Corriere della Sera: “Casa Bianca, decisivo il ruolo delle donne”. A centro pagina: “Ecco chi non potrà candidarsi”, “Stretta sulle scorte. Tagli drastici quando scade il mandato”. In taglio basso: “Ingroia: ‘Io in politica? E’ un diritto di tutti’”. Si tratta di un’intervista al procuratore aggiunto di Palermo, in partenza per il Guatemala.
La Repubblica: “Liste pulite, ecco la legge”. Al prossimo consiglio dei ministri verrà varato lo “stop ai condannati”. “’Subito l’incandidabilità’. Parla Di Pietro: l’Idv collaborerà con Grillo”. Sulle presidenziali Usa: “Casa Bianca, adesso Obama spera nell’Ohio”. In prima la foto della visita del presidente del Consiglio Monti in Afghanistan, raffigurato nell’incontro con il presidente Karzai.
La Stampa, con le foto di Obama e Romney: “Casa Bianca, testa a testa negli Stati-chiave”, “Il presidente in vantaggio nei sondaggi in Ohio, il rivale rimonta in Pennsylvania e Michigan”. Di spalla: “Incandidabili. Pugno duro del governo”, “Chi è condannato fuori dalle liste per un periodo doppio della condanna”.
L’Unità, sulla legge elettorale: “No alla legge trappola”, “Il Pdl difende il Porcellum e vuole che il premio scatti oltre il 42%. Così nessuno vince”, “Il piano di Berlusconi è di votare insieme alla Lega un emendamento già depositato dall’Udc”. Poi, con foto del leader dell’Idv: “Di Pietro attacca L’Unità: killeraggio contro di me”. In taglio basso: “Obama-Romney, la sfida delle first lady”, “Michelle e Ann tentano di convincere le donne”.
Il Giornale, su Di Pietro e “l’Italia dei Favori”: “I pani sporchi di Tonino. Indagato il cognato”, “Altri guai per il ‘cerchio magico’ dell’Idv: Cimadoro accusato di accusato di abuso d’ufficio. Ma l’ex pm non conosce il ridicolo: ‘Contro di me omicidio politico’”. A centro pagina, foto di Berlusconi: “Silvio e il coraggio di chiedere scusa” (per le riforme mancate, come si legge nella didascalia).
Il Fatto torna sullo scandalo Finmeccanica e, in riferimento alla Repubblica Italiana titola: “Fondata sul segreto”. “Un’intercettazione ambientale tra il numero uno di Finmeccanica, Orsi, e l’ex presidente Ior Gotti Tedeschi. Emergono intrighi, nomine, paure, gelosie e ambizioni di chi conta in Italia. In mezzo Chiesa, finanza e Governo”.
Presidenziali Usa
Una “raffica di comizi e concerti”, dall’Ohio allo Iowa, si è verificata ieri secondo il Corriere per entrambi i candidati. Mentre Romney lasciava Cleveland (Ohio) Obama stava per arrivare a Cincinnati (Ohio), dove, a tirargli la volata, trovava Stevie Wonder. Romney con il vice Ryan e John McCain, Rudy Giuliani e Condoleeza Rice; Obama con il vice Biden e musicisti come Bruce Springsteen, il rapper Pitbull, Jay-Z. Ma soprattutto l’ex presidente Bill Clinton: “sentite, sto dando tutto, anche la voce, per questo leader in cui credo”, ha detto per introdurre, con la voce rauca, in Virginia, il presidente davanti ad un pubblico di 25mila persone. Gli ultimi sondaggi nazionali -quelli Abc (49 Obama, 48 Romney) e di Politico (48 a 48) replicano uno scenari odi sostanziale parità tra i due candidati Solo il Pew dà il presidente avanti di 3 punti.
Sulla prima de La Repubblica l’intervento dell’ex presidente Usa Bill Clinton: “Solo con Barack ripartiremo”. Che così inizia: “Quale candidato alla presidenza ha più probabilità di restituire il benessere ai ceti medi e offrire ai più poveri l’occasione di migliorare la propria condizione? Di costruire un’economia americana del XXI secolo che crei posti di lavoro del domani, riduca l’indebitamento e conservi la nostra leadership nel mondo? Mitt Romney afferma che creerà 12 milioni posti di lavoro. Strano: l’analista di Moody’s prevede lo stesso, se non manderemo a monte quel che Obama ha già fatto”. Clinton ricorda che quando Obama si è insediato alla presidenza “l’economia perdeva 800mila posti di lavoro al mese, durante la peggiore crisi finanziaria dopo la Grande Depressione. Nessun presidente, in soli quattro anni, avrebbe potuto rimediare a tutti i danni ereditati. Da quando 31 mesi fa nel settore privato si è arrestata la perdita di posti di lavoro, l’economia ne ha creati 5,2 milioni di nuovi”. E poi: “Il governatore Romney pensa di ridurre di nuovo le tasse ai più ricchi e di tagliare i programmi che aiutano i ceti medi e i bambini poveri. Vuole abrogare i crediti di imposta per l’energia solare ed eolica, che alimentano industrie con circa 175mila posti di lavoro”.
La Stampa scrive che Romney ha deciso di aggiungere una tappa in Pennsylvania nello sprint finale: era uno Stato sicuro per Obama, uno di quelli dove era inutile spendere soldi e tempo. Gli ultimi sondaggi, però dicono che le distanze si sono accorciate (47% pari).
Secondo La Repubblica Obama guida in Iowa e Ohio. Ma il piccolo New Hampshire “tiene vivo il sogno di Romney”: qui quattro anni fa Obama strapazzò con il 9,6 per cento di preferenze in più il povero McCain. Ma adesso è così disperato da aver bisogno dei 4 grandi elettori di questo piccolo Stato per assicurarsi i 270 voti per la Casa Bianca.
Il Corriere della Sera si occupa del voto femminile, “campo di battaglia finale”: dalle casalinghe alle ‘waitress moms’, le donne hanno dominato i dibattiti. Quella femminile è una fascia di voto decisiva per la Casa Bianca. Obama sarebbe in vantaggio anche grazie alle giovani e alle laureate.
Candidarsi
Secondo La Stampa è in gran parte pronto il testo sulla incandidabilità temporanea di chi ha subito condanne: potrebbe essere presentato già al prossimo Consiglio dei ministri. La bozza prevede, nel caso di sentenza definitiva, il divieto di assunzione di cariche per chiunque abbia riportato pene superiori ai due anni di reclusione, per una durata almeno del doppio della pena stessa e il ministro dell’Interno Cancellieri vuole la norma già in vigore per le Regionali.
Su La Stampa, in prima, il giurista Carlo Federico Grosso commenta le indiscrezioni relative alla stesura del decreto delegato sulla incandidabilità dei condannati definitivi: incandidabilità temporanea, peraltro. I reati/ostacolo ad una candidatura rientrerebbero in tre tipologie: quelli gravissimi di tipo associativo (associazione a delinquere per schiavitù delle persone, contraffazione di marchi, traffico di stupefacenti, associazioni di tipo mafioso, sequestro di persona a scopo di estorsione), quelli connessi al terrorismo e tutti i delitti dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione. Su quest’ultimo punto Grosso scrive che qui sta “il profilo più qualificante” del decreto, perché si prevede l’inclusione, fra i reati ostacolo alla candidatura, di tutti i delitti di pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione: “anche quelli meno gravi, come l’omissione di atti di ufficio o l’abuso di ufficio e non soltanto il peculato, la concussione o la corruzione”. Per Grosso è “un doveroso, importante, completamento della legge anticorruzione”. Ma “perché circoscrivere a condanne superiori a due anni di reclusione l’ostacolo a candidarsi? Dato che i minimi edittali previsti nei confronti dei delitti contro la pubblica amministrazione non sono sempre elevati, e consentiranno frequenti condanne penali di minore entità, perché non abbassare quantomeno a un anno il livello delle condanne penali”? Inoltre il giurista si chiede perché attendere la sentenza definitiva per applicare la sanzione di incandidabilità “e non anticiparla invece al momento in cui viene pronunciata la sentenza di condanna di primo grado o quantomeno quella di secondo grado”. Se l’obiezione è di tipo garantista (l’imputato è presunto innocente fino alla condanna passata in giudicato) “non potrebbero essere tuttavia, a questo punto, le stesse forze politiche ad autoregolamentarsi?”.
Il Corriere della Sera intervista il procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia. “Io in politica? Mai dire mai. Candidarsi è un diritto di tutti”. Sta partendo per una missione Onu in Guatemala, ma c’è chi è pronto a scommettere che tornerà molto prima del previsto per partecipare alla campagna elettorale, magari come candidato di un’alleanza tra ‘partito dei sindaci (De Magistris), grillini e dipietristi. Dice che “dall’estero” continuerà a “partecipare al dibattito italiano, in modo più libero, visto che finora mi dicevano che un pm nn può parlare”. Critiche soprattutto alla sinistra: “Mi sorprende che chi ci ha sostenuto quando ci occupavamo di Dell’Utri e Berlusconi o prendevamo posizioni pubbliche contro la politica delle giustizia del centrodestra, abbia improvvisamente scoperto che uscivamo dal seminato quando con l’indagine sulla trattativa (Stato-mafia, ndr.), ci siamo imbattuti in altri nomi”. Ma non potreste aver commesso errori? “Io non credo che su quelle telefonate abbiamo sbagliato” (Napolitano-Mancino, ndr). Non le sembra che la sua sia una fuga? “Non c’è nessuna fuga, anche perché porterei comunque le responsabilità in un insuccesso giudiziario. E i colleghi che restano sono perfettamente in grado, ciascuno con la sua professionalità, di proseguire il lavoro svolto insieme fin qui”. Difende la scelta di una “partecipazione al dibattito pubblico”. E l’imparzialità del magistrato dove va a finire? “Quella ci vuole sempre, ma non significa neutralità”. Dopo le critiche di Magistratura democratica, di Luciano Violante o Guido Calvi: perché ce l’ha tanto con le critiche che arrivano da sinistra? “Perché io mi considero parte di quel mondo, dal quale mi sento un po’ tradito per la storia che la sinistra ha avuto, da Pio La Torre a Enrico Berlinguer”.
La Repubblica intervista Antonio Di Pietro: “nel Pd c’è chi vuol farmi fuori, ma io non scioglierò l’Idv e con Grillo lavoreremo insieme”. Il Movimento 5 Stelle, secondo Di Pietro, “è fatto di persone giovani e capaci che noi apprezziamo e con cui speriamo di collaborare”. L’Idv non è morta? “L’Idv è stata accoltellata alla schiena”, “nel sistema politico attuale ci sono formazioni che non vedono l’ora di liberarsi dell’Idv. Dentro il Pd ci sono due gruppi, uno dei quali vuole accordarsi con l’Udc di Casini e mandare a monte il progetto riformista”. Grillo l’ha candidato alla presidenza della Repubblica. “Beppe con quell’affermazione ha voluto solo esprimermi, a modo suo, solidarietà”. Lo sosterrebbe come premier? “Non si è mai proposto come tale ed è stucchevole il tentativo della politica di aizzargli i cittadini contro”.
Il Giornale, su Grillo: “Beppe sposta il mirino su Renzi: ‘Un assenteista pieno di debiti’”. Sul blog il leader di del Movimento 5 Stelle “fa i conti al sindaco di Firenze”: “Pendenze per 90 milioni”. Secondo Grillo, da quando Renzi è in giro per le primarie, in consiglio comunale non si è visto. Ma “il sindaco non ci sta” e risponde: “E’ molto bravo a nuotare, ma in economia non capisce nulla”.
di Ada Pagliarulo e Paolo Martini