Renzi spinge: Cancellieri deve lasciare

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Pd e giudici, Cancellieri in bilico. Il ministro: senza appoggio, lascio. Renzi: si dimetta subito. Oggi la Procura di Torino decide se indagarla o no. Alfano e Brunetta: deve restare”. A centro pagina la Legge di Stabilità “Risparmio, conto salato. Fino al 30 per cento dei guadagni verrà tassato dal Fisco”. E poi: “Tagli alla spesa pubblica, vertice con Letta”.

La Repubblica: “Renzi: ‘Cancellieri si dimetta’. Il Guardasigilli in bilico. Mozione di sfiducia anche da Civati. Cresce tra i Democratici il numero di chi vuole che il ministro lasci. Fassina: ‘Il rapporto si è incrinato’. Domani l’assemblea del gruppo”. A centro pagina: “Pd, guerra di cifre sui voti dei congressi”. E, ancora a centro pagina: “Tutti gli aerei degli sceicchi, sono loro i padroni dei cieli”.

Il Giornale: “Pd, agguato a Letta. Il partito sostiene la Guardasigilli. Ma Renzi e Civati sono pronti ad andare a sfiduciarla. Per andare al voto. Berlusconi smussa i contrasti con Alfano & C”.

L’Unità: “Ore contate per Cancellieri. Pressing per un passo indietro dopo gli sviluppi del caso Ligresti. Fassina: rapporto incrinato, valuti cosa fare. Renzi: si dimetta. Civati: mozione di sfiducia. Alfano: deve restare al suo posto”. A centro pagina, con foto, il racconto del viaggio di un migrante verso Lampedusa. E poi le primarie Pd: “Primarie, sfida aperta tra Renzi e Cuperlo”. “Concluso il voto degli iscritti: scontro sui numeri tra sindaco e sfidante. Oggi i dati ufficiali della commissione congressuale. Civati in pista, Pittella fuori”.

La Stampa: “Pd, pressing sulla Cancellieri. Fassina: rapporto incrinato. Il ministro: aspetto un segnale da Letta. Civati annuncia una mozione di sfiducia. Renzi: si dimetta prima del voto. Torino decide se indagarla: da noi comportamento inappuntabile”. A centro pagina: “Aerei, l’incredibile shopping degli emiri”. Acquistati 300 jet da Boeing e Airbus, le compagnie Ethiad ed Emirates investono 150 miliardi di dollari”.

Il Messaggero: “Pressing sulla Cancellieri, lasci. Renzi: dia le dimissioni prima del voto sulla sfiducia. Fassina: rapporto ormai incrinato. Il ministro: non sono legata alla poltrona. Il pm di Torino mercoledì decide se indagarla”. A centro pagina: “pronto il decreto che cancella l’Imu sulla prima casa”.

Cancellieri

Il Corriere titola: “Renzi spinge: Cancellieri deve lasciare. Ma il centrodestra: resti al suo posto”. La Repubblica: “Renzi contro la Cancellieri, ‘lasci prima della sfiducia’. Pronta la mozione di Civati”, “Fassina: il rapporto è incrinato. Epifani: non decido da solo”. Ieri Renzi è tornato a parlare di questa questione ospite di Fabio Fazio, ed ha detto: “La Cancellieri è una persona molto seria ma ha sbagliato. Sono convinto che prima della mozione dovrebbe fare un passo indietro”. Cadrà il governo? “Ma no, perché dovrebbe. Siamo qualcosa di più del suo destino. E poi non basta uno starnuto per far cadere il governo”. Scrive il Corriere che resta inevasa la domanda su una possibile mozione di sfiducia del Pd, perché questa è la proposta che ha lanciato Pippo Civati. Di fronte alla tesi che “non si può votare una mozione del Movimento 5 Stelle”, Civati ha annunciato che ne presenterà una lui, non ha ancora deciso se per chiedere le dimissioni o esprimere biasimo per il suo comportamento. Danilo Leva, responsabile giustizia del Pd, replica: “Non possiamo andare in ordine sparso, serve una decisione comune. Chi si candida alla segreteria del Pd dovrebbe conoscere le regole per stare in un partito”.

