Le aperture
La Repubblica: “Renzi: il Parlamento faccia le riforme o andiamo al voto”, “Napolitano accelera: ‘E non parlate di autoritarismo’”, “Alfano gela Fi: nessun incontro con il Cavaliere”.
In grande evidenza una foto da Gaza: “Razzi sull’aeroporto, ‘Stop ai voli su Israele’”, “La paura delle compagnie. Gaza, no alla tregua”.
A centro pagina: “Mose, Galan in carcere, ‘Mi hanno scaricato’”.
In taglio basso: “L’intercettazione di Fede ‘Berlusconi? Soldi e mafia’”, “Registrato dal personal trainer”.
La Stampa: “Riforme, la spinta di Napolitano”, “Il Colle sostiene l’azione di Renzi: non c’è stata fretta. E ai grillini: non si agiti lo spettro dell’autoritarismo”, “Caso Mose, Galan in carcere dopo l’ok dell’Aula. Berlusconi: sono addolorato”.
Sotto la testata: “Voli sospesi per Tel Aviv. L’ira di Israele”, “Gaza, bombe sulle moschee. L’Onu: risparmiate i civili”.
A centro pagina, foto dell’ex comandante della nave Concordia immortalato durante una festa in una villa ad Ischia con due donne sorridenti: “Concordia addio, Schettino fa la bella vita”. (“L’irresistibile tentazione di un ‘cheese’ col comandante”, di Michele Brambilla, è il commento a questa foto-notizia).
Il Corriere della Sera: “Razzi su Tel Aviv, sospesi i voli. Attacchi di Hamas e raid di Israele, la tensione ancora più alta. Gli Usa in campo per la tregua. Le compagnie occidentali bloccano gli aerei per motivi di sicurezza”. In alto, la politica italiana: “Spinta di Napolitano per le riforme, Senato al lavoro anche la domencia”. “La linea del Quirinale: ‘Niente spettri di svolte autoritarie’. Richiamo al Csm sugli incarichi”.
A centro pagina, con foto del treno, l’Ucraina: “La denuncia: ‘Cento corpi del Boeing scomparsi Spostati i rottami’”.
Il Fatto: “’Mafia, soldi mafia soldi’. Ecco chi è il costituente B.”, “Il personal trainer di Emilio fede registrava in segreto le confidenze del giornalista sui rapporti del Caimano con Dell’Utri, Mangano e i boss mafiosi. ‘Marcello mangia a Silvio e ha 70 conti all’estero’. Ieri sono state ascoltate a Palermo nel processo sulla Trattativa”.
A centro pagina: “Re Giorgio: ‘Nuovo Senato subito’. Ma Renzi è nel caos”, “Attacco agli oppositori (‘non parlino di autoritarismo’) e altri ordini alla stampa”, “Il presidente invita i giornalisti a non scrivere sulle sue prossime dimissioni ed esorta governo e Parlamento a una ‘riforma della giustizia condivisa’ con l”interlocutore significativo’. Chi è? Il pregiudicato”.
L’Unità: “Riforme, avanti a oltranza”. “Votazioni in notturna contro l’ostruzionismo. Renzi: dobbiamo farcela. Napolitano: non agitare gli spettri dell’autoritarismo. Dal governo progetti per 25 mila posti di lavoro”. A centro pagina: “No di Israele alla tregua umanitaria, civili in fuga”. Sotto: “Audio di Fede: ‘Berlusconi, mafia e soldi’. Il giornalista registrato: Dell’Utri sa tutto, 70 conti esteri intestati a lui. La smentita: è solo una manipolazione, ho denunciato per calunnia”. Accanto, più piccolo: “Galan, votato l’arresto. ‘Imbestialito'”.
Il Giornale: “Sì all’arresto di Galan”. “Renzi e Boldrini mandano in galera un uomo ammalto e (forse) innocente”. “Il premier ci spieghi perché i condannato Errani (Pd) è libero e l’ex ministro indagato è in cella”.
Di spalla: “Senato, è caos. E nel centrodestra torna la tensione”. “Serve una iniezione liberale” è il titolo di un commento di Paolo Guzzanti.
Il Sole 24 Ore apre con i dati della crisi dell’edilizia: “Edilizia ai livelli del 1967. Crollano gli investimenti”. Le parole del Presidente dell’Ance, Buzzetti: “Subito un piano Marshall per il settore. Dall’inizio della recessione nel 2008 persi 58 miliardi di ricavi, chiuse 70 mila imprese”. Di spalla: “Napolitano: non ci sono pericoli di autoritarismi, le riforme vadano avanti”. E sotto: “Galan, sì della Camera all’arresto. Dimesso dall’ospedale e trasferito nel carcere di Opera”. A centro pagina: “Ue-Russia, stretta sulle sanzioni”.
Riforme
Dando conto delle parole pronunciate dal Capo dello Stato nel corso del tradizionale incontro con la stampa parlamentare (la cerimonia del Ventaglio), La Repubblica parla di un “asse con Renzi”, sintetizzando così le parole del Presidente: “’Nessun autoritarismo, il Senato deve cambiare’”. E poi: “Allarme del Colle: stop estremismi o rischio naufragio. ‘Ma la legge elettorale è destinata ad essere ridiscussa’”. Sulla pagina seguente: “E Palazzo Madama ora va a oltranza, sedute no-stop antiostruzionismo”. Il “retroscena” di Goffredo De Marchis: “La sfida di Matteo: non contano i tempi ma se non passano le riforme si va a votare”. Ai “fedelissimi” il premier avrebbe spiegato che nessuna mediazione è possibile, anche perché “a ogni giorno di ostruzionismo corrisponde, per me, un punto guadagnato nei sondaggi”, “questo Parlamento è a un bivio: o dimostra di essere capace di cambiare facendo le riforme o si condanna da solo e si torna a votare”. E si illustrano le difficoltà cui va incontro il governo puntando ad approvare il testo di riforme costituzionali prima della pausa estiva, la difficoltà di tenere inchiodati i senatori dalle 9 alle 24, compresi sabato e domenica, oltre a quella di dover garantire sempre con certezza il numero legale, con l’incognita di emendamenti approvati che basterebbero agli oppositori per incassare un piccolo successo. Il quotidiano intervista il capogruppo di Forza Italia al senato, Paolo Romani: “Il dialogo è la via d’uscita, inchiodarci fino a notte un diktat irragionevole” e la relatrice di minoranza Loredana De Petris (di Sel): “I problemi li ha il Pd, ora provi a garantire il numero legale”. Per La Repubblica ieri il premier ha anche sbattuto la porta in faccia all’alleato principale, ovvero Forza Italia, sulla trattativa “umanitaria” allorché gli azzurri hanno chiesto un rinvio del voto sull”autorizzazione all’arresto dell’ex governatore del Veneto e deputato di Fi Giancarlo Galan.
La Stampa: “L’ira di Renzi: ‘Non cedo ai ricatti e se fanno saltare tutto si vota’”, “Il premier punta ancora al 2018 ma non esclude le urne in caso di impasse”. Anche per La Stampa “i falchi berlusconiani” hanno tentato un do ut des sul caso Galan, ma il presidente del Consiglio lo avrebbe respinto: il suo piano sarebbe quello di far “sfiatare” le opposizioni in questi giorni e aprire poi a modifiche sull’Italicum, poi negoziare e stringere i tempi. Quanto al discorso del capo dello Stato, La Stampa lo racconta così: “Napolitano avvisa: ‘Non agitare spettri di autoritarismo’”, “Ma la legge elettorale va ‘attentamente ridiscussa’”. Il quotidiano sottolinea come Napolitano abbia evidenziato nel suo discorso come “un’anomalia tutta italiana” costituita dal bicameralismo. Ma ha chiesto “approfondimento” e “verifiche di costituzionalità” sulla legge elettorale.
Secondo Michele Ainis, che firma l’editoriale del Corriere della Sera, non è né sulle preferenze per la nuova legge elettorale alla Camera, né sull’elezione diretta per la riforma del Senato che “rischia di affondare” il “Titanic delle riforme”. Il vero problema, dice, è che “con un Senato di 100 componenti, e senza più il concorso dei delegati regionali, il Presidente verrà eletto da un collegio di 730 parlamentari. Ergo , al partito che incassa il premio di maggioranza nell’aula di Montecitorio basteranno 26 senatori per spedire un proprio fiduciario al Quirinale. E il fiduciario nominerà a sua volta 5 persone di fiducia alla Consulta, dispenserà grazie e medaglie ai fedeli del partito, ne eseguirà ogni ordine da uomo fidato”. Ainis dice “non ci fidiamo”, e scrive che “il rimedio è già nero su bianco: l’emendamento Gotor-Casini, che allarga la platea dei grandi elettori ai 73 europarlamentari, votati con il proporzionale”. E poi “c’è ancora qualche pezza da cucire”, dal potere di veto del Presidente al quorum per il presidente della Camera, al referendum confermativo da rendere obbligatorio. “Del resto, proposte analoghe possono già leggersi fra i 7.850 emendamenti depositati in Senato, anche se è un po’ come cercare l’ago nel pagliaio. Ma basta dotarsi d’una lente, e avere voglia di guardare”.
Il Fatto: “Editto dal Colle. Vietato parlare di autoritarismo”. Secondo il quotidiano il presidente “spinge il nuovo Senato e intima al silenzio anche sulle sue dimissioni: ‘Resto, non fate previsioni’”. Sulla stessa pagina, intervista a Pippo Civati: “Ora il Quirinale deve ricevere i dissidenti”, “chiedo ufficialmente un incontro al Quirinale con chi non è d’accordo con questa ipotesi di riforma costituzionale”, “Non ho abbandonato l’idea di un nuovo centrosinistra. Bisogna dialogare con Sel, i fuoriusciti Cinque Stelle, ma anche con quelli che mi davano del pirla e ora dialogano loro…”.
Alle pagina seguenti: “Renzi senza uscite: urne subito non è più tabù
Sul Corriere è Marzio Breda a scrivere della “linea del Quirinale” sulle riforme, a partire dal discorso fatto ieri dal Capo dello Stato. Napolitano “spinge il Parlamento a mandare avanti le iforme costituzionali e a ‘superare l’estremizzazione dei contrasti’”. Breda scrive che questo è stato “l’unico passaggio di politica interna che Napolitano si concede (e che ha subito innescato la polemica reazione dei 5 Stelle e una richiesta di udienza di Sel) a parte un cenno sulle intermittenti voci sulle sue dimissioni”, con il passaggio al fatto che è “concentrato sull’oggi”, il che “significa, traducendo, non prima che si chiuda il 2014”, la fine del semestre italiano di presidenza Ue. Il resto (gran parte) del discorso Napolitano lo ha dedicato alla politica internazionale.
Il Giornale: “Riforma del Senato a rilento, e il Cvolle perde la pazienza. Renzi contro gli ostruzionisti. ‘Andiamo avanti senza paura, ce la faremo’. Ma i tempi si allungano, così Napolitano si arrabbia. ‘Non c’è stata frettolosità né improvvisazione’”.
Sul Sole 24 Ore Stefano Folli (“Il bivio: o il muro contro muro o la mediazione sui nodi controversi”) scrive che “hanno ragione” coloro che osservano che di riforma del bicameralismo si parla da decenni, e anche il “progetto Renzi” ha avuto un dibattito “abbastanza lungo” in Parlamento. Ma ora il rischio è “il voto a oltranza, in una serie di strappi successivi”, oppure “raggruppare gli emendamenti e affidare ai relatori una attenta mediazione sui punti controversi, che riguardano soprattutto la composizione del Senato e il modo di eleggerne i cento componenti”. Insomma: “Se qualcuno è in grado di mettere in campo il buonsenso, è il momento di farsi avanti”.
Fi
“Se tornassimo con Silvio dovrei sputarmi in faccia” è il titolo di una intervista a Fabrizio Cicchitto, su L’Unità. “Tra Ncd e Fi non c’è spazio per federazioni e men che meno per riunificazioni. Berlusconi dovrebbe capire che il suo tempo è finito e scongelare Forza Italia”. Cicchitto ricorda che “nessuno di noi ha rotto con Berlusconi nove mesi fa per una condanna: nessuno di noi può tornare indietro per una assoluzione. I motivi della separazione furono politici. E tali sono rimasti”.
Su Il Giornale: “Berlusconi deluso da Ncd: sono divisi e pesano poco. Il Cavaliere diserta la presentazione di un llibro anche per l’amarezza dopo l’arresto di Galan. ‘Il Pd rimane giustizialista’. Ieri sera l’incontro con il leader Udc Casini”. Il quotidiano scrive che Berlusconi, “sul fronte interno”, ha sentito al telefono Fitto, “per organizzare un incontro vis à vis”, e “il clima sembra decisamente rasserenato”.
Un altro articolo scrive di un “Ncd spaccato sull’alleanza con Forza Italia”: “La De Girolamo apre, ma Formigoni attacca: se Nunzia vuole andare è libera”.
Fede, Berlusconi, Galan
Il Fatto ricostruisce così le vicende relative alle telefonate intercettate tra Emilio Fede e il suo personal trainer: “Milano, primavera 2013. Due uomini stanno seduti su una panchina del grande parco”, “sono lì da quasi mezz’ora e parlano fitto. Uno è Emilio Fede, ex direttore del TG4 nonché condannato in primo grado per favoreggiamento della prostituzione nel cosiddetto Ruby due. L’altro indossa una tuta bianca e scarpini da pugilato. Si chiama Gaetano Ferri”, “professione personal trainer e istruttore di box francese. Cranio rasato, muscoli in bella mostra e tanti tatuaggi in stile nazi. ‘Vedi -dice Fede- questo è un posto fantastico, ma quando Berlusconi ha iniziato non aveva una lira, i soldi arrivavano dalla mafia attraverso Marcello Dell’Utri’. Ribadisce: ‘Mafia, mafia solo mafia’”. Spiega il quotidiano che i due sono poi diventati ex-amici, visto che il personal trainer si sarebbe reso conto che Fede non pagava: quindi decide di tutelarsi a modo suo, registrando tutti i colloqui con il cellulare. Poi inizia il giro dei quotidiani e settimanali, ma tutti gli avrebbero opposto un rifiuto, consigliandogli di consegnare dapprima i nastri in Procura (“poi ne riparliamo”). I nastri sono infine arrivati sul tavolo dei magistrati di Palermo che indagano sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia.
La Stampa scrive che le conversazioni risalgono al 2012 e che allora Fede parlò anche del famoso stalliere Vittorio Mangano (il leader del centrodestra voleva fosse assicurato sostegno alla famiglia di Mangano, deceduto nel 2000).
La Repubblica intervista lo stesso Emilio Fede: “Audio taroccati, quell’uomo li usava per ricattarmi”. Fede ricorda di aver conosciuto Gaetano Ferri nel 2012: “Mi è venuto a cercare in redazione, a Retequattro. Ero ancora direttore. Subito non l’ho ricevuto, ha insistito. Era appena uscito di galera. A casa mia, mai”. Spiega che era uscito da un giro di droga. Perché lo ha ricevuto? “Era con la compagna, una con un cognome che mette paura. Non dico chi è, ci tengo alla pelle”. Qualche volta, dice Fede, si è allenato con lui. L’ha mai pagato? “Ogni tanto gli davo qualcosa. Duecento euro per le bollette, trecento per l’affitto”. Lo scorso maggio, racconta ancora Fede, ho firmato una denuncia per calunnia e minacce gravi
L’Unità scrive che Fede invece “si riconosce pienamente” in dichiarazioni fatte al PM Di Matteo, mentre “queste ultime sono state mescolate, come in un frullatore, con le porcherie di questo farabutto, delinquente”, che “si è presentato a me come personal trainer in cerca di un lavoro, ma quello che ha compiuto non è altro che una truffa, un falso: mi ha registrato per lungo tempo ma le cose emerse non sono altro che quelle che si possono leggere su tutti i giornali”, e “poi, credo abba tentato di vendere questi nastri ad alcuni giornali”.
Il Sole 24 Ore: “Sì della Camera all’arresto di Galan. ‘Mi hanno tradito’. Dimesso a sopresa dall’ospedale, andrà in carcere a Opera”. “L’Aula accoglie a scrutinio segreto (395 voti a favore, 138 contro) la richiesta di custodia dei magistrati veneti”. Galan è già nel carcere di Opera, da ieri sera. “Molte le assenze al voto di deputati Fi, contro cui l’ex governatore veneto ha inveito. Ma a guidare la classifica è stato il Pd con 17 assenti”.
L’Unità scrive: “Mose, sì della Camera all’arresto di Galan”, e parla anche della “telefonata di Berlusconi: ‘sono addolorato’”. E sottolinea le parole di Daniele Capezzone, che ha definito “un fatto politico rilevante e grave che la Lega voti per l’arresto di Galan”. Il sì della Lega – scrive l’Unità – potrebbe avere delle ripercussioni sui futuri assetti del centrodestra.
Un commento di Pierluigi Battista, sul Corriere, è dedicato alla “evoluzione dell’articolo 68” della Costituzione: “Dalla immunità totale alla galera per tutti: il trrionfo dell’ipocrisia”. Oggi “le richieste” della magistratura “osno sbirciolate”, “la galera viene autorizzata sempre, per tutti, in batteria, come in un rito sacrificale”.
Internazionale
La Repubblica: “Hamas spara sull’aeroporto, stop ai voli su Tel Aviv delle compagnie Usa e Ue”. Dove il corrispondente da Gerusalemme Fabio Scuto sottolinea che un razzo ha “bucato” il sistema Iron Dome israeliano. La notizia relativa alle decisioni delle compagnie aeree viene commentata da Gilles Kepel, secondo cui questa rinuncia “è molto più grave di quanto si potesse inizialmente pensare”, perché “è in grado di bloccare uno spazio vitale come lo scalo Ben Gurion”. E tutto ciò “costringerà Benjamin Netanyahu “a proseguire la sua offensiva: ci saranno ancora molti morti, che avranno un prezzo politico alto per il premier. Hamas, “abbandonata dal regime di Assad e dagli ayatollah iraniani dall’inizio delle rivoluzioni arabe, e detestata dal presidente egiziano Al-Sisi, che ha bloccato la maggior parte dei tunnel che approvvigionavano la Striscia dall’Egitto, appare oggi come una struttura politica isolata e prossima al fallimento. Anche se il suo stock di armi è ancora importante, pur se non inesauribile. Per sopravvivere, Hamas deve fare in modo che Israele non riesca a proclamarsi vincitore di questa ennesima guerra. Sta perciò costringendo l’esercito dello Stato ebraico a penetrare nelle paludi umane di Gaza, dove 1,8 milioni di abitanti affollano, sì e no, 360 chilometri quadrati”.
La Stampa ha un colloquio con lo scrittore israeliano Amoz Oz che così riassume: “Siamo stretti fra l’odio palestinese e l’oltranzismo della destra”. La pagina seguente si occupa di Shimon Peres: “Peres, triste addio tra le bombe per il guerriero della pace”, “L’ultimo dei padri fondatori domani passa lòe consegne al nuovo presidente Rivlin”.
Su L’Unità: “L’impasse diplomatica dovuta alla assenza di mediatori. A differenza delle crisi del 2008 e del 2012 (risolte dall’intervento di Morsi) Egitto, Turchia, Qatar, Stati Uniti ed Ue non hanno un riconoscimento univoco”, scrive il quotidiano.
Sul Sole 24 Ore: “Pressing per una tregua a Gaza. Ma la battaglia non si ferma: i morit sono 650, 100 mila gli sfollati palestinesi”. “Il segretario di Stato Usa Kerry e quello dell’Onu Ban Ki-moon guidano gli sforzi dipolamtici per fermare la guerra”. Ma “per Netanyahu è impossibile un cessate il fuoco con chi vuole la distruzione di Israele. Hamas chiede la liberazione dei prigionieri politici”.
Sullo stesso quotidiano, anche a proposito della crisi ucraina, un commento di Adriana Cerretelli: “Non c’è Europa senza una politica estera”.
Il Corriere della Sera dedica un articolo al modo in cui Israele ed Hamas usano la propaganda, e anche la satira: “Satira, grafici, vignette: la sfida sui social media. Due visioni della verità e l’uso della Rete per conquistare i cuori e le menti”.