Le aperture
Il Corriere della Sera: “’Intesa in 5 giorni o Atene fallisce’”, “Linea dura dell’Europa. La Grecia al vertice senza proposte scritte: richiesta di nuovi aiuti”, “Tusk e Juncker: decisione entro domenica, niente è escluso. Il fondo monetario: rischi anche per l’Italia”.
Al tema sono dedicate le riflessioni di Enzo Moavero Milanesi (“Ue da migliorare anche cambiando i Trattati base”) e di Ian Bremmer (“Non si infliggano altre sofferenze ai cittadini”).
In prima il richiamo ad un’intervista al ministro Graziano Delrio: “Crescita, segnali positivi. Il contagio non ci saraà”.
A centro pagina, con foto da Ventimiglia: “I migranti dimenticati. Da un mese sugli scogli”, “In 51 cercano di entrare in Francia”. Dall’inviato Marco Imarisio.
A centro pagina anche la riforma della scuola, che arriva all’esame della Camera dei Deputati per il via libera finale: “Scuola, arriva la riforma. Proteste e cortei”.
La Repubblica: “Ue: Grecia fuori in 5 giorni”, “Juncker: ‘Senza accordo pronti all’uscita dall’euro’. Domenica supervertice di tutti i28 Paesi. Entro domani il piano di Tsipras. Giù le Borse, Milano di nuovo la peggiore: meno 3 per cento”.
Ne scrivono Federico Fubini (“Obama in campo contro la Grexit”), Silvia Ronchey (“Perché per Berlino il debito è colpa”), Alberto D’Argenio da Bruxelles (“La linea dura in cerca dell’intesa”) e Andrea Bonanni (“Il vero volto di falchi e colombe”).
A centro pagina, “la stretta del governo”: “’Furti e scippi, triplicate le pene’”, “La prigione minima passerà da 12 a 36 mesi”. E’ un articolo di Liana Milella, che dà per “imminente” questa proposta nell’ambito della riforma del processo penale alla Camera, sotto forma di un emendamento del governo, con la firma del ministro Andrea Orlando.
In prima anche una foto dell’ex presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, con le richieste al processo: “’Fiume di soldi. Condannate Penati a 4 anni’”.
A fondo pagina, “La copertina” dell’inserto R2: “Lo spagnolo diventa made in Usa, ora è la seconda lingua del mondo” (di Alessandro Oppes).
La Stampa: “Europa, ultima chance per la Grecia”, “Entro domani mattina la proposta di Tsipras, poi domenica un nuovo vertice. Juncker: non escludo nessuna ipotesi, c’è anche uno scenario per la Grexit”, “Il governo ellenico pronto a chiedere altri 30 miliardi per i prossimi due anni. Borse, Milano perde ancora il 3%”.
“Tre motivi per salvare Atene” è il titolo dell’editoriale in prima di Marta Dassù.
E Tonia Mastrobuoni, inviata ad Atene: “Alexis così forte manda in crisi panzer Angela”.
A centro pagina, il reportage dalle frontiere europee che hanno accolto migliaia di profughi: “Morire nel tunnel di Calais” (di Leonardo Martinelli) e “Un mese sullo scoglio di Ventimiglia (di Marco Menduni).
Sulla colonna a destra: “Atenei valutati nei concorsi, governo pronto alla retromarcia”, mentre il disegno di legge sulla scuola va “verso l’ok”.
Sulle “coppie gay” la riflessione di Giovanni Orsina: “I diritti per tutti e la tradizione da difendere”.
Il Sole 24 Ore: “Grecia: fumata nera, cadono le Borse”, “Milano la peggiore (-3%), Btp e Bonos verso la parità, ma l’Etf greco risale a Wall Street. Ultimatum della Ue: entro domani un piano da Atene, domenica consiglio straordinario a 28”, “Da Tsipras nessuna proposta, chiesto solo un prestito ponte. Bce: liquidità a banche solvibili. Renzi fiducioso in un’intesa”.
