Le aperture
A centro pagina: “Il caso delle pensioni bloccate. Un buco da cinque miliardi”. “Consulta: bocciato il congelamento degli aumenti 2012-2013”.
Sulla politica: “Renzi incassa il terzo sì: abbiamo stravinto”.
A fondo pagina: “Fontana designato direttore del Corriere. La decisione del consiglio di amministrazione di Rcs è stata presa all’unanimità”.
La Repubblica: “La Consulta boccia il taglio alle pensioni. Buco da 5 miliardi”, “Colpiti 6 milioni di italiani, il governo dovrà risarcirli”, “La disoccupazione sale al 13%, tra i giovani è al 43,1%”.
In prima il richiamo ad un’intervista a Giorgio Napolitano: “Il sindacato deve rinnovarsi”.
Sull’Italicum: “Altre due fiducie. L’opposizione vuole il referendum”.
Sull’inaugurazione, oggi, di Expo, sotto una foto di proteste della giornata di ieri: “Milano al centro del mondo ma l’Expo parte sotto assedio”.
In prima anche il colloquio con il cardinale Scola, arcivescovo di Milano: “Ritroviamo l’anima della città”.
A fondo pagina, in riferimento all’articolo pubblicato ieri e firmato da Jenner Meletti da Bolzano: “La vergogna di quei treni con i neri divisi dai bianchi”, di Michele Serra.
Poi il reportage di Giampaolo Visetti dal Nepal: “Nepal, in fuga con i sopravvissuti sul tetto della corriera”.
E “la polemica” di cui dà conto Federico Rampini, corrispondente da New York: “’La vostra birra è contro le donne’. Bufera negli Usa sulla Budweiser”.
La Stampa: “Il giorno dell’Expo, tra festa e tensioni”, “Oggi la cerimonia inaugurale. Milano, disordini al primo corteo anti-esposizione”, “L’intervento di Renzi e un video del Papa per dare avvio alla kermesse dedicata al cibo e all’alimentazione. Per sei mesi il mondo guarderà all’Italia”.
La grande foto che apre la prima pagina porta la firma di Sebastiao Salgado, è in mostra all’Expo nell’ambito del progetto “Nove fotografi per la Terra” e raffigura raccoglitori di caffé. E il quotidiano riproduce un testo dello stesso Salgado, tratto da “Profumo di sogno, Viaggio nel mondo del caffé”.
Su Expo, un’intervista al ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio: “Proteste incomprensibili. Non è mica il G8”, “Qui non si tratta di un vertice di potenti. Adesso una svolta su lavoro ed edilizia”.
Poi l’Alta velocità: “Ora Torino e Genova vogliono la Tav”, “I sindaci Fassino e Doria scrivono al ministro e alle Ferrovie: la tratta percorribile in 50 minuti”.
A centro pagina: “Pensioni, no della Consulta al blocco. Sui conti di rischia un buco da 5 miliardi”, “Disoccupazione in crescita. Italicum, altre tre fiducie: lunedì voto finale”.
A fondo pagina, il richiamo ad un’intervista del quotidiano a Federico Varese, docente di criminologa al Nuffield College di Oxford: “Quei migranti mai sbarcati, schiavi nelle carceri libiche”. Sarebbero stati “torturati e venduti dalle guardie”.
Il Fatto, con la famosa foto dell’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero in lacrime: “Tesoretto? Buco da 5 miliardi. Ripresa? Sempre meno occupati”, “La Corte costituzionale boccia la ‘norma Fornero’ che congelava le pensioni: sei milioni di italiani dovranno essere risarciti. Per l’esecutivo si apre una voragine. Intanto l’Istat smonta la propaganda di Poletti: 138 mila disoccupati in più rispetto al 2014”.
L’altra foto in prima è per Ferruccio De Bortoli e per il suo “addio al Corriere”: “De Bortoli: ‘Renzi caudillo maleducato’”, “’Mattarella non firmi l’Italicum’”. Poi, sul suo successore Luciano Fontana: “E il suo delfino batte il democristiano Mario Orfeo”.
A centro pagina, con foto di Roberto Speranza: “Senato, un solo voto di scarto per il governo”, “La sinistra Pd ora punta su Palazzo Madama”, “Il premier continua a macinare fiducie sull’Italicum, ma i dissidenti di Speranza (consigliato da D’Alema) hanno deciso di dare battaglia nell’altra Camera. Il primo avvertimento: sul decreto Pa si sono schierati compatti contro”.
In prima un’intervista a Sergio Staino, il disegnatore di Bobo: “Bersani, ti ho voluto bene, ma ora devi andare ai giardinetti”.
A fondo pagina una caricatura del ministro del Lavoro Giuliano Poletti (opulento e con tovagliolo al collo): “L’altro Primo Maggio nella Taranto dell’Ilva”. E “la tristezza ai tempi del Jobs Act”, di Stefano Feltri.
Il Giornale: “Renzi in Armani, Italia in mutande. Nuovo record di disoccupazione, il premier alla festa con le star di Hollywood”. “Pensioni, la riforma Fornero-Monti ci costa altri cinque miliardi”.
A centro pagina, con foto: “Dopo la mamma, il notaio: il coraggio di educare”, con la foto del notaio milanese che ha esposto una bandiera tricolore al passaggio del corteo no-global a Milano. “Dagli Stati Uniti a Milano: quando gli adulti sfidano la violenza giovanile”.
E poi: “Pier Silvio nuovo ad di Mediaset continua la caccia ai nuovo soci”.
Da segnalare un articolo di Renato Farina dal titolo: “Se il premier ha un complice sul Colle”. “Mattarella e l’Italicum”.
Il Sole 24 ore: “Parte l’Expo, banco di prova per Milano e sistema-Paese”. “Dopo polemiche e ritardi cancelli aperti per l’evento universale: si apre con la musica una vetrina sul food e la creatività italiana da un miliardo. Vigilia di tensioni”. “Renzi: la scommessa è la ripartenza del Paese. Squinzi: convinto che alla fine ne usciremo bene”. Due commenti: Paolo Bricco (“E ora Milano deve saper stupire”) e Armando Torno (“Il ‘disgelo’ della Turandot”).
Il titolo di apertura: “Pensioni da rivalutare: buco da oltre 5 miliardi. La Consulta boccia il blocco della perequazione introdotto dalla legge Fornero. Subito 1,8 miliardi. Il governo: soluzione non facile”.
Accanto: “Italicum, la fiducia tiene. Lunedì il test decisivo. Per il voto finale salgono le defezioni nel Pd”.
A centro pagina: “La disoccupazione sale al 13 per cento. A marzo 59 mila occupati in meno. Istat e Bankitalia: ma l’economia migliora. Confindustria: ad aprile la produzione industriale cresce dello 0,5 per cento”.
Il Corriere, con il quirinalista Marzio Breda, intervista il presidente Mattarella: “Oggi si apre un nuovo ciclo. E’ il segno che l’Italia riparte”. “La crisi ha causato ferite sociali e ha inciso sul modo di vivere: il mondo sarà diverso. Episodi gravi di corruzione ma c’è un impegno sulla legalità. Siamo al punto di svolta”.
Il Sole intervista Diana Bracco, presidente di Expo 2015 spa e commissario del Padiglione Italia. Conferma che l’auditorium del Padiglione non è ancora pronto, “ma lo sarà tra pochi giorni e tutti gli eventi in programma sono stati riposizionati in altre sale dell’Expo. Tutti i padiglioni, e sono tantissimi, saranno visitabili”. Dice che “i conti si fanno alla fine ma abbiamo la coscienza a posto”. Qualche cifra: i Paesi partecipanti hanno investito oltre un miliardo di euro, gli sponsor privati altri 300 milioni, si calcola che con poco più di 20 milioni di accessi “pareggeremo i costi gestionali”.
Alla pagina successiva il quotidiano si sofferma sui numeri, e scrive che ora occore “capire innanzitutto se i dieci milioni di biglietti venduti si tradurranno in visite reali”, dunque pernottamenti, ristoranti, shopping. Si citano i dati della Federalberghi, secondo cui nove milioni di italiano “hanno espresso l’intenzione di visitare la manifestazione nell’arco di sei mesi”. Circa 2,6 milioni di persone avrebbero deciso di trascorrere almeno una notte a Milano. 190 mila sono previsti in questo week end.
La Stampa, pagina 8: “Disoccupazione, crescita continua”, “Gli esperti dell’Istat spiegano che l’effetto Jobs Act non si è ancora fatto sentire. I giovani senza lavoro saliti a quota 43,1%. In Europa si allontana il rischio deflazione”.
Sulla stessa pagina, il responsabile economia del Pd Filippo Taddei, in un’intervista dice: “La ripresa è lenta, ma è partita. Tra sei mesi posti in aumento”, “Grazie alla riforma nuovi contratti più stabili”.
La Repubblica, pagina 4: “Rislagono i disoccupati, tasso al 13%, tra i giovani 43%, calano autonomi e irregolari”, “Apparente contraddizione tra i dati di ieri e quelli sui contratti in aumento: bene i dipendenti, male gli altri. Istat ottimista sul Pil. Primo ok alla riforma PA”. Sulla stessa pagina, un’intervista a Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil: “Il Jobs Act non crea posti, servono investimenti pubblici e patrimoniale sui più ricchi”.
Su La Repubblica, a pagina 23, un’intervista al presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano, che dice: “Il dramma dei disoccupati oltre il livello di guardia, il sindacato si è arroccato, ora si deve rinnovare”, “La Bce di Draghi ha dato prove straordinarie di coraggio innovativo per spingere l’Ue fuori dalla crisi”. Sul Jobs Act: “Presto per giudicare il Jobs Act, però è sbagliato svalutarlo. I contratti a tempo indeterminato stanno crescendo”. Sul sindacato e su Maurizio Landini: “Il sindacato è un soggetto politico ma deve considerare suo terreno proprio e fondamentale la contrattazione”.
Su Il Fatto: “Primo maggio del Jobs Act. 138 mila disoccupati in più”, “Così ‘riparte l’Italia’, come annunciano ogni settimana premier e giornali: rispetto al 2014 le persone senza lavoro sono aumentate del 4,4 per cento”.
Il Giornale: “L’Istat rottama il Jobs Act: aumenta la disoccupazione. A dispetto degli annunci del governo i dati sul lavoro nel mese d’esordio del decreto sono negativi. E i giovani senza un’occupazione superano il livello record del 43 per cento”.
I dati sulla disoccupazione vengono commentati da Alberto Orioli, che sul Sole 24 Ore scrive che dopo le riforme sul lavoro “l’economia reale sta reagendo, ma è soprattutto impegnata a riassorbire i cassintegrati e sta uscendo dai contratti difensivi di riduzione dell’orario di lavoro e di stipendio con cui sono stati salvati posti di lavoro”. Solo dopo questa fase “si potrà scommettere sull’ampliamento della platea dei lavoratori”. “La ‘narrazione’ della politica economica fatta dal governo ci ha indotto a una velocità comunicativa che non è quella dei dati”, scrive il quotidiano.
Sulla stessa pagina ci citano i dati macroeconomici di Istat e Bankitalia: “L’economia migliora”. Secondo l’Istat “segnali positivi arrivano dallattvità industriale e dall’export extra euro”, mentre “restano ancora deboli le dinamiche del mercato del lavoro”.
Il Corriere intervista Giorgio Alleva, presidente dell’Istat: “I numeri? Serve una centrale unica per evitare la confusione sul lavoro”. “La situazione migliorerà nei prossimi mesi, dopo la ripresa”. Alleva dice che qualche confusione sul tema occupazione dipende anche dalle diverse fonti e dai giorni diversi in cui vengono comunicati i dati di Inps, Ministero del lavoro e Istat. “Per questo ho proposto al ministro Poletti di costruire un sistema informativo integrato tra noi, il ministero e l’Inps per fornire una comunicazione più ricca e integrata”.
