NAPOLITANO: SERVE UNA TREGUA TRA GIUSTIZIA E POLITICA. Richiamo ai magistrati:no ai protagonismi

Le aperture

La Repubblica punta sulle parole del Presidente Napolitano: “‘Basta guerre tra politici e giudici’. “Il Colle: prudenza sulle misure cautelari, intercettazioni solo se necessarie. Il premier: ho apprezzato le parole del Presidente”, “Appello di Napolitano. Bossi gela Berlusconi e non va al Consiglio dei ministri”. A centro pagina, la riunione del Consiglio europeo e le decisioni prese: “Dall’europa piano Marshall per la Grecia, subito 160 miliardi di aiuti, volano le Borse”. In taglio basso, la vicenda del leader del Pd lombrado Filippo Penati: “Penati, le accuse di un imprenditore”, “‘Tangenti per lavorare’. L’esponenente Pd si autosospende”.

Il Giornale: “Napolitano si sveglia. Basta intercettazioni. Il Quirinale attacca i magistrati sulle manie di protagonismo e la divulgazione di atti non rilevanti. Berlusconi si sente vittima con Papa. E il Carroccio evita commenti”.

Libero: “Le mani sporche del Pd. Altro che partito degli onesti. Da quando Bersani è segretario, 35 esponenti arrestati e oltre 400 indagati per reati come corruzione, truffa, omicidio, stupro, droga, mafia. Non possono dare lezioni a nessuno. A centro pagina la caricatura del leader di Idv: “Di Pietro, il re pappone che fa l’anticasta”, “Baby pensionato dal 1995”.

Il Fatto quotidiano: “Pressioni Pdl sul Tg1, ‘indagate Letta e Alemanno’. Il Gip di Trani invita i Pm a esaminare alcune telefonate di Minzolini con il sottosegretario di B e con il sindaco di Roma. Il direttorissimo ‘ossequiosamente assediato'”. In taglio basso: “Casta continua”. “Quei cinquanta miliardi dello Stato spesi senza alcun controllo”, “in cinque anni Asl e ospedali sono riusciti a spendere 24 mila milioni in più. ‘E’ qui, accusa il senatore Mario Baldassarri, in questa zona grigia, che si annidano i veri costi della politica”.

Il Corriere della Sera: “Ultimo salvagente per la Grecia. Le Borse volano. Impegno straordinario del Fondo Europeo, per il debito coinvolte le banche. Fallimento pilotato e piano Marshall da 109 miliardi”. Il titolo di apertura è con le parole di Giorgio Napolitano: “Serve una tregua tra giustizia e politica”. “Richiamo ai magistrati: no ai protagonismi. Napolitano: misura su intercettazioni e arresti”.

Il Sole 24 Ore: “Per la Grecia cura da 160 miliardi. Riacquisto di titoli da parte del fondo salva Stati. Berlusconi: euro ok, lodata la manovra italiana. Partecipazione dei privati ‘volontaria’. Piazza Affari brilla in Europa: +3,76 per cento”. L’editoriale, firmato da Carlo Bastasin, è titolato: “La ragione prima dell’abisso. L’Europa batte un colpo”. Di spalla il richiamo di Napolitano: “Intollerabile gli scontri tra magistrati e politici”.

La Stampa: “Accordo per salvare la Grecia. Nell’operazione coinvolte anche le banche. Bruxelles potrà comprare i bond di Atene. Le Borse festeggiano, Milano +3,7 per cento. L’Europa stanzia 160 miliardi. Un piano Marshall per lavoro e sviluppo”. A centro pagina: “Berlusconi: il governo? Non c’è alcun rischio. Papa in cella: voglio tornare in aula, resto deputato”.

Il Riformista: “Il rebus della Lega”, “Day after. Slitta il chiarimento con il senatur. Il ministro dell’interno ‘rassicura’: ‘Nessuna ripercussione sul governo’. Ma il premier non si fida: ‘Vediamo se Bossi comanda ancora’. Dentro la Lega scontro feroce. E i suoi prendono tempo su Milanese, Verdini e sul ministro Romano. Oggi Calderoli presenta la sua riforma costituzionale, ma non c’è accordo con il Pdl e sarà approvata “salvo intese”. In taglio basso, le parole di Napolitano ai giovani magistrati: “Intercettazioni? ‘Uso sapiente'”. E il vertice europeo: “Piano Marshall per Atene”.

Il Foglio: “Così Maroni cerca di anticipare l’happy ending del Cav. tra resistenze e incognite. Grandi manovre per la successione pilotata a Palazzo Chigi”.

Napolitano

Ai magistrati in tirocinio ricevuti in udienza al Quirinale, Napolitano ha chiesto – secondo il Corriere – “misura” su intercettazioni e arresti. Li ha invitati a “non cedere a fuorvianti esposizioni mediatiche” e a “non indulgere in atteggiamenti protagonistici e personalistici”, evitando di sentirsi “investiti di improprie ed esorbitanti missioni”. Il capo dello Stato ha ricordato che le intercettazioni vanno usate “solo nei casi di assoluta indispensabilità” anche perché i loro contenuti sono “spesso divulgati, per quanto privi di rilievo processuale”, con danno “della privatezza dell’indagato o, ancor di più, di soggetti estranei al giudizio”. E sulle aperture di inchieste invita a valutare con “il massimo scrupolo” gli elementi necessari per l’apertura di un procedimento e, a maggior ragione, la richiesta o l’applicazione di provvedimenti cautelari. Napolitano ha detto di considerare “ormai intollerabile” il conflitto tra politica e magistratura. Il capo dello Stato ha sottolineato che vanno evitate da parte dei magistrati “condotte che fomentino lo scontro e creino una indebita confusione di ruoli: quel che accade quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge l’attività, oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà”.
Il Fatto è critico, il direttore Padellaro invita Napolitano ad un intervento sulla malacondotta dei politici, e titola: “Tanto è colpa dei magistrati”, sottolineando che all’intervento di Napolitano tutti plaudono e l’unico fuori dal coro resta Di Pietro che dice: “non si può fare di tutte le erbe un fascio. Tali banali generalizzazioni rischiano di far credere che chi commette reati e chi li combatte siano sullo stesso piano.
La Stampa, riprendendo ancora le dichiarazioni di Di Pietro: “Mi pare un intervento fuori luogo e fuori tempo”.
E Mario Giordano su Il Giornale, commentando ancora le parole del capo dello Stato: “Ma il coccodrillo come fa? Finalmente risolto l’antico dilemma della canzoncina per bambini. Il coccodrillo fa come Napolitano, cioé piange sul latte versato”. Ovvero: “Ma dove diavolo ha vissuto finora il Presidente?”, mentre il pm Woodcock impazzava e, nei giorni in cui sui giornali sono state pubblicate telefonate private di ministri, con dettagli non soltanto privi di rilievo processuale ma di qualsiasi valore che non fosse quello del gossip spinto?
E su Libero, il direttore Maurizio Belpietro, nel suo editoriale: “Napolitano scopre i pm deviati. Bene, ora li fermi”. Perché “non basta spendere due parole dinanzi ai giovani che stanno per rinforzare i ranghi della magistratura”. Egli è, per diritto, anche il presidente del consiglio superiore della magistratura, che decide promozioni, spostamenti e sanzioni: “Dunque, il Capo dello Stato, se lo ritiene, potrà sollecitare che sia adottato lo stile diverso da parte del consiglio nei confronti dei giudici o dei pm che sbagliano”, può “inviare un messaggio al Csm e chiedere che questo sia discusso e se ne traggano le conseguenze”.
Per Il Foglio quella di Napolitano è una lotta “contro i mulini a vento”: una “saggia parentesi (e disperata) battaglia del Quirinale contro gli abusi dei pm.

Euro

Su La Repubblica Luigi Spaventa dedica un commento alle decisioni prese dal vertice europeo: “All’ultimo minuto”, come recita il titolo. Scrive Spaventa che per la Grecia, per il Portogallo e l’Irlanda “la politica dell’area dell’Euro “è stata sinora incoerente e inefficiente: ha concesso un sostegno tardi e malvolentieri, ma a condizioni incompatibili con una ragionevole possibilità di sopravvivenza, perché la durata troppo breve e il costo esoso dei prestiti inasprivano insopportabilmente l’onere del necessario aggiustamento”. Si è ora deciso di assicurare la sopravvivenza non solo con un nuovo programma di aiuti di 109 miliardi, già previsto: “I prestiti concessi dal fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) ai tre Paesi in difficoltà avranno durata di almeno 15 anni (raddoppiata) e un costo non superiore a quello che il FESF, garantito soprattutto dai Paesi più forti, paga per finanziarsi (con una riduzione di circa 3 punti rispetto alla situazione attuale).
Spaventa ricorda che “una confusa disputa” tra la Bce e la Cancelliera tedesca sulla partecipazione del settore privato al posto del sostegno alla Grecia ha impedito finora ogni decisione. E che il Fesf è nato “asfittico”, essendo la sua attività limitata a prestiti ufficiali e dotato di scarsi mezzi: la disponibilità del fondo non è stata aumentata, ma ora potrà fare prestiti ai governi anche per ricapitalizzare le istituzioni finanziarie, e intervenire sul mercato secondario dei titoli di Stato quando occorra evitare fenomeni di contagio o vi sia instabilità.
Sul Corriere si racconta “il passo indietro della Bce per far vincere l’Euro con un fondo monetario Ue”: la Merkel ha concesso una vittoria piena al governatore Bce Trichet su una svolta che finora aveva respinto, poiché il fondo europeo adesso potrà comprare sul mercato titoli di Stato di Paesi in difficoltà. E’ un po’ un ruolo simile a quello che negli Usa la Fed ha svolto sui bond americani nel dopo Lehman. La differenza è che il fondo europeo è garantito dai governi, non dalla banca centrale, dunque diventa sempre più l’embrione di uno strumento di bilancio europeo.
Il Sole sottolinea che spetterà sempre comunque alla Bce stabilire l’esistenza delle “circostanze eccezionali” per consentire l’acquisto di titoli di stato sul mercato secondario per i Paesi in difficoltà.
La Stampa intervista il premio Nobel per l’Economia Edward Prescott, che si dice convinto che l’Ue sbagli ad agire come gli Usa, intervenendo contro la crisi con i soldi pubblici: l’Ue “salva la Grecia con i soldi dei contribuenti francesi e tedeschi”.

Nel mondo

Una intera pagina è dedicata da Europa alla crisi in Somalia. Con una intervista a Sally Healy, responsabile del gruppo di ricerca sul Corno d’Africa per il think tank londinese Chatam House: la ricercatrice sottolinea che non è soltanto la siccità gravissima ad aver messo in ginocchio la Somalia, e che non è soltanto colpa degli islamisti. La questione degli aiuti “è stata politicizzata, tanto dalle milizie islamiste di Al Shabab, che controllano il sud della Somalia, quanto dalla comunità internazionale. Questa politicizzazione degli aiuti ne ha impedito l’afflusso: “Da un lato al Shabab non accettava la presenza sul territorio di organizzazioni internazionali, temendo che avessero una “agenda segreta”. Allo stesso tempo, da quando al Shabab è stato indicato come gruppo terroristico, alcuni Paesi, tra cui gli Stati Uniti, si rifiutavano di intervenire in Somalia”. Il risultato è stato che gli aiuti Usa arrivavano solo in alcune aree del Paese, perché “un organismo interno del ministero del Tesoro, l’Ofac, Ufficio per il controllo degli asset all’estero, non concede l’autorizzazione a spedire aiuti economici in regioni controllate da organizzazioni terroristiche”. Gli Usa sono infatti il principale finanziatore del World Food Program.
Ancora sulla crisi in Somalia e sulla catastrofe in Corno D’Africa L’Unità intervista il senatore Pd e demografo Livi Bacci. Anche lui sottolinea dati, riguardo alla carestia, che aggravano la situazione ma non hanno nulla di naturale, in un Paese in preda alla guerra civile, devastato dall’imperversare di bande armate islamiche e dotato di vie di comunicazione molto primitive. I ribelli shabab hanno affermato che lasceranno passare gli aiuti Onu: “E’ da vedere se alle parole seguiranno i fatti, cosa che è tutta da verificare – dice Livi Bacci – anche perché non esiste un unico comando e sul terreno agiscono gruppi autonomi. Per intervenire in Somalia serve tutto il “sistema Nazioni Unite”, e non solo le sue agenzie umanitarie, serve calmierare i prezzi, ricostruire l’agricoltura locale, far fronte al crescente flusso migratorio verso il Kenya. E proprio sull’Unità la notizia che gli shabab ieri, a trenta chilometri da Mogadiscio, hanno rapito una neoministra donna mentre si insediava nel suo dicastero.

Il Corriere intervista Olivier Roy, studioso del mondo islamico, per parlare della primavera araba: per Roy è “irreversibile”, ma è “in agguato il partito dell’ordine”. Per lo studioso la rottura con la cultura politica dominante nel mondo arabo degli ultimi 60 anni è definitiva: “Autoritarismo, ideologia, conflitto arabo-israeliano, anti-imperialismo, sono stati accantonati in favore della richiesta di democrazia e di buongoverno, e di un patriottismo che ha rimpiazzato il nazionalismo”. Ma la primavera araba “è stata sostenuta solo da una parte della popolazione, essenzialmente i giovani”: gli ambienti conservatori tentano “non di tornare al mondo precedente, cosa impossibile, ma almeno di limitare la democratizzazione, ripristinando la stabilità e con essa i privilegi delle elites”. Chi sono i conservatori? “Quel che resta dell’ancient regime, soprattutto in Tunisia e in Egitto: l’esercito, gli islamisti, gli ambienti religiosi tradizionali, che temono la secolarizzazione della società, e gli uomini di affari, che hanno plaudito alla fine delle dittature, ma adesso sono spaventati da rivendicazioni sindacali e scioperi. Poi i regimi ancora al potere: Libia, Siria, Yemen, Giordania, Marocco, Bahrein. E lo studioso analizza le situazioni creatasi nel frattempo in Tunisia, in Egitto, nello Yemen, in Libano, e nelle monarchie del Golfo.

Su La Stampa il corrispondente dagli Usa si occupa di Libano, con il mandato di cattura Onu per Mustafa Badreddine, uomo di Hezbollah accusato di essere stato il regista dell’uccisione dell’ex premier Hariri. Ma il capo di Hezbollah Nasrallah dice: “Taglieremo le mani a chi proverà ad arrestarlo”. Cresce la pressione politica sul governo libanese e sul suo premier Mikati perché venga consegnato Badreddine: ma Mikati è stato eletto grazie al sostegno di Hezbollah.

“In che cosa i giornaloni italiani assomigliano ai tabloid di Murdoch” è il titolo di un editoriale de Il Foglio, che critica l’atteggiamento scandalizzato in Italia, delle redazioni dei quotidiani italiani, di fronte alla notizia delle pubblicazioni di informazioni strappate alla sfera privata delle persone con lo scopo abietto di aumentare le vendite. “Salvo che un minuto dopo tocca fare il resto del giornale. E allora che si fa? Si fa come gli inglesi: si mettono in pagina informazioni strappate alla sfera privata delle persone”. Valga come esempio la pubblicazione in questi giorni delle chat tra Salvatore Parolisi, in carcere per omicidio, e la sua amante.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

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