Marò a casa, buona notizia. Non trattiamoli come eroi

l Corriere della Sera ha in prima la foto dell’ultimo naufragio di migranti nel Mediterraneo: “Emergenza migranti. Altre vittime, nuovi salvataggi”. Con un commento di Emanuele Trevi: “Quelle immagini di vite sospese”.
Di spalla: “Riforme, sostegno Confindustria: ‘La ripresa non c’è'”, “La Ue: sì all’Italia sul ricalcolo del deficit”.
Al discorso di insediamento del nuovo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, è dedicato il commento di Dario Di Vico, che descrive “La svolta di Boccia”: “Piccolo non è più bello”.
Più in basso, su Roma e la crescita di Madrid: “La corsa spagnola”. Di Federico Fubini.
A centro pagina: “Obama: il G5 teme Trump. Lui promette un vice donna”, “Il voto Usa: ‘Sono il candidato’. La replica: un ignorante”.
In prima la riflessione del filosofo Zygmunt Bauman dedicata al tema “L’uomo forte e le democrazie”: “Così il Mago sta convincendo la classe ansiosa”. L’intervento di Bauman -alle pagine 18 e 19- è stato inviato agli Istanbul Seminars in corso in questi giorni, promossi da ResetDoc, diretto da Giancarlo Bosetti e realizzato in collaborazione con la Bilgi University di Istanbul.
L’editoriale è firmato da Angelo Panebianco: “I populisti e gli errori delle élite”, “Cambiare strategie”.
A fondo pagina: “Torna il marò, rivincita della diplomazia”, “Intesa con l’India sul rientro di Girone in attesa dell’arbitrato. ‘Sarà con noi il 2 giugno'”. Di Danilo Taino.
Infine, un commento di Ernesto Galli Della Loggia: “Concorsone, fuori i nomi”, “Domande di storia assurde: chi è l’autore?”.
La Repubblica: “Migranti, dalla Ue appello al G7: ‘Più aiuti, la crisi è mondiale'”, “Altre 4mila persone soccorse in mare. I superstiti raccontano: ‘Ci sono centinaia di dispersi'”.
In apertura a sinistra, “La polemica”: “Saviano attacca: ‘Il Pd si vergogni dell’alleanza con Verdini'”.
A questo tema è dedicata l’analisi di Claudio Tito: “Gli impresentabili della porta accanto” (prende spunto dalle dichiarazioni del senatore verdiniano D’Anna sulla possibile eliminazione della scorta a Roberto Saviano).
A centro pagina: “Trump, è sua la nomination. ‘Felice di spaventare i Grandi’”, “Elezioni Usa, ha conquistato gli ultimi delegati”.
Di fianco: “Confindustria ai sindacati: ‘Salari legati alla produttività'”, “Il presidente Boccia: imprese troppo piccole”.
Sulla voragine di Firenze: “Firenze è fragile, attenti a scavare”, “Tramvia e Alta velocità, quei progetti che fanno discutere”. E sull’inchiesta in corso: “La Procura indaga per ‘crollo colposo’. Il sindaco: i cittadini non verseranno nulla”, “Resa dei conti sulle responsabilità”.
Sulla colonna a destra, intervista a Massimo Cacciari sul referendum di ottobre sulle riforme costituzionali: “Cacciari: riforma maldestra ma comunque è una svolta”, dice all’ex direttore Ezio Mauro.
Più in basso, la riflessione di Michele Serra sui marò: “Marò a casa, buona notizia. Non trattiamoli come eroi”.
La Stampa apre con le parole di Ann Mettler, responsabile dell’European Policy Strategy Centre della Commissione Ue, un think tank voluto dal presidente Juncker: “‘Rete globale dei mercati di schiavi'”, “La Commissione Ue: un network che parte dal Messico e arriva al Mediterraneo”, “Un’altra giornata di sbarchi e morti nel Canale di Sicilia: quattromila migranti salvati, almeno venti le vittime”.
Ne scrive nel suo editoriale Stefano Stefanini: “I criminali che minacciano l’Europa”.
Laura Anello racconta “Il caso”, dopo le tante richieste di adozione nei confronti di una bimba di nove mesi, Flavour, la cui madre è morta sul gommone infiammato dalla benzina del motore : “Il dramma dei piccoli orfani: dopo Flavour, un bimbo di 5 anni”, “Soccorso al largo della Libia, ha perso i genitori nel naufragio. Un migliaio intanto le richieste di adozione per la bambina”.
Sulle presidenziali Usa: “Obama al G7: allarme Trump”, “Il candidato Usa raggiunge il quorum dei delegati”.
A centro pagina, con foto di slot machine che -recita la didascalia- fruttano allo Stato 9 miliardi di euro: “Il gioco d’azzardo a fasce orarie”, “Il comune di Bergamo approva il regolamento che limita le lotterie”.
Di fianco, la decisione della Corte Suprema indiana: “‘Va rilasciato subito’. Torna anche Girone”.
“Ma non c’è alcuna vittoria da celebrare”, scrive lo storico Giovanni Sabbatucci.
Il Fatto: “La Rai ha deciso: chi dice Non non parla”, “Referendum, Il Cda boccia la richiesta di pluralismo di Freccero, Mazzuca e Diaconale”, “Barricate dei consiglieri dem. Palinsesti, tsunami Bignardi: Ballarò neutralizzato con cronaca e società, Report e Presadiretta sloggiano da domenica a lunedì”. Questo titolo è corredato da un fotomontaggio in cui un’immagine di Mussolini campeggia al centro di uno schermo televisivo dove si legge ossessivamente: “Sì”. E l’informazione Rai è il tema di cui si occupa l’editoriale del direttore Marco Travaglio: “Qui non si parla di politica”.
Di fianco: “Poteri forti”, “E la Confindustria del renziano Boccia salta sul carro del Sì”.
A centro pagina, intervista a Pierluigi Bersani: “‘Renzi aiuta pochi potenti in cambio dei loro giornali'”, “‘Pensiamo ai 6 milioni di posti di lavoro che mancano e poi al voto di ottobre. I grandi capitalisti invece di salvare il Paese si aggiustano le cose loro, con Palazzo Chigi scambi non potabili'”, “‘Il made in Italy non è solo moda e cibo'”.
Di fianco: “La giravolta del premier sui due marò al 2 giugno” (in relazione all’annuncio di Renzi via Twitter, ‘Girone con noi il 2 giugno’). “Che farebbe il nostro governo se i fucilieri fossero indiani?”, si chiede in un commento Guido Rampoldi.
Sulle proteste in corso in Francia contro la riforma del lavoro, intervista al sociologo Alain Touraine: “‘Faida a sinistra, sarà un suicidio'”.

