancano i funzionari'”.
Sopra la testata: Addio all’archistar Zaha Hadid, la donna che disegnò il futuro e “Morto lo scrittore Imre Lertész, da Aushwitz al Nobel dell’ironia” (di Susanna Nirenstein).
La Stampa: “Guidi se ne va, Renzi non la ferma”, “Il ministro, intercettata, dice al compagno: l’emendamento passa. E cita anche la Boschi”, “L’indagine sul centro petrolifero in Basilicata travolge il titolare dello Sviluppo: mi dimetto solo per opportunità politica”.E il “retroscena” di Francesco Bei: “I timori del governo, ‘Un attacco all’Eni'”, “Dietro l’inchiesta la vicenda del referendum sulle trivelle”.
La vicenda della ministra Guidi offre l’opportunità per un confronto su due tipi di reazioni diverse: le dimissioni o le contestazioni sotto casa dell’ex ministro Fornero organizzate dal leader della Lega. Nel primo caso a firmare un commento è Federico Geremicca: “La strada dritta per una scelta obbligata”. Nel secondo (Salvini contro Fornero) , Luigi La Spina evoca “la strada sbagliata per la leadership”.
Su Confindustria: “Sarà Boccia il nuovo presidente, ‘Non è più tempo di litigare'”, “Vacchi battuto per 9 voti, Montezemolo: un’occasione persa. Il neoeletto apprezza il premier e punta sui contratti aziendali”.
A centro pagina, con foto di soldati libici a difesa degli uffici del governo: “Libia, l’Italia prepara 2500 addestratori”, “La promessa alla Conferenza di Roma. In campo anche mille inglesi”.
Di fianco: “‘L’infermiera killer: ha ucciso 13 pazienti'”, “Piombino, il figlio di una vittima: ‘Così ha fatto morire mia madre'”, “Iniezioni letali di eparina ai ricoverati: arrestata”.
Più in basso: “‘Indottrinato dalla ‘ndrangheta’. Il tribunale toglie il figlio al boss”, “A Reggio Calabria in quattro anni allontanati trenta minori appartenenti a famiglie mafiose”.
Il Fatto: “Scandalo petroli: via la Guidi per la norma ad fidanzatum”, “La ministra al compagno consulente Total: ‘La Boschi è d’accordo'”, “Lascia dopo l’inchiesta antimafia sul traffico di rifiuti in un centro Eni in Basilicata. ‘L’emendamento lo mettono al Senato, intesa con i compagni, se passa tutto sbloccato’. Per Gianluca Gemelli un affare da 2,5 milioni”.
“Quo Guidi?” è il titolo dell’editoriale del direttore Marco Travaglio-
A centro pagina: “Confindustria: vince Boccia, uomo di governo & Marcegaglia”, “Meno imprese, più Palazzo”, “Imprenditori spaccati, Vacchi perde per soli 9 voti”, “Come per l’elezione di Giorgio Squinzi, l’associazione degli industriali si divide a metà: prevale di poco Vincenzo Boccia, amministratore delegato delle Arti Grafiche di Salerno, il candidato più politico e più inserito nel potere romano. Decisivi i grandi gruppi pubblici controllati dall’esecutivo e l’Eni presieduta da Marcegaglia. La confederazione è sempre più frammentata”.
Di fianco: “Il Tar conferma: Renzi deve tirare fuori gli scontrini” (dei tempi in cui presiedeva la Provincia di Firenze).
A fondo pagina: “Beppe Sala ha già vinto: la Gemini sta con Parisi”.
In prima anche la risposta della famiglia del presidente Mattarella – tramite l’avocato Antonio Coppola- dopo l’articolo del quotidiano che ieri riferiva le frasi di un pentito su Bernardo Mattarella: “‘Mattarella senior non era mafioso: il pentito mente'”.
Il Giornale: “La ministra garantiva gli affari del suo uomo”, “Si dimette Guidi, responsabile dello Sviluppo. Intercettata, rassicurava e informava il compagno (indagato): ‘Domani passa l’emendamento’. Tirati in ballo Renzi e Boschi”, “Parentopoli di governo”.
Al tema è dedicato l’editoriale del direttore Alessandro Sallusti.
Su Confindustria: “Confindustria spaccata, vince Boccia. Ora meno burocrazie per non sparire” (di Marcello Zacché). E di fianco: “Mezza Europa sta con l’Italia contro la ‘formula delle tasse'”, di Fabrizio Ravoni.
