NELLA MANOVRA UNA NORMA CHE SOSPENDE I MAXI RISARCIMENTI. Scoppia il caso del Lodo Mondadori

Le aperture

Libero: “Silvio fa fesso De Benedetti”, “Scherzetto nella manovra”, “Alla vigilia del verdetto sul Lodo Mondadori che può costare 500 mln al Cav, una leggina fa slittare i maxi-indennizzi”.

La Repubblica: “Manovra salva-Berlusconi”, “Spunta una norma per bloccare il risarcimento Mondadori-Cir. Stop di Napolitano”.
In taglio basso: “No Tav, Maroni attacca ‘ Violenza da terroristi”.

Europa: “Costi della politica: Tremonti paga i costi della Fininvest”, “La manovra ‘etica’ nasconde un regalo di 750 milioni a Berlusconi”, “L’ultimo colpo ad personam del ‘partito degli onesti’. Opposizioni sulle barricate”.

La Stampa. Sotto la testata i titoli sulle contestazioni in Val di Susa: “Tav, sugli scontri l’accusa di Maroni: ‘Tentato omicidio'”.
Poi grande titolo di apertura a centro pagina: “Spunta la norma salva Fininvest”, “Un comma congela l’eventuale risarcimento a De Benedetti sul Lodo Mondadori”. “L’opposizione: è immorale. Il Quirinale: non sapevamo nulla. Nella manovra salvato in extremis il taglia-bollette”. In taglio basso: “Processo Eternit, il pm chiede vent’ani di carcere”.

Il Fatto: “Frodo Mondadori”, “Con un codicillo nella manovra, il ‘partito degli onesti’ risparmia alla Fininvest il risarcimento per lo scippo a De Benedetti. Napolitano firmerà?”.

Corriere della Sera: “Scoppia il caso del Lodo Mondadori”, “Nella manovra una norma che sospende i maxi risarcimenti”, “L’opposizione attacca: immorale, regalo alla Fininvest. Il Quirinale: rigorosa valutazione del testo”.

Il Sole 24 Ore: “Tagli da 5 miliardi per i ministeri”, “Sono stati definiti i risparmi triennali per la riduzione delle spese nelle amministrazioni pubbliche”. Di spalla: “All’esame del Quirinale la norma nascosta sul Lodo Mondadori”, “Sospensione per le condanne oltre 20 milioni”. In taglio basso: “Processo Cirio: 9 anni a Cragnotti, 4 a Geronzi”, “Pena dimezzata rispetto alla richiesta per l’ex presidente Capitalia”.

Il Foglio, apertura internazionale: “Chi vuole fare saltare il gasdotto egiziano che rifornisce Israele?”, “Terzo attacco dalla rivolta di piazza Tahrir, secondo l’intelligence ‘il commando arriva da Gaza’. Danni riparati in fretta”.

Il Giornale apre con la prima puntata di un’inchiesta: “Dove buttano i soldi”, “Dopo 43 anni ancora paghiamo per il terremoto del Belice. E spendiamo 4 miliardi l’anno per enti privatizzati e buchi nella sanità. Recuperare i fondi per tagliare le tasse si può”.

Lodo Mondadori

La norma spuntata nella manovra, che consentirebbe alla Fininvest di non pagare i 750 milioni di euro dovuti alla Cir di De Benedetti come stabilito da una sentenza di primo grado sarebbe stata “cucinata all’insaputa di Tremonti”: a scriverlo, in prima pagina su La Repubblica, è un retroscena di Francesco Bei. E Il Quirinale sarebbe pronto a bocciarla: “Riflettendo sulla genesi della norma -scrive il quotidiano- al Quirinale hanno maturato una convinzione: il comma salva-Fininvest non c’era nel testo uscito dal ministero dell’Economia. Ergo, una manina l’ha inserito dopo. Precisamente nel passaggio che c’è stato ieri da via XX settembre a Palazzo Chigi, prima che il decreto venisse trasmesso al Colle per la firma. Una ricostruzione che coincide con quanto si sussurra nel governo, dove solo in pochissimi erano a conoscenza del blitz che stava per compiersi. Tra i pochi, Giulio Tremonti, che ha tentato con ogni mezzo di opporsi”. Al ministero dell’Economia la considerano una norma suicida, che non ha possibilità di essere approvata: “questa cavolata -spiegano voci al ministero-  è stata voluta direttamente dal Guardasigilli. E’ uscita dalla filiera Berlusconi-Ghedini-Alfano”. E, ancora voci interne al ministero sottolineano che è una norma “devastante”, perché introduce il concetto di insolvenza nel privato. Secondo La Repubblica c’è stata un’ostinazione ed un’accelerazione del premier in prima persona, rispetto ad un progetto -“una trappola congegnata da Ghedini”- che puntava alla presentazione della norma attraverso un emendamento parlamentare.

