Il Corriere della Sera: “Unioni civili, stop dei 5 Stelle”, “No alla corsia preferenziale. L’ira di Renzi: grave voltafaccia. Salta la seduta”, “La tentazione del Pd di andare con il ‘canguro’ anche senza i numeri. Orlando: rischio elevato”.
E Maria Teresa Meli si occupa delle “strategie”: “Il premier in attesa: avanti o stralcio per le adozioni”.
Più in basso il racconto della seduta di ieri al Senato: “Cirinnà pallida, i grillini brindano con il prosecco”. Di Fabrizio Roncone.
Poi il commento di Massimo Franco sulla “forzatura” tentata dal Pd a Palazzo Madama: “L’idea (sbagliata) del blitz ora diventa un’incognita”.
A centro pagina le notizie sugli arresti di ieri in Lombardia: “Arrestato per tangenti il leghista re della Sanità”, “Rizzi è il ‘padre’ della riforma”.
Il nuovo scandalo della sanità -spiega il Corriere– nasce dall’esposto di una commercialista di 68 anni, Giovanna Ceribelli, che il quotidiano intervista: “’La mia denuncia? Faccio per lavoro la rompiscatole”.
In prima, con foto della delegazione saudita dell’Opec: “Prima intesa sul petrolio tra la Russia e l’Arabia saudita”, “Ma il no dell’Iran tiene i prezzi bassi”, di Stefano Agnoli.
A fondo pagina: “I ragazzi del movimento contro i bulli”, “Una classe di Lecce lancia su Facebook una rivolta dal basso: ‘Basta soprusi’”. Ne scrive Paolo Di Stefano.
Su “L’Italia a Bruxelles”, di fianco: “Piano in 5 punti per l’economia”.
E sulla voluntary disclosure: “Capitali all’estero. La caccia del Fisco”, di Mario Sensini.
Sulla colonna a destra, sulle trattative di Londra per il “Brexit”: “Tutto il buono della lezione britannica sull’Europa”, di Enzo Moavero Milanesi.
L’editoriale sulle “bombe reticenti” è firmato da Claudio Magris: “L’ipocrisia su guerra e pace”.
La Repubblica, in apertura a sinistra: “Lombardia,, la Sanità in manette”, “Tangenti alla Regione, 21 arrestati. In cella il fedelissimo di Maroni”.
Racconta “Il caso” Gianluca Di Feo: “I nipoti arroganti di Mario Chiesa”.
E leggono “le carte” dell’inchiesta Massimo Pisa ed Emilio Randacio: “I soldi della Spectre, ‘Ghe pensi mì…’”.
Più in basso: “Corruzione, nasce l’alleanza tra Corte dei Conti e Cantone”.
L’altro titolo che campeggia sulla parte alta della prima pagina è sulle unioni civili: “Unioni, dietrofront di M5S. L’ira del Pd: legge a rischio”, “Scontro in aula sul taglia-emendamenti, salta il voto. L’ipotesi dello stralcio”, “Pensioni, intervista a Boeri: riforma solo se cambiamo il patto di stabilità”.
Al tema unioni civili è dedicato “Il punto” di Stefano Folli (“Il tempo del teatro e quello della realtà”).
Di fianco, sul M5S, “la polemica”: “Se anche la vittoria diventa complotto”.
A centro pagina, si ritorna con una foto dei nudi ai musei capitolini, sulla vicenda della loro copertura in occasione della visita del presidente iraniano: “E l’Iran ordinò: troppi nudi, coprite quelle statue”, “Roma, i risultati dell’inchiesta consegnata a Tronca”.
Sulla colonna a destra un’analisi di Bernardo Valli sulla guerra in Siria: “I cannoni di Putin nel gioco di Assad”.
A fondo pagina: “La beffa degli hacker russi ai computer della Difesa”, “Attacco ai segreti Nato”. Scrivono Marco Mensurati e Fabio Tonacci che il ministero della Difesa italiano è stato “bucato come una scatola di cartone da una crew di hacker russi” nota con il nome di battaglia “Apt28”.
La storia della copertina R2: “Torna il circolo Pickwick, il lettore ora è collettivo”- di Michele Smargiassi.
La Stampa: “Unioni civili, lo sgambetto di Grillo”, “’Non votiamo la norma taglia emendamenti’. L’ira di Renzi: un voltafaccia elettorale. Appalti truccati nelle cure ospedaliere in Lombardia, in cella il braccio destro di Maroni”. E ancora sulle unioni civili al Senato: “Restano 500 emendamenti. I Cinquestelle: ‘Non vogliamo comprimere il dibattito’. Per il ddl strada in salita”.
“Se la politica volta le spalle al Paese” è il titolo dell’editoriale che Federico Geremicca dedica al tema delle unioni civili.
Più in basso: “Sanità, l’eterno sistema della corruzione”, di Marcello Sorgi.
Il quotidiano intervista il consigliere economico del presidente del Consiglio e commissario alla spending review Yoram Gutgeld: “Via alla fase due della spending review, stiamo passando dai semplici tagli a una revisione davvero strutturale. Servono più risorse per scuola e sanità”.
A centro pagina, con foto degli Eagles of Metal, tornati in Francia a 3 mesi dalla strage: “I superstiti del Bataclan tornano a cantare”.
Sulla guerra di Siria: “La tempesta perfetta di Aleppo”, di Domenico Quirico.
A fondo pagina, foto delle esequie dell’inventore della moka, Renato Bialetti: “Le ceneri della moka, lo strano addio di Mr. Bialetti”, “Verbania, ai funerali dell”omino con i baffi’ il prete benedice la caffettiera” (che contiene i suoi resti, ndr.).
Il Fatto apre con gli arresti in Lombardia: “Rubano pure sulle dentiere”, “Malasanità. Inchiesta ‘Smile’, arrestato il leghista Rizzi, braccio destro di Maroni”, “Regione Lombardia da sciogliere. ‘Tangenti su appalti odontoiatrici’”. E una vignetta ritrae il governatore Roberto Maroni con denti mancanti e in fronte la scritta “Smile”.
Più in basso: “Affittopoli Milano: tra i morosi anche una sede dei Dem”.
E di fianco, alcune frasi tratte dalle intercettazioni dell’allora sindaco di Salerno Vincenzo de Luca (“Il fedelissimo”) nel 2012: “De Luca anti-Renzi: ‘Votate Bersani o vi taglia la testa’.
Il quotidiano si occupa poi di lavoro: “Altro che tutele crescenti: boom di voucher per il lavoro a cottimo”.
L’editoriale del direttore Marco Travaglio è dedicato alla circolare con cui il Procuratore di Torino Armando Spataro avrebbe sollecitato una “autoregolamentazione” dell’uso delle intercettazioni, per anticipare la legge delega del governo: “L’autobavaglio”.
Più in basso: “Unioni civili, il Pd non esiste più. E il M5S non gli vota il ‘canguro’”, “I democratici, spaccati e senza numeri, in ginocchio dai 5Stelle per fermare gli emendamenti”.
Sul caso Regeni: “Giulio Regeni viene immolato sull’altare del gas egiziano”, scrive Guido Rampoldi.
Il Giornale: “L’Austria ci lascia gli immigrati”, “Vienna e Tarvisio blindati”, “Vienna reintroduce i controlli alle frontiere con l’Italia. Così diventeremo l’imbuto di tutti i disperati del Mediterraneo. Alla faccia della solidarietà Ue”.
A centro pagina: “Adozioni gay, ora il Pd rischia grosso”, “Il M5S boccia il ‘supercanguro’ voluto dai dem. La Cirinnà parte in salita”. Ne scrive Laura Cesaretti.
Più in basso, foto della senatrice M5S Paola Taverna: “Delirio a Cinque Stelle su Roma: ‘C’è un complotto per farci vincere’”.
Sugli arresti in Lombardia: “Appalti nella sanità. Rizzi in manette. La Lega lo scarica”.
Sulla colonna a destra, “la proposta”: “’Un’arma a tutti’. Perché in Europa è ancora tabù”, di Paolo Guzzanti. Ci si riferisce alle parole del cantante degli Eagles of Death Metal (“Ormai a Parigi giro sempre armato”).
L’editoriale è dedicato alla “bomba del credito” e a firmarlo è Vittorio Feltri: “Chiudete quelle banche che prestano agli amici e ci depredano due volte”.
Sull’ “auto-regolamentazione” da parte della magistratura delle intercettazioni: “Solo ora i pm si pentono della gogna-intercettazioni”, scrive Annalisa Chirico.
A fondo pagina, sulla desecretazione delle stragi naziste: “L’armadio della vergogna chiuso per salvare lo Stato”, di Giordano Bruno Guerri.
Poi, sul libro di Pierluigi Battista “Mio padre era fascista”: “Il padre si deve amare anche con la camicia nera”, di Fiamma Nirenstein.
Giulio Regeni.
Il Corriere della Sera: “Caso Regeni, entro domani l’Egitto consegnerà le ‘prove’ agli italiani”, “La famiglia: ‘Giulio un agente? La sola ipotesi significa offendere la sua memoria’”. Ne scrive Fiorenza Sarzanini.
Sulla stessa pagina: “Gli accademici: ‘Giulio non ha scritto report’”. Viviana Mazza ascolta la supervisor di Regeni all’Università americana del Cairo, Rabab El Mahdi: spiega che Regeni conduceva interviste, prendeva appunti, stava per iniziare il capitolo introduttivo della tesi, ma “i risultati non erano per definizione informazioni segrete”.
Su La Stampa: “’Giulio non era una spia. Si offende la sua memoria’”, “La rabbia della famiglia. Dal Cairo scarsa collaborazione sulle indagini. Sarà nuovamente sentito il tutor Gervasio, Regeni doveva vederlo il 25 gennaio”, scrive Grazia Longo.
E a pagina 13: “Il team italiano agli egiziani: ‘Seguite le tracce dei cellulari’”, “Modello Abu Omar: analisi dei tabulati per scoprire i movimenti del commando”. Di Francesco Grignetti.
In basso, intervista a Graham Hutchings, il numero uno di Oxford Analytica, il think tank per cui ha lavorato Regeni prima di iscriversi a Cambridge. Che mansioni aveva esattamente il ricercatore italiano? “Si occupava della produzione editoriale”, collaborava alla newsletter , “i nostri prodotti sono aperti, non c’è nulla di segreto”.
La Repubblica: “Il superteste smentito dai coinquilini di Giulio. I genitori: un’offesa dire che era legato ai Servizi”. I due coinquilini di Giulio Regeni, scrivono Carlo Bonini e Giuliano Foschini, hanno “escluso nel modo più categorico” che la polizia egiziana abbia bussato alla porta del loro appartamento in cerca di qualcuno o qualcosa.
Sulla stessa pagina, una breve intervista di Enrico Franceschini, da Londra, al fondatore di “Oxford Analytica”: “’Lavorava con noi, ma niente spionaggio’”, dice. E spiega: “Sì, regeni ha lavorato con noi tra il 2013 e il 2014. Preparava il Daily brief, il rapporto quotidiano che inviamo ai nostri clienti. No, non firmava analisi con il suo nome, perché il rapporto è anonimo. E comunque nemmeno le scriveva, il suo era un contributo tecnico, analisti più senior di lui scrivevano il rapporto”. E poi: “Non siamo un’agenzia di spionaggio”.
Il Fatto: “Regeni, sospetti su apparati di Stato contrari ad Al-Sisi”, “depistaggi e bugie: sempre più difficile la ricostruzione degli inquirenti. Convocato al Copasir il capo dell’Aise: era al Cairo quando fu trovato il cadavere del ricercatore”, scrive Valeria Pacelli.
Sulla stessa pagina: “Egitto, i giochi sporchi delle ‘barbe finte’ e il ruolo dell’Eni”, “L’accordo. Il cane a sei zampe si è impegnato in investimenti per 1,5 miliardi di euro”. E si citano le parole di Renzi: “L’Eni è un pezzo fondamentale della nostra politica di intelligence dei servizi”. A scriverne è Enrico Fierro.
Su questo tema segnaliamo anche l’analisi di Guido Rampoldi, ancora su Il Fatto: “La lezione di Giulio e le verità scomode”. Dove si ricorda che Zhor è il nome del gigantesco giacimento di gas scoperto dall’Eni in Egitto e Leviathan è il non meno vasto giacimento che si estende tra le acque territoriali di Cipro, Israele e Gaza (il cui mare è controllato dagli israeliani). L’Eni cerca di convincere Israele che i due progetti non sono alternativi: Leviathan attribuisce un ruolo all’Egitto e certamente dispone di sponsor all’interno della famelica casta militare egiziana. Quanto alla “lezione di Giulio”: “non era affatto lo sconsiderato mandato allo sbaraglio da opachi ambienti accademici britannici, come ora si preferisce credere, ma uno studioso serio, che faceva ricerca come si fa nelle migliori università del mondo. E insieme a quelle università leggeva la crisi egiziana nei suoi termini reali, totalmente diversi da quel che prevede lo schema italiano dei militari laici contro l’orda islamista. Il conflitto è sociale e politico”.
Su Il Manifesto, Giuseppe Acconcia: “Il momento cruciale della ‘ricerca partecipativa’”, “Un tipo di approccio metodologico che espone a rischi di vari livelli”, “Le persone coinvolte possono sentirsi minacciate, rifiutarsi di rispondere, specie in un Paese con una delle più dure leggi anti-proteste”.
“Qualcuno vuole distruggere la reputazione di Giulio”, scrive Lucia Annunziata su Huffingtonpost. Che scrive: “nella corretta traduzione ‘Oxford Analytica è una società di analisi globale e consulenza che utilizza un’ampia rete di esperti per consigliare i propri clienti su strategie e linee di condotta in mercati complessi’”. Insomma, vende consulenze. Annunziata cita anche l’esempio di Rand Corporation, che vanta 1800 analisti ed è presente in 46 Paesi, con un focus su geopolitica ed energia. O la Stratfor, società di intelligence che fornisce analisi strategiche ed è partner di varie istituzioni politiche, no profit incluse. Insomma, per chi fa il giornalista, il politico, l’imprenditore o lo studioso, l’uso dei loro daily report è fondamentale: hanno un servizio che si chiama ‘daily briefing’ che fa il punto sulla situazione in vari quadranti del mondo, cui è possibile accedere con abbonamento (costoso). Per questo daily briefing lavorava Giulio Regeni: “queste società possono essere equiparate ad agenzie dei servizi? Questo è l’equivoco”.
Unioni civili
La Repubblica, pagina 2: “. ”, “I grillini a sorpresa dicono no al ‘canguro’ che taglia gli emendamenti. Voto congelato, resa dei conti oggi”.
E il quotidiano intervista il senatore del M5S Alberto Airola, che spiega: “Capisco la delusione dei gay ma basta con certe forzature”, “quando dall’altra parte c’erano cinquemila emendamenti, si poteva ragionare su un nostro appoggio, anche indiretto, al canguro. Ma con 500 no. Cinquecento emendamenti sono due giornate di lavori d’aula”, “la Lega ha ritirato 4.500 emendamenti, a quel punto non potevamo dire sì a una procedura che abbiamo sempre avversato”.
A pagina 3: “L’ultimo tentativo di Renzi: ‘Un patto nella maggioranza’. L’idea di stralciare le adozioni”. Annalisa Cuzzocrea e Goffredo De Marchis scrivono che “il leader democratico prova a convincere i cattodem. La prova di forza renderebbe determinanti i verdiniani”.
La Stampa, pagina 2: “Strada in salita per le unioni civili”, “A sorpresa il M5S si sfila e dice ‘no’ al ‘canguro’. Il Pd ottiene il rinvio grazie a Sel e Verdini. Ma i cattolici dem chiedono di stralciare la norma sulle adozioni. Oggi la conta in Senato”.
A pagina 3: “Renzi furibondo con il M5S, ‘Voltafaccia elettorale per prendere voti a destra’”, “Pd al bivio: tentare la prova di forza in Aula o mediare. E spunta l’ipotesi di portare a casa la legge senza le adozioni” (di Carlo Bertini).
Il Fatto, pagina 2: “Unioni civili, nulla di fatto. E adesso la legge rischia”, “Salta il piano. Fallisce l’operazione canguro: M5S non lo vota. Stamattina torna Renzi dall’Argentina. Adozioni gay verso lo stralcio”, scrive Wanda Marra.
Il Fatto racconta, con un articolo di Luca De Carolis, quel che è accaduto nel M5S al Senato: “5Stelle, trattative e nervi. Poi Airola dà la linea. Ma anche la base ha dubbi”. E la motivazione per opporsi alla “tagliola” dell’emendamento canguro: “L’abbiamo combattuta quando l’hanno usata per le riforme, saremmo incoerenti”.
Il Corriere della Sera, pagina 2: “Il no dei 5Stelle scatena l’ira del Pd”, “Unioni civili, il Movimento stoppa il ‘canguro’ decisivo per le adozioni. I democratici spiazzati sospendono i lavori del Senato: così il ddl rischia”.
E il “retroscena” di Emanuele Buzzi: “La linea di Casaleggio per colpire i dem. Poi riunione di fuoco tra i senatori divisi”.
A pagina 3: “I colleghi provano a consolare la Cirinnà. Gli avversari brindano alla buvette”.
E sulla stessa pagina, intervista al Massimo Gandolfini, l’organizzatore del Family day: “Benissimo, il ‘liberi tutti’ di Grillo ha sprigionato energie. So chi di loro è con noi”.
A pagina 4: “Renzi: voltafaccia clamoroso. E l’articolo 5 rischia lo stralcio”, scrive Maria Teresa Meli.
Siria
Su La Stampa un articolo di Giordano Stabile dà conto della denuncia dei curdi: “’Carri armati turchi in Siria’”. Poi le parole del presidente siriano: “Assad: impossibile una tregua”. I guerriglieri curdi “denunciano l’invasione dei tank. La Francia accusa i russi di ‘crimini di guerra’. Damasco avverte Riad: l’offensiva non sarà un picnic”.
Sul Corriere Luigi Ippolito scrive: “Se la Russia usa i profughi come arma contro l’Europa”. “Non è stato un errore” l’attacco dei jet russi sull’ospedale di Medici senza Frontiere, secondo Ippolito: è stato il culmine di una strategia deliberata. Nella settimana precedente le forze di Assad e Putin avevano distrutto i due principali ospedali di Aleppo, lasciando oltre 50 mila siriani senza assistenza vitale. Nelle ultime due settimane oltre 40mila persone sono scappate dalla regione di Aleppo, ammassandosi al confine con la Turchia. Il Finanacial Times -ricorda Ippolito- ha parlato di “weaponisation” dei profughi: ossia la trasformazione dei rifugiati in un’arma scagliata contro l’Europa allo scopo di destabilizzarla.
Opec, petrolio
Il Corriere della Sera: “Russia e sauditi, c’è l’accordo sul petrolio”, “Con il Venezuela e il Qatar si impegnano a congelare la produzione ai livelli attuali. Ora si aspetta il sì dell’Iran”, di Stefano Agnoli.
La Repubblica: “Petrolio, accordo a quattro per limitare la produzione, no dell’Iran e il prezzo cala”, “Russia, Arabia, Qatar e Venezuela firmano per il congelamento, ma gli atri grandi produttori non ci stanno. Greggio sotto i 30 dollari”. Di Federico Rampini.
Il Fatto: “Tamburi di pace fra Mosca e Ryad in nome del petrolio”, “Nemici sul campo, Putin e i sauditi trovano un accordo economico. Assad nel frattempo riconquista la centrale elettrica di Aleppo”. Ne scrive Giampiero Gramaglia.
La Stampa: “Intesa a metà tra Mosca e Riad sul petrolio. La produzione è congelata, ma niente tagli”, “L’Europa stringe sul gas: il nuovo pacchetto sicurezza sfida Gazprom”, scrivono Francesco Semprini e Marco Zatterin.
Ue, migranti
Il Corriere: “Vienna ‘chiude’ Brennero e Tarvisio. ‘Quote giornaliere per i migranti’”, “Da aprile ispezioni anche a Passo Resia e San Candido. Gli albergatori: danni al turismo”. Di Andrea Pasqualetto.
Su La Stampa la corrispondenza di Marco Zatterin da Bruxelles: “Bocciata la richiesta italiana. Non cambia il patto di Dublino”, “La Commissione Ue non riesce a trovare l’intesa sui migranti”.
La Repubblica: “L’Austria chiuderà le frontiere, si allarga il fronte anti-migranti. Merkel e Ue in difficoltà”, “Strappo di Vienna alla vigilia del vertice di Bruxelles. ‘Aumentiamo la sicurezza dei confini sud, ingressi limitati’. La Croazia fissa nuovi limiti”. “L’effetto domino tra i Paesi dell’est -scrive Tonia Mastrobuoni da Berlino- mette a rischio le posizioni di Italia e Grecia”.
E sulla stessa pagina un’intervista a Michael Roth, viceministro degli Esteri tedesco, che dice: “La Germania non vuole Atene fuori da Schengen”.
A pagina 11 un’intervista di Andrea Tarquini alla filosofa ungherese Agnes Heller. Dice, a proposito dei Paesi del gruppo di Visegrad: “Ungheria, Polonia, Repubblica ceca e Slovacchia ricordano il vecchio Asse. Non sono uniti da valori ma dall’identificare un nemico comune: il cuore dell’Ue, soprattutto la Germania, contro cui sono in guerra per imporre le loro ideologie illiberali e prendere la guida dell’Europa, insieme a forze a loro affini. E’ una sfida lanciata a liberal, progressisti, conservatori, a tutti i veri europei”, “Gli elettori sono frustrati e depressi e credono alla propaganda dell’Europa delle patrie”.
E poi
Su Il Fatto, intervista alla giornalista albanese Arbana Xharra, premiata dalla casa Bianca e autrice di alcune pubblicazioni sulla “radicalizzazione” dei giovani kosovari: “Kosovo baricentro del salafismo balcanico”, “C’è poco lavoro e l’estremismo pesca nel malcontento. La Turchia poi tenta di imporre l’Islam di Erdogan”.
Su La Stampa il reportage di Niccolò Zancan da Parigi: “Fra i superstiti del Bataclan, ‘Cantiamo per battere il dolore’”, “Gli Eagles of Death Metal tornano a Parigi dopo la strage di novembre. In sala a fare paura non sono i terroristi ma la ‘troppa emozione’”.
Su La Repubblica, Vittorio Zucconi si occupa del viaggio di Papa Francesco in Messico e in particolare della frontiera tra Usa e Messico: “La Lampedusa messicana, quell’ultimo confine che divide i migranti dal sogno americano”, “dai luoghi che visiterà oggi Francesco ogni anno 600mila partono alla volta degli Usa. Nessuno sa quanti sopravvivano”.
Su La Repubblica: “Il figlio di Erdogan indagato a Bologna per riciclaggio”, “Il suo arrivo in Emilia fu accolto da polemiche. L’inchiesta dopo un esposto di un oppositore turco”. Ne scrive Giuseppe Baldessarro, spiegando che “una parte del tesoro della tangentopoli del Bosforo potrebbe trovarsi in Italia”. Bilal, il figlio del presidente turco si trova in Italia per un dottorato alla John Hopkins University. A depositare l’esposto contro di lui è stato Murat Hakan Huzan, un magnate turco il cui fratello è il fondatore del “Genc Parti” o “Partito dei giovani”. Si ritiene vittima di un accanimento politico e giudiziario: fino al 2004 era proprietario di numerose società che operano nel settore energetico, delle costruzioni, delle telecomunicazioni e dell’editoria che sono state confiscate.
Sul Corriere Davide Frattini si occupa di Afghanistan: “Putin torna a Kabul. Patto con i talebani”, “L’uomo chiave è Kabulov, ex agente Kgb, inviato dal Cremlino a recuperare influenza nell’area”, “Mosca intende contrastare l’avanzata dell’Isis, ma anche ‘sabotare’ Nato e Usa”, “Mosca tratta con i figli e i nipoti di quelli che hanno combattuto i sovietici tra ’79 e ’89”.