A centro pagina: “Case e scuole requisite per gli immigrati”, “Il piano d’emergenza dell’esecutivo prevede l’uso temporaneo du abitazioni private sfitte”, “E spunta un rapporto segreto sugli sbarchi”.
Poi, con foto del deputato M5S Alessandro Di Battista ritratto con una scimmietta sulle spalle: “Amore, viaggi (e pure scimmie). I segreti del bello a 5 stelle”.
Sulla Libia un articolo di Gian Micalessin: “Pasticcio Onu”, “Il governo Srraj rischia di favorire l’Isis in Libia”.
Su “le femministe e l’Islam”: “Così Boldrini & C. difendono le donne ma non Asia Bibi”.
Il Sole 24 Ore: “Inchiesta sul petrolio, la Guidi lascia”, “Bufera sul governo. Sotto accusa per la telefonata al compagno indagato: ‘l’emendamento passa domani’ e poi cita la Boschi. ai domiciliari 5 dipendenti Eni”, “La ministra: io in buona fede. Renzi: condivido la scelta. M5S-Lega attaccano premier e Boschi”.
“Un passo obbligato, la credibilità in gioco”, è il titolo di un editoriale di Guido Gentili su questa vicenda.
Un commento di Jacopo Giliberto sottolinea che è a “a rischio un progetto da 1,6 miliardi”.
Di fianco i titoli su Confindustria: “Presidenza Confindustria, designato Boccia: un percorso di continuità e cambiamento”, “Vacchi: accetto la scelta, ora il rinnovamento. Squinzi: il voto è una prova di grande democrazia”, “Al consiglio generale prevale con 100 voti a 91 sull’imprenditore bolognese”.
Nicoletta Picchio descrive il personaggio: “L’ossessione della crescita”.
A fondo pagina: “Inchiesta in Vaticano sull’appartamento di Bertone”, “Indagati ex predeinte ed ex tesoriere del Bambin Gesù”. Ne scrive Carlo Marroni.
Le dimissioni di Guidi
A pagina 2 de La Stampa: “Una norma ad hoc per il compagno. Caos nel governo, si dimette la Guidi”, “Inchiesta in Basilicata sulle estrazioni petrolifere. Spunta l’intercettazione della ministra: ‘Domani passa quell’emendamento’. Favorita la Total”. Francesco Grignetti e Grazia Longo spiegano che all’origine di quanto accaduto c’è l’inchiesta sulla presunta corruzione nell’ambito di attività organizzate per il traffico e lo smaltimento illecito dei rifiuti in Basilicata negli impianti Eni, di cui due (75 mila barili al giorno). Tra gli indagati eccellenti c’è Gianluca Gemelli, compagno della Guidi e imprenditore nel settore petrolifero. Dalle intercettazioni tra la ministra e il convivente ( in cui viene citata anche Maria Elena Boschi) emerge l’interesse di quest’ultimo a snellire l’iter legislativo per favorire l’operazione Tempa Rossa per un impianto di estrazione petrolifera gestito dalla Total. “‘Domani passa l’emendamento’, diceva il ministro dimissionario al fidanzato per tranquillizzarlo sullo sblocco dell’affaire Tempa Rossa con la garanzia di una norma ad hoc. Secondo la procura (di Potenza, ndr.) le aziende di Gemelli avrebbero così potuto guadagnare circa due milioni e mezzo di euro in subappalti. Tra i capi di imputazione a lui contestati. Concorso in corruzione, millantato credito ‘traffico di influenze illecite’ perché avrebbe ‘sfruttato la relazione di convivenza che aveva col ministro allo Sviluppo economico, indebitamente si faceva promettere e otteneva da Giuseppe Cobianchi, dirigente della Ttal, le qualifiche necessarie per entrare nella bidder liste delle società di ingegneria della multinazionale francese, e partecipazione alle gare di progettazione ed esecuzione dei lavori per l’impianto di Tempa Rossa’. L’accusa di concorso in corruzione di riferisce invece all’affitto di alcune case a Corleto Perticara (Potenza), dove si sta realizzando il centro oli della Total, per i dipendenti delle società di Gemelli che avrebbero lavorato nella zona. Mentre il millantato credito è riferito alla promessa di ‘vantaggi patrimoniali’ che Gemell i si sarebbe fatto promettere per garantire, grazie al suo rapporto col Ministro, lavori nella costruzione del centro oli. Il gip del Tribunale di Potenza, Michela Tizian Petrocelli, ha rigettato la richiesta di arresti per Gemelli”.
A pagina 3, “le carte” delle intercettazioni: “La telefonata nel mirino. ‘C’è l’accordo della Boschi'”, “La Guidi dà la buona notizia a Gianluca Gemelli, e lui subito chiama il manager Total e gli comunica il sì della ministra delle Riforme”.
Sul Corriere a pagina 2 Alessandro Trocino ricostruisce la vicenda all’origine delle dimissioni della ministra Guidi: “La modifica contestata nella manovra sbloccò i progetti legati a Tampa Rossa”, “Per il governo un piano solido. A fine 2014 il via libera alla norma per evitare i veti locali”.
A pagina 5 “le carte” dell’inchiesta raccontate da Fiorenza Sarzanini: “‘Lo mettiamo al Senato se Maria Elena è d’accordo’. E lui avvisa il dirigente Total”, “Gemelli: Pittella, tramite suo fratello, ha contatti fortissimi con Renzi”.
E in un “retroscena” Francesco Verderami spiega: “Il ‘blitz’ del premier per evitare ricadute su Boschi e il referendum”.
Su Il Fatto, pagina 2: “Indagato il compagno della ministra Guidi. ‘Lei sapeva’. E si dimette”, “L’inchiesta sull’impianto Eni di Viggiano (Potenza) costa il posto al ministro. Era un affare da 2,5 milioni per il fidanzato consulente Total”. E a pagina 3: “E Federica disse a Gianluca: ‘L’emendamento passerà'”, “La rassicurazione: ‘Boschi è d’accordo’. E lui avvisa la multinazionale”.
E si ricostruisce l’iter del provvedimento: “I favori notturni alla lobby del petrolio e quel via libera definitivo 4 mesi fa”, “In Parlamento. Il primo tentativo fu nello Sblocca Italia: il testo portava la sua firma”.
A pagina 4: “Renzi si indigna dagli Usa: ‘Ha taciuto sul suo compagno'”.
La Repubblica, pagina 2: “La ministra Guidi lascia. Al fidanzato diceva: ‘L’emendamento passa’”, “Intercettata nell’inchiesta di Potenza sui rifiuti del petrolio. ‘Ma sono in buona fede’. Citata pure Boschi”.
Roberto Mania racconta “lo sfogo” della ministra: “‘Non posso più restare, devo dimettermi per conflitto d’interessi'”. A pagina 3 il “retroscena” di Goffredo de Marchis e Carmelo Lopapa: “E in serata Renzi la chiama, ‘Vicenda da chiudere subito, nessuno se la può permettere'”, “Da Boston il premier accelera la decisione: ‘Dobbiamo far capire che non siamo come gli M5S di Quarto’. I sospetti sulla tempistica con cui è uscita la notizia dell’inchiesta”, “I timori di Palazzo Chigi anche sul coinvolgimento del ministro delle Riforme”. A pagina 4 Emanuele Lauria descrive il “personaggio” Gianluca Gemelli: “L’ascesa spezzata di Gemelli, il fidanzato sotto inchiesta”, “Amico di Montante e Lo Bello, è in prima fila nella Confindustria siciliana”. Sulla stessa pagina: “Opposizioni unite, No triv ora più forti”, “M5S e Lega preparano una mozione di sfiducia contro il ministro Boschi e attaccano Renzi: ‘Tutti a casa, nel governo c’è un mostruoso conflitto d’interessi’. La minoranza Pd: ‘All’esecutivo serve un tagliando'”.
Ancora su questo caso, su La Repubblica, “i verbali”, con un articolo di Gianluca Foschini e Marco Mensurati: “‘Gianluca, quella modifica sarà approvata stanotte, se Maria Elena è d’accordo te lo dico per i tuoi amici'”, “La ministra Guidi in una telefonata con gemelli parla della legge di Stabilità e chiede: ‘Perché sei sempre messo male?'”.
Libia
Ahmed Miitig , uno dei quattro vicepremier di del premier designato Sarraj, intervistato dal Corriere della Sera, dice”Abbiamo quattro obiettivi immediati.Primo: aiutare la gente a rientrare nelle proprie citta’, nelle proprie abitazioni, normalizzare la situazione. Secondo: anche con l’aiuto della comunita’ internazionale procedere a rimettere in piedi le strutture istituzionali, con riforme moderate e condivise. Terzo: dare sicurezza e operativita’ pienaalla Banca centrale e al Noc, la National oil company, i due pilastri dell’ economia dello Stato. Quarto: iniziare la guerra all’ Isis, per scacciarli dal nostro Paese, possiamo gia’ dire che l’ 85 % dell’esercito della zona occidentale della
Libia e’ con noi”. Il primo obiettivo di un governo “pienamente legittimo – spiega Miitig -, sostenuto dalla maggioranza dei parlamentari, anche di Tobruk, avallato dagli accordi in Marocco, e’ procedere con molta cautela e facendo sempre passi di riconciliazione”.”Siamo entrati a Tripoli senza spargimenti di sangue – aggiunge – e in questo modo, con questo metodo, vogliamo continuare, noi non siamo contro nessuno, nemmeno contro coloro che ancora fanno resistenze o ci rivolgono delle minacce”.
Il reportage da Tripoli è firmato da Francesco Battistini: “Fuochi di festa. Ma il premier è chiuso nella fortezza”, “Il leader voluto dall’Onu, appena sbarcato, fa distribuire caramelle. Bandiere bianche in piazza. ‘Pensavamo peggio’. Ma i fucili in strada restano”.
La Repubblica: “Libia, la Ue sanziona gli anti-governo”, “Da Bruxelles misure contro il premier ribelle di Tripoli e i capi dei due Parlamenti che sfidano Serraj. Gentiloni: dall’Italia aiuti umanitari. L’esecutivo sostenuto dall’Onu: denunceremo all’Interpol gli oppositori”.
E un articolo di Vincenzo Nigro descrive i personaggi centrali del panorama libico: “Generali, trafficanti e mufti, ecco chi fa affari con la guerra”, “Dal leader della capitale Ghwell al generale Haftar, decine di ‘signori’ non vogliono rinunciare al potere”, “Uno dei ‘sabotatori’ è Ali Ghariani, che ha mantenuto una sua televisione”, “Abusahmin è un ex imprenditore: importava nel Paese anche latte dalla Sardegna”.
Su Il Giornale Gian Micalessin scrive che il governo Serraj “può favorire l’Isis. E trascinare l’Italia nei guai” perché “il sostegno al governo, bloccato in un base navale a Tripoli, dà agli estremisti islamici l’occasione di imporci una facile etichetta: quella di neocolonialisti”.
Terrorismo jihadista, Isis.
Su La Repubblica un articolo dell’inviato a Bruxelles Fabio Tonacci: “‘L’Is ha 50 infiltrati’. A Bruxelles è allarme sull’aeroporto”, “Vertice europeo: copiare lo standard israeliano. Salah sarà estradato. ‘Espulso chi non si integra’”.
Su Il Giornale un articolo di Francesco De Remigis: “Nell’aeroporto di Zaventem infiltrati almeno 50 jihadisti”, “lavorano nello scalo teatro degli attentati del 22 marzo”, “E a Bruxelles sì alla legge che costringe gli stranieri a un contratto di integrazione”. Il Belgio -scrive- ha approvato una legge choc: chi decide di andare a vivere nel Paese da fuori dell’Ue dovrà firmare un contratto che lo impegna a integrarsi nella società rispettare i suoi usi e costumi, imparare la lingua e denunciare ogni atto che possa essere legato al terrorismo. Qualsiasi violazione del contratto porta all’espulsione dal Belgio.
Su La Repubblica una corrispondenza da Gerusalemme di Fabio Scuto: “Checkpoint e intelligence, il modello Tel Aviv per la caccia ai terroristi”, “Allo scalo ‘Ben Gurion’ si utilizza dagli anni settanta un protocollo che ha fatto scuola: interviste ai viaggiatori e controlli su tre livelli affidati ai militari”, “Esperti in borghese analizzano eventuali ‘incongruenze’ di chi viaggia”, “le misure scattano a 5 chilometri dai terminal. I Servizi hanno la lista passeggeri 24 ore prima”.
Sul Sole 24 Ore un articolo di Marco Valsania da New York dà conto del Nuclear Security Summit internazionale che si sta tenendo a Washnigton: “L’incubo del nucleare in mano all’Isis”, “Al vertice ospitato da Obama la preoccupazione che il materiale atomico possa essere usato dai terroristi”, “Il Belgio è tra i Paesi vulnerabili che più allarmano l’amministrazione americana”. Il Summit, cui partecipano 50 capi di Stato e di governo guarda con preoccupazione allo spettro di tragedie devastanti che avrebbero potuto verificarsi se i terroristi fossero stati in possesso di “dirty bombs”. e per quel che riguarda il Belgio, consiglieri nazionali della Casa Bianca hanno denunciato disorganizzazione e incapacità nelle indagini da parte delle autorità locali, che ora stanno aiutando. Altri gravi focolai di preoccupazione sono la Russia (che ha disertato il vertice), la Corea del Nord e il Pakistan, alleato scomodo che ha sposato una nuova generazione di armi nucleari tattiche di piccole dimensioni più difficili da tenere sotto chiave.
E poi
Su Il Giornale, intervista di Francesco Leone Grotti a Shahid Mobeen, che insegna alla Pontificia Università Lateranense ed è presidente dell’associazione pakistani cristiani in Italia. E’ un esperto della legge sulla blasfemia del suo Paese. L’articolo prende spunto dalla manifestazione che si è tenuta a Islamabad e che ha visto la partecipazione di oltre 25mila estremisti: chiedevano l’impiccagione di Asia Bibi e di islamizzare la Costituzione, riassume Grotti. Spiega Mobeen: “Protestano contro la recente esecuzione di Mumtaz Qadri, che loro considerano un ‘eroe dell’islam’. In realtà è l’assassino che ha ucciso nel 2011 il governatore del Punjab Salman Taseer”. Perché l’ha fatto? “Perché Taseer, musulmano, aveva difeso pubblicamente Asia Bibi denunciando la legge nera sulla blasfemia”. Come sta Asia Bibi? “E’ in carcere da 2.474 giorni, il suo caso è prendente alla Corte suprema e siamo in attesa dell’udienza. Se la condanna all’impiccagione verrà confermata, solo la grazia presidenziale potrà salvarla. Dopo le proteste, siamo ancor più preoccupati. Ma lei è forte”. Dice ancora Mobeen che quella legge “viene abusata. Le gelosie si trasformano in vendetta, così i cristiani finiscono perseguitati senza colpe”. Sono cresciuti a livello sociale negli ultimi 40 anni: “la maggioranza infatti apparteneva alla casta degli intoccabili dell’India. Questo miglioramento a molti musulmani non va giù. A partire poi dagli anni ’70, con il dittatore Zia ul-Haq, si è diffusa una cultura di intolleranza verso i cristiani, considerati atei e pagani perché non credono in Allah. Per questo devono convertirsi all’islam oppure fuggire o essere uccisi”.
Su La Repubblica: “Inchiesta sull’attico di Bertone, ‘Io, inchiodato alla croce'”, “Indagati dal procuratore del Vaticano l’ex presidente e l’ex tesoriere del Bambin Gesù. ‘Ristrutturazione da 422 mila euro con i soldi dell’ospedale’. Il cardinale: estraneo ai fatti”.
E alla pagina seguente il “retroscena” di Paolo Rodari: “La linea dura del Papa: ‘Dall’ultimo usciere al segretario di Stato, basta con i privilegi'”.
La Stampa: “Il Vaticano non fa sconti a Bertone. Due indagati per il suo superattico”, “‘Appartamento ristrutturato con 400 mila euro destinati al Bambin Gesù’. Nei guai due wx manager dell’ospedale. Il cardinale: mai chiesto pagamenti”.
Sul Corriere: “Attico di Bertone: il Vaticano apre un’inchiesta”, “La ristrutturazione pagata dalla Fondazione Bamnbino Gesù. Indagati Profiti e Spina”.
Il Corriere intervista lo stesso cardinal Tarcisio Bertone, che dice: “‘Non me ne vado, io qui ci lavoro. E 30 cardinali hanno case più grandi’”.
Su La Repubblica: “‘La Polonia vieterà l’aborto'”, “Annuncio della premier. La maggioranza: ‘Richiamo ai principi cristiani’. L’interruzione di gravidanza punibile con pene fino a cinque anni”. Ne scrive Andrea Tarquini.
A pagina 17 Omero Ciai, inviato in Brasile, racconta il Paese “diviso alla fine del sogno. Roussef a un passo dall’impeachment”. “Tra manifestazioni di piazza e crisi economica il vice Temer è pronto a prendere il posto della presidente. La Corte suprema federale sospende l’inchiesta su Lula”.