Le aperture
Corriere della Sera: “Tutti gli aumenti, la benzina subito”, “Rincari fino a 11 centesimi sui carburanti, la mini patrimoniale salirà nel 2013 allo 0,15%. Napolitano: evitata una catastrofe. Monti blinda il decreto: pochi margini per modifiche”.
A centro pagina: “Costerà meno il lavoro di donne e under 35”.
E in taglio basso: “Nuova richiesta d’arresto per Cosentino”
La Repubblica: “Scatta la stangata sulla benzina”, “Monti: pensioni la misura più sofferta, accetterò solo poche modifiche”.
A centro pagina, con foto: “Cosentino, richiesta d’arresto bis. ‘E’ il referente politico dei Casalesi'”.
Ancora a centro pagina: “Minzolini a giudizio per le note spese”.
La Stampa, apertura con le parole di Monti: “‘Erano a rischio gli stipendi’”, “Monti in tv. E Fornero: pronta a rivedere lo stop all’aumento delle pensioni”. Sotto la testata: “Benzina e gasolio, gli aumenti record scattano subito”.
In taglio basso, il delitto di Garlasco in appello: “Stasi assolto, nessun colpevole per Chiara”.
Il Giornale: “Salasso su benzina e auto. L’ultimo scherzetto: da oggi tutti i carburanti più cari. Col superbollo tassate pure le berline, altro che vetture di lusso”. A centro pagina l’assoluzione di Stasi: “Meglio un colpevole fuori che un innocente in galera”.
Libero: “Benzina sul fuoco. Il governo impone forti aumenti sui carburanti: subito +9,9 centesimi la verde, +13,6 il gasolio. E adesso i prezzi dei prodotti andranno alle stelle”.
Il Sole 24 Ore: “Sulla benzina i primi rincari”. Il quotidiano ricorda che ieri Napolitano ha firmato il decreto contenente la manovra. In vigore l’aumento delle accise sui carburanti. Fuori corso le vecchie lire. Monti: pochi spazi a modifiche. Pensioni, Fornero apre alla revisione dell’indicizzazione”. A centro pagina notizie sui mercati: “Stretta Usa sui bond europei” “Limiti agli acquisti di titoli esteri per gli operatori in futures”.
Manovra
Un editoriale de La Repubblica in prima pagina segnala “lo scandalo delle frequenze” da evidenziare in un momento in cui si chiedono sacrifici ai cittadini: questi ultimi capiscono perfettamente che quelle frequenze sono proprietà dello Stato, che sul mercato valgono 16 miliardi, cioé più della metà della manovra. “Come è possibile che questo bene pubblico così importante venga regalato agli operatori tv attraverso il beauty contest deciso dal governo Berlusconi, cioé quel ‘concorso di bellezza’ che cede gratuitamente le frequenze a Rai e Mediaset”, ci si chiede. A Mario Monti viene chiesto, in coerenza con la sua cultura del mercato e della concorrenza, di bloccare subito quella falsa gara gratuita e di indire un’asta regolare. Anche per cancellare “ogni fantasia di ‘patti’ politici all’ombra della tv che sarebbero inaccettabili perché scellerati”.
Sul Corriere della Sera, un articolo: “Democratici e Idv uniti sulle frequenze tv, ‘si faccia un’asta vera’”.
Su Il Corriere della Sera il sondaggio di Renato Mannheimer, i cui dati sono sintetizzati così: “Contrari all’aumento dell’età pensionabile sei elettori su dieci. Monti piace al 47 per cento dei leghisti”. La fiducia nel presidente del Consiglio Monti era al 73 per cento prima della presentazione del decreto, è scesa al 64 dopo il 5 dicembre. Sull’aumento dell’età pensionabile è positivo il giudizio degli interpellati di centrosinistra per un 56 per cento, mentre nel centrodestra si ferma al 30. L’Ici sulla prima casa: giudizio positivo per il 52 per cento nel centrosinistra, mentre nel centrodestra solo il 19.
Complessivamente, la tassa sui beni di lusso viene approvata dal 93 per cento degli interpellati. Segue il giudizio sulla diminuzione dei costi della politica attraverso la riduzione delle competenze e degli oneri delle province: sì dall’82 per cento. Sugli sconti fiscali per gli imprenditori che re-investono gli utili nelle aziende: 81 per cento di sì. Sull’aumento dell’età pensionabile e degli anni di contributi versati necessari per andare in pensione, positivo il giudizio del 39 per cento. Cifra analoga va registrata sul mancato adeguamento all’inflazione per le pensioni superiori a 936 Euro per i prossimi due anni. Anche l’Ici sulla prima casa viene condivisa solo dal 35 per cento degli italiani.