La Stampa intervista lo stesso Civati: “Il candidato segretario: “gli altri sfidanti siano coerenti, ‘il ministro disse che senza il sostegno Pd se ne andava’”.

La Stampa è il quotidiano che si occupa più estesamente della inchiesta, visto che riguarda la Procura di Torino. A pagina 3: “Oggi si decide se indagarla per false informazioni ai Pm”. Nelle prossime ore i Pm torinesi decideranno se iscrivere nel registro degli indagati il Ministro della Giustizia, con l’ipotesi di false informazioni al Pm, oppure trasferire il fascicolo alla Procura di Roma per competenza territoriale. Tra oggi e domani è previsto un vertice tra il Procuratore capo Caselli e i magistrati del pool “reati economici”. Si ricorda che il 22 agosto, giorno in cui la Cancellieri è stata sentita dai Pm, nel ricostruire i contatti con i Ligresti, il ministro non avrebbe citato la conversazione avuta proprio il giorno precedente con Antonino Ligresti, di cui il magistrato non era ancora a conoscenza. La telefonata sarebbe emerse nelle settimane scorse, quando la Guardia di Finanza ha analizzato i tabulati telefonici delle persone coinvolte nella inchiesta. Qui – spiega La Stampa – entrano in gioco i profili giuridici: nel dare quelle risposte il ministro stava svolgendo le sue funzioni? NO, secondo la tesi ricorrente a Torino. Quindi le obiezioni sollevate dal ministero della giustizia (di cui ha dato conto proprio La Stampa ieri) non avrebbe competenza in merito. La competenza spetterebbe al tribunale ordinario perché il reato si è consumato a Roma. Il Procuratore generale presso la Corte d’Appello di Torino Maddalena, ancora oggi su La Stampa, torna a difendere la correttezza dell’operato degli uffici della Procura di Torino. E ribadisce questo concetto anche Carlo Federico Grosso: “In Procura nessuna irregolarità”. Grosso risponde ai rilievi sollevati dal Ministero di Largo Arenula sottolineando che la Procura “ha voluto approfondire i fatti con un primo approccio con lo stesso Guardasigilli, non nella veste di indiziato o di indiziabile ma di semplice persona informata. Dopo l’audizione, ritenendo che nulla di penalmente rilevante fosse emerso, come era naturale, ha chiuso ogni discorso processuale”. Questo spiega perché il ministro non fosse interrogata alla presenza di un difensore, e perché fosse da escludersi la competenza del tribunale dei ministri. Quanto alla inutilizzabilità delle intercettazioni, Grosso scrive che l’autorizzazione preventiva da parte del Parlamento è prevista nei confronti dei soli parlamentari, e comunque non opera nei confronti delle cosiddette intercettazioni passive, cioè operate su utenze di soggetti terzi.

Quanto alle reazioni del Ministro Cancellieri, secondo il Corriere è irritata e allo stesso tempo incredula per quanto sta accadendo: “Sono stata io a informare il magistrato dei colloqui telefonici con Antonino Ligresti, loro non ne sapevano ancora niente – dice. Che senso avrebbe avuto svelare quei contatti e mentire sulla chiamata fatta o ricevuta. O su una conversazione anziché su un messaggio telefonico. Io non avevo nulla da nascondere, né allora né adesso. Ho detto e ripeto quel che mi ricordavo o ricordo, senza mai mentire”.

Se ne occupa anche La Repubblica, scrivendo che le dimissioni non sono sul tavolo della Cancellieri e non ci saranno, a meno che a chiederle non siano direttamente Napolitano o Letta, che venerdì scorso le hanno rinnovato pieno appoggio. Il ministro parla poco, seppur sollecitata a fare dichiarazioni, ma, al momento di commentare le indiscrezioni su suoi collaboratori che avrebbero valutato negativamente il comportamento e la prassi seguita dalla Procura di Torino, replica: “Questa non è acqua del nostro mulino”.

Il Messaggero descrive invece quella che definisce “la linea Letta”: “Se indagata, passo indietro inevitabile”. Secondo il quotidiano Palazzo Chigi continua ad esser cauto su Cancellieri, ma un avviso di garanzia sarebbe dirimente. Poi si accenna, così come fanno altri giornali, ad una ipotesi Michele Vietti per la successione a Cancellieri.