Il Sole 24 Ore apre con le parole pronunciate ieri dal nuovo presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: “‘Crescere deve diventare la nostra ossessione'”, “Boccia: superamento del bicameralismo perfetto e Titolo V, è una nostra battaglia fin dal 2010”, “La sfida del presidente di Confindustria: costruire un capitalismo moderno fatto di mercato, avere come bussola lo scambio salario-produttività”.
“Fare le cose difficili” è il titolo dell’editoriale del direttore Roberto Napoletano su “Impresa, sindacato, governo”.
Poi, di fianco, dagli interventi dei ministri ieri all’assemblea di Confindustria: “Calenda: dagli incentivi risorse a Industria 4.0” e “Franceschini: ogni impresa adotti un monumento”.
Di spalla a destra: “Migranti, salvati 4mila in Sicilia. In due giorni 20 morti e 100 dispersi. Al G-7 piano europeo in tre punti”.
E un’analisi di Attilio Geroni: “I populismi spaventano i Grandi”.
Sui Marò: “Marò, Girone può tornare a casa: via libera della Corte indiana. Renzi: ‘Sarà con noi il 2 giugno'”.
Al “reset” tra Italia e India è dedicata la riflessione di Ugo Tramballi: “Un nuovo inizio tra i due Paesi”.
A centro pagina: “Acciaio, G-7 contro la Cina. Europa pronta a nuovi dazi”, “Juncker: non possiamo restare indifferenti davanti a distorsioni del mercato”. Con un’analisi di Paolo Bricco: “L’anomalia cinese da correggere”.