“‘Misura giustissima. Diventa sbagliata solo perché c’entro io?'”: questa la reazione di Berlusconi secondo il Corriere della Sera. Il quotidiano descrive ministri che rimangono “basiti” nell’apprendere di una norma non discussa al tavolo del Consiglio che ha varato la manovra. E -anonimamente- criticano un atteggiamento che ritengono sbagliato: anche chi pensa che il principio ispiratore sia sacrosanto, sottolinea che Berlusconi avrebbe dovuto rivendicarla apertamente, magari con una conferenza stampa. Del resto, il pensiero di Berlusconi sarebbe stato espresso nei giorni scorsi ai suoi in questi termini: “‘non c’è scandalo nel prevedere che, per cifre molto elevate, al posto della sentenza di secondo grado, per giunta in presenza di una cauzione, si attenda il verdetto definitivo, quello che esprimerà eventualmente la Cassazione'”. Tra i pochi nel Pdl ad esprimersi apertis verbis, il capogruppo in commissione Giustizia Enrico Costa: “Nell’attuale processo civile vige il principio dell’esecutività delle sentenze non definitive. Tuttavia, in un momento di congiuntura economica sfavorevole, si è ritenuto di contemperare il diritto del creditore e le ragioni del debitore quando le somme di denaro assumono dimensioni di rilevante entità”.

Il direttore del Giornale, Alessando Sallusti, parla della norma come di un “cavillo che tutela (tutte) le aziende”.  “E’ innegabile -scrive- che la leggina permetta alla Mondadori (controllata dalla famiglia Berlusconi) di non pagare subito al nemico De Benedetti (editore di La Repubblica) i 750 milioni di euro già stabiliti in primo grado da un giudice monocratico”: ma “sentenze di questo genere e portata economica sono in grado di mettere in ginocchio qualsiasi azienda, pubblica o privata che sia, senza che la colpevolezza sia stata accertata fino in fondo e resa derfinitiva dalla Cassazione. Se un’azienda è costretta a chiudere, chi risarcisce il malcapitato nel caso non raro che nel corso dei tre gradi il giudizio cambi?”.

E’ “un trucco osceno” per il direttore de Il Fatto, Antonio Padellaro: studiato “per il sultano di Arcore”, in realtà “colpisce i legittimi interessi di un numero incalcolabile di cittadini e aziende che quei risarcimenti riceveranno alle calende greche, quando magari saranno già andati a gambe all’aria”.

Sul Corriere, pagina sull’inchiesta Enac, con le parole pronunciate dall’amministratore delegato della Rotkopf, Paganelli: “‘Ho pagato gli esponenti Pd'”. Ad indicargli quali, sarebbe stato Vincenzo Morichini, ex responsabile delle agenzie Ina-Assitalia. I nomi fatti sono, tra l’altro,  quelli dell’europarlamentare Gualtieri: “a quest’ulitmo -dice Paganelli- ho versato un contributo elettorale perché volevo raggiungere una certa forza nel partito, in modo da poter avanzare delle richieste”.
Su La Repubblica: “Enac, Paganelli ammette altre tangenti. L’interrogatorio dell’imprenditore: ‘200mila euro per sette esponenti del Pd'”. Dice Paganelli: “ho consegnato il denaro in contanti a Morichini, il consulente di Italianieuropei”.
Oggi né Libero, né Il Giornale ne parlano.

Nel mondo

Nuova puntata del reportage di Bernardo Valli dalla Libia oggi su La Repubblica: “La resistenza di Tripoli con il kalashnikov in casa”. Intanto anche la Turchia ha voltato le spalle a Gheddafi: come scrive Nicola Mirenzi su Europa, il ministro degli Esteri turco Davutoglu domenica ha fatto visita alla roccaforte dei ribelli, Bengasi. E Ankara ieri ha deciso di ritirare il proprio ambasciatore, annunnciando l’interruzione delle relazioni diplomatiche. Di più: la Turchia ha promesso aiuti economici al Consiglio di Bengasi per 200 milioni di dollari.

Su Europa si racconta che, a differenza della prima flotilla partita dalla Turchia verso Gaza, considerata “una spedizione di islamisti antisemiti”, quella bloccata in partenza dalla Grecia sarebbe stata carica di attivisti americani: fra questi, Ray McGovern, ex ufficiale della Cia incaricato, durante le amministrazioni Reagan e Bush, di preparare rapporti quotidiani per i presidenti. E molti intellettuali ebrei: Medea Benjamin, Greta Berlin, Hedy Epstein (la cui famiglia fu sterminata ad Aushwitz). Mentre i rapporti turco-israeliani si sono raffreddati, quelli greco-israeliani si sono riscaldati. Ma è pur vero che gli obiettivi -per stessa ammissione degli organizzatori- erano palesemente quelli di compiere un gesto politico, e non di portare aiuti umanitari a Gaza: tanto che si è rifiutata l’offerta del governo greco di trasportare -con l’assenso Onu- con navi proprie, gli aiuti umanitari. Offerta respinta, obiettivo rottura. Ma il contesto è cambiato: c’è stata la riapertura del valico di Gaza, l’accordo Hamas-Fatah e quindi l’idea di riprendere la via diplomatica si è rafforzata. Né Ankara, né Washington, né l’Europa hanno bisogno di un altro incidente.
Su Il Sole 24 Ore: “Il Cairo snobba i prestiti dell’Fmi”, “Dietro il no il timore di ingerenze e l’obbligo di fare riforme”. Secondo il quotidiano il governo preferisce affidarsi a Paesi amici come Arabia saudita e Qatar, che hanno promesso generosi finanziamenti.
Sul Foglio: la commissione di riforma politica della Tunisia ha adottato a maggioranza il ‘patto repubblicano’ che sarà la base della nuova Costituzione. Secondo il quotidiano, vi si stipula il rifiuto di ‘qualsiasi normalizzazione con Israele’.

E poi

E’ la notte bianca di Internet: ne parla in prima su La Repubblica Stefano Rodotà, ricordando che si tratta di contrastare un provvedimento dell’Agcom in materia di diritto d’autore, che consentirebbe la rimozione dai siti web di contenuti ritenuti lesivi dello stesso. “Il punto chiave della delibera -scrive Rodotà- riguarda il potere che l’Agcom assumerebbe di oscurare, anche in via cautelare, con un semplice provvedimento amministrativo e senza le necessarie garanzie, l’accesso a siti e servizi web per presunte violazioni del diritto d’autore”. Rodotà ricorda che le nuove tecnologie hanno reso obsoleto un modello di diritto d’autore legato ad un’epoca ormai superata: e cita il ‘programme numérique’ lanciato dal Partito socialista francese per contrastare la legge Hadopi (che si muove nella stessa logica della normativa prospettata dall’Agcom), per superare la “guerra alla condivisione” dei contenuti presenti su Internet, per arrivare allo scambio dei beni culturali al di fuori del mercato e ad una nuova forma di gestione dei diritti d’autore.
Il mondo della Rete si organizza da giorni, paventando il rischio di censura. Tanto che anche il mondo politico -racconta Repubblica– ha mostrato più di un aperplessità. Gianfranco Fini: “la protezione del diritto d’autore è fondamentale per una società sempre più basata sulla conoscenza e sulla proprietà intellettuale, ma lo è altrettanto la tutela della piena libertà della Rete”. Pierluigi Bersani: “la libertà della Rete è ossigeno”, in particolar modo “nel nostro Paese, catalogato dalle agenzie internazionali agli ultimi posti quanto a libertà e pluralismo”.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

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