Su Il Giornale: “L’asse Letta-Colle è già in moto. Vietti il favorito per la Giustizia”, “Palazzo Chigi e Napolitano pronti a sostituire la Guardasigilli se lascia. In prima linea il vicepresidente Csm, spunta pure Amato. Ma non si esclude il ricorso al tecnico “jolly”.

Primarie

Su L’Unità: “Matteo conquista il centronord. Gianni la Bolognina”. Secondo il quotidiano il sindaco non ha conquistato il sud. Al circolo La Bolognina, famoso per la svolta del Pci, Cuperlo avrebbe ottenuto 35 voti, Civati 23, Matteo Renzi 18. In un altro luogo dal sapore simbolico, il circolo Pd di Monteveglio, dove Prodi piantò un ulivo, a vincere è Pippo Civati, con il 53,2. Per il comitato Cuperlo in oltre 3000 assemblee di circolo dove hanno votato 132408 iscritti, Cuperlo sarebbe primo con il 43,9, Renzi al 42,1, Civati al 10,8, Pittella al 3,3. Secondo il sindaco di Firenze, su 161.789 voti scrutinati, Renzi sarebbe al 46,1, Cuperlo al 38,3, Civati al 10,4 e Pittella al 5,2. Fra le grandi città Cuperlo conquista Roma, Bologna, Torino, Cagliari, e in Toscana Pisa e Livorno. Renzi conquista tutto il nordest, buona parte del centro, in Toscana batte Cuperlo in quasi tutte le province, vince a Milano, Napoli, Bari e Palermo.

Pdl

Il Corriere della Sera riferisce le parole del vicepremier Alfano, riferite alla scissione: “Dovevo impedire la deriva estremista”. Di fianco: “Telefonata tra il Cavaliere e Angelino, linea del dialogo fino alla decadenza”.

Su Il Giornale: “Contatti con Angelino, la diplomazia del Cav agita già Forza Italia”, “telefonate con Alfano e i governisti. Berlusconi mediatore, in vista del voto sulla decadenza del 27. Ma i lealisti vanno su tutte le furie”.

Su La Repubblica: “Casting con Dell’Utri e Pubblitalia. Berlusconi cerca facce nuove”. Il quotidiano scrive anche che Berlusconi “lungi dall’alzare ponti levatoi, ieri ha continuato tranquillamente a fare e ricevere telefonate dai ministri scissionisti, Alfano compreso”. Ad uno di loro ha detto di considerare addirittura “una opportunità” il fatto di poter contare su due partiti, uno al governo e uno all’opposizione, provocando una reazione risentita dai falchi.

Su La Repubblica anche un “retroscena” in cui si ricostruiscono “quei vertici in Vaticano con i ministri alfaniani per preparare la scissione”. Una serie di incontri riservati iniziati a settembre in cui sarebbe stato protagonista Monsignor Fisichella e con la regia dell’ex presidente Cei Ruini avrebbe incoraggiato la ricostruzione dell’unità politica dei cattolici. Si trattava quindi di riunire i credenti del centrodestra deberlusconizzato con il gruppo centrista di Scelta Civica che fa riferimento al ministro Mauro insieme all’Udc di Casini. E magari anche di attrarre cristiani che si trovano in questa fase anche nel Pd e che non gradiscono l’ascesa di Renzi e l’iscrizione al Pse. Il quotidiano parla però della freddezza della Segreteria di Stato di monsignor Pietro Parolin, che sarebbe sulla linea del “non intervento” caro a Papa Bergoglio.