Prevale il giudizio positivo sul governo Monti, considerato capace di ridare credibilità all’Italia nei confronti degli altri Paesi europei: 68 per cento i giudizi positivi, 28 i negativi.
“Dove sono finiti tutti gli indignati?” si chiede Vittorio Feltri, sulla prima pagina de Il Giornale. La risposta: “Non si indignano più. Non sfilano più. Dispersi. Non gli frega nulla delle pensioni né delle tasse che comunque, non pagano perché provvedono i genitori a versarle”. “L’Italia si è trasformata in un Paese sobrio (come no?), attento ai conti pubblici e privati, forse terrorizzato dai tecnici”.
Sul Corriere delal Sera si dà conto delle reazioni di Italia dei valori e Sinistra e Libertà. “La fotografia di Vasto si è strappata: è il primo effetto del governo Monti nel centrosinistra. L’alleanza a tre Bersani-Vendola-Di Pietro vacilla”. Il leader di Idv aveva detto a Monti “prende i soldi ai poveri cristi, finita l’emergenza bisogna andare a votare, già in aprile”. Bersani aveva risposto: se questa è la posizione di Di Pietro, andrà per la sua strada. A noi non interessa vincere sulle macerie del Paese”. L’articolo racconta anche che due dirigenti del Pd come Damiano e Fassina ieri hanno annunciato che aderiranno allo sciopero indetto dalla Cgil.
Su La Stampa si parla dell’incontro che stamane avranno i tre sindacati confederali, proprio in vista dello sciopero deciso per lo stesso giorno, lunedì prossimo, anche se con orari differenti. Oggi si potrebbe arrivare ad una decisione unitaria. “Prove di dialogo sullo sciopero unitario”, il titolo dell’articolo.
Minzolini
Su tutti i quotidiani, ampio spazio nelle cronache per il rinvio a giudizio del direttore del Tg1 Augusto Minzolini. L’accusa è peculato, il processo inizierà l’8 marzo. L’interessato se la prende con l’ex direttore generale Masi, dice che è stato un pusillanime, il Corriere riporta le sue parole: “La Rai mi ha richiesto il denaro due settimane prima del 14 dicembre 2010, il giorno in cui sarebbe dovuto cadere Berlusconi”. Il fatto è che Minzolini ha già restituito i 65 mila euro di spese non autorizzate che gli erano stati contestati, spese tra il luglio 2009 e il dicembre 2010. Non per le trasferte, autorizzate da Masi, ma per i ristoranti, frequentati in Italia e all’estero anche nei giorni di riposo. La Rai ha partecipato all’udienza davanti al Gup ieri come parte offesa ed ha annunciato che al processo si costituirà parte civile. Minzolini si appella ad una circolare del 2003, emanata dall’allora direttore generale Cattaneo, secondo cui i direttori dei Tg non sono tenuti a rivelare l’identità degli ospiti. E’ sufficiente, come giustificativo, la dicitura “pranzo privato”. E ancora l’interessato dice: “Avevo un tetto di 5200 euro al mese, con la carta di credito, e non l’ho mai superato. A volte non ci sono arrivato neanche”.
Su La Repubblica ancora le parole della difesa di Minzolini: “Ho verificato personalmente che i miei predecessori non hanno mai fatto nomi in nota spese”.
Cosentino
Il Corriere della Sera spiega che il nome dell’ex sottosegretario all’Economia, nonchè coordinatore Pdl campano, Nicola Cosentino, compare in una inchiesta della direzione distrettuale antimafia di Napoli sulla camorra casalese. E’ la seconda volta, poiché Cosentino è attualmente sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. L’Aula di Montecitorio dovrà tornare ad esprimersi su questa nuova richiesta di arresto: è accusato di concorso in falso, violazione della normativa bancaria e reimpiego di capitali, insieme al presidente della Provincia di Napoli Cesaro, nei cui confronti non c’è alcuna richiesta di misure cautelari. Il giudice delle indagini preliminari ha firmato le ordinanze su richiesta dei pm Curcio, Woodcock, Conzo ed altri, definendo Cosentino “il referente nazionale” dei clan camorristici. Sarebbe intervenuto per sbloccare una apertura di credito di 5 milioni e mezzo di Euro presso Unicredit, da sottosegretario, presentando una falsa fideiussione. Il finanziamento serviva alla realizzazione di un centro commerciale, le cui pratiche si erano arenate: Cosentino e Cesaro si sarebbero recati all’incontro con funzionari Unicredit e ci sarebbero delle immagini relative all’incontro, dopo il quale il finanziamento in favore dell’imprenditore Di Caterino, cugino di due capi storici della camorra casalese come i fratelli Giuseppe e Massimo Russo, avrebbe avuto il via libera.
