Le aperture
La Repubblica: “Borse nel panico, Napolitano in campo. Atene annuncia un referendum sul piano di salvataggio, Milano perde quasi il 7 per cento. Bersani: pronti a fare la nostra parte. Il Colle: subito il pacchetto anticrisi, mio dovere verificare”. “La Grecia affonda i mercati. Il Quirinale: serve una nuova prospettiva di larga condivisione”. L’editoriale è firmato dal direttore Ezio Mauro, è titolato “La salvezza del Paese”, dove si scrive che “in questo momento il problema non è più di destra o sinistra, di vecchi o giovani”. La salvezza del Paese si raggiunge allargando “la base parlamentare” con una “condivisione dell’emergenza”. A centro pagina si dà notizia di un “vertice notturno” del governo con il Presidente del consiglio: “le misure entro due settimane”.
Il Sole 24 Ore: “Vola lo spread, Italia sotto tiro. Il referendum greco affonda i mercati. A Roma ipotesi patrimoniale e proposta Ichino”. Oltre alle notizie sui crolli della Borsa di Milano e dei Btp, il quotidiano dà conto delle parole di Napolitano: “Interventi ora, verificherò larghe intese. Berlusconi telefona alla Merkel”. In prima pagina anche una lettera (“Fare presto e bene”) firmata da Giuliano Amato, Romano Prodi, Alberto Quadrio Curzio e Paolo Savona, e un intervento dell’ex presidente Ciampi: “L’Europa non deve cedere allo scoramento. Serve il colpo di reni”.
Il Corriere della Sera: “Crolla la Borsa, ultimo avviso di Napolitano. Nota del Presidente: misure subito, verificherò se c’è larga condivisione delle scelte. Vertice di Berlusconi con i ministri, ancora nessuna decisione”. In prima pagina il quotidiano dà conto anche dell’annunciato referendum greco sul piano di salvataggio: “L’iniziativa del premier irrita Bruxelles”. In Grecia intanto è stato annunciato il cambio di tutti i vertici militari.
Il Giornale: “Ultimatum di Napolitano. Appello anche all’opposizione: pensate al Paese e votate i provvedimenti della lettera Ue. Berlusconi vuole accelerare: subito le prime misure. Ma Tremonti rema contro”. In prima pagina spazio anche per le notizie sul Pdl, che ieri ha annunciato la conclusione della campagna del tesseramento: “Il Pdl ‘di plastica’ ha un milione di iscritti. Superata la cifra di tessere sognata dal Cav. In barba ai gufi”.
ll Fatto quotidiano: “Si salvi chi può. Si mette malissimo per l’Italia massacrata in Borsa e con i Btp che nessuno vuole. Napolitano chiede all’opposizione di condividere misure urgenti, ma Berlusconi non sa che fare. Il crollo del governo pare più vicino”. Sul Pdl e le sue iscrizioni, il quotidiano si chiede in prima pagina: “I vertici del Pdl: raggiunto il milione di iscritti. Vero o falso, perché negli uffici delle Poste si distribuiscono schede di adesione?”.
Crisi, Grecia
Ieri le Borse d’Europa sono calate a picco, anche a seguito dell’annuncio dato domenica dal premier greco Papandre: il piano per le riforme concordate con la Ue sarà sottoposto al voto popolare per ottenere una “legittimazione democratica”. Il Corriere ricorda che il piano è già stato approvato dal Parlamento di Atene, che l’accordo con la Ue e l’FMI, da cui dipendono 120-130 miliardi di aiuti, non prevedeva referendum, e – infine – che tutti i sondaggi parlano di un 60 per cento dei greci che esprimerebbero un no alle misure. Un lungo articolo sullo stesso Corriere parla della drammatica situazione nel Paese, dove il governo è a un passo dalla caduta: basterebbe dire che il ministro delle finanze Venizelos ha preso le distanze da Papandreu per dire che, prima di annunciare il referendum, avrebbe dovuto almeno avvertire i leader europei, oltre che i suoi compagni di partito e di governo. Le divisioni all’interno del Pasok si stanno accentuando, almeno sei deputati chiedono le dimissioni del premier. E nel frattempo il governo ha deciso di decapitare il vertice militare, licenziando il capo di Stato maggiore e i tre capi di esercito, aviazione e marina.
Crisi, Italia
L’editoriale de La Repubblica è firmato dal direttore Ezio Mauro, è titolato “La salvezza del Paese”, dove si scrive che “in questo momento il problema non è più di destra o sinistra, di vecchio o giovani”. La salvezza del Paese si raggiunge allargando “la base parlamentare” con una “condivisione dell’emergenza”.
L’editoriale del Corriere della Sera, di Ferruccio de Bortoli è titolato “Fermare la deriva”. “Il tempo di Berlusconi è finito”, scrive il direttore del quotidiano. “La resistenza del Cavaliere non ha più senso. Rischia di travolgere il suo partito – che dovrebbe spingerlo a lasciare – e soprattutto il Paese”. Secondo De Bortoli Berlusconi “doveva annunciare prima che non si sarebbe ricandidato e chiedere elezioni anticipate”. Oggi ha “una sola strada”, presentarsi al G20 di Cannes con “provvedimenti eccezionali, immediati, ma soprattutto credibili”, oppure “rendere possibile da subito un esecutivo di emergenza – anche a guida di un esponente della maggioranza – che concordi con l’opposizione i tempi e i modi per scongiurare i pericoli di un fallimento e l’onta internazionale di vedere il Paese con il cappello in mano”.
Alessandro Sallusti, che firma l’editoriale de Il Giornale, contesta l’interpretazione di un “governo commisariato dal Quirinale”, e spiega che “semmai il Colle commissaria una opposizione irresponsabile che minaccia di onorare gli impegni presi con l’Europa pur di mettere in difficoltà la maggioranza. Anche perché non si capisce il senso di cambiare un governo per insediarne un altro, in gergo di larghe intese, che dovrebbe fare esattamente le stesse cose se non addirittura più dure”.
La Repubblica dedica ampio spazio alle “consultazioni informali del Colle” anche con i leader dell’opposizione, e scrive che spunta l’ipotesi delle larghe intese. Tanto più che il nodo Tremonti – secondo il quotidiano – pesa sulla capacità di Palazzo Chigi di dare risposte credibili ai mercati. Ieri Napolitano ha detto: “Ho il dovere di verificare le condizioni per una larga condivisione nelle scelte che l’Europa ci chiede”. Un retroscena descrive così l’atteggiamento del premier: “Scende il gelo con il Colle, e Berlusconi pensa al rimpasto per sostituire Tremonti”.
Sul fronte interno, invece, la maggioranza ha perso il quinto deputato in venti giorni: è il pidiellino Antonione, ex coordinatore di Forza Italia, e già sottosegretario agli esteri tra il 2001 e il 2006. Passa al gruppo misto, “per non essere complice del disastro”, come ha detto. Ed oggi pomeriggio prenderà parte all’incontro tra parlamentari Pdl “indisponibili” a continuare a reggere il governo.
Sulla prima pagina de Il Riformista una lettera di Emanuele Macaluso e Rino Formica è titolata “Tremonti, dì la verita al Paese”, dove si legge che la “particolarità della crisi italiana sia riconducibile alla crisi della leadership della maggioranza governativa che si è manifestata in più occasioni e più campi. Una di queste attiene alla crisi dei rapporti tra il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia, su cui si è detto tutto e il contrario di tutto. E ancora oggi i giornali parlano di una tua emarginazione”. I due chiedono quindi al Ministro dell’Economia: “Ecco perché riteniamo che oggi tu abbia il dovere di chiarire quali sono le ragioni della rottura che si è determinata tra il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia”, perché il “Paese ha bisogno di sapere su tante cose la verità, per dare a tutti la possibilità di formulare giudizi politici fondati sui fatti”.
In prima su Il Sole 24 Ore i contenuti della lettera di Confindustria, Abi, Ania, Confcooperative e Rete Imprese Italia, il cui senso è sintetizzato così: “Subito le misure o dimissioni”. Viene definito un “ultimatum di banche e imprese al Governo”, invitato a prendere decisioni in linea con il pacchetto di provvedimenti sollecitato da Bce e Ue. E rilievo anche all’appello lanciato da Italia Futura, l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo, che invita alla creazione di un esecutivo di salute pubblica: “solo un governo che raccolga dietro di sé un amplissimo schieramento di forze politiche può oggi dare concreta applicazione ad un piano di salvataggio del Paese”. Gli estensori dell’appello ritengono che questa convinzione sia “largamente diffusa tra i parlamentari dei diversi schieramenti”, che però hanno timore di uscire allo scoperto anche a causa di una legge elettorale che premia la fedeltà piuttosto che la coerenza con le proprie opinioni. Secondo La Stampa il pacchetto anticrisi del governo è però ancora in alto mare: potrebbe chiamarsi “decreto Europa”, un po’ pomposamente, forse sarà più modestamente “una insalata russa di misure ‘a costo zero’, perché di soldi da metterci non ce n’è, dunque semplificazioni, sburocratizzazione, delegificazioni, nuove regole per appalti e defiscalizzazione per le infrastrutture.
Per Il Sole 24 Ore si partirà da “dismissioni e Sud”, percorrendo la via di un maxiemendamento alla legge di Stabilità. Il Ministro Tremonti preferirebbe invece un decreto legge che accorcerebbe i tempi. Si ipotizza anche una patrimoniale strutturale, il concordato di massa, la rivalutazione delle rendite catastali. Ma il capitolo più ricco – secondo il quotidiano – è il piano di cinque miliardi annui di dismissioni, che al momento prevede soprattutto la cessione di immobili pubblici. Un impietoso articolo sulla stessa pagina del quotidiano di Confindustria reca questo titolo: “Parlamento ormai bloccato: da settembre 4 leggi”. E si precisa che su 14 provvedimenti, 10 sono ratifiche di trattati internazionali.
Peraltro, le leggi di iniziativa parlamentare non hanno chances, ed il governo è restato padrone delle leggi, con il risultato di un Parlamento bloccato, pressoché paralizzato.
E in un’altra pagina: “Capitali in fuga dagli asset italiani. In agosto i deflussi netti stranieri in bond e azioni sono saliti a 21 miliardi.
Crisi, Cina
La Repubblica scrive che il G20 rischia il fallimento e che “i Cavalieri bianchi”, Cina, India, Russia e Brasile si stanno defilando. Federico Rampini riferisce le parole del presidente cinese Hu Jintao: “sono convinto che l’Europa sia in grado di farcela”. Secondo Rampini, Pechino ha annusato il bidone, allorché gli esperti della sua banca centrale e del suo fondo sovrano hanno analizzato da vicino il meccanismo del fondo salva Stati.
E poi
La Stampa dedica due pagine alla Serbia: “Rinascita di una nazione”. Si considerano “la porta dell’Occidente”, hanno voglia di Europa, vogliono chiudere con il passato, ma i nazionalisti soffiano sul fuoco del Kosovo. Un Paese a due volti: cresce una generazione cosmopolita accanto ai tradizionalisti ortodossi. Con intervista all’ambasciatrice serba a Roma, che dice: “Produrre da noi non significa delocalizzare”, rivolgendosi agli imprenditori italiani. E ribadisce che il Kosovo non è uno Stato.
L’inserto R2 de La Repubblica si occupa di Israele e Palestina: “A Ramallah si festeggia per l’ingresso nell’Unesco e si lavora alla costruzione della nazione. Nello Stato ebraico si protesta, ma c’è chi va controcorrente”. A Ramallah cantieri ovunque, lavori nel Palazzo Presidenziale, scrive l’inviato Fabio Scuto. L’Onu, la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno annunciato all’inizio di quest’anno che l’Anp è in grado di gestire uno Stato. Agli americani e agli israeliani la “scorciatoia dell’Onu” non è piaciuta, e vi si sono opposti con ogni mezzo. Ieri sera il premier israeliano Netanyahu ha annunciato il blocco del trasferimento delle tasse pagate per le merci destinate ai palestinesi (che Israele amministra) e l’intensificazione nella costruzione di insediamenti ebraici nei territori occupati con 2000 nuove case su terreni che sono stati oggetto un tempo della trattativa di pace.
Sulle stesse pagine lo scrittore israeliano Yehoshua scrive che per arrivare alla pace “serve un’altra strada”. Una riflessione anche sulla diversa idea di “patria” che israeliani e palestinesi hanno elaborato negli anni.
Su La Stampa: “Unesco, Netanyahu taglia i fondi all’Anp”, “nuove colonie nei territori e ritorsioni economiche. I palestinesi: distrugge la pace”. Il premier minaccia di bloccare le delegazioni Onu negli aeroporti. Abu Mazen insiste e studia la strategia per il riconoscimento presso altre 16 agenzie Onu.
Il Corriere della Sera si occupa del Libano, ricordando che per la Siria è stato sempre il cortile di casa, e che oggi è diventato una retrovia per chi si oppone ad Assad, poiché sono ormai più di cinquemila i rifugiati. Forze speciali siriane sono entrate in territorio libanese per bloccare le vie di fuga. Hanno deposto mine antiuomo, sia per prevenire l’esodo dei profughi che per bloccare il flusso di armi destinate alla opposizione. Parallelamente, sono stati rapiti in Libano numerosi dissidenti siriani di primo piano.
La Repubblica ha inviato Vanna Vannuccini nel campo profughi dei mujaidin iraniani situato in Iraq. E’ il campo Ashraf, dove vivono tuttora 3400 persone. Il premier iracheno Al Maliki ha decretato l’evacuazione della base entro la fine di dicembre. Si ricostruisce la storia di questo campo, concesso da Saddam Hussein ai Mujaidin El Qalq, oppositori al regime degli Ayatollah.
DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini