Le aperture
Il Corriere della sera: “’Così slittano le assunzioni dei prof’. Renzi avverte: con 3mila emendamenti non ci riusciamo. Affondo su Marino: sia all’altezza o lasci”.
“Il premier all’atacco. Si riapre il caso dei centomila precari della scuola che dovevano essere regolarizzati con la riforma”.
In alto una inchiesta: “Il grande degrade. Incuria e sprechi, il decoro perduto di Roma” fermata da Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.
A fondo pagina: “Putin schiera 40 nuovi missili nuclear. Il leader russo: potranno superare le difese. La Nao: pericoloso tintinnare di sciabole”.
In prima anche I migranti di Ventimiglia (“Confine sgomberao. Tanti restano sugli scogli”) e un approfondimento sul piano Ue con contrastare l’elusione fiscal: “’Google e Apple, basta mini tasse’”.
La Repubblica: “Renzi: ‘E’ il momento più duro’. Saltano le assunzioni nella scuola”, “Il premier attacca Marino: è onesto ma dimostri di essere capace. Primarie, il Pd si divide”.
L’analisi firmata da Claudio Tito: “Il fantasma delle elezioni”.
A centro pagina, foto degli sgomberi di migranti ieri a Ventimiglia: “Migranti, la battaglia del confine”.
Sulla crisi greca: “Incubo Grexit sui mercati. Tsipras: ‘Fmi criminale’”.
La copertina dell’inserto R2, sulla colonna a destra: “Se avvocati e architetti si scoprono più poveri”, “Redditi calati di quasi il 15 per cento: addio al mito della professione”. Di Roberto Mania.
La Stampa ha in grande evidenza una foto da Tal Abyad, al confine tra Siria e Turchia, dove i profughi si ammassano davanti alle reti di recinzione: “Ecco da cosa fuggono i siriani che arrivano in Italia”, “Si sono salvati dall’Isis infilandosi nei buchi delle recinzioni turche”. A commentare le immagini del reportage Bulent Kilic, che occupa le prime tre pagine del quotidiano, è il direttore Mario Calabresi.
A fondo pagina, “La linea dura dell’Europa”, “’Migranti in carcere sei mesi se non si riesce ad espellerli’, “Libia, piano militare Ue per colpire i trafficanti. A Ventimiglia blitz degli agenti: i profughi trascinati con la forza sugli autobus, due arresti”.
In apertura a sinistra: “Scuola, Renzi avverte: niente assunzione”, “’Troppi emendamenti, così la riforma slitta di un anno’”. E a Roma “braccio di ferro sulle dimissioni di Marino”.
Il Fatto: “Renzi, vendetta sulla scuola: ‘Stop a 100 mila assunzioni’”, “A 48 ore dalla sberla dei ballottaggi, il premier accusa la sinistra: ‘Troppi emendamenti, la riforma slitta di un anno’. Al Senato i numeri non ci sono: ‘Momento più duro della legislatura’. D’Alimonte: ‘L’Italicum adesso fa paura’”.
In un riquadro: “Gli affari sono affari. Ecco la società Carrai-Berlusconi jr”, “Il miglior amico del leader Pd e il figlio più giovane dell’ex Cavaliere stanno lavorando insieme a un business attraverso la start up Eligotech. Puntano ai guadagni sui dati web”.
E sul “Disastro Etruria”: “Il rapporto segreto di Bankitalia sulla banca della famiglia Boschi”.
Su Mafia Capitale: “Marino sfiduciato nel salotto di Vespa. ‘Ma io non mollo’”, “Il capo del governo: ‘Amministri o a casa’. Il nodo della relazione sulla mafia”.
E su Cassa Depositi e Prestiti: “Cassa Depositi, Bassanini resiste. Nuovo Cda in arrivo”, “Scontro rinviato, ma Palazzo Chigi ribadisce: i vertici verranno cambiati”.
A fondo pagina: “Ventimiglia sgombrata e Alfano ottiene dalla Ue il sì alle quote”, “Rimozione con forza degli accampati al confine con la Francia. Parigi: ‘Collaboriamo’”.
Infine, “Guerra Fredda”: “Putin avverte Obama: ’40 missili nucleari sul Baltico’”, “Il leader russo ‘reagisce’ all’annuncio di Barack di voler inviare truppe nei Paesi ex Urss”.
Il Giornale: “Immigrati: Francia e Germania ridono in faccia ad Alfano. E una nave tedesca scarica 544 disperati in Calabria”.
Di spalla: “Renzi licenzia Marino. E’ caos nel Pd. Retromarcia sulla scuola”.
A centro pagina: “Pensioni, arrivano i tagli. Ieri la stangata di inizio estate: 50 miliardi di tasse”.
A fondo pagina: “I risparmi della Serracchiani? Vietare ‘Il Giornale’. Riduzione (a senso unico) delle mazzette ai consiglieri friuliani”.
Il Sole 24ore: “Grecia, tassi da default. Bond a due anni al 30 per cento. Tsipras: Fmi criminale. Juncker: Atene dica la verià”. “Borse in recupero, Milano in pareggio. Atene crolla sul rischio insolvenza. Spread Btp stabile”.
Sulla politica: “Renzi: sulla scuola troppi emendameni, slittano le assunzioni degli insegnanti. ‘Per il governo il momento più difficile’”.
In alto: “Cdp nel fondo salva-imprese. Via al ricambio dei vertici”.
A centro pagina: “Immigrati, si tratta sulle quote nella Ue”.
A fondo pagina si riferisce delle dichiarazioni del ministro francese dell’ambiente Royal contro la Nutella che usa olio di palma. Per coltivare alberi di palma si abbattono altri alberi. “Non si salvano le foreste boicottando la Nutella”. “La crociata sbagliata di Ségolène Royal”.
Il ritorno di Renzi
La Repubblica dedica le prime 9 pagine alle dichiarazioni del presidente del Consiglio ieri in tv ospite di Bruno Vespa, alle discussioni apertesi dopo che Renzi ha ipotizzato un ripensamento delle primarie (a seguito delle sconfitte alle amministrative), al destino del sindaco di Roma Ignazio Marino e allo stop annunciato sulla riforma della scuola.
A pagina 2: “Renzi: ‘Fase difficile, sulla scuola sarà rinvio’. E affonda Marino”. Sulla scuola le parole del presidente del Consiglio vengono sintetizzate così: “’Troppi emendamenti, le assunzioni slittano al 2016’”. Poi si scrive di un “Pisapia contro il premier” e si dà notizia dell’elezione di Ettore Rosato a capogruppo Pd alla Camera dopo le dimissioni di Roberto Speranza. Le parole del sindaco di Milano riferite nella cronaca dell’articolo di Silvio Buzzanca: “Il segretario del partito non può essere allo stesso tempo primo ministro, perché si troverebbe ogni giorno in una contraddizione, dovendo agire in controversie locali”.
Sulla stessa pagina il “retroscena” di Goffredo De Marchis: “La sfida del leader: ‘Vediamo ora chi blocca i precari’”. Scrive De Marchis che “lo stop sulla riforma Giannini è l’ultimo pressing disperato verso sindacati e opposizioni: ‘Certo che non farò mai sanatorie’”. E le parole di Renzi: “Vediamo adesso come rispondono i sindacati, se vogliono o no l’assunzione di 100 mila precari. Una cosa è certa: non farò mai una sanatoria. Le assunzioni sono legate alla riforma della scuola altrimenti si faranno nel 2016”. Lo stop alla riforma rappresenta, secondo De Marchis, il tentativo di Renzi affinché vengano tagliati gli emendamenti e si faccia qualche modifica minima al Senato, procedendo ad una rapida approvazione. Ma ha anche motivazioni più politiche, che lo stesso premier avrebbe spiegato così a un ministro amico domenica notte, mentre gli scrutini dei ballottaggi registravano il passo falso del Pd: “Lascia perdere le primarie e i candidati sbagliati. Certo che hanno pesato. Ma negli ultimi giorni abbiamo pagato la vicenda dei profughi e la contestazione sulla scuola”. E c’è un sondaggio, scrive ancora il quotidiano, che agita Palazzo Chigi: inchioda Renzi al punto più basso di popolarità dal suo arrivo alla segreteria Pd e poco dopo alla presidenza del Consiglio: “per questo l’ex sindaco di Firenze comunica a tutti di voler tornare alle origini, al politico movimentista, simbolo del cambiamento che portò il Pd al 40, 8 per cento delle Europee. Ma si può cominciare con uno stop? ‘Sì – perché l’ostruzionismo a Palazzo Madama avrebbe impedito l’assunzione dei precari. Tanto vale rimandare’”. Poi De Marchis parla di un “rimpastino imminente”: verrà premiata “la minoranza responsabile”, poiché Cesare Damiano diventerà sottosegretario allo Sviluppo economico in sostituzione di De Vincenti ed Enzo Amendola andrà a sostituire Lapo Pistelli come viceministro agli Esteri.
A pagina 3, intervista al governatore della Regione Toscana Enrico Rossi, che, rispondendo allo stesso Renzi, dice: “Vince chi occupa il centro? Solo se non perde a sinistra”, “Il partito della Nazione per il Pd finisce prima di cominciare. Il rapporto con le forze sociali è vitale”.
Sulla riforma della scuola, la pagina 4 dà conto poi delle dichiarazioni dello stesso Renzi, che promette “all’inizio di luglio una grande consultazione”. E il quotidiano scrive che la legge ripartirà a settembre, ma sarà modificata.
Il Fatto, pagina 2: “Scuola, il grande stop”, “Dopo i ballottaggi, il premier molla i 100 mila precari: ‘Colpa della minoranza Pd’”. Si scrive peraltro che è sempre più in bilico il ministro della Scuola Stefania Giannini.
E a pagina 3: “E’ solo un ricatto: numeri alla mano, può assumerli tutti”, “Quest’anno 46 mila posti vacanti più i supplenti. I soldi ci sono, ma Renzi ha la riforma in ostaggio”. “A conti fatti -scrive il quotidiano- se integrasse tutti i posti vacanti, rispettasse la sentenza Ue del ’99 e ritoccasse gli organici della Gelmini, i 100 mila sarebbero tutti dentro”.
Sulla riforma della scuola il Corriere intervista la relatrice del provvedimeno in Senato, Francesca Puglisi: “‘Troppi emendamenti, il governo non ha scelta’”. Dice che “le opposizioni si assumono la responsabilità di far saltare le assunzioni” previste nel disegno di legge. Dice che proporrà oggi in commissione di ridurre in modo drastico gli emendamenti per procedere speditamente, e se l’opposizione non accettasse “l’allarme lanciato dal presidente del consiglio non è una minaccia ma un dao di fatto”, perché “andare oltre la fine di giugno farà saltare le assunzioni”. Perché non fare un decreto ad hoc: “Perché la buona scuola non è l’assunzione dei precari”, “c’è un progetto di riforma dietro”.
Accanto una intervista al senatore della minoranza Pd Gotor: “Nessuno scarichi su altri le proprie inadempienze”.
La Stampa, pagina 6: “Renzi: con tremila emendamenti non si assumono i centomila prof”, “La riforma rischia di slittare un anno, ultimatum del premier a minoranza Pd e grillini”. Poi l’annuncio di Renzi: “Nei primi giorni di luglio faremo una conferenza nazionale sulla scuola, dai sindacati alle famiglie, ascoltiamo tutti e poi si chiude”.
Sulla stessa pagina: “I presidi: non serve a nulla fare ora una mega assemblea”, “I sindacati: bene che tutto si fermi, ma non i nuovi posti”.
“Il premier e i correttivi per ripartire” è il titolo del commento di Federico Geremicca in prima pagina. Dove si legge, tra l’altro, che “piuttosto che di fine di ‘luna di miele’ con gli italiani”, sarebbe più corretto parlare, per quel che riguarda Renzi, di “ingresso nell’età adulta”. E in questo senso “una maggiore collegialità” potrebbe essere d’aiuto: condividere decisioni e responsabilità è possibile “se si ha in campo una ‘squadra forte’, autorevole e capace di offrire soluzioni fondate e convincenti: al momento, le cose non sembrano stare così, né al governo né al Largo del Nazareno. Ma ci sono -per dirne una- ministri e sottosegretari da rimpiazzare: e potrebbe trattarsi di una buona occasione per arricchire la squadra di governo”.
Renzi e Roma
La Stampa: “Partito il braccio di ferro per far dimettere Marino”, “Spunta l’ipotesi di Gabrielli commissario e poi candidato. Il premier: ma lo scioglimento per mafia non esiste”. Scrive Carlo Bertini: “Il braccio di ferro per la rottamazione del sindaco è cominciato e forse durerà fino a settembre. Quello che già era chiaro con il commissario per il Giubileo (il ‘coordinamento tecnico’ al prefetto Gabrielli) è deflagrato ieri con la netta presa di distanze di Renzi dal sindaco della Capitale. Quel ‘fossi in Marino non starei tranquillo’, pronunciato nel colloquio con La Stampa, è parso a tutti nel Pd come una dichiarazione di sfiducia che prefigura uno sbocco elettorale nel 2016 per la capitale. Sfiducia tutta politica, non legata dunque alle vicende di Mafia Capitale. Renzi mette il carico da novanta: ‘Marino è persona per bene; ma si guardi allo specchio, se si è capaci di governare bene, altrimenti si va a casa’”. Se si arrivasse davvero alle dimissioni, scrive Bertini, l’obiettivo sarebbe quello di votare a maggio 2016, con la tornata di amministrative che vedrà Renzi esposto in prima persona (Milano, Torino, Napoli, Bologna). Ma non sarà semplice vincere questo braccio di ferro, “tanto più che ci si mette pure la confusione dentro il Pd. Il presidente del Pd e commissario del partito romano Matteo Orfini non ha gradito l’accelerazione del premier dopo i giorni passati a blindare Marino in tutti i tigì”.
La Repubblica, pagina 6: “Il premier a Marino: ‘Governi se è capace’. Il sindaco: ‘Io tiro dritto’”, “Campidoglio sotto attacco per Mafia Capitale. ‘Nessuno venga a chiedermi le dimissioni’”. E si riferiscono le parole di Matteo Orfini, in riferimento al sindaco di Roma: “Renzi voleva solo stimolarlo, ma non c’è il rischio di elezioni”. Per la corsa al Campidoglio, secondo il quotidiano, si ipotizzano le candidature di un fedelissimo renziano della prima ora: Roberto Giachetti o Paolo Gentiloni.
Sente “aria di elezioni” invece Stefano Fassina, intervistato a pagina 7: “Sembrano gli ultimi giorni del governo Letta” (in riferimento ai tempi in cui Renzi twittava “Letta stai sereno”).
Il Fatto, pagina 5: “Il premier scarica Marino da Vespa: meglio se va via”, “’Escluso il commissariamento’ per infiltrazioni dei clan, vuole le dimissioni: ‘Se fossi in lui non sarei tranquillo, pensi alle strade’”. E per il quotidiano i giorni sono “contati”: “già il decreto Giubileo affida la regia a Gabrielli. Palazzo Chigi punta al voto fra un anno. Ma Fassina: ‘Indecente attaccarlo’”.
Il Giornale scrive che “la decisione è presa” nel senso che il Pd “mette la parola fine al governo Marino a Roma e la Capitale andrà al voo in primavera, insieme alle altre grandi città”. Il quotidiano raccona anche del “malumore di Orfini scavalcato” e scrive che Orgini avrebbe detto: “Matteo è stato mal consigliato, così rischiamo di più”. Anche il quotidiano di Sallusti scrive che secondo Renzi il “profilo ideale” del candidato per le prossime elezioni sarebbe quello di “un personaggio come Roberto Giacheti”, “profondamente estraneo alla guerrra per bande del Pd romano” e già braccio destro di Rutelli. Si parla anche di Madia, di Cantone e di Gabrielli.
Sul Corriere il “retroscena” di Maria Teresa Meli: “La scelta del premier: sacrifichiamo Roma o saremo travolti tutti”. “L’idea di votare l’anno prossimo con altre grandi cità. Il leader punta su Giacheti. L’alternativa è Gabrielli.
Qualche pagina più avanti il Corriere descrive “Il sindaco asserragliato: io non mi dimetto”. “Marino spiazzato dalla ‘sfiducia’ del premier: se mi rimuovono, devono ricandidarmi. E al suo staff spiega: non voglio passare per quello che ha portato i ladri in Campidoglio”.
Ancora qualche pagina e sul Corriere c’è la prima di una serie di inchieste di Stella e Rizzo dedicata al “grande degrado”. “Rifiuti, traffico e furbetti. Se questa è una Capitale”. “Non solo scandali e corruzione. Roma spende 20 milioni di euro per danni da buche stradali. Tra vigili assenteisti o in ufficio la gente è inn coda 227 ore l’anno”. E ancora: “L’Appia Antica è una bretella per le auto blu. Intanto crolla il numero degli addetti ai giardini”.
Sul Sole viene intervistatto Alfio Marchini, imprenditore e consigliere comunale di Roma. “Marchini: il sindaco si dimetta e si voi”. Dice che “non c’entra l’aspetto penale, qui c’è una oggettiva incapacità di gestire le criicià e le complicità di una città come Roma”.
Renzi e le primarie
Su La Stampa, pagina 8: “Il tormentato decennio delle primarie”, “Volute dal Pd come metodo democratico, hanno sollevato polemiche e spesso si sono rivelate un autogol. E proprio ora che il centrodestra pare intenzionato a sperimentarle, Renzi le boccia. Sopravviveranno?”. Il quotidiano interpella il politologo ed esponente Pd Salvatore Vassallo, che dice: “Non conosco metodi migliori, ma lo Statuto Pd non le impone”, “Va migliorato il rapporto tra segreteria e gruppi locali”. Renzi, dice Vassallo, “è potuto emergere grazie alle primarie, a Firenze e per l’elezione del segretario Pd”. Ma “in periferia si oscilla fra la sindrome dell’usato sicuro e quella del nuovismo fine a se stesso. La domanda da porsi è: cosa sarebbe accaduto se si fosse scelto senza primarie? In veneto, in Liguria, a Venezia, il Pd sarebbe stato capace di fare una scelta più efficace?”. E a Vassallo non pare “sufficientemente rodato” il rapporto “fra segreteria nazionale e gruppi locali”.
La Repubblica, pagina 9: “Sinistra furiosa: ‘Le primarie restano’”, “Renzi: ‘In certe regioni non hanno funzionato’. La minoranza: ‘Cerca un capro espiatorio’” (lo ha detto Sefano Fassina).
E il quotidiano intervista Arturo Parisi, che è stato, come ricorda il quotidiano, il principale teorico delle primarie: “Matteo non può volerle abolire, lui è il testimone vivente della loro utilità”, “Mi disse che era d’accordo sulla necessità di una legge. Non mi arrendo all’idea che ricambi verso”.
Il Fatto, dando conto delle dichiarazioni dell’ex premier Enrico Letta: “Pessima idea abolire le primarie”.
Renzi e Cdp
Sul Sole si legge che “Renzi accelera sul ricambio” in Cassa depositi e prestii. “Il premier: ‘Dobbiamo nominare cinque persone nuove per motivi tecnici e questo fa cadere il cda”. “E’ quindi pensando che gli atuali vertici hanno fatto un buon lavoro ora si tratta di fare una serie di interventi perché sia ancora più forte delle grandi partite del Paese e non solo”, ha detto ieri Renzi a Porta a porta. “Nessuna decisione è stata ancora presa”, scrive il quotidiano di Confindustria, ma “l’opzione del ribaltone resta sul tavolo anche se l’esecutivo non avrebbe accantonato completamente l’idea di un ricambio soft con le dimissioni volonarie del tandem di vertice”. Intanto ieri il cda della Cdp ha dato il via libera ad investire fino ad un miliardo di euro nel cosiddetto fondo salva imprese, quello che è stato “studiato per rilanciare l’Ilva di Taranto ed altre aziende industrialmente sane ma con emporanei squilibri finanziari.
Sul Corriere si legge che “nella decisione inusuale di intervenire per far dec adere il consiglio e cambiare i vertici ella Cdp” da parte del governo “è rintracciabile tutto il peso della partita che il governo sa giocando per una svola nella più grande istituzione finanziaria italiana”. Si tratterà di capire – scrive Sergio Bocconi – “in quale direzione intende muoversi l’esecutivo” per rafforzare ruolo e mezzi della Cdp. Vengono anche ricordae le domande che l’economista Francesco Giavazzi ha posto al governo, e in primo luogo quella “più generale”, ovvero cosa pensi il presidente del Consiglio del rapporto tra stato e mercato.
Il Giornale: “Renzi forza la mano: golpe alla Cdp. Blitz fallio, presidente ed ad non si dimettono. Ma il premier promette: cambieremo cinque consiglieri e decade il cda”. “I piano del governo per portare i suoi uomini allla Cassa depositi e prestiti”.
Immigrati, Ue
Sul Giornale Alessandro Sallusti firma l’editoriale di prima pagina e racconta che ieri il ministro Alfano, davanti alle telecamere, accanto ai colleghi francese e tedesco De Maziere e Cazenevue, ha smentito che il famoso piano B dell’Italia prevedesse la concessione di visti temporanei a tutti gli immigrati. Mentre parlava i due “si sono messi a ridergli in faccia davanti a tutti. “Immagini davvero imbarazzanti”, scrive il direttore de Il Giornale. Dopo aver ricordato quanto sia “chiaro” il giudizio de Il Giornale su Alfano, Sallusti scrive che il ministro “questa volta ha tutta la nostra solidarieà”, perché “di fronte ai sorrisini” “l’unica risposta seria sarebbe quella di impedire l’attracco di navi francesi o tedesche con il loro carico di clandestini nei nostri porti, oppure ammassare gli sbandati alle frontiere di Ventimiglia o del Brennero dotandoli tutti proprio di quel permesso temporaneo per la libera circolazione che fa tremare Parigi o Berlino. Che avranno da ridere, ‘sti francesi e tedeschi, lo sanno solo loro”.
IL Giornale offre anche un reportage di “due nostri giornalisti passeur per un giorno”. “‘Abbiamo portato in Francia due clandestini dentro un’auto”. Sono senegalesi, sono stai respinti già due volte ai pochi giorni.
“La corsa all’egoismo che divide l’Europa” è il titolo di un articolo di Franco Venturini, alla pagina dei commenti del Corriere. “Gli esodi di massa sanno mettendo in difficoltà la Ue: dietro la retorica comunitaria si confermano pulsioni disgregative, anche per l’ascesa di partiti populisi che orientano le scelte dei governi. Ma c’è ancora tempo per reagire”.
Sul Sole un articolo ricorda i flussi di immigrati nella Ue l’anno scorso. “In Germania il doppio dei rifugiati dell’Italia. Nel 2014 Berlino ne ha riconosciuti 40 mila, Roma 20 mila. Tra i primi dieci anche Svezia (30 mila) e Francia (14 mila). “In Ialia più bassa la differenza ra disoccupazione degli immigrai e disoccupazione generale rispeto al reso d’Europa”. Insomma: da noi più immigrati al lavoro.