La Stampa ricorda che l’ordinanza di custodia cautelare ha portato a 55 arresti, ed evidenzia, dalla richiesta nei riguardi di Cosentino per l’autorizzazione alla Camera, che “l’ala militare e quella politico-imprenditoriale sono indissolubilmente legate e vivono una relazione di assoluta complementarietà”. Il quotidiano sottolinea che questa volta, senza una maggioranza compatta Pdl-Lega, la Camera potrebbe votare per il suo arresto. Sulla missione ad Unicredit per sbloccare, secondo l’accusa, un finanziamento, Luigi Cesaro tenta di spiegare: “Un nostro amico, un politico di Scafati, ci organizzò un incontro con un suo cognato, un dirigente di Unicredit, nel caso avessimo avuto bisogno di un suo intervento”.
Anche su Il Giornale, due pagine dedicate alla inchiesta di Napoli. Secondo il quotidiano, i Pm non hanno fatto altro che riesumare vecchie accuse per arrestare Cosentino, attingendo alla vecchia inchiesta che lo riguarda per concorso esterno in associazione camorristica (“Un processo che procede stranamente senza fretta”), riversandola nella nuova. Il quotidiano sottolinea anche che, nonostante Cesaro e Cosentino siano parlamentari, sono stati fotografati durante l’incontro in Unicredit.
Internazionale
La Stampa riferisce della riunione che ha tenuto la segretaria di Stato Usa Hillary Clinton a Ginevra, con i sette membri del Consiglio nazionale siriano, che riunisce più gruppi di opposizione. La Clinton ha parlato della “transizione democratica” verso cui indirizzare la Siria, poiché il percorso “non deve includere solo la rimozione del regime di Assad”, “bisogna portare la Siria verso lo stato di diritto e la protezione dei diritti universali degli individui, indipendentemente dalla loro etnia o sesso”, il che significa “garantire il rispetto delle minoranze”. Scrive il quotidiano che al momento, proprio le minoranze siriane, a cominciare da cristiani, armeni e drusi, sostengono il regime, nel timore che la sua caduta possa portare al dominio della maggioranza sunnita. Ecco perché la Clinton ha fatto capire che l’opposizione deve trovare una formula per tutelare le minoranze. Compresi gli alauiti, cui il clan degli Assad appartiene, e che quindi sostengono il regime perché temono di esser trattati come nemici. Il leader del Consiglio nazionale siriano, Ghalioun, incontrato dalla Clinton, ha assicurato che nel dopo Assad Damasco sarà “più vicina a Lega Araba e Consiglio di cooperazione del Golfo”, ponendo fine alla alleanza strategica con Iran, Hezbollah ed Hamas.
Una inchiesta R2 de La Repubblica racconta come i migliori campus universitari nel mondo stiano aprendo le loro sedi nei Paesi emergenti: la New York University ad Abu Dhabi, con studenti da 39 Paesi, per fare un esempio, oppure la Education City di Doha, che punta a diventare un hub della formazione.
La Stampa e il Corriere della Sera si occupano del vertice di Durban sul clima. Secondo il quotidiano torinese si starebbe facendo strada una ipotesi seducente: per superare i veti incrociati che, oltre a far saltare l’intesa generale, stanno affossando il protocollo di Kyoto, potrebbe nascere, sulla spinta della Ue, una “coalizione dei volenterosi”, che taglia fuori gli Usa (che peraltro hanno firmato, ma non ratificato, il protocollo ndr) ma comprenderebbe Cina e India, per arrivare entro il 2015 ad un nuovo “megaKyoto”. La paralisi nasce dall’atteggiamento specularmente rigido di Cina e Stati Uniti e dalla volontà di Paesi come Canada, Russia e Giappone, di non consentire una proroga del Protocollo, che scade quest’anno. Secondo l’inviato de La Stampa si penserebbe di fare una alleanza tra l’Ue, i piccoli Paesi isolani dell’Aosis (i più a rischio per il cambiamento climatico) e gli Stati africani e asiatici del gruppo Ldc (Least developped country): una alleanza per convincere Cina, India, Brasile, Sudafrica e Messico a siglare una dichiarazione che li impegni a raggiungere entro il 2015 una intesa per la riduzione delle emissioni legalmente vincolante.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini