Il Corriere della Sera: “Strappo sui musei: sono stranieri sette direttori su venti. Polemiche sulle nomine nei grandi poli italiani”. “Un bel segnale (ma non vanno lasciati soli)” il titolo di un commento di Gian Antonio Stella.
A centro pagina: “Il giudice e la mamma dell’acido: può vedere il figlio, non allattarlo”. “Ieri il primo incontro. Avviata comunque l’adozione”.
A fondo pagina: “Caos scuola, la repubblica dei ricorsi”. “Il concorso per presidi che dura dal 2011 e i prof che non insegnano le materie richieste”.
In alto: “Controllare la frenata, la grande illusione cinese”, sul crollo della Borsa di Shangai ieri.
L’editoriale è firmato da Pierluigi Battista: “Le riforme e il passo necessario”.
La Stampa: Profughi, record di richieste d’asilo in Germania. Previste 750 mila per il 2015. Renzi-Merkel per le nuove norme”.
Altro grande titolo: “Musei, arrivano i direttori stranieri”. “Sette su venti vengono dall’estero. Franceschini: i primi al mondo a farlo”. “Non è uno scandalo, è il metodo giusto” il titolo di un commento in prima pagina.
In un richiamo: “Ok dei giudici, Martina potrà vedere suo figlio”. “Visita una volta al giorno. Il tribunale ha però anche aperto il procedimento di adottabilità del figlio”.
La Repubblica: “Nuovo affondo di Galantino: ‘Politici corrotti’. Il segretario Cei diserta un dibattito ma rilancia le accuse sui migranti. Frontex: a luglio sbarchi triplicati”.
A centro pagina, con foto di una nota opera d’arte italiana: “La rivoluzione dei venti musei d’Italia. Sette stranieri, un tedesco agli Uffizi”. “Scelti per concorso, solo uno arriva dal ministero. E’ polemica”.
Da segnalare una inchiesta del quotidiano romano: “Fuga dalle tessere della Cgil. Persi in un anno 700 mila iscritti. Calo del 13 per cento, lasciano soprattutto i giovani”. Il quotidiano continua anche ad occuparsi della questione Buona Scuola e insegnanti: “Meglio precari che assunti così. La disfida dei professori'”.
A fondo pagina: “Un figlio a tempo per Martina. Prima vittoria per la mamma dell’acido. Ma parte l’adozione”.
Il Giornale: “I vescovi passano agli insulti. Altro che carità cristiana”. “Dopo le polemiche sui profughi monsignor Galantino perde la testa. Dimentica i guai della Chiesa e definisce i politici ‘harem di cooptati e furbi'”.
E poi: “Frontex flop, arrivano 100 mila immigrati al mese”.
Sotto, con foto della Merkel: “Angela di ferro. Niente sconti a noi e shopping nella Grecia a pezzi”. “Nessuna deroga al rigore per Renzi. Gli aeroporti ellenici saranno tedeschi”.
Di spalla: “Musei(poco) d’Italia: sono stranieri sette direttori su venti. Rivoluzione con polemica”. “Da Madrid a Londra l’arte parla italiano. Solo qui ci umiliano”, è il titolo di un articolo di Vittorio Sgarbi.
A centro pagina: “Martina vede il bebè. Senza tenerlo”. “Dopo le pressioni solita giustizia cerchiobottista sulla pelle del piccolo”. “Vietato allattarlo. E Achille andrà in adozione”.
Il Sole 24 ore: “Cina, Borsa sotto tiro. Shangai perde il 6 per cento”. “Lo yuan tiene ma la fuga di capitali pesa sui titoli e le valute dei Paesi emergenti”. “Pboc in azione, Europa e Usa limitano le perdite”.
A centro pagina: “Cassa integrazione, a luglio – 27 per cento”. “Renzi: segno che qualcosa cambia. Ma Moody’s frena sulla crescita: Pil nel 2016 appena sopra l’1 per cento”.
Alberto Quadrio Curzio firma l’editoriale: “La riforma dello Stato apre la via della ripresa”
In evidenza anche indiscrezioni sulla manovra d’autunno e in particolare sulla spending review: “Sanità e ministeri, tagli da 5-6 miliardi”.
Sulla scelta dei nuovi capi dei Musei italiani, un commento di Armando Massarenti: “Una sfida coraggiosa per modernizzare i musei”.
Galantino, immigrati, politica
Il segretario della Cei Nunzio Galantino ha deciso ieri di non parlare ad un convegno su De Gasperi per evitare “con la mia sola presenza di contribuire a rafforzare polemiche” in “un clima invano esasperato”. Ma ha reso noto l’intervento che doveva pronunciare. Galantino ha scritto che la politica di Alcide De Gasperi “non è quella che siamo stati abituati a vedere oggi, vale a dire un puzzle di ambizioni personali all’interno di un piccolo harem di cooptati e di furbi”, che “un popolo non è soltanto un gregge, da guidare e da tosare”, che il popolo “va servito con intelligenza e impegno” e che “i populismi sono un crimine di lesa maestà di pochi capi spregiudicati nei confronti di un popolo che freme e che chiede di essere portato a comprendere meglio la complessità dei passaggi della storia”.
Di De Gasperi e della sua “lezione” parla Paolo Pombeni sul Sole 24 ore: “Governare il cambiamento con realismo e inclusività”, “l’attualità della sua eredità”.
Su La Stampa: “Galantino diserta la lectio di Trento e attacca i politici: ‘Harem di furbi'”. Non ha partecipato ma “non si rimangia nulla” e “lascia, anzi raddoppia”, come scrive il quotidiano torinese.
“I vescovi passano agli insulti” scrive Alessandro Sallusti su Il Giornale. “Questo monsignor Galantino ci ha provato gusto a fare la star e a cercare ogni giorno un titolone a effetto”, scrive Sallusti, che si chiede “perchè tanta durezza” non sia stata riservata anche “per denunciare quegli imam che nelle moschee reclutano e fanno il lavaggio del cervello ai futuri terroristi islamici” o contro “quei preti e quegli insegnanti che negano ai nostri figli i crocifissi, i presepi e le recite di Natale per non offendere gli stranieri”. Le critiche di Galantino sono “come il bue che dice cornuto all’asino”, scrive il direttore de Il Giornale.
Su Repubblica ci si sofferma sui “giudizi ritenuti ingenerosi” da parte di Palazzo Chigi. Nell’articolo, scritto da Paolo Rodari e da Francesco Bei, si legge che “Francesco gli uomini di Chiesa li vuole così”, come Galantino, ovvero “capaci di parlare in modo chiaro e comprensibile” e “lontani dai giochi della politica”, e “fa niente se possono provocare sconcerto” anche nella Chiesa e “irritazione nel governo e tra i renziani”. I quali ricordano che il Pci non era certo tenero con De Gasperi: per l’opposizione di allora “il furbetto era lui”.
Sullo stesso quotidiano una intervista a Graziano Del Rio: “Da cattolico adulto vedo il suo impegno ma così alimenta il qualunquismo”. Galantino è “una persona sincera”, “forse un po’ impolitica”. E anche De Gasperi “era uno statista ma nella Dc fu messo in minoranza”, “Fanfani era diverso ma non fu meno utile all’Italia”.
Il Piccolo di Trieste dedica il titolo di apertura alla condizione dei richiedenti asilo in Friuli Venezia Giulia e racconta della operazione Interforze per sgomberare da un isolotto sull’Isonzo i profughi, per via dell’allerta meteo che metteva a rischio le loro vite. “Gorizia, scatta l’allarme ‘Profughi subito via da quell’isolotto: annegheranno nell’Isonzo’. Prefettura, Comune e forze dell’ordine in stato d’allerta per far sgomberare i richiedenti dal tratto del fiume esposto alle piene. Una lettera a Serracchiani” da parte del sindaco Romoli.
Era stato proprio il quotidiano triestino a dare rilievo alla vicenda dei profughi accampati su un isolotto sul fiume Isonzo. La notizia di ieri è che “saliranno a 152 i richiedenti-asilo ‘goriziani’ smistati fra Bologna, Bresso e Trento: un numero notevole che, però, non è sufficiente alla luce del fatto che sono sempre meno le strutture disponibili dopo la chiusura della convenzione con l’hotel Internazionale e la riduzione della capienza del Nazareno”.
A proposito di immigrati Il Sole 24 Ore dà spazio ai dati di Frontex secondo cui “per la prima volta gli arrivi dei migranti nell’Unione europea hanno oltrepassato la soglia dei 100mila in un solo mese”. essendo arrivati a 107.500, ovvero “più del triplo dello stesso periodo 2014. Così, secondo i dati di Frontex, tra gennaio e luglio il numero degli ingressi in Ue si attesta a 340mila. Nello stesso periodo dello scorso anno la cifra era di 123.500, mentre erano stati 280mila in tutto il 2014. Luglio è il terzo mese consecutivo con cifre record, dopo i 70mila di giugno”. Il picco degli arrivi sulle rotte del Mediterraneo orientale e dei Balcani occidentali. “La situazione ha creato una pressione senza precedenti per Grecia, Italia e Ungheria. Il maggior numero di sbarchi nel Mar Egeo: 50mila”. In Italia sono stati solo 20 mila. Il totale per l’Italia nel 2015 è stato di 90 mila. “Arrivano via Libia e nove su dieci sono eritrei e nigeriani. In Ungheria gli ingressi di migranti sono stati 34.800”.
Su La Stampa viene intervistato Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, fresco presidente della Società Dante Alighieri: “Immigrati e rifugiati sono questioni da affrontare con politiche diverse, senza confondere strumentalmente immigrazione economica e fuga da guerra e persecuzioni”. Riccardi elogia il Papa e la sua “visione”, dice che la Chiesa oggi “interpreta un sentire popolare che non è tutto ostile alla immigrazione” mentre non è più disposta a dare credito ai politici solo perché “difendono i valori bioetici”. Dice che in Europa “la cattolica Polonia ha limitato l’accoglienza a poche centinaia di cristiani”, che l’Ungheria alza il suo muro, che in altri casi si invoca la chiusura gridando all’etnicidio del bianco, ma “gli immigrati sono una opportunità”. E “la Germania fa più di tutti in Europa”, ma anche la Francia e il Belgio.
Lega, centrodestra, politica
Il Corriere della Sera: “Il leader leghista ‘chiama’ Berlusconi: sulla tre giorni di blocco lo convincerò”. Si legge che “la proposta salviniana di bloccare il Paese per tre giorni a novembre (…) non piace a tanti” soprattutto nel centrodestra. Salvini dice che parlerà sicuramente con Berlusconi anche se precisa di essere orgoglioso se tanti attaccano la Lega.
“E ora Salvini apre a Berlusconi: uniti si vince”, si legge su Il Giornale. “Fa discutere l’incontro tra il leader leghista e Del Debbio sulla candidatura a sindaco di Milano”. L’incontro si sarebbe tenuto al Twiga di Marina di Pietrasanta con Daniela Santanché e lo stesso Salvini, oltre che di Del Debbio.
Sul Giornale una intervista a Renato Brunetta, che parla del futuro del centrodestra: “Al mio amico Salvini dico che con i tempi che corrono nessuno può permettersi di ballare da solo”, dice Brunetta, che invita a partire subito con “un cantiere per i programmi, le idee, le regole del centrodestra” perchè “le ultime amministrative hanno dimostrato che soltanto uniti si vince” e “se Salvini continua a ballare da solo rischia l’eterogenesi dei fini”, ovvero la vittoria di Renzi. Dunque la serrata proposta da Salvini per novembre rischia di essere “un boomerang”. Quanto al centrodestra, si devono fare le primarie purché siano “serie e pulite”. Ma servono “più tonalità per convincere il ceto medio, perché le elezioni si vincono al centro”.
Su Libero viene intervistata Giorgia Meloni: “Governo delle lobby, uniamoci per cacciarlo”. Il titolo in prima pagina è: “Renzi è pericoloso, qualsiasi cosa pur di mandarlo via”. Dice che il problema non è “tre giorni o uno solo” di mobilitazione ma “vedere se quella della Lega è una proposta seria e concreta”, anche se “non conosco i dettagli della mobilitazione lanciata da Salvini”.
Su Il Fatto una intervista a Giuseppe Leoni, leghista della prima ora. Dice “la Lega l’abbiamo fatta io e Umberto Bossi ma in televisione ci va Matteo, mica noi”, perchè “funziona”, “dà alla gente quello che vuole”, “è qualunquista, va dove tira il vento”, “non è una bella Lega così”.
I quotidiani continuano ad occuparsi di quello che da domani sarà l’unico evento politico significativo, ovvero il Meeting di Rimini. Oggi La Stampa intervista la presidente della Fondazione Meeting di Rimini Emilia Guarnieri. Renzi sarà ospite, “siamo molto contenti” di averlo mentre non ci saranno Maurizio Lupi e Roberto Formigoni, presenti da sempre alla convention di Cl. Con loro comunque “la collaborazione continua”.
Per tornare al Fatto, in prima pagina si legge che al Meeting il ministro Poletti “compra lo stand-spot per il Jobs Act”.
Su Repubblica l’elenco dei “Main partners” che hanno finanziato il festival: Wind, Enel, Intesa Sanpaolo e poi Autostrade, Eni, Fs, Finmeccanica, Poste e molti altri.
Corbyn
Su L’Unità spazio per le primarie del partito laburista britannico.Oggi in prima pagina l’intervento pubblicato ieri dal Guardian con cui David Miliband ha annunciato il suo sotegno a Liz Kendall e – come hanno fatto nei giorni scorsi Blair e Brown – si è schierato nettamente contro Jeremy Corbyn, che sostiene tesi politiche che lui riteneva sbagliate già nel 1981, quando entrò nel partito Laburista. La seconda scelta di Miliband è Yvette Cooper.
Ieri sullo stesso quotidiano scriveva Andrea Bernardi, che si autodefiniva “migrante di lusso” residente a Manchester, che appena arrivato si iscrisse al Labour e potrà votare per posta o via internet per eleggere il segretario del partito. E’ iscritto anche al Pd, si definisce renziano e dice che tra Jeremy Corbyn, Yvette Cooper, Andy Burnham, e Liz Kendall sceglie Corbyn. “Corbyn è accusato di avere velleità di democrazia diretta e di essere uomo di protesta e non di governo. Detesto poche cose tanto quanto la snobberia di certa sinistra che non è interessata al governo ma solo alla cura onanistica di una presunta superiorità culturale o politica. Ne sappiamo qualcosa in Italia. Tuttavia, dopo aver frequentato il Partito Laburista (riunioni deserte di sezione e di collegio, assemblee locali e convention nazionali piuttosto spente) mi pare di poter affermare che il livello di partecipazione politica interna aveva raggiunto una soglia di allarme e la recente crescita di iscritti e sostenitori è un’ottima notizia. Corbyn ha già contribuito a ravvivare il partito, soprattutto tra i giovani, sebbene la sua candidatura sia giunta solo due minuti prima della scadenza e fosse stata organizzata come mera testimonianza dell’ala sinistra”. “Sebbene io sia disperatamente convinto della necessità di una cura Renzi in Italia e mi rammarichi che il “Blair nostrano” si sia fatto vivo da noi con un ritardo di oltre venti anni, non sono sicuro che il Regno Unito abbia bisogno di più Blairismo”, perché quello che si doveva fare (“modernizzazione, competitività, dinamismo, welfare”) è stato fatto e ora “occorre qualcosa di nuovo e qualcuno in grado di mobilitare la partecipazione politica”.
Sul Corriere: “E’ negazionista. Bufera su Corbyn”. L’attacco viene da Jewish Chronicle, quotidiano stampato a Londra, che ha scritto che Corbyn avrebbe preso parte ad un evento organizzato da una associazione negazionista dell’Olocausto fondato dal negazionista Paul Elsen. Corbyn ha detto di aver conosciuto Elsen quindici anni fa, e che il suo interesse per le posizioni di Elsen, che allora non sarebbero state negazioniste, derivavano dalla partecipazione alla iniziativa per ricordare il Deir Yassin, un massacro di palestinesi avvenuto nel 1948 in un villaggio di Gerusalemme.
E poi
Mentre il Bundestag vota il piano di aiuti alla Grecia, i quotidiani italiani tornano su una notizia che era stata anticipata qualche giorno fa: la tedesca Fraport ha effettivamente comprato 14 aeroporti regionali ellenici. Fraport gestisce lo scalo di Francoforte, ha speso 1,23 miliardi di euro ed ha così preso il controllo di scali come Rodi, Creta, Corfù, Santorini, Kos. La Stampa segnala che l’italiana Terna ha messo da tempo gli occhi sulla azienda elettrica greca, pure in grave crisi con un buco di oltre 2 miliardi di euro. Lo stesso quotidiano ricorda che nel piano di privatizzazioni di Atene c’è anche la vendita dei porti, della compagnia telefonica Ote (già controllata in parte da Deutsche Telekom) fino alle spiagge e agli hotel di lusso.
Il Corriere della sera: “Accordo sulla Grecia, Merkel sfida i falchi. Scontato il sì del Bundestag ma i no potrebbero essere oltre 100. Gli aeroporti ellenici ai tedeschi”.
Sulla crisi della Borsa cinese molto spazio sul SOle 24 ore, con un articolo di analisi sulle condizioni della economia reale del Paese: dove si legge che “il modello di sviluppo basato su investimenti ed esportazioni a basso prezzo ha smesso di funzionare”, che la Cina deve far salire la domanda interna, che il processo sarà “lungo e impervio”.
Altro articolo sul Sole: “Quello che Pechino non ha ancora capito”. Ovvero il fatto che più ancora che occuparsi della lotta alla corruzione il governo cinese dovrebbe pensare a “politiche di crescita dei consumi” introducendo un “moderno sistema pensionistico e delal sanità in grado di aumentare la propensione al consumo dei cinesi”. E poi ridurre la presenza dello Stato nell’economia, visto che le aziende pubbliche sono troppo spesso “ingessate” e “inefficienti”.
Si torna a votare in Turchia dopo mesi di tentativi di formare un governo. Ieri il primo ministro Davutoglu ha rimesso il mandato nelle mani del presidente Erdogan. “Per prepararsi al voto il partito Akp ha convocato un congresso per 12 settembre”, scrive Il Sole 24 ore. Teoricamente Erdogan potrebbe dare un mandato di formare un governo al partito Chp, il partito repubblicano del popolo arrivato secondo alle elezioni di giugno. Ma “è molto improbabile” che si riesca a formare una coalizione prima del 23 agosto, termine fissato dalla Costituzione. Passata quella data il presidente deve nominare un governo provvisorio e convocare le elezioni.
La Stampa intervista un ex deputato di Sirte, Moftah Shanbour, oggi “uno dei più influenti esponenti politici moderati della Libia”. Dice che la sua città in queste ore “è un campo di battaglia, l’Isis si sta scontrando con i salafiti e sono decine i morti”, mancano viveri e benzina e medicine. Dice che “gli stranieri” si “sono infiltrati” da quando è stato ucciso Gheddafi, che Sirte è “occupata dal Daesh”, anche perché alla fine della guerra la “coalizione internazionale ha abbandonato la Libia, a causa della debolezza del governo”.
Sul Corriere una intervista alla “first lady dell’Afghanistan” Rula Ghani, che venerdì sarà al Meeting di Rimini. “Pace impossibile senza le donne”.
(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)