OSLO: LA CONFESSIONE DEL KILLER. Un memoriale di 1500 pagine annunciava la strage

Le aperture

La Repubblica: “Io, il mostro più grande. Oslo. L”assassino ha messo in rete il suo piano prima della strage”. “Un “manifesto” di 1500 pagine, con deliri anti-immigrati e anche contro l”Italia. Oggi sarà in tribunale, rischia solo 21 anni”. A centro pagina, in evidenza con foto, l”incendio alla stazione Tiburtina di Roma: “Treni paralizzati, caos trasporti in Italia”. Sulla politica: “No a Maroni premier”: il Pd boccia l”idea di Fini”, che ieri era stato intervistato dal quotidiano.

La Stampa: “Rogo nella stazione di Roma Tiburtina. Italia dei treni in tilt. Convogli cancellati, ritardi di ore e disagi a Nord e Sud”. Viene intervistato un ex ministro dei trasporti, Bianchi: “Per i pendolari ora ci saranno problemi per mesi”. Il titolo più grande è per la strage di Oslo: “La strage annunciata sul web. “Meglio ammazzarne tanti”. Il premier norvegese: non cambieremo la nostra democrazia. Ma c”è chi invoca la pena di morte. Il killer rischia al massimo 21 anni, Polemiche sulla polizia”. A fondo pagina si dà spazio alla intervista concessa a Newsweek, da Nafissatou Diallo, la donna che ha accusato Dominque Strauss Kahn di stupro in un albergo di New York. “Lo voglio in carcere”, dice.

Il Corriere della Sera: “La confessione del killer. Memoriale di 1500 pagine annunciava la strage. Per la legge norvegese rischia solo 21 anni. Aveva pensato di colpire anche il Papa e l”Italia”. Claudio Magris commenta: “L”infinita idiozia del male”. A centro pagina notizie dagli Usa: “La crisi del debito Usa minaccia i mercati. Ancora nessun accordo tra democratici e repubblicani”.

Il Giornale: “La trappola dei banchieri. De Benedetti, Bazoli, Prodi e Passera sponsorizzano un governo Monti. Martino: questa sinistra ama i colpi di Stato. Fini chiede a Maroni di far fuori il premier. Ma la Lega lo gela: noi fedeli al Cav”.

L”Unità dedica il titolo più grande alla Norvegia (“Pericolo estrema destra”) e si occupa in prima pagina anche della “beffa del bonus bebè”. “Il governo si fa restituire i mille euro elargiti nel 2005. Altri tremila di multa. Contestate le autocertificazioni”. Si tratta di 8 mila famiglie che avevano un reddito superiore ai cinquantamila euro, che era la soglia per beneficiare del bonus. “La protesta dei genitori: “ci trattano come truffatori. In campagna elettorale Berlusconi faceva gli auguri e mandava baci”.

Oslo

Scrive La Repubblica che il padre dell”attentatore è sotto shock. E” un diplomatico, vive in Francia, e dice di non vedere il figlio da 17 anni. Aveva divorziato dalla madre di Anders poco dopo la sua nascita. L”attentatore lamentava contrasti con il padre per via della sua passione per i graffiti. Nel documento considerato il suo manifesto ideologico Anders parla anche del rapporto con il resto della famiglia: critica il comportamento sessuale della madre e della sorella, che considera troppo libere. Un ex compagno di scuola racconta come fosse invidioso della sorella, descritta come “bellissima e corteggiatissima”. Anders volle sottoporsi ad una plastica facciale per avere naso e fronte più virili. Non manca neanche la figura del patrigno maggiore dell”esercito, che l”attentatore descrive come “una bestia lussuriosa molto primitiva”, da cui la madre aveva contratto un herpes genitale. E su La Repubblica, ampi stralci del documento-manifesto: “La cultura europea marxista-multiculturalista sarà eliminata, e i musulmani del vecchio continente saranno deportati entro il 2083”. Tra i suoi miti, i Templari. Parla di “colonizzazione islamica”, critica il governo norvegese per la gestione della vicenda delle vignette su Maometto, accusa il Papa di codardia, per aver abbandonato il cristianesimo e gli europei cristiani. Attenzione particolare per l”Italia, e persino per 4 partiti politici italiani – Pd, Pdl, Idv e Udc – che ostacolerebbero la guerra all”Islam. Progettava attentati alle raffinerie italiane. Infine, pianificando l”attacco, l”11 giugno scrive: “Per la prima volta da molto tempo ho pregato. Ho spiegato a Dio che se non vuole che l”alleanza marxista islamica e l”inevitabile conquista islamica dell”Europa spazzino totalmente via la cristianità europea nei prossimi 100 anni, deve far sì che i guerrieri che lottano per la protezione della cristianità europea prevalgano.
Sei ore prima del massacro – scrive La Stampa – aveva postato un video di 12 minuti su Youtube in cui preannunciava la strage. Il quotidiano riferisce che considerava una colpa di Ratzinger aver chiesto scusa dopo l”incidente di Ratisbona. Ammirava Putin (“é il miglior leader che abbiamo”) e – per tornare a La Repubblica – plaudeva ai “fratelli serbi”, che “sono stati bombardati dagli Stati Uniti solo perché volevano cacciare l”islam”. Allo stesso tempo sosteneva di non odiare i musulmani (“Tra loro ho diversi amici”), ma se entro il 2020 non saranno assimilati al 100 per cento “dovranno essere espulsi con la forza e la violenza”.
Massimo Introvigne su Il Giornale sottolinea invece come l”attentatore fosse tutt”altro che antisemita: rivelava un entusiasmo per gli ebrei che – secondo una vecchia teoria ottocentesca – sarebbero etnicamente affini ai popoli del nord Europa. Nella sua ottica l”Italia era colpevole in quanto Paese cattolico che non faceva abbastanza contro l”Islam.
Su La Stampa la reazione del premier norvegese Stoltenberg, al funerale dei ragazzi uccisi: “Questa violenza inutile non distruggerà la nostra democrazia. Non la cambierà, anche se è nata da noi”.

Monti

Ieri un articolo de La Stampa parlava di un convegno milanese in cui Prodi aveva avvicinato Mario Monti e gli aveva chiesto la disponibilitò a guidare un eventuale esecutivo dopo Berlusconi. La notizia viene ripresa da Il Giornale, che descrive “i cospiratori” (De Benedetti, Passera, Vazoli, l”economista Angelo Caiola e lo stesso Prodi), e titola: “I poteri forti tramano: vogliono Monti”. Viene intervistato Antonio Martino, che ricorda che se Monti è stato Commissario europeo “lo deve a me”, http://www.phpaide.com/?langue=fr&id=5 “ci misi quindici giorni per convincerlo ad accettare”. Ma sulla eventualità che guidi un governo, dice: “Non credo che nessun cittadino che abbia a cuore la democrazia possa accettare l”idea di un governo tecnico. Personalmente considero il governo Dini alla stregua di un colpo di stato. Mi auguro che non si ripetano certi trucchetti”. La Lega, secondo Martino, non si presterebbe a questa operazione, “il suo elettorato non apprezzerebbe”. Un consiglio a Berlusconi: “Di porre fine a questa stagione in maniera eclatante. Di presentarsi in Parlamento con una grande e vera riforma legando l”esito di quel voto alla sua permanenza politica, come fece De Gaulle”. Sì, una grande, ultima scommessa. E vedrete chye se dovesse andare male, in molti lo rimpiageranno”.
Dopo la proposta Fini di un governo di centrodestra presieduto dal leghista Maroni, parla oggi il ministro  Calderoli, in una intervista a La Stampa. Dice: “Vuol dire che sono messi proprio male”, quelli del Terzo Polo, se propongono un premier leghista: ma “dicono “Maroni premier”, ma si capisce che il vero candidato sarebbe Monti. E noi non siamo così sciocchi da ingoiare polpette avvelenate”. Si parla poi della questione giustizia, delle difficoltà leghiste su casi come quello dell”arresto di Papa, delle nuove inchieste e dell”imminente pronunciamento della Camera sulle richieste di arresto nei confronti dell”ex consigliere politico di Tremonti Marco Milanese. Nel frattempo le Procure passano di vittoria in vittoria, fa notare il cronista. Calderoli: “Vincono, e temo che Berlusconi si arrabbi se lo dico, ma è la verità, rispetto a certe scelte sulla giustizia molto poco azzeccate. La politica non può essere affidata a degli avvocati”. Calderoli dice di augurarsi che per il nuovo Guardasigilli, in sostituzione di Alfano, la scelta cada su “una persona di assoluta onestà intellettuale e di totale libertà di giudizio”, la quale “si dimentichi” di parlare con gli avvocati del premier. Altrimenti vengono fuori “frittate” come la leggina sul lodo Mondadori che io ho subito definito incostituzionale.
Ancora sulla proposta di Maroni premier, attenzione per la risposta del leader leghista sul Corriere: “Bossi difende Maroni: bravo ragazzo. “Lui non fa stupidate”. E il ministro dell”Interno: avanti così fino al 2013″.
Anche su Il Giornale: “Ma la Lega gela i congiurati: fedeli al premier”. Nel retroscena si ipotizza che – dopo lo stop del Quirinale ad una possibile sostituzione di Alfano con un ministro – la scelta di restringe a pochi parlamentari dotati di competenze e soprattutto forniti di voglia di prendersi la rogna giustizia: l”unico o quasi che soddisferebbe i due requisiti resta Francesco Nitto Palma.
Per restare in casa Pdl, si segnala una intervista alla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Daniela Santanché che – in una intervista- dice: “Io chiedo al Presidente Berlusconi di mettersi alla guida di questa rivolta contro i costi della politica e fare un predellino anti-casta”.

I quotidiani continuano ad occuparsi delle rivelazioni della inchiesta di Monza, che ha coinvolto il Pd Filippo Penati. La Stampa punta l”attenzione sull”imprenditore dei trasporti Pietro Di Caterina, che parla di dazioni tra il 1994 e il 2003 a Penati di 20-30 milioni di lire al mese. Anche su La Repubblica, ricostruendo come nel mirino della magistratura ci sia la scalata che la Provincia di Milano (allora presieduta da Penati) effettuò nel 2005 per rilevare il 15 per cento della società Milano-Serravalle (operazione costosissima, 235 milioni di euro, criticata all”epoca anche per il discusso proprietario di quel pacchetto, Marcellino Gavio).
Il Corriere sottolinea come le ultime vicende giudiziarie rischino di riproporre la vecchia divisione tra ex margheritini ed ex diessini, accusati dai primi di essere troppo inseriti in vecchie logiche di commistione tra politica e affari (vedi caso Unipol). Rosi Bindi ed Enrico Letta lo hanno fatto notare di passaggio ma – sottolinea il Corriere – è un inciso che non è sfuggito a nessuno: le questioni che coinvolgono Filippo Penati, dicono, “riguardano un altro partito, non il Pd”, che non era nato ancora nel 2001, quando c”erano ancora Ds e Margherita. Restiamo al Corriere per segnalare la risposta di Antonio Di Pietro all”intervista in cui, ieri, l”ex sindaco di Milano Albertini dichiarava di avergli mostrato le carte sull”acquisto della Milano-Serravalle: Di Pietro ricorda di averle viste e ricorda di aver consigliato ad Albertini di recarsi in Procura. Era infatti il 2005.
L”ex procuratore della Repubblica di Milano Borrelli, invece, come sottolinea L”Unità, smentisce di aver avuto un colloquio con Albertini sulla Milano Serravalle. Del resto – ricorda – ha lasciato la Procura della Repubblica per la Procura generale di Milano nel 1999, ed è a riposo dal 2002, epoca di molto precedente all”operazione Milano Serravalle.

Usa

Con un richiamo anche in prima, La Repubblica dedica attenzione alla trattativa sul debito Usa in corso tra Repubblicani e Democratici, per evitare il default Usa entro il 2 agosto. Entro quella data deve essere alzato il tetto del deficit. I ministeri di Washington hanno già predisposto vari piani per far fronte all”emergenza, ma il vero impatto del default si farebbe sentire in giro per il mondo con un rialzo dei tassi di interesse, un tracollo del dollaro e una brusca frenata dei tentativi di ripresa economica. Il corrispondente da New York concentra l”attenzione su “quei settanta pasdaran del Tea Party che giocano sull”orlo del baratro”. Se non ci saranno tagli drastici al welfare, la destra negherà i suoi voti all”aumento del debito.
Su L”Unità Paolo Leon si occupa delle conseguenze della battaglia sul tetto del debito pubblico: il mancato o parziale aumento del tetto al debito potrebbe determinare una situazione pericolosa per tutti. Per Leon Obama ha dimostrato di esser pronto a compromessi molto difficili, consentendo un forte taglio delle spese, particolarmente per quel po” di welfare che è riuscito ad aumentare nella società e, nello stesso tempo, compensando i tagli con l”eliminazione dei favori fiscali che George Bush aveva esteso ai redditi elevati. Il compromesso è però ostacolato dagli estremisti del Tea Party ai quali, secondo Leon, non dispiacerebbe il fallimento dello stato federale. Allo stesso tempo il capo della Fed Bernanke ha annunciato che non finanzierà nuovo debito pubblico: non è chiaro se attirato dalle sirene repubblicane o se perché nel suo consiglio la maggioranza è decisamente conservatrice. “a il rischio del debito americano avrà effetti enormi, poiché il debito stesso è gigantesco e i titoli di stato collocati all”estero sono una montagna. Chi li possiede non ha alcuna intenzione di vederseli deprezzati per una banale vendetta politica dei repubblicani. Si tratta di tutte le banche del mondo e di tutti i Paesi, in particolare della Cina, che vedrebbe pericolosamente diminuire il valore delle proprie riserve”. Ma per Leon i veri guai sono altrove: “Con un debito Usa degradato molte banche entreranno in difficoltà, perché il valore del loro investimento si riduce e ciò le obbliga a ridurre i prestiti alla clientela. Se poi il valore cala molto, tutte le banche entrano in crisi. E con loro, tutta la finanza internazionale”.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

 

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