Su La Stampa: “Alfano lancia le primarie per tutte le cariche”, “il nuovo Centrodestra debutterà ufficialmente con una convention il 30 novembre. Scontato Alfano segretario. Con Forza Italia i primi attriti si prevedono sui contributi ai partiti. Riusciranno a restare alleati?”. Il marchio del nuovo centrodestra è stato registrato il 31 ottobre all’ufficio brevetti. Quindi era già stata messa in conto la non adesione a Forza Italia e la necessità di trovare una sede e finanziarsi. “Per il momento – dice il ministro Quagliariello – non abbiamo nemmeno un fax”. Formigoni sostiene: “Siamo sicuri di superare abbondantemente il 4 per cento”. Al momento il Nuovo Centrodestra può contare su 28 deputati e 31 senatori. E i possibili capigruppo alla Camera e al Senato dovranno discutere con i loro dirimpettai di Forza Italia come dividersi il rimborso pubblico che spetta ai partiti. Intanto Alfano ha annunciato una campagna di autofinanziamento.

Su L’Unità Claudio Sardo analizza tutti i rischi per il governo derivanti dalla scissione Pdl: “Si può comprendere la soddisfazione di Enrico Letta: la scissione del Pdl produce una deberlusconizzazione del governo”. Ma secondo Sardo ritenere che il passaggio dalle “larghe” alle “piccole” intese costituisca di per sé il viatico, anzi il propellente, per giungere al voto nel 2015 è ingenuo e superficiale. Sarebbe un errore grave da parte di Letta e dei suoi sostenitori “insistere sulla natura politica della nuova maggioranza”. Questo non può che restare un governo di necessità. E non deve attenuare il carattere alternativo delle forze che lo compongono. Sarebbe imprudente, “oltre che improduttivo”, avventurarsi proprio adesso in un patto politico, mentre Berlusconi scalda i motori della prossima campagna elettorale all’insegna di un populismo di destra ed anti-europeo, mentre la Lega e Grillo già si contendono i posti accanto alla signora Le Pen, mentre il congresso Pd pone, giustamente, a tema, la costruzione del nuovo centrosinistra in vista delle elezioni politiche.

Internazionale

Su L’Unità si descrive l’arrivo del Presidente francese per una visita in Israele: “Hollande anti-Iran seduce Israele”, “accolto trionfalmente da Netanyahu e Peres il presidente francese ribadisce la linea dura nel negoziato sul nucleare. Parigi vuole coprire il ‘vuoto americano’ e fare buoni affari”. Su La Stampa: “Hollande: mai l’atomica all’Iran”, “il presidente francese in Israele: sì a una intesa, ma Teheran rinunci all’arma nucleare”. Sulla stessa pagina: “Israele e Ryad temono l’accordo e lavorano ai piani di attacco”. “I sauditi sarebbero pronti a concedere il proprio spazio aereo ai jet”.

Dal Corriere della Sera: “Cile, Bachelet non supera il 50 per cento. Ballottaggio con la rivale di destra”. La Bachelet sarebbe al 46 per cento, la sua avversaria di destra Matthei al 25 per cento. A occuparsene è Rocco Cotroneo.

Su La Repubblica due intere pagine dedicate alla “America di Obama”. Innanzitutto all’Obamacare: “sito in tilt, caos assicurazioni, ecco come la riforma sanitaria è diventata la Caporetto di Obama”, “flop organizzativo, destra all’attacco. E le lobby resistono”. In 19 milioni non sanno se dal 2014 avranno assistenza, a quale prezzo, con quali prestazioni.

Sulla pagina di fianco: “La maledizione del secondo mandato che non perdona i presidenti americani. Gli scandali di Nixon, le bombe di Bush. Ma anche Washington finì da sconfitto”.

La Repubblica si occupa del negoziato in corso tra Spd e Cdu per la formazione della grande coalizione: “linea dura su eurobond e debito. Berlino, la Spd si piega alla Merkel”. Sembra concordata come conditio sine qua non della coalizione una scelta contro gli eurobond auspicati da Parigi, Roma, Madrid. In cambio del sì a questa linea dura chiesta dalla Merkel in politica europea, la Spd ottiene il salario minimo e la doppia cittadinanza per gli immigrati. Il quotidiano riferisce pure dei nuovi e duri attacchi a Mario Draghi arrivati dai maggiori media tedeschi: il governatore della Bce sarebbe accusato di danneggiare i risparmiatori della Germania.

