Il Messaggero: “Monti a Bersani: patto a rischio”, “il premier dice no al voto disgiunto in Lombardia e gela il Pd: distanze reali, intesa più difficile. Attacco a Berlusconi: compra i voti. La replica: è indecente, se vinco prima casa impignorabile”.
La Repubblica: “Monti-Berlusconi, accuse e insulti”, “Il premier: Silvio compra i consensi. La replica: ‘Sei indecente’”.
Il Corriere della Sera: “L’atto di accusa di Monti: ‘Bersani infantile sula Ue, Berlusconi compra i voti’. Il Cavaliere. Indecente. Il premier sconfessa i suoi che vogliono sostenere Ambrosoli”. A centro pagina: “L’allarme Usa su Milano diventa un caso politico. Pisapia rammaricato, Lega all’attacco, gli americani ridimensionano”.
Il Giornale: “Italia insicura con la sinistra. A Milano il modello Pisapia ha fallito: troppa criminalità. Il rischio è quello di esportarlo in altre città. Berlusconi: cambierò Equitalia, mai pignoramenti sulla prima casa”.
L’Unità: “Chi ha paura del voto disgiunto. Monti avverte i suoi: in Lombardia scelte personali, ‘Berlusconi compra i voti degli italiani’”. Di spalla i comizi di Bersani in Lombardia: “’Solo noi possiamo fermare il Cav e Maroni”.
La Stampa: “Monti: ‘Berlusconi compra i voti’”. Nel sottotitolo: “Elezioni, volata finale: il leader Pdl punta sulla radio, il Pd riscopre le piazze”. A centro pagina: “Mps, sotto accusa il Cda del 2009. I pm: approvò un bilancio truccato”.
Il Sole 24 Ore: “Cresce ancora l’Italia del sommerso. Dagli scontrini agli abusi edilizi la crisi non ferma l’economia nascosta”. “Affitti e lavoro irregolari ma anche truffe allo Stato e corruzione: contro l’illegalità interventi in ordine sparso nei programmi dei partiti”.
Allarme sicurezza a Milano
Su Il Giornale in evidenza l’allarme lanciato da Kyle R. Scott, console generale degli Stati Uniti a Milano. E parla di “fuoco amico” sul sindaco Pisapia. Scott è infatti un Democratico, ed ha allertato gli americani sulle condizioni di sicurezza della città. Il Corriere della Sera racconta l’amarezza di Pisapia ieri: “Sono molto rammaricato, stupito. Credo che il console debba dare dei chiarimenti”. Roberto Maroni, in corsa per le elezioni regionali lombarde, approfitta dell’occasione e twitta: “La Milano di Pisapia spaventa anche gli americani: troppi crimini”. E l’ex vicesindaco De Corato chiede “il ritorno dei militari nelle strade”. Nel 2007 l’allora sindaco Moratti organizzò un corteo per chiedere più poliziotti e carabinieri in città. In città il console Usa precisa: “I diplomatici americani si sentono tranquilli a camminare per le vie del centro di Milano di notte con le proprie famiglie, cosa che fanno spesso”. Venerdì scorso il consolato Usa aveva diffuso un avviso tra i residenti americani, raccomandando loro di mantenere “un livello alto di vigilanza, e a prendere le misure appropriate per aumentare la sicurezza personale”. Il Corriere torna alle parole pronunciate alla fine dello scorso anno dal Questore Savina, e alle cifre da lui snocciolate a bilancio dell’anno: i reati in generale sono calati dell’8 per cento, ma c’è stato un aumento di scippi (+ 15 per cento), borseggi (+ 0,6 per cento) e furti in abitazioni e negozi (+1,5 e + 5 per cento). Secondo il quotidiano il messaggio era quindi: le forze dell’ordine lavoreranno di più sulla prevenzione, ma è bene che i cittadini si proteggano”.
Monti Berlusconi
“Scoppia la rissa tra Monti e Berlusconi”, titola La Repubblica riferendo le parole del professore che, parlando del Cavaliere, dice: “Continua a fare promesse cercando di comprare i voti degli italiani con i soldi degli italiani. Questo può portare popolarità, ma sarebbe una prova di un Paese sostanzialmente privo di memoria, io non voglio pensare che gli italiani lo siano”. Poi, sul timore che l’Ue ha di Berlusconi, dice che “è verissimo” che temono il suo ritorno, perché “ne hanno avuto abbastanza di una Italia che rischia, con la fragilità politica, l’incapacità di decidere e l’indisciplina finanziaria, di mettere ancora a rischio se stessa e l’eurozona”. Le accuse, secondo Repubblica, hanno fatto perdere “le staffe” al Cavaliere che, anche lui in tv, risponde, sul pericolo che rappresenterebbe per l’Europa, che Monti ha detto “una grande cazzata. Lui è la più grande delusione della mia vita, peggio di Fini e di Casini”.
Il Giornale spiega che nel pomeriggio di ieri, dai microfoni di Rtl, Berlusconi ha risposto a Mario Monti, che lo ha accusato di voler comprare i voti degli italiani paragonandolo ad Achille Lauro: il Cavaliere l’ha definita una cosa “indecente”, ed ha spiegato che la restituzione di 4 miliardi di Imu sulla prima casa è “un dovere verso le famiglie” perché “ha prodotto un fattore psicologico di insicurezza verso il futuro” che è il primo fattore della “diminuzione dei consumi”. Infine, un passaggio sul fisco del Cavaliere: “proporremo nuove regole per Equitalia, riducendo sanzioni e interessi su cartelle esattoriali che strozzano gli imprenditori onesti. Ma pensiamo anche alla impignorabilità della prima casa”.
Monti, Pd
Il Messaggero scrive che il risultato del voto in Lombardia, sia per la guida della più importante regione italiana che per il premio di maggioranza al Senato, sta diventando sempre più centrale nello scorcio finale della campagna elettorale. “E Mario Monti, preso in contropiede dall’invito di diversi esponenti di Scelta civica per il voto disgiunto a favore del candidato del centrosinistra alla presidenza del Pirellone, Ambrosoli, corre ai ripari confermando il suo pieno appoggio a Gabriele Albertini”. Con queste parole, che Il Messaggero riferisce: “non condivido la logica del voto utile o inutile. Quindi auspico che coloro che voteranno Scelta civica alla Camera e al Senato votino per il nostro candidato Albertini”, anche perché Monti è convinto che Albertini, come ha detto, “tolga più voti a destra che a sinistra e che aiuti a impedire che la civilissima Lombardia finisca nelle mani di Maroni”. Insomma, gli endorsement pro Ambrosoli dei suoi sono da considerarsi “a titolo personale”.
La Repubblica, però, insiste: “Il voto utile divide i montiani. No del prof, i dissidenti insistono”. Per il quotidiano i montiani restano divisi e il deciso colpo di freno del professore non basta a bloccare quella che definisce la “diaspora”. Le spaccature ci sono, ed è lo stesso Albertini ad aver messo il dito nella piaga: è infatti capolista al Senato nella lista montiana dove, numero due, c’è quel Pietro Ichino che ieri a Repubblica non ha escluso di votare Ambrosoli alla Regione. Secondo il quotidiano Albertini sa benissimo che Ichino ha in mente di rendere esplicito l’endorsement ad Ambrosoli nell’ultima fase della campagna elettorale. E per questo, lo attacca duramente: “tutto può essere, ma quello di Ichino mi sembrerebbe un atteggiamento schizofrenico”. Non cambia idea neanche Lorenzo Dellai, candidato montiano alle politiche, che ha invitato a votare Ambrosoli in Lombardia, poiché rappresenta “la rottura con il passato”. Il quotidiano riferisce anche l’opinione di Savino Pezzotta, ex leader della Cisl e nel 2010 candidato Udc alle Regionali: “Credo che Ambrosoli rappresenti una novità”, “quella di Albertini è la candidatura sterile, invitare a sostenerlo vuol dire votare la vecchia politica”. E’ ancora il quotidiano ad intervistare Andrea Olivero, ex presidente delle Acli e candidato montiano al Senato: il dottor Ambrosoli poteva essere un ottimo candidato di Scelta civica, ha uno stile moderato e rappresenta bene la nostra determinazione nella volontà di cambiamento in Lombardia”, “noi proporremo ai cittadini di scegliere in alternativa a Maroni. Il voto disgiunto proposto da Borletti Buitoni, Dellai, Pezzotta ed altri, da questo punto di vista lo consideriamo molto positivo. Manifesta l’intendimento di andare contro la Lega, non può essere un danno”. Di fianco, Nando dalla Chiesa lancia un invito al voto disgiunto per il Senato agli elettori di Ingroia, anche solo in Lombardia e Sicilia: alla Camera scelgano Rivoluzione civile, ma a Palazzo Madama votino per Bersani.