Sul Corriere: “La spinta di Boccia: avanti con le riforme”, “Il presidente della Confindustria: non c’è ancora la ripresa, economia in risalita modesta. Meno tasse sul lavoro. Pi ù produttività per salari più alti. Il referendum? E’ dal 2010 che chiediamo modifiche alla Costituzione”. Ne scrive Andrea Ducci. A pagina 9 l’analisi di Dario Di Vico: “Piccolo non è più bello, priorità alla crescita (anche con la Borsa)”, “‘Le banche? Vengano nei capannoni’. Le divergenze interne”. “‘Alle banche chiediamo di tornare a parlare con chi fa impresa’”, ha detto ancora Boccia. Nella sua analisi Di Vico sottolinea come sia stato proprio Boccia, ex leader della piccola impresa, a dire senza mezzi termini che “l’industria del futuro richiede dimensioni adeguate” e che “piccolo non è bello in sé ma è solo una fase della vita delle imprese, si nasce piccoli e si diventa grandi”.
Su Il Fatto, pagina 2: “Confindustria si butta sul Sì. Ma ammette: niente ripresa”, “Lo scambio. Il neo presidente Boccia offre appoggio sulle riforme e in cambio chiede altri sconti sull’Ires e incentivi. E riconosce che l’economia è ferma: ‘Risalita deludente'”. A questo articolo di Stefano Feltri si affianca, in basso, quello di Nunzia Penelope sulla relazione di Boccia: “Viva la legalità, ma non parliamo di corruzione”, “Il nuovo capo dimentica mafia e mazzette (e i casi di malaffare tra gli industriali)”.
La Repubblica: “Boccia: ‘Salari legati a produttività'”, “Il neopresidente di Confindustria: aumenti solo in contratti aziendali. Autocritica sui ritardi delle aziende. ‘Piccolo non è bello, bisogna crescere’. ‘Meno tasse su lavoro e imprese, spostare il fisco sui consumi'”. Di fianco, il commento di Ferdinando Giuliano: “La scarsa efficienza del Paese”, sul rallentamento della produttività in Italia.
A fondo pagina l’analisi di Roberto Mania: “Il capitalismo italiano arretrato e indebitato. Salvo solo chi esporta”.

Economia italiana e Ue

Sul Corriere: “Sì all’Italia, l’Ue cambia il calcolo del deficit”, “Accolta la richiesta del governo e degli altri otto Paesi, ma sul disavanzo l’effetto è di 800 milioni”. Ne scrive Mario Sensini. In basso, la corrispondenza di Danilo Taino da Berlino, che focalizza l’attenzione sul ministro delle Finanze tedesco, che ieri ha tenuto una conferenza stampa: “L’apertura di Schaeuble verso Roma: ‘Sulla strada giusta, la sosteniamo’”, “‘La Bce? Non può fare una politica per la sola Germania’”. Sulla Grecia il ministro si è detto certo che il Fmi parteciperà al terzo bailout di Atene.

Pd

Il Fatto intervista l’ex segretario Pd Pierluigi Bersani: “‘Favori ai Vip, stampa amica e zero lavoro: l’Italia di Renzi'”, “L’ex segretario del Pd spiega al premier ce non può dimenticare l’economia e pensare solo al referendum”. Dice Bersani: “I 10-15 che contano nel capitalismo italiano si aggiustano gli affari con un governo amico. Hanno i giornali e fanno lo scambio…'”, “Il Jobs Act ci ha dato l’amara conferma che il problema non era l’articolo 18. Quel che fa bene all’impresa non sempre fa bene anche all’Italia’”.
Su La Repubblica: “Bersani: Italicum da cambiare. Stop dai renziani: ‘Non se ne parla’”.
A pagina 11 un’intervista dellex direttore Ezio Mauro a Massimo Cacciari: “Riforma maldestra ma è una svolta, l’attacca chi ha fallito per 40 anni'”, “Anche noi volevamo dare più potere decisionale alla democrazia, il Pci frenò’. ‘Ora Renzi però fa un errore capitale se personalizza il confronto'”.
Sul Corriere un articolo di Tommaso Labate: “Saviano attacca i dem: questi i vostri alleati? E Verdini chiese scusa”, “D’Anna (senatore verdiniano, ndr.) aveva detto: via la scorta a lui e Capacchione”. Il senatore D’Anna, intervistato dallo stesso Labate, dice: “Parlo come voglio, non aspetto il permesso di Denis”, “Confermo quello che ho detto. Nella caserma dei carabinieri del mio paese non ci sono i soldi per la carta o la connessione Internet”.
Sul Fatto: “‘Alleanza con Ala, vergogna’. Il caso Saviano e l’imbarazzo Pd”, “Il senatore D’Anna aveva attaccato lo scrittore e la giornalista dem Capacchione: ‘Icone farlocche sotto scorta’. Verdini costretto a scusarsi, ma lui tiene il punto”.
La Repubblica: “Saviano: il Pd si vergogni di Verdini”, “Lo scrittore anti-camorra reagisce alle offese di D’Anna, il senatore di Ala che ne ha chiesto la revoca della sorta. Zanda: parole inaccettabili. La minoranza dem: quest’alleanza è un problema gigantesco, tradisce i nostri valori”.
Su La Repubblica anche un commento di Claudio Tito: “Gli impresentabili della porta accanto”, “Nel rapporto fra politica e criminalità soprattutto in campagna elettorale ogni parola o omissione assume un peso specifico”.

Usa

Sul Corriere la corrispondenza dal Giappone di Giuseppe Sarcina: “Trump conquista la nomination. Obama: ‘I leader del G7 scossi'”, “Il candidato repubblicano: una vice donna. Summit diviso su Cina e crescita”. Spiega Sarcina che a un certo punto i leader del G7 hanno messo da parte le cifre dell’economia mondiale, il dossier Cina, l’Ucraina e hanno chiesto a Barack Obama: parliamo di Trump, dobbiamo prendere sul serio quello che dice? Un passaggio informale del vertice che è stato raccontato dallo stesso Obama in conferenza stampa con queste parole: “I capi di Stato e di governo sono irritati per le dichiarazioni di Trump. Non capiscono se debbono tenerle in considerazione. Penso che abbiano ragione, perché molte delle sue proposte dimostrano arroganza e impreparazione su su come funziona il mondo. Trump punta a fare titolo con le sue uscite, ad andare su Twitter, ma non a fare ciò che sarebbe necessario per mantenere l’America sicura e l’equilibrio nel mondo”.
Su La Repubblica: “‘Il mondo ha paura di Trump'”, “Obama attacca il repubblicano, che ha ormai i delegati necessari per la nomination. La replica: ‘E’ un bene che i capi di Stato degli altri Paesi siano innervositi da me'”. Ne scrive Alberto Flores D’Arcais.
Sulla stessa pagina l’analisi di Federico Rampini: “Dilaga ‘l’effetto Donald’, la sfida del populismo spaventa i leader”, “Il gabinetto di Juncker: ‘Un G7 con lui e Grillo? Scenario horror’. La crescita dei movimenti più estremi mette in crisi la classe dirigente mondiale”.
Uomini forti, populismo