Su questo stesso quotidiano segnaliamo un commento di Timothy Garton Ash dedicato a “l’assalto dei nazionalisti all’Europa”. Si descrive quindi un probabile exploit alle elezioni europee di partiti euroscettici e nazionalisti, la presidenza debole di Hollande per la Francia, e quindi una “coppia franco-tedesca attempata e sempre meno paritaria, in cui, a portare i pantaloni, è definitivamente la moglie tedesca”.

Il Messaggero offre una articolata analisi sugli scontri e i rapimenti in Libia. Il Paese è “nel caos”. Le milizie irregolari puntano a prendere il controllo di Tripoli. Il numero 2 dell’intelligence libica, Mustafa Noah, è stato rapito all’aeroporto di Tripoli dopo essere atterrato con un volo proveniente dalla Turchia. E’ in corso un regolamento di conti tra le milizie di Tripoli e quelle di Misurata. E la posta in gioco è il controllo della capitale. Anche dal ministero della giustizia è stato occupato da elementi della brigata Misurata.

Romano Prodi sulla prima pagina del Messaggero si occupa del terzo plenum del Partito Comunista Cinese, riunitosi per tre giorni, dal 9 al 12 novembre scorso, per “prendere le grandi decisioni sul futuro del Paese”. Scrive Prodi che l’unica fonte di informazione su questo evento è il comunicato finale, visto che i lavori si sono svolti in “completa riservatezza”. Dal comunicato si evince che “non appaiono sostanziali novità nella politica, metro molti sono i messaggi di cambiamento nell’economia e nella società. Il plenum ha cioè preso atto che, per prolungare anche per il futuro gli straordinari tassi di sviluppo del passato, è necessario mettere un argine all’espansione delle imprese pubbliche e lasciare un maggiore spazio al mercato”. Impresa non facile, “perché il peso delle imprese pubbliche è ancora rilevante e i loro dirigenti hanno un ruolo determinante sia al centro del sistema che nelle grandi aree metropolitane e nelle province”. Prodi parla poi della “prudenza” dell’establishment dovuto al fatto che i cambiamenti non riguardano solo le imprese industriali ma anche le campagne, “dove la proprietà della terra è ancora in mano allo Stato ed è gestita dalle autorità politiche locali attraverso abusi e scandali che spesso hanno provocato disordini e rivolte. Quando si parla della Cina, bisogna infatti tenere presente che la metà del miliardo e 400 milioni di abitanti vive ancora nelle campagne e che, se si vuole conservare un elevato ritmo di sviluppo dell’economia, quasi 300 milioni di persone dovranno trasferirsi dalle campagne alle città nello spazio di una sola generazione”. Più avanti, Prodi sottolinea che comunque non vi sono prospettive di cambiamento altrettanto importanti nel sistema politico: “Non vi è nessun accenno ad un avvicinamento alle democrazie occidentali e non si parla di elezioni o di altre forme di partecipazione politica, né a livello centrale né a livello locale”.

E poi

Sul Corriere della Sera: “Jfk 50 anni dopo”, “i missili, le parole, gli spari. Cosa resta di un mito”. “Eloquente, un uomo di azione, ma non un grande presidente”. A scriverlo è Sergio Romano (“Più che il leader dei diritti civili è stato un condottiero della guerra fredda”).

Su La Repubblica si dà conto delle nuove rivelazioni del settimanale tedesco Der Spiegel, che hanno come fonte l’ex Nsa Snowden: gli agenti del servizio segreto di Sua Maestà spiavano vip e diplomatici in 250 alberghi di lusso in tutto il mondo.

Anche su La Stampa: “Datagate, dall’archivio di Snowden spunta il programma “Royal concierge”, “Londra spia i diplomatici negli hotel”.

In prima pagina tanto su La Repubblica che su La Stampa, con foto, si dà conto del “maxishopping” degli emiri sui cieli: “All’Air Show di Dubai – titola La Stampa – acquistati 300 jet da Boeing ed Airbus. Ethiad rileva il 33 per cento della svizzera Darwin”. Su La Repubblica: “Da Emirates a Ethiad maxicommessa per 300 miliardi per 300 aerei”. La Stampa scrive che anche Finmeccanica è nel Golfo a caccia di contratti per l’Eurofighter, e che il gruppo italiano aprirà una sede di rappresentanza.

redazione grey-panthers:
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