Il commento firmato da Adriana Cerretelli, corrispondente da Bruxelles: “Negoziato permanente”.
E l’editoriale sul negoziato europeo in prima porta la firma di Luca Ricolfi: “Né con questa Grecia, né con questa Europa”.
A centro pagina: “Cina, scatta l’emergenza mercati”, “Sospese le contrattazioni sul 25% dei titoli quotati: rischio panico”, “La caduta dei listini non si ferma malgrado l’avvio delle misure anti-speculazione”.
E “L’incubo di un effetto domino” è il titolo dell’analisi di Morya Longo (“Altro che Grecia, Shangai rischia di diventare una ‘bolla’ mondiale”).
A destra: “Agenzia delle Entrate sotto scacco, rischio ‘default fiscale’”.
Sul caso Mafia Capitale: “Roma, si allontana lo scioglimento. Dirigenti collusi verso la rimozione”.
Il Fatto apre con le notizie su Mafia Capitale: “’Roma, via i dirigenti’. Marino appeso a un filo”, “’Il Comune non si può sciogliere’”, “Amministrazione ‘inquinata’ dal Mondo di mezzo: il verdetto del prefetto Gabrielli dopo la riunione fiume al Comitato Sicurezza con il pm Pignatone, Ora la palla ad Alfano per la decisione finale”. Di fianco, un altro titolo che riguarda l’inchiesta della Procura su Mafia Capitale: “Netflix fa Mafia Capitale: panico a Mediaset e Sky”, “lo sbarco della web-tv americana”, “Il colosso statunitense pronto ad arrivare a ottobre con una fiction di 10 puntate sul sistema Buzzi-Carminati prodotto con Cattleya. I concorrenti sono già sulle barricate per difendere i loro spettatori”.
A centro pagina: “Il piano disperato di Tsipras 24 ore prima della Grexit”, “Atene, il premier ha solo una ‘proposta orale’. Ma si tratta davvero”.
In prima anche un reportage di Francesca Borri da Raqqa, città siriana “capitale” dell’Isis: “Così si vive e si muore nella città del Califfo. Se non obbedisci, ti buttano giù dal tetto”.
E il richiamo ad un’intervista a Pierluigi Bersani: “Renzi in stato confusionale. Non abbiamo peso”.
Grecia
Su La Repubblica, alle pagine 2 e 3, il lungo retroscena di Alberto D’Argenio: “Ue durissima con Tsipras: accordo domenica o la Grecia fallisce”, “Rifiutato il prestito ponte da 7 miliardi, liquidità ripristinata solo se ci sarà l’intesa. Summit tra i 28 leader nel fine settimana”. L’articolo inizia con le parole che il premier greco Tsipras avrebbe pronunciato ieri pomeriggio a Bruxelles, intorno alle sette del pomeriggio: “Io accetto le vostre proposte con qualche modifica per venderle al Parlamento e all’opinione pubblica, però in pubblico diremo che voi avete accettato il mio piano con qualche limatura”. Quando finisce di parlare, al Consiglio europeo “cala il silenzio”, “mai negli ultimi cinque mesi i leader dell’Unione sono stati così vicini ad un accordo sulla Grecia. Le posizioni si avvicinano ma potrebbe non bastare. Resta la diffidenza dei capi di governo dei Diciannove verso Tsipras. Il vertice è durissimo, le dichiarazioni dei suoi protagonisti alla fine dell’incontro saranno di una pesantezza senza precedenti. Fino a domenica, giorno di un nuovo e decisivo summit, gli europei terranno il collegio ellenico sotto pressione per evitare che sterzi ancora. In caso di fallimento sarà Grexit e ad Atene resteranno solo gli aiuti umanitari dell’Unione”. Nel corso del summit di ieri Tispras ha chiesto un prestito ponte immediato di almeno 7 miliardi per permettere alla Grecia di arrivare a fine mese, mentre sarà messo in piedi il nuovo piano di aiuti a lungo termine: “la sua richiesta viene rudemente respinta dagli altri leader. Niente soldi prima di esser certi della sua serietà”. Poi, “tra litigi e battibecchi, il primo ministro greco annuncia che accetterà il piano Juncker con alcune migliorie”. Tutti restano a bocca aperta: “Allora perché hai fatto il referendum e hai portato il tuo popolo sull’orlo della crisi umanitaria?”, chiedono in tanti. Scrive D’Argenio: “è questione di sfumature, domenica i greci hanno votato su un testo molto vecchio, che non comprendeva le concessioni sul tavolo due venerdì fa, quando Tsipras ha interrotto il negoziato chiamando il referendum per ragioni interne (non aveva la maggioranza in Parlamento) e quelle che Juncker ha aggiunto mercoledì scorso per convincerlo ad annullarlo”.