Sul Corriere l’intervento che il sociologo Zygmunt Bauman ha inviato agli Istanbul Seminars in corso, promossi da ResetDoc in collaborazione con la Bilgy University: “L’uomo forte e le democrazie”, “Perché le società in declino puntano tutto sui nazionalisti che vogliono chiudere le porte”, “Figure come Donald Trump hanno convinto gli elettori usando trucchi da impostore”, “Oggi si addossa agli individui terrorizzati la responsabilità irrealizzabile di trovare, da soli, le soluzioni ai problemi generali della società”, “L’uomo forte promette tutto ciò che manca alla politica odierna. La verità è che le scorciatoie suggerite da chi aspira al governo restano assai seducenti, per quanto fuorvianti. Tratteggiano una visione di ripristino e riappropriazione di tutto ciò di cui un numero crescente dei nostri contemporanei avverte la mancanza nella politica odierna, contraddistinta da una carenza progressiva di potere, incapace pertanto di impedire i danni arrecati da elementi che si sottraggono al suo controllo, pronta a ignorare, o a distruggere sul nascere, ogni tentativo messo in atto dai politici liberaldemocratici per riconquistare la loro sempre più debole autorità. Il peccato fondamentale della democrazia, agli occhi di un numero sempre crescente di quanti dovrebbero beneficiarne, è la sua incapacità ad attuare quanto promette”.
Sul Corriere, in prima e a pagina 28, l’analisi di Angelo Panebianco: “I movimenti populisti e gli errori delle élite”. Scrive Panebianco che “chi continua a usare come un insulto la parola ‘populisti’ per bollare gli attuali movimenti di protesta in crescita in tutta Europa (ma anche negli Stati Uniti), sembra non capire quanto grande sia il favore che ha già fatto e sta facendo a quei movimenti”.
Dietro questi gruppi di protesta -spiega il professore- ci sono problemi autentici. “Solo se verranno offerte risposte convincenti, essi potranno essere battuti. Se si sceglie il silenzio o il disprezzo, allora hanno già vinto e l’Europa andrà in pezzi”; “occorre anche smetterla con le sciocchezze e le superficialità politicamente corrette in materia di multiculturalismo”; “di fronte alla richiesta della chiusura delle frontiere, i governi devono rassicurare l’opinione pubblica sul fatto che questo fenomeno è gestibile”.

E poi

Su La Repubblica un intervento di Thomas Picketty: “Per un nocciolo duro dell’Unione”, “Bisogna dotare la zona euro di istituzioni democratiche autentiche, in grado di prendere decisioni alla luce del sole”.
E’ stata approvata alla Camera dei deputati in ultima lettura, la riforma del Terzo Settore. Ne scrive sul Corriere Elisabetta Soglio: “si supera la divisione netta tra imprese profit e non profit, nuovo ‘5 per mille’ e volontariato. Bufera sulla Fondazione di Manes” (è la fondazione Italia sociale, nata da un’idea del finanziere Vincenzo Manes, che l’ha presentata come l’Iri del terzo settore, ma è stata contestata dal M5S, ndr.)
Sul Fatto una intera pagina dedicata alle proteste di piazza in Francia contro la riforma del lavoro. Luana De Micco, da Parigi: “Martinez, ‘mister no’ che paralizza la Francia”. E’ a Philippe Martinez, segretario del sindacato Cgt, il riferimento del titolo. “Le proteste contro il Jobs Act parigino sempre più radicali: manca la benzina, aumentano gli scontri nelle piazze”. In basso, intervista della De Micco al sociologo francese Alain Tourain: “E’ una faida della sinistra e finirà in suicidio”, “Tra Cgt ed esecutivo un braccio di ferro sulla pelle del Pese”, “Da una parte ricatti, dall’altra si fa passare con la forza una legge senza voto del Parlamento” (è la procedura adottata dal governo Valls, prevista dall’articolo 49-3, ndr.).

redazione grey-panthers:
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