La Stampa intervista Lorenzo Dellai, candidato con Scelta civica, che insiste: “Sì al voto disgiunto, con Ambrosoli voltiamo pagina”. E’ convinto che il voto disgiunto favorisca Monti, non il Pd. E nega che vi sia divisione all’interno del movimento montiano: “Albertini non ha il simbolo, alle regionali Scelta civica non è sulla scheda. Monti è il leader incontrastato ed ha assunto la posizione di essere a favore di Albertini, però ci sono esponenti della nostra area che si erano messi in moto per Ambrosoli e bisogna prenderne atto. In Lombardia le candidature erano scritte prima che si formasse Scelta civica.
Il Messaggero intervista Mario Mauro, ex Pdl e PPE ora candidato con la lista Monti: “Chi reclama il voto utile accetta il bipolarismo muscolare che c’è stato in questi anni e permette di chiedere il voto anche a chi le promesse non le ha mantenute”. Mauro spiega la difficoltà che si incontra a destrutturare il bipolarismo: “La nostra è una battaglia culturale”, “chi vota per Monti è un potenziale agente di contagio di chi non vuole promesse ma una speranza concreta”.
La Repubblica si occupa anche delle “scintille” tra Monti e Bersani. Al premier non è andata già la critica del segretario Pd sulla gestione del negoziato in Europa: E’ un po’ infantile dire che siccome Cameron è contento si tratta di una vittoria di Pirro”, ha detto Monti, aggiungendo che “i risultati d’Europa dello statista Berlusconi li conosciamo”, “quelli di Bersani non ancora”.
E oggi, come spiega L‘Unità, Bersani sarà in Lombardia, “la regione dove si gioca tutto”, come la definisce il quotidiano. Qui tornerà ad invitare ingroiani e montiani a votare Ambrosoli alla Regione e centrosinistra al Senato perché, come ha detto, “gli unici che possono battere Berlusconi siamo noi”. Poi ha ribadito: “La mia coalizione è questa e non permetto a nessuno di toccarla”. Il quotidiano riferisce anche le parole polemiche di Cesare Damiano, rivolte al professor Ichino e a chi definisce conservatrici le posizioni di Fassina e Cgil: “Monti si scordi che il Pd possa sottoscrivere sui temi del lavoro le teorie di Pietro Ichino”, “noi non intendiamo dare continuità alla linea contenuta nelle riforme del ministro Fornero sul tema delle pensioni e del mercato del lavoro”.
L’Unità parla anche di una “fronda bossiana” che intenderebbe votare il candidato del centrosinistra Ambrosoli per dare un colpo a Maroni e alla sua “Lega dei barbari” che ha spazzato via il cerchio dei bossiani.