Ancora sul Corriere un commento di Dario di Vico: “Gli scontri sulle cifre di un lavoro che non c’è”. “A fornire dati sull’occupazione sono troppe agenzie diverse. Ma la querelle sui numeri è soprattutto figlia di una ripresa che nonostante il Jobs Act non è ancora iniziata. Anzi: la coda della crisi minaccia ora di toccare nuove realtà”.
La sentenza della Consulta sulle pensioni viene raccontata da tutti i quotidiani. Scrive il Corriere che nella sentenza si legge che “l’ interesse dei pensionati, in particolar modo dei titolari di trattamenti previdenziali modesti è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite”. Questo diritto “risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”.
Su La Repubblica, pagine 2 e 3: “Pensioni, stop ai tagli della Fornero, nei conti buco da 5 miliardi. Il governo: ‘Soluzione non facile’”, “La Consulta: restituite 500 euro in due anni a circa 6 milioni di pensionati. Il congelamento riguardava i redditi lordi superiori a 1400 mensili”.
Il “retroscena” di Federico Fubini: “Così svanisce il sogno di un ‘tesoretto’, ora rischiamo un deficit fuori controllo”.
L’ex ministro del Lavoro Fornero, intervistata dal quotidiano, dice: “Misura non mia, ma non capisco questa sentenza”, “Lo stop all’indicizzazione era imposto dall’emergenza”.
Su La Stampa, a pagina 11. Roberto Giovannini scrive che malgrado Palazzo Chigi minimizzi, la sentenza con cui la Corte costituzionale ha bocciato il blocco deciso dal governo Monti alla perequazione al costo della vita delle pensioni oltre i 1.200 euro mensili netti è “un vero cataclisma”, poiché con un tratto di penna costringerà il governo a sborsare forse quattro, forse cinque o sei miliardi di euro per rimborsare a sei milioni di aventi diritto le somme congelate dal decreto “Salva-Italia” nel biennio 2012-2013 e cumulate negli anni successivi.
Il Fatto: “Fornero addio, buco da 5 miliardi”. Con un’intervista alla stessa Fornero: “Che ingenua, ho coperto Monti e sono rimasta sola”.
Il Sole 24 ore: “Al Senato 26 dissidenti, maggioranza a rischio”. “Ora strada tutta in salita a Palazzo Madama per il provvedimento che supera il bicameralismo e il titolo V”. Si ricorda che 26 sono i senatori Pd che “manifestarono pubblicamente il loro dissenso” sulla legge elettorale e che in questi giorni hanno “solidarizzato” con i colleghi deputati. E si ricorda che a Palazzo Madama la maggioranza conta su una decina di voti di vantaggio, e che dunque i 26 possono “mettere in crisi Renzi”.
Il Giornale: “Il vero Vietnam è il Senato: il governo non ha i numeri e la fronda prepara agguati”. Si legge che ieri a Palazzo Madama la riforma della Pubblica amministrazine è passata “con 144 sì, ben al di sotto della maggioranza dell’Aula. Campanello d’allarme per l’esame della legge costituzionale sulla Camera delle Autonomie”.
Il Corriere: “Il premier: li abbiamo distrutti e non andremo sotto neanche a Palazzo Madama”. “Il segretario ai suoi: ora dobbiamo occuparci delle tasse troppo alte”.
Il Giornale: “Renzi all’ultimo tornante vuole sfruttare la vittoria nella corsa alle Regionali”. Si legge che “la riforma del Senato, in stand by a Palazzo Madama, subirà probabilmente un rallentamento”, e che intanto il premier “si è preso due settimane di tempo” per risolvere il problema della presidenza del gruppo dopo le dimissioni di Speranza.
Secondo Lina Palmerini sul Sole Renzi a questo punto deve ottenere un successo netto alle Regionali, “per non perdere Regioni – come le Marche o la Liguria – che sembrano in bilico”. E poi la “carta” che potrebbe “mettere sul tavolo” è quella delle “primarie regolate per legge”, che potrebbero essere un “filo politico con cui ristabilire un clima e disinnescare l’accusa di voler riportare in Parlamento dei ‘nominati'”.
Il Corriere dedica una pagina alla situazione nel Pd: “Dissidenti alla ricerca di un leader. Ma il nome e le strategie dividono”. “Le suggestioni: da Speranza a Letta, da Cupero a Bersani. Fassina: prima una prospettiva”. E poi una intervista al ministro Martina: “Noi responsabili. Stimo Pier Luigi. La democrazia però non è a rischio”. “Martina: la legge è molto migliorata”.
Da segnalare ancora sul Corriere una riflessione di Michele Salvati sul Pd, il “decisionismo”, la “concezione di democrazia maggioritaria” implicita nella riforma elettorale, il ruolo del leader. “Il governo del leader non minaccia la democrazia”. “Una concezione maggioritaria come quella adottata dall’attuale proposta di legge elettorale era già stata discussa e accettata all’interno della sinistra moderata. Nel Pd è stato superato il modello di partito dei notabili che agiva per mediazioni continue”.
Sul Sole “16 domande per capire la riforma” elettorale, ovvero i 16 sì e i 16 no di Roberto D’Alimonte e di Valerio Onida.
Sul Corriere una intervista a Enzo Cheli spiega perchè la riforma costituzionale potrebbe tornare al Senato, anche se c’è stata già la prima doppia lettura. “Cheli: la riforma costituzionale? Si può cambiare ogni articolo, i consiglieri-senatori non vanno”.
Sul Corriere Danilo Taino cita le inchieste giornalistiche del quotidiano Suddeutsche Zeitung e delle tv Wdr e Ndr secondo le quali negli anni passati il servizio di spionaggio tedesco Bnd abbia collaborato con la Nsa americana – la stessa le cui operazioni di spionaggio anche nei confronti di Merkel sono state rivelate da Edward Snowden – per “una serie di attività coperte”, raccogliendo informazioni per gli americani. I bersagli dell’attività erano “gunzionari di alto rango del ministero degli esteri francese, dell’Eliseo, della Commissione europea”. “I servizi di Berlino avrebbero passato informazioni agli americani. ‘ll governo sapeva’. Merkel smentisce”.
Sul Corriere un aritcolo è dedicato all’incontro organizzato a Bari dalla Comunità di Sant’Egidio, che ha fatto sedere “attorno allo stesso tavolo prelati cattolici, ortodossi, siriaci, caldei, copti, melchiti, provenienti dai Paesi del Medio Oriente devastati dalla guerra”. C’era anche il ministro degli esteri Gentiloni. “Aiuto ai cristiani d’Oriente: un piano e ‘aree protette’ contro le persecuzioni”.
Il Giornale: “Giustizia per Malala, 25 anni di carcere per dieci colpevoli”. Si ricorda che Malala Yousafzai venne colpita alla testa mentre tornava da scuola a Mingora, nella valle dello Swat, in Pakistan. Nell’attacco vennero ferite altre due compagne di scuola. Malala fu perata alla testa in un ospedale di Birmingham, dove vive ancora oggi. “Una fonte ufficiale ha spigato che nessuno dei cinque uomini che presero parte all’attacco è invece tra i condannati”. Gli assalitori scapparono in Afghanistan.
Il Corriere: “Dieci ergastoli per Malala. Ma il mandante resta libero”. Si cita il ventitrenne Ataullah Khan, che sarebbe fuggito in Afghanistan insieme al presunto mandante, Maulana Fazlullah, “leader dei talebani pakistani”.
Da segnalare una intervista su Il Giornale al vignettista Vincino, sulla satira, Charlie Hebdo e dintorni. “Luz ha il diritto di non rimanere inchiodato alla tragedia”.