Il Sole 24 Ore, spiegando quanto sia “delicata” la situazione, scrive che la Bce, giustificando la scelta di ridurre il sostegno alle banche greche, ieri ha lanciato un monito ad Atene, ricordando che “l’obiettivo della liquidità di emergenza (ELA) è sostenere banche solvibili che si trovano ad affrontare problemi di liquidità temporanea”. E la Merkel, scrive Il Sole, ha detto però che la Bce è comunque pronta ad aiutare le banche fino a domenica.
Sul Corriere è Danilo Taino a spiegare “i limiti giuridici” entro cui può muoversi la Bce: l’istituto di Francoforte, spiega Taino, ha chiarito che i limiti alla generosità non sono dati dalla volontà o dalle scelte politiche, ma dalle norme che garantiscono al sistema delle banche centrali europee di funzionare. Se non fossero rispettate, la Bce farebbe qualcosa di illegale. In un documento generale sui rischi finanziari pubblicato ieri, Draghi dedica il Box 6 alla Emergency Liquidity Assistance (ELA), il sistema attraverso cui la Bce ha erogato nei mesi scorsi 88,6 miliardi di liquidità al sistema creditizio ellenico, ma che al momento ha congelato a quel livello. Si sostiene nel documento che “una ELA a condizioni eccessivamente generose” potrebbe “aumentare il rischio di moral hazard”: cioè permetterebbe “alle istituzioni finanziarie o alle autorità responsabili” di prendere rischi senza calcolarne le conseguenze, perché tanto c’è dietro la Bce a dare soldi. Inoltre il documento chiarisce che la Ela “può costituire aiuto di Stato”, esplicitamente vietato alla Bce, se non è del tutto garantita da un collaterale (titoli dello Stato nel caso greco), al quale “sia applicato un haircut in funzione della sua qualità e del suo valore di mercato”. Significa -spiega Taino- che per avere liquidità d’emergenza, le banche devono dare in garanzia alla Bce titoli ai quali è applicato un taglio di valore sulla base del loro stato qualitativo (nel caso dei bond ellenici in default).
Ancora sul Corriere, una intera pagina sulle “carte del negoziato”. Ovvero: “Cosa chiede Atene” (Prestito ponte da 7 miliardi, altri 30 di aiuti in 2 anni. Isole e imprese, Fisco leggero). Il punto più importante per Atene è l’Iva agevolata per gli alberghi e le strutture turistiche, che dovrebbe restare al 13% senza salire di 10 punti come chiesto all’inizio dall’Eurogruppo. E Atene chiede il mantenimento dello sconto generale dell’Iva per le isole, che è al 30%. Di fianco, “Cosa chiede Bruxelles”: “Pensione elevata a 67 anni. Iva al 23% sui consumi e subito le privatizzazioni” (in alcune infrastrutture come il porto del Pireo e di Salonicco, oltre all’aeroporto di Atene e alla società ellenica che gestisce la rete elettrica, la “Admie”.
Su Il Sole 24 Ore: “Il taglio del debito conquista la scena”, “Atene è riuscita a sensibilizzare alcuni Paesi, ma ieri da Schaeuble è arrivato uno stop: l’haircut è vietato dai Trattati”.
Su La Stampa Tonia Mastrobuoni scrive che Tsipras non è mai stato tanto forte: e la scommessa (o illusione) del premier greco è quella di riavviare il negoziato con condizioni più favorevoli, sconfessando la visione “darwiniana” del ministro tedesco Scaheuble e altri falchi, decisi a buttare fuori la Grecia e a ricompattare l’eurozona attorno alla spericolata idea che ne potrebbe uscire rafforzata (malgrado si trattai di un’idea sconfessata dal documento dei cinque presidenti). Uno degli uomini più fidati di Tsipras riassume così la situazione: “Abbiamo vinto un referendum, ricompattato Syriza e messo a tacere l’opposizione, che ci appoggia in tutto. Merkel pensava di spaventare i greci con le banche chiuse, pensava di cacciare Tsipras con i ‘sì’; ha ottenuto l’effetto opposto”. Insomma, il governo Tsipras, secondo Mastrobuoni, non è spaventato: ha un piano ‘B’. Che prevederebbe il sequestro della Banca centrale greca e delle sue riserve in euro, l’introduzione di una valuta parallela, la nazionalizzazione delle aziende, l’unificazione dei fondi pensione. Nella capitale -dove Mastrobuoni è inviata- qualcuno dice che il governo potrebbe persino sequestrare le cassette di sicurezza per costringere i greci a mettere i soldi sui conti correnti e scongiurare il fallimento delle banche. La viceministro delle Finanze, Nadia Valavani, ha già fatto sapere che l’accesso ai contanti delle cassette di sicurezza è vietato “finché è in vigore il controllo dei capitali”.
Ancora su La Stampa: “Nell’ingorgo di scadenze la Grecia deve 280 miliardi”, “Ha un debito inferiore a quello italiano ma per ora insostenibile”.
Sul Sole 24 Ore, pagina 2: “Sette miliardi per stipendi e arretrati”, “A luglio il governo deve far fronte alle spese ordinarie che si aggiungono ai rimborsi Bce”, di Vittorio Da Rold, inviato ad Atene. E sulla stessa pagina, l’inviato ad Atene Roberto Bongiorni firma un reportage: “Quando a mancare sono i farmaci e il cibo”, “La Metropolitan Community Clinic è una delle 25 strutture che offrono medicine e visite gratuite a chi è sprofondato nell’indigenza. Crescono anche le resti di volontariato che distribuiscono vestiti”, “I Robin Hood dell’elettricità riallacciano la luce a chi è al buio per non avere pagato le tasse, dato che i versamenti al fisco sono inseriti in bolletta”.
Su La Repubblica, alla pagina delle “Idee” una riflessione di Silvia Ronchey: “’Debito’ uguale ‘colpa’, quella parola unica che separa i tedeschi dal mondo greco”, “Nella Germania dell’etica protestante i due concetti coincidono, mentre nella lingua di Omero sono lessicalmente distinti. E’ l’emblema di uno scarto storico-culturale che arriva fino ad oggi”.
Grecia e Italia
Sul Corriere, pagina 11: “Il Fondo Monetario: l’effetto Atene sull’Italia”, “’Bene le riforme, il debito è sostenibile ma la crisi greca potrebbe avere un impatto sulla fiducia’”.
Sulla stessa pagina, in un’intervista, il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio definisce invece “infondati” i timori del Fmi sul nostro Paese.
Su La Repubblica, pagina 4: “Borse a picco, Milano la peggiore: -3%”, “Il Fmi lancia l’allarme per l’Italia: se esce Atene rischi di una crisi di fiducia sull’irreversibilità della moneta unica. ‘Bene il Jobs Act e le misure su Fisco e banche, ma la ripresa è fragile: subito riforme per la crescita economica’”.
E sulla stessa pagina, l’economista Jean-Paul Fitoussi, dice: “’L’Unione può crollare davvero, Berlino lo sa, per questo tratta’”, “Se non pensiamo a integrazione e sviluppo, crescono populisti e xenofobi. La minaccia sono loro, non la Grecia”.
La Stampa: “Il Fondo monetario: allarme Italia, ripresa debole e rischio di contagio”, “L’Fmi conferma però il ritorno alla crescita del Pil e giudica sostenibili i conti pubblici. Monito a sorpresa degli Stati Uniti: ‘Da riformare il Fisco, le pensioni e la sanità’”.
Mafia Capitale
Sul Corriere: “Campidoglio, no allo scioglimento. Passa la linea dura con i dirigenti”, “Mafia Capitale, il peso del parere di Pignatone (il Procuratore della Repubblica a Roma, ndr.): non c’è continuità con il passato”.
La Repubblica: “Il Campidoglio non sarà sciolto per mafia. Gabrielli salva i politici e commissaria i dirigenti”, “La relazione del prefetto al comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. Decisivo il parere del procuratore capo Pignatone”.
Il Fatto: “Nuovo colpo a Marino. Procuratore e prefetto: ‘Via i dirigenti corrotti’”.
Da segnalare sul quotidiano una lettera di Salvatore Buzzi, dal carcere di Nuoro: “Mi accusano di tutto ma non ho corrotto nessuno” (“posso solo dire che non ho avuto il coraggio di denunciare la corruzione”).
Internazionale
Una intera pagina de Il Sole 24 Ore è dedicata invece ai mercati asiatici: “Cina, cresce la paura per la Borsa”, “Un’altra giornata nera a Shangai. Contrattazioni sospese sul 25% delle società quotate”
Rita Fatiguso, da Pechino, scrive che il governo e la banca centrale vogliono evitare che il panico sui mercati si trasferisca all’economia reale.
E Morya Longo, in un’analisi, scrive: “Altro che Grecia, Shangai rischia di diventare una ‘bolla mondiale’”.
Sul Corriere, pagina 17: “Il socialista Usa che insidia Hillary e riapre la corsa”, “Il 73 enne Bernie Sanders ora tallona nei sondaggi la ex segretaria di Stato. Che è costretta a reagire”. Ne scrive Giuseppe Sarcina, inviato a New York.
Su La Repubblica, due intere pagine sul negoziato sul nucleare iraniano in corso a Vienna: “Nucleare, a Vienna l’ultima partita a poker, ‘Un’intesa vera o nulla’”, “Negoziati alla stretta finale: il nodo è quello delle armi. La scadenza spostata a venerdì, tensione fra i ministri”, “Raggiunto il compromesso sui dettagli tecnici, la discussione è ormai tutta politica: l’Iran chiede di poter acquisire armamenti ma Washington non vuole accettare”. Se ne occupa l’inviato a Vienna Daniele Mastrogiacomo, mentre il reportage da Teheran è firmato da Vanna Vannuccini (“Teheran aspetta la notte del destino. ‘Ma l’America resterà il nemico’”, “I giovani seguono i messaggi sul web del ministro Zarif, anima dei colloqui in Austria”).
Sul Corriere, pagina 16: “Guanti spessi, triplo velo e frustate. L’inferno delle donne nel Califfato”. Un articolo di Viviana Mazza da Londra, sulla base di testimonianze raccolte, spiega infatti che “la realtà è molto diversa dai racconti delle convertite unitesi all’Isis”.
Sulla stessa pagina: “Marocco, giovani in piazza per il diritto alla minigonna”, “Mobilitazione per il processo a due ragazze accusate di aver violato il pudore col loro abbigliamento” (di Elisabetta Rosaspina).
Su La Stampa: “Un miliardo di poveri in meno. L’Onu centra i suoi obiettivi”, “Più che dimezzati in 25 anni, ma ne restano ancora 836 milioni”. Ne dà conto Francesco Semprini. Sulla stessa pagina, un intervento dell’economista indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’Economia nel 1998. Il testo è tratto dalla rivista “Aspenia”: “La fame si sconfigge con salute e istruzione”.