Saviano
Infine, due intere pagine de La Repubblica dedicate alle prossime elezioni ospitano una lunga analisi di Roberto Saviano sul mercato delle preferenze: “Schede ballerine, voti a cinquanta euro, così mafia e ndrangheta fanno eleggere i loro candidati”. L’elettore riceve la scheda già compilata dagli uomini del clan, al seggio presenta il documento e riceve la scheda da compilare. Nella cabina, sostituisce la scheda regolare non segnata con quella pre-compilata. L’ultimo passaggio: la scheda non votata viene consegnata ai mafiosi in cambio di denaro, un cellulare, un favore. E la Scheda pulita viene compilata dal clan e consegnata all’elettore successivo”.
Obama
Secondo La Repubblica, il messaggio che Obama lancerà domani nel suo discorso sullo Stato della nazione sarà questo: “Si riparte con una economia che funzioni per tutti, la misura del nostro successo sarà questa: se la crescita darà nuove opportunità a tutti, senza lasciare dietro nessuno”. In una riunione in Virginia con i leader del partito Democratico Obama ha preannunciato che sarà una “agenda per la crescita, per il lavoro”. Con un ruolo forte dei poteri pubblici, secondo il corrispondente Rampini: più investimenti nella scuola, nella ricerca, nelle infrastrutture, nelle energie rinnovabili. Anche su L’Unità: “L’agenda di Obama punta su lavoro e crescita”. Nel discorso inaugurale del 21 gennaio questi temi erano stati scalzati sull’enfasi sui diritti all’uguaglianza, per i gay e gli immigrati. Ma l’attenzione della opinione pubblica, anche liberal, è concentrata altrove, cioè sulla economia, in ripresa tra alti e bassi: buone le previsioni, ma fa ancora paura l’allarmante contrazione dello 0,1 per cento del Pil, registrata negli ultimi 3 mesi del 2012. E come dimostra un recente sondaggio di Pew research center, per il cittadino medio americano è il numero dei disoccupati a restare la prima preoccupazione. Obama punta sul rilancio degli investimenti infrastrutturali, sulla green economy e su una riforma dell’istruzione che consenta di avere più laureati. Ma deve fare i conti con l’ostilità che incontrerà nella Camera dei rappresentanti. E, come riferisce ancora L’Unità, la parola con cui gli americani si confrontano è “sequester”, ovvero il meccanismo di drastici tagli lineari che colpirà difesa, istruzione e servizi sociali, in assenza di un piano concordato al Congresso sulla riduzione del deficit. Sabato scorso Obama ha avvertito: “Se si permetterà che il sequester diventi realtà, migliaia di americani che lavorano in settori come la sicurezza nazionale, l’istruzione o l’energia verde saranno licenziati”.
Libia
Sul Corriere della Sera Lorenzo Cremonesi si occupa della “svolta” del dopo Gheddafi in Libia: la sezione costituzionale della Corte suprema di Tripoli ha deciso di reintrodurre la poligamia. Il massimo organismo giuridico libico segue con coerenza l’intenzione di applicare fedelmente la sharia, già espressa a chiare lettere il 28 ottobre 2011 da Mustafa Abdel Jalil, l’allora leader del consiglio nazionale transitorio che, nel suo celebre “discorso della vittoria” annunciò che nella “nuova Libia” ogni uomo avrebbe avuto il diritto di sposare fino a 4 mogli. Gheddafi aveva tentato di limitare la poligamia: gli uomini potevano avere fino a 4 matrimoni, ma solo previo il consenso della prima moglie o l’approvazione di un giudice. In realtà negli anni, specie nelle zone desertiche e in quelle più tradizionali, la questione era stata lasciata ai leader religiosi locali. A Bengasi sono in corso riunioni tra associazioni degli avvocati, studenti e attivisti delle prime sommosse del febbraio 2001. Le attiviste libiche intendono organizzare manifestazioni di protesta.
Egitto
Il Giornale titola, parlando dell’Egitto: “Così il governo islamico vuole espropriare Sharm”. Si riferiscono le indiscrezioni del britannico Sunday Telegraph secondo cui già in settembre una legge approvata imporrebbe ai proprietari con doppia nazionalità di vendere entro sei mesi i propri immobili a cittadini nati da genitori egiziani. La legge impedirebbe anche di trasferire i beni a eredi con doppio passaporto. In quella che il quotidiano considera una “miope smania di vendetta” il decreto rappresenta una ritorsione nei confronti della vecchia lobby di costruttori ed ex generali amici di Mubarak che trenta anni fa si aggiudicò gli appalti per la costruzione di impianti turistici. Si cita il costruttore egiziano-spagnolo Hussein Salem, latitante in Spagna, proprietario ancor oggi dei più lussuosi hotel di Sharm. Il fatto è che questa zona attira 4 milioni di stranieri all’anno, ed è anche una delle ultime risorse del Paese, perché mentre gli alberghi del Cairo restano vuoti e le crociere sul Nilo non si vendono più, le spiagge del Sinai continuano ad incassare euro e dollari: “Sottraendo Sharm ai suoi padri-padroni per affidarla a qualche grigio burocrate della burocrazia islamica, Mohamed Morsi (presidente egiziano, ndr) rischia di trasformarla in una spiaggia vuota e desolata, vietata a bikini ed alcolici dove qualsiasi turista europeo o russo si guarderebbe dal trascorrere le vacanze”. Il generale Rashwan, responsabile della attuazione della nuova legge, nega che il governo punti all’esproprio e parla di semplice tentativo di garantire qualche compensazione ai proprietari delle terre sulle quali furono costruiti gli alberghi.
Israele
La Stampa spiega le preoccupazioni del premier israeliano Netanyahu per le proteste dei tifosi della sua squadra del cuore, il Beitar Jerusalem, contro l’ingaggio di due giocatori ceceni, di religione musulmana. Il Beitar, racconta La Stampa, è nato nel 1936, ha vinto sei titoli nazionali e diverse coppe, ma vanta anche il poco onorevole primato di una squadra israeliana “allergica” ai giocatori arabi. A fare pressione per l’identità “autoctona” sono da sempre proprio i suoi ultras, figli del sottproletariato urbano, tendenzialmente di estrema destra, xenofobi, violenti, spesso responsabili di scontri con i supporter delle squadre avversarie (in particolare con gli arcinemici dell’Hapoel, Tel Aviv, legato alla sinistra ashkenazita) ma anche di atti di teppismo contro i palestinesi. Sulla stessa pagina ci si occupa anche delle ragioni che spingerebbero Obama a far visita ad Israele, per la prima volta da quando è presidente: secondo indiscrezioni del Jerusalem Post il presidente Usa si recherebbe a Tel Aviv per scongiurare un attacco preventivo all’Iran. Su questo argomento il quotidiano intervista David Harris, direttore esecutivo dell’American Jews Comitee: “la visita ha due scopi: mostrare che gli Usa sostengono Israele ed esplorare il quadro regionale, i mutamenti, fino alla pace con i palestinesi. Quanto alla scarsa sintonia tra Obama e Netanhyau, Harris dice che il rapporto tra Usa e Israele è “radicato e solido. Sul piano della difesa il sostegno Usa a Israele non è mai stato forte come Obama. Certo, i due leader sono diversi e le personalità contano, ma la vera storia è la politica”. Sofia ha accusato Hebzollah di esser responsabile dell’attentato che ha colpito alcuni turisti israeliani, ed Harris dice: “Hezbollah ha colpito l’Europa, cosa aspetta ad inserirlo tra i terroristi?”. Poi Harris commenta le lodi di Mussolini da parte di Berlusconi, e dice che è stata una dichiarazione “infelice”, “avrei preferito che un amico di Israele e Usa non l’avesse rilanciata, ma so che abbiamo amici anche in altri partiti. Piuttosto siamo rimasti tutti male per il sostegno dell’Italia all’iniziativa di Abu Mazen all’Onu: come volevasi dimostrare non ha aiutato la pace né la riconciliazione tra Hamas e Fatah, mai così divisi”.
(fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)