L’onda nera devasta la Costa Azzurra

La Repubblica: “Renzi su Verdini: ‘Così aiuta l’Italia’. Tagli Ires dal 2016”, “L’ex Fi alla sinistra pd: i miei voti non puzzano”, “Grasso: Barani inammissibile. Oggi si decide”.
La foto in prima si riferisce alle devastazioni nei pressi di Cannes: “Un diluvio in Costa Azzurra: 17 morti. ‘Non hanno dato neppure l’allarme’”.
In prima anche le elezioni in Portogallo: “Vince il partito di Troika e austerity, il Portogallo premia la destra”.
A centro pagina: “L’allievo del Papa sfida il teologo gay: ‘Danneggia la Chiesa e noi omosex’”, “Parla l’ex studente Usa. Francesco al Sinodo: aprire a tutti”.
Sulla colonna a destra, il tema è il bombardamento dell’ospedale di Medici senza frontiere in Afghanistan, con gli interventi di Marek Halter e Mohsin Hamid: “Quelle bombe sui medici eroi e la profezia di Camus”, “L’orrore degli ‘effetti collaterali’ a Kunduz e i doveri dell’Occidente”.
A fondo pagina: “I libri Rizzoli alla Mondadori, ma nel colosso Adelphi non c’è”.

La Stampa: “L’onda nera devasta la Costa Azzurra”, “17 morti, 3 dispersi e centinaia di sfollati. Bloccati i terni dei malati italiani da Lourdes”, “Violenti temporali a Cannes, Nizza e Antibes. Torrenti esondati, auto travolte dal fango. In due ore caduti 180 millimetri di pioggia”.
A centro pagina: “Renzi: il canone Rai scende a 100 euro”, “L’annuncio: dal 2016 si pagherà in bolletta. Verdini? Chi vota le riforme aiuta l’Italia”.
Poi il richiamo ad un’intervista del quotidiano al nostro ministro degli Esteri: “Gentiloni: ‘Con la Russia nessuno scambio’”, “Siria e Ucraina sono partite diverse. Via Assad, ma no a vuoti di potere”.
Sulla colonna a destra, attenzione per le primarie Usa: “Donald Trump: ‘Tasse e armi, che cosa farei da presidente’”. Il quotidiano riproduce l’intervista alla Abc. E sullo stesso argomento un commento di Gianni Riotta: “La corsa ad handicap di Hillary e Bush”.

“Il Papa: la Chiesa con le porte chiuse tradisce se stessa” è il titolo più grande del Corriere, che riserva l’apertura ad una grande foto sul disastro in Costa Azzurra “sommersa”.
Sotto, le parole di Renzi: “Canone ridotto e in bolletta. Renzi. ‘Così pagheranno tutti’”. E poi: “Verdini in tv: voterò la riforma della giustizia”.
Un richiamo in prima anche per la annunciata cessione di Rcs Libri a Mondadori.

Il Giornale: “Le tasse dell’era Renzi. Promesse false, stangate certe”. “Il premier vende sogni in tv: meno imposte e crescita del Pil”. “Mentre è in arrivo l’eurobalzello sulle multinazionali”. E poi: “Mondadori compra i libri Rcs per 127,5 milioni”.
A centro pagina: “L’inferno nel paradiso della Costa Azzurra. Bomba d’acqua. 17 morti e centinaia di sfollati”.
Di spalla un articolo di Vittorio Feltri: “Ma quale Giubileo, a Roma serve solo un sindaco normale”.

L’Unità: “Meno poltrone, meno tasse”, “Renzi, manovra fiscale con abolizione Tasi e riduzione Ires alle imprese già dal 2016. Canone Rai a 100 euro in bolletta. Sanità, si tagliano sprechi e mille incarichi non le visite”.
La foto è per i danni del diluvio a Cannes, Nizza e Antibes: “Costa Azzurra sommersa: 17 morti, vari dispersi”.
In prima il richiamo all’intervista al capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato: “Ora riforma costituzionale, poi unioni civili”, “Verdini non è in maggioranza”.
A fondo pagina, Il Sinodo: “Francesco: ‘La Chiesa si apra o tradisce se stessa’”.
Sotto la testata il quotidiano richiama ancora una volta l’appello “Free Nimr”, il 21enne arrestato in Arabia saudita che rischia il taglio della testa e la crocifissione. Si invitano i lettori a inviare l’appello all’ambasciata saudita e si forniscono tutti gli indirizzi mail necessari.

Costa azzurra

Quattro ore di pioggia torrenziale, scrive L’Unità a pagina 2, hanno devastato la Costa Azzurra: un diluvio senza precedenti cui si è aggiunta la forza distruttrice di una tromba d’aria. Il presidente francese Hollande si è recato a Biot, uno dei paesi più colpiti ed ha annunciato che in consiglio dei ministri ci sarà il riconoscimento dello stato di calamità naturale e sarà creato un fondo per sostenere le comunità.
La Stampa, pagina 2: “Un fiume di fango sulla Costa Azzurra”, “Alemo 17 morti: molti intrappolati nei garage per cercare di salvare le auto. Il Palazzo del Festival trasformato in un centro di accoglienza per sfollati”. A pagina 3, “La tragedia di Biot”: “Nel centro delle anziane disabili: ‘Urlavano, non potevano scappare’”, “Un infermiere: impossibile salvarle tutte, non c’è stato tempo”. Nel disastro sono rimasti bloccati i treni dei pellegrini da Lourdes: “’Bloccati per ore, ma ci hanno assistito’”.
L’Unità intervista Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile: spiega che in quella zona tra Nizza e Cannes sono caduti 180mm di pioggia in poco meno di due ore. Si parla poi dei fenomeni analoghi che hanno colpito Sardegna e Liguria tra il 2013 e il 2014 e Curcio sottolinea che è difficile prevedere l’intensità di questi fenomeni, ma è fondamentale “la preparazione dei territori”, avere “piani di emergenza comunali aggiornati e conosciuti dai cittadini”. Al tema è dedicato anche l’editoriale del direttore Erasmo D’Angelis: “Strage climatica, le governance mondiali non restino ferme” (“Spetta ai grandi della terra, tra poche settimane, a Parigi per la Conferenza mondiale dell’Onu sul clima, chiudere invece l’andirivieni fallimentare trentennale da un summit all’altro, assumendo finalmente impegni da rispettare”).
Su La Repubblica, pagina 2: “Diluvio in Costa Azzurra, terrore e 17 morti, polemiche sull’allarme, ‘Nessuno ci ha avvisati’”. Le protezioni di cemento armato accanto all’ospizio di Biot erano state costruite quattro anni prima, dopo un’alluvione: l’acqua si è accumulata ed infine è esplosa contro l’ospizio. Le autorità avevano previsto le precipitazioni ingenti, annunciando la cosiddetta “alerte orange”, ma non era scattato il livello più alto, quello rosso. Una sottovalutazione che sarà al centro di indagini amministrative e rischia di pesare nella battaglia politica (tra due mesi si vota alle Regionali e ci sarà una sfida che vede coinvolta la nipote di Le Pen).
Su La Stampa, l’analisi di Luca Mercalli: “Fronte umido atlantico aria calda dal mare. La tempesta perfetta”, “Costa tutta urbanizzata: l’effetto ampliato dal cemento”.
E un intervento di Robert Redford: “Passiamo alle energie rinnovabili”, “Alluvioni e siccità stanno distruggendo il pianeta. I cittadini si appellino ai governi per ridurre le emissioni”.
La Repubblica, pagina 4: “Tre gradi e mezzo di caldo in più. L’intesa sul clima è già fallita”. Ne scrive Maurizio Ricci, che ricorda come il disastro accada alla vigilia del summit di Parigi (“Ma il Mit avverte: l’accordo non sarà sufficiente a fermare il surriscaldamento”).

Politica italiana

Ieri il presidente del Consiglio Matteo Renzi è stato intervistato da Lucia Annunziata nella trasmissione “In mezz’ora” e i quotidiani danno conto delle sue dichiarazioni.
La Stampa: “Renzi: il Pil arriverà all’1% e il canone Rai sarà in bolletta”, “Dal premier annunci a tutto campo: l’imposta scende a 100 euro per tutti. Via al taglio dell’Ires dal 2016. ‘I voti di Verdini? Una cosa utile per l’Italia’”.
La Repubblica: “Renzi taglia ancora: ‘Ires ridotta già nel 2016 e canone tv a 100 euro’”, “Il premier anticipa di un anno lo sconto alle imprese. ‘Pil 2015 all’1%. Dalla Svizzera torneranno 5 miliardi’”.
L’Unità: “Renzi: subito il taglio del canone Rai”, “Il premier: ‘Lo riduco a 100 euro ma lo pagheranno tutti’ nella bolletta elettrica. Sconti Ires anticipati al 2016. Pil all’1%”, “Sanità: taglio a mille poltrone, non alle visite. Su Verdini: ‘Non fa parte della maggioranza, ma votare le riforme aiuta l’Italia’”. Il quotidiano spiega dunque che “la tassa sulla tv si pagherà insieme alla luce”. Si tratta di mettere in piedi un sistema contro l’evasione del canone Rai che è oggi al 30%. Ma sono “già sul piede di guerra le imprese elettriche”. Per il presidente di Assoelettrica Chicco testa, ad esempio, si tratterebbe di “un gran pasticcio” perché “così la bolletta diventa un vagone pieno di cianfrusaglie, che trasporta di tutto. Perché non metterlo sulla bolletta di gas e del telefono?”.
Su La Stampa, pagina 7: “Le aziende: ‘E’ assurdo. L’abbonamento non è un contratto della luce”, “Assoelettrica: non è detto che chi ha l’elettricità abbia una tv”. Chicco Testa sottolinea che il consumatore non saprebbe più “cosa sta pagando”.
Si dà poi conto di quello che il quotidiano definisce “il colpo alla minoranza” del Pd sferrato nel corso della trasmissione da Renzi, quando ha detto liquidando le polemiche sul voto a favore della riforma del Senato dai verdiniani (con il loro gruppo “Ala”), che si tratta di “un gruppo di persone che fa una scelta utile per l’Italia. E’ allucinante dire che non devono votarle. Le hanno votate la prima volta e le stanno votando ora”. Un colpo alla sinistra Pd quando ricorda che si governa con Alfano “perché nel 2013 non si sono presi i voti che abbiamo preso alle Europee” (altrimenti avremmo un governo “monocolore”). Quindi, ha detto, “io spero che nel 2018, grazie anche all’Italicum, il Pd prenda voti sufficienti per governare da solo. Nel frattempo, anziché parlare di congiure di palazzo, parlo di tasse e di riforme”. Ne dà conto anche L’Unità, citando altre dichiarazioni del premier: “I verdiniani non votano la fiducia, non fanno parte della maggioranza”.
Su La Repubblica, pagina 10: “Assist di Renzi a Verdini: ‘Chi sostiene le riforme dà un aiuto all’Italia’”. In quelle stesse ore lo stesso Verdini era ospite di Sky Tg 24 e il quotidiano riferisce: “Il leader di Ala: ‘I nostri voti non puzzano e al Senato manca la maggioranza. Ma non entriamo nel Pd’”.
Anche L’Unità scrive di come ieri gigioneggiasse Verdini, ri-arrangiando una canzone di Domenico Modugno: “La maggioranza sai/è come il vento/ E rischia di finire in Migliavacca/ Quando Gotor si sveglia e s’inc…”.
Su Il Giornale si scrive che la “coppia” Renzi Verdini “esce dalla clandestinità” nel senso che “i due, va detto, si cavano d’impaccio con grande presenza di spirito, e non risparmiano ironie agli scandalizzati critici di oggi (gli stessi, ricorda il premier, che con Verdini & Co qualche tempo fa ci avevano fatto addirittura un paio di governi, da Monti a Letta, e senza troppe ambasce morali)”.
La Repubblica: “La minoranza Pd sfida Denis: ‘Provoca, ma non ci ha sostituito’”. Il bersaniano Maurizio Migliavacca dice: “Ka prova che i voti di Verdini siano determinanti non c’è, anzi…”. A parte il voto finale sull’articolo 2 della riforma del Senato, la maggioranza ha sempre viaggiato intorno a quota 170, ovvero i 12 senatori di Ala non sono stati indispensabili. Finora, Ma se l’obiettivo è portare nella maggioranza Verdini e Barani, “allora si aprirebbe un problema politico”, dicono i bersaniani.
L’Unità intervista Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, che dice: “I numeri ci sono, avanti su Senato e unioni civili”. E aggiunge: “Verdini non è un pezzo della maggioranza. Lo era quando Speranza era capogruppo. Oggi Verdini vota la riforma come ha fatto durante la prima lettura al Senato, dunque è solo più coerente di Romani” (Paolo Romani, capogruppo Fi al Senato, ndr.).
La Stampa: “E Denis in tv ‘canzona’ Gotor. La minoranza Pd in trincea”, “L’ex di Forza Italia parafrasa Modugno e sfotte la sinistra. Ala inquieta anche l’Ncd, che giura: noi ci saremo sempre”.

Sinodo
Si apre oggi il Sinodo dei vescovi. La Stampa: “Il Papa inaugura il Sinodo: una Chiesa con le porte aperte”, “Francesco difende il matrimonio: ‘L’uomo di oggi spesso lo ridicolizza però ne rimane attratto’. Ma non punta ‘il dito per giudicare gli altri’”. A scriverne è Andrea Tornielli. Sulla stessa pagina, il “retroscena” di Giacomo Galeazzi: “I vescovi parleranno di omosessualità ma senza mai toccare il caso Charamsa”, “Monsignor Paglia: ‘L’assise vaticana e i fatti recenti sono questioni separate’. Per non alimentare ‘polveroni’”.
La Repubblica: “Sinodo, il Papa ammonisce la Chiesa: ‘Se chiude le porte tradisce se stessa’”, “’Accogliere, non giudicare’. Da oggi il via ai lavori sul tema della famiglia. Dureranno tre settimane e l’ultima sarà decisiva”.
Il quotidiano intervista Yayo Grassi, 67 anni, gay dichiarato, argentino di origini italiane, che ha conosciuto Bergoglio cinquant’anni fa, quando l’allora cardinale insegnava letteratura e psicologia nel collegio dell’Immacolata a Santa Fe. E’ balzato sotto i riflettori lo scorso 23 settembre, quando il Papa, durante il viaggio negli Usa -dove Grassi vive- lo ha ricevuto in privato insieme al suo partner e a un gruppo di amici presso la Nunziatura di Washington. Dice Grassi: “l’uscita di Charamsa ha danneggiato tutti noi”, “mi sembra più che altro qualcuno che sta cercando di attirare l’attenzione dei media. La sua tempistica è stata sbagliata, il modo in cui ha parlato è stato sbagliato”, “Porre in questo modo e proprio ora il tema dell’omosessualità serve solo a distrarre la gente da altri temi importanti sollevati da Bergoglio: l’ambiente, la famiglia, la povertà”.
Ancora da La Repubblica segnaliamo un reportage di Jenner Meletti e Andrea Selva da Trento: “Nel convento dove il Vaticano manda i preti gay, ‘Voi li marchiate, noi li assistiamo’”, “Congregazione di Gesù sacerdote: è qui che le diocesi portano i religiosi a ‘curarsi’: ‘Così li aiutiamo a riflettere’”.
Su L’Unità: “Papa Francesco: ‘La Chiesa a porte chiuse tradisce se stessa’”. E il quotidiano intervista Don Giovanni Nicolini, fondatore delle Famiglie della Visitazione sulle orme di Dossetti: “No si torna indietro, adesso abolire il celibato è un tema urgente”, “tradizione romana ormai superata. Nelle chiese cristiane chi è sposato può diventare prete”.
Su Avvenire, in un articolo titolato “Difendere l’indissolubilità del matrimonio” si ricordano le parole di Francesco: “’Vivere la sua missione nella fedeltà al suo Maestro (…) per difendere la sacralità della vita, di ogni vita; per difendere l’unità e l’indissolubilità del vincolo coniugale come segno della grazia di Dio e della capacità dell’uomo di amare seriamente. Vivere la sua missione nella verità che non si muta secondo le mode passeggere o le opinioni dominanti, che protegge l’uomo e l’umanità dalle tentazioni dell’autoreferenzialità e dal trasformare l’amore fecondo in egoismo sterile, l’unione fedele in legami temporanei’”. Naturalmente però “l’uomo che cade o che sbaglia deve essere compreso ed amato”, dice il Papa citando Giovanni Paolo II.

Kunduz
Il bilancio del raid su Kunduz che ha colpito l’ospedale di Medici senza frontiere è di dodici morti, scrive La Repubblica: “Msf dopo la strega: ‘Via da Kunduz’”, “L’ong lascia il suo ospedale: ‘I responsabili devono essere puniti’. Obama promette un’inchiesta ma la stampa Usa lo critica: ‘Doveva addestrare l’esercito locale, ha fallito’”. E sulla stessa pagina un’intervista all’ex ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner, che è il fondatore della stessa Msf. Dice: “Questo massacro è un crimine di guerra, l’America dica la verità per salvare il suo onore”, “Non c’è più rispetto per gli operatori umanitari”, “Un errore è impossibile, a meno che i piloti non guardassero le carte. Quel centro è segnalato da tempo”.
E alle pagine seguenti gli interventi di Marek Halter (“Danni collaterali e terroristi, il dilemma di Camus”, “Una bomba non ha stati d’animo, non sa riconoscere i buoni e i cattivi”) e di Mohsin Hamid (“Tanti innocenti vittime di guerra, un uomo non è una statistica”, “L’attacco a Msf è l’ultimo orrore di un conflitto disumano”).
La Stampa: “Strage a Kunduz. Nato e Usa aprono doppia inchiesta”, “Msf costretta a chiudere l’ospedale ma resta”, scrive Paolo Mastrolilli da New York.

Siria, Isis
Su La Stampa: “Assad: se serve, me ne vado. Ancora raid russi sui ribelli”, “il raiss: ‘O vinciamo noi con russi e iraniani o la regione sarà distrutta. L’Occidente? Crea i gruppi estremistici e poi li usa per colonizzarci”.
E alla pagina seguente il quotidiano offre ai lettori un’intervista al nostro ministro degli Esteri Gentiloni, che spiega: “Nessuno scambio fra Ucraina e Siria. Putin non usi la forza”, “A Damasco l’unica soluzione è la transizione politica. In Libia progresso, prima Tobruk e Tripoli neanche si parlavano”, “Il bombardamento dell’ospedale di Msf a Kunduz è un errore tragico e non giustificabile”.
Sul Corriere si definisce “il bluff di Assad alla tv iraniana” nel senso che il leader siriano “ha usato molti ma e molti se”. Antonio Ferrari sullo stesso quotidiano invita a “porsi la domanda giusta: quanto conta davvero Bashar” al Assad? Assad sembra “ostaggio dei clan e di chi opera lontano da Damasco”, scrive Ferrari.
Su L’Unità: “Nuovi raid russi. Assad: ‘Se serve sono pronto a dimettermi’”, “Mosca: tagliate linee di rifornimento Isis. Il presidente siriano elogia l’alleanza con Russia, Iran e Iraq. ‘Se falliamo, l’intera regione sarà distrutta’”.
Su La Repubblica: “Assad: ‘Pronto a lasciare se serve’, “Raid anti-Is russi in Siria ma Cameron attacca: ‘Così Mosca aiuta il macellaio di Damasco’”.
Sulla stessa pagina, una corrispondenza da Gerusalemme di Fabio Scuto: “A Gerusalemme la Città vecchia proibita agli arabi. Scontri, 100 feriti”. Mai, nemmeno durante i periodi più bui del terrorismo, scrive Scuto, la Città vecchia era stata chiusa agli arabi.

Israele

Sul Corriere rilievo per la “voglia di Intifada” nei territori occupati e sulle tensioni a Gerusalemmel. La Città Vecchia da due giorni è chiusa agli arabi, possono passare solo quelli che lavorano o vivono a Gerusalemme. Israele celebra la festa del Sukkot e i palestinesi avvertono del rischio di una nuova Intifada
Un altro articolo racconta della tensione nelle strade della città: sabato sera un giovane arabo ha accoltellato due ebrei ultra ortodossi. La moglie di uno dei due ha raccontato di aver chiesto aiuto agli arabi che passavano e di essere stata derisa

Portogallo

Su La Repubblica, un’intera pagina dedicata alle elezioni in Portogallo: “In Portogallo vince il partito dell’austerity, centrodestra sfiora la maggioranza assoluta”, “Il Psd del premier Pedro Passos Coelho ha raggiunto circa il 40% secondo i dati parziali delle elezioni politiche” (i dati aggiornati dicono che il Psd ha perso la maggioranza assoluta). Il quotidiano intervista l’economista tedesco del Center of economics policy studies Daniel Gros, che dice: “Lisbona ha saputo coniugare export e rigore”, “Hanno sostenuto l’export e investito nell’istruzione”. E Coelho “ha parlato chiaro al suo popolo, anche in questa campagna elettorale: qui sono finiti i soldi”.
Se ne occupa anche L’Unità con un lungo e articolato commento di Carlo Passariello: “Lisbona, criticare l’austerità non basta a battere il centro-destra”. Il candidato socialista, ex sindaco di Lisbona, Antònio Costa, non è stato in grado di sconfiggere il primo ministro uscente Coelho “sebbene le condizioni fossero potenzialmente favorevoli all’opposizione, stante le difficoltà economiche, la crescente disoccupazione e le misure di riduzione della spesa concordate” dal premier con la Troika.
Il Giornale scrive che il Portogallo “è considerato da molti come esempio positivo del funzionamento delle misure di rigore imposte dall’Europa” e Passos Coelho potrebbe essere “il primo leader dell’Europa” che ha adottato le misure di austerità ed è stato poi riconfermato.

Populismi e riformismi

Sul Messaggero Francesco Grillo firma un editoriale dedicato ai populismi e alle democrazie in Europa e negli Usa e annota che “gli Stati Uniti e il Regno Unito sono, di nuovo, tra le economie più forti del mondo. Hanno recuperato già da qualche tempo, a differenza dei Paesi dell’area Euro, i livelli di PIL che facevano registrare prima della crisi del 2007” ma “in entrambi i Paesi gli istituti nazionali di statistica dicono che il reddito di una famiglia media è ancora inferiore a quello di dieci anni fa. La crescita sta arricchendo chi era già ