Le aperture
Corriere della Sera: “Italia con il fiato sospeso”, “Consob, misure antispeculazione. Oggi l’Eurogruppo”, “Tensione per la riapertura dei mercati. Napolitano: se siamo seri non ci dobbiamo preoccupare”. In taglio basso, ancora la vicenda che vede coinvolto l’ex-consigliere politico di Tremonti: “Nomine pubbliche: la rete di Milanese”.
La Repubblica: “Speculazioni, paura sui mercati”, “Stretta della Consob sulle vendite allo scoperto. La preoccupazione della Ue”, “Napolitano: ‘Se siamo seri non dobbiamo preoccuparci’. Bossi: ‘Restiamo al governo, altrimenti si spaventano le Borse'”. In taglio basso: “Tutti i segreti di Milanese in 5 cassette di sicurezza”, “I pm: la Camera autorizzi l’apertura. Ecco la rete dell’ex-finanziere”.
La Stampa: “Borsa, freno agli speculatori”, “La Consob impone maggiore trasparenza sulle vendite allo scoperto”, “Timori per la riapertura dei mercati. Oggi vertice Ue straordinario. Napolitano: se siamo seri non dobbiamo preoccuparci”. Sotto la testata, la Libia: “In volo con la Nato a caccia di Gheddafi”. E’ un reportage che spiega come gli Awacs guidano gli attacchi.
Il Giornale punta su “quelli che rovinano l’Italia” e titola: “Remano contro, poi piangono”, “Riaprono i mercati e la Borsa rischia di nuovo di finire sotto attacco degli speculatori. Saranno contenti Bersani, Di PIetro & co, che pur di far cadere Silvio da anni infangano il Paese. E ora fanno i finti patrioti”. A centro pagina, con foto, il richiamo ad una intervista alla ministra della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini: “‘Laurea in medicina più breve di un anno'”. In taglio basso, sul Lodo Mondadori: “De Benedetti, il cannibale della finanza. Divora le aziende e anche i dipendenti”.
L’Unità: “Il giorno della paura”, “Rischio Italia, si muove la Ue”, “Vertice allargato a Bruxelles. La Consob decide una stretta per arginare le speculazioni”, “Allarme per il governo. Letta impone il silenzio mentre la manovra arriv ain Parlamento. Il Colle: se siamo seri ce la faremo”. A centro pagina, la foto della manifestazione delle donne a Siena (“Se non ora quando”). E’ “la rete delle donne”.
Il Sole 24 Ore: “La politica costa 23 miliardi l’anno”, “Spese e sprechi per il funzionamento di organi e istituzioni: dai vitalizi alle consulenze, dalle auto blu ai rimborsi elettorali”. “Dalla prossima legislatura indennità dimezzata per i parlamentari italiani”. Le prime tre pagine del quotidiano segue questo filone della manovra, calcolando che Camera e Senato spendono 218 milioni l’anno.
Rischio Paese, manovra.
Il Corriere dedica un approfondimento alle scosse ai mercati e spiega cosa siano le ‘vendite allo scoperto’ o ‘short selling’ su cui la Consob ha deciso di intervenire con una stretta, dopo gli attacchi speculativi di venerdì scorso: si vendono azioni senza averne la proprietà con l’obiettivo e la speranza di riacquistarle più tardi a un prezzo inferiore, lo stesso praticato al compratore a cui saranno riconsegnate. Insomma, si vendono titoli ‘presi in prestito’. Il fornitore di un titolo lo presta ad uno ‘scopertista’ che lo vende subito, senza possederlo, in attesa di una sua caduta, e così accentuandola. Dato un valore di 100 euro, il valore dell’azione scende a 70: lo sopertista riacquista il titolo e lo restituisce al prestatore, cui darà un interesse per il prestito. Avrà così guadagnato 30 euro. Nel frattempo il titolo ha subito il ribasso.
La Repubblica intervista l’ecopnomista Jean-Paul Fitoussi, che spiega: “La riunione dell’Eurogruppo non sarà un summit d’emergenza come si vociferava, tantomeno sul caso Italia, ma non cambio un’idea che sostengo da tempo: la paralisi delle decisioni europee rischia di far saltare non solo un certo numero di Paesi, ma anche la stessa architettura monetaria e perfino politica dell’Ue”. Spiega quanto consideri grave il fatto che il piano di aiuti alla Grecia sia partito con un anno di ritardo: “e con tassi di interesse tali, per entrambe le tranches, che hanno aggravato, anzicheé risolvere, i problemi del Paese”. E sui tempi: la cancelliera Merkel “è stata mesi e mesi impegnata in una complessa mediazione politica aspettando il momento giusto per dare il via libera e nel frattempo convincere i suoi cittadini che non stavano pagando le vacanze e le pensioni ai greci. Intanto la speculazione ha continuato ad operare”, attaccando Portogallo, Spagna, Italia e “domani, chissà”, Francia e Germania.
“Manovra, mano tesa all’opposizione. Letta a Berlusconi: niente polemiche. Pd e Idv: saremo propositivi. Bossi: resto, mercati impauriti”: così La Repubblica riassume gli atteggiamenti di governo e opposizione nella delicata fase politica ed economica che l’Italia sta affrontando. Con un’intervista al vicesegretario Pd Enrico Letta che, pur ribadendo che “l’esecutivo non è credibile”, spiega: “‘Ci muoviamo sulla linea del Colle, saremo responsabili per salvare il Paese'”.
Sul Corriere si torna a parlare dell’appello sottoscritto ieri da Pd e Udc: “In politica ci sono responsabili e responsabili -scrive Maria Teresa Meli- Il Pd e l’Udc non lo sono alla maniera di Scilipoti. Il che significa che l’appello sottoscritto” non si tradurrà “in un aiutino al governo”. Quel che le opposizioni possono assicurare, è che non faranno ostruzionismo. Nessuna astensione per nessuna delle due formazioni, sulla manovra. “Non faremo certo da stampella a questo governo -dice Bersani- L’impostazione della manovra è totalmente sbagliata. Tremonti pensa solo a tenere i conti a posto e non punta alla crescita. Ma se non si dà acqua e fieno il cavallo non riparte”. Sulla stessa pagina, parole ‘responsabili’ anche da Di Pietro: “Non faremo mero ostruzionismo”, “proporremo altre riduzioni di spesa”, è necessario mantenere i conti dello Stato secondo le indicazioni europee, ma la proposta di finanziaria dell’Idv “non toglie ai poveri per dare agli evasori”. I suoi elettori non hanno capito il colloquio con Berlusconi. Di Pietro: “Se mi mettessi a fare solo il bambinello scontroso, certificherei l’Idv come un partito di mera protesta”, “invece il mio obiettivo è portare l’Idv al governo”. Niente governo tecnico, però, ma un “governo di legislatura votato dagli elettori”.
Su Il Giornale, intervista a Claudio Scajola, che parla di “sciacalli” che “vogliono destabilizzare l’Italia”: “dietro l’assalto finanziario delle ultime ore temo ci sia una volontà di destabilizzazione che esce dai confini nazionali. Se si sommano gli eventi, da un anno a questa parte, il sospetto cresce: i progressivi colpi che hanno indebolito governo e maggioranza, le speculazioni politiche ed economiche, le rivelazioni di Wikileaks, le posizioni espresse da alcune cancellerie…è difficile non pensare che a qualcuno un’Italietta debole e un Berlusconi alle corde non facciano piacere”.
Inchieste
Racconta il Corriere che la conferma più autorevole al fatto che Marco Milanese, ex consigliere politico di Tremonti, fosse il regista delle nomine nelle aziende a partecipazione statale, arriva dal vertice stesso del ministero dell’Economia: esattamente dal capo di gabinetto di Tremonti, Vincenzo Fortunato. Che l’11 gennaio scorso ha parlato al pm dell’indagine napoletana Piscitello. “Ha seguito, per conto del ministro”, dice, le nomine in Eni, Anas, Fs, Poligrafico, Sogei, Finmeccanica, Fincantieri, Enav. L’indicazione dei rappresentanti del ministero -ha spiegato Fortunato- rientra tra le attività di indirizzo politico indicate dalla legge: la ‘provenienza’ delle desiganzioni è ‘in parte interna al dipartimento e in parte di provenienza ‘politica’. Presuppone quindi una ‘mediazione’ tra le diverse componenti del governo. Ma il problema -sottolinea l’accusa e riferisce il quotidiano- è che Milanese avrebbe ‘venduto’ almeno una parte degli incarichi. e laprocura segue il filone che punta, parallelamente, ad individuare, tra le Fiamme Gialle, chi ha agito da ‘talpa’ con Milanese, che da quel corpo proviene, comunicandogli notizie su indagini che poi Milanese si sarebbe ‘rivenduto’ agli inquisiti.
Lo stesso Corriere, però, offre ai lettori un articolo in cui si mettono a confronto “le vite opposte di Tremonti e del suo consulente”: “il ministro frugale e il deputato delle lussuose vacanze al Plaza di New York. I luoghi del titolare dell’Economia sono Sondrio e Pavia, quelli dell’ex-collaboratore Cap Martin e gli Usa.
La Repubblica scrive che i segreti di Milanese sarebbero racchiusi in 5 cassette di sicurezza finite oar sotto sequestro da parte dei pm dell’inchiesta: ma serve un’autorizzazione alla perquisizione da parte della Camera dei deputati, essendo Milanese onorevole. E secondo gli inquirenti Milanese avrebbe avuto accesso più volte a quelle cassette di sicurezza a metà dicembre, ovevro dopo l’arresto di Paolo Viscione, l’imprenditore che dice di esser stato oggetto di ricatti da parte di Milanese. Il quotidiano insiste anche sul legame tra la società del ministero dell’Economia Sogei e Milanese, rispetto alla quale avrebbe agito da ‘mediatore’: il segretario generale del Pio sodalizio dei Piceni, Angelo Lorenzoni, ascoltato dai magistrati, ha ricostruito come la Sogei fosse intestatataria dell’affitto di alcuni appartamenti prestigiosi a Roma, appartenenti al Pio sodalizio stesso. Contratti da 8500 euro:e a trattare per la Sogei era Milanese, secondo Lorenzoni.
Tra i vari incarichi più che remunerativi ricoperti da Milanese, c’era quello di presidente dell’organismo di vigilanza delle Fs: nominato nel 2004, incassa per quel compito 245mila euro, scrive La Repubblica. Non si cura della incompatibilità creatasi con la sua presenza al ministero dell’Economia, che delle Fs è azionista, sottolinea il quotidiano. E il nuovo amministratore delegato Moretti fatica a convincerlo ad abbandonare l’incarico. Nel frattempo, anche per un errore contabile, continueranno ad essere accreditate sul conto di Milanese, 56mila euro per un lavoro che non svolge più alle Fs.
“Perché il Pdl non deve far arrestare i suoi”: con questo titolo il direttore Alessando Sallusti spiega che il Pdl deve essere “il partito degli onesti” (invocato dal segretario Alfano, ndr.) e non “dei manettari”. Qualche deputato della maggioranza vuol fare arrestare Milanese e Alfredo Papa. Scrive Sallusti: “dalle carte depositate dai pm emergono fatti e circostanze che non fanno certo onore a loro e alla classe politica che rappresentano. Se si tratta di reati oppure no, a stabilirlo deve essere un giusto e veloce processo. E se al termine dei tre gradi di giudizio risulteranno colpevoli, ben venga la condanna. Ma mi chiedo, e domando agli onorevoli loro colleghi, quale è il motivo per assecondare la frenesia dei pm di arrestarli prima che la verità sia accertata? La carcerazione preventiva è una pratica barbara”, i cui effetti si sono misurati durante Tangentopoli, quando Di Pietro usava le manette “come pratica investigativa: io li sbatto dentro, così quelli confessano”.
Una riflessione sui casi di deputati e senatori indagati o rinviati a giudizio si trova sulla prima del Corriere a firma di Ernesto Galli della Loggia: cosa pensano ora i loro elettori? “La risposta è semplice: non hanno pensato niente”, perché grazie alla legge elettorale in vigore, si è eletti “per il puro ed esclusivo fatto di occupare un determinato posto nella lista presentata da un partito”. Diventa inevitabile anche che il deputato o il senatore si dedichi ad attività ‘collaterali’ che possono procurargli un interesse personale o renderlo ‘interessante’ agli occhi di chi comanda.
E poi
In prima su La Stampa si parla del vertice previsto per oggi del Quartetto (Usa, Russia, Ue e Onu): “La Palestina vuol nascere all’Onu. Pronti i veti”. E sullo stesso quotidiano, un’analisi di Abraham B. Yeoshua: “Perché Israele deve scegliere il negoziato”.
In prima su L’Unità la notizia del viaggio del segretario Pd Bersani in Israele. E il suo pensiero riassunto in un titolo: “senza pace a rischio le primavere arabe”. Verrà ricevuto dal presidente Peres e dal primo ministro Nettanyahu. Oggi sarà a Ramallah.
Il reportage alle pagine R2 de La Repubblica è firmato da Raimondo Bultrini ed è dedicato alla “lunga marcia degli Evangelici”: missionari battisti, metodisti, presbiteriani, avventisti e ‘rinati’, stanno conquistando l’Asia. E con i dollari dei donatori americani stanno cambiando il volto delle tribù di una vasta aresa del Sud Est. Un processo di conversione ormai giunto ad uno stadio sorprendentemente avanzato. Ma c’è chi denuncia l’omologazione religiosa e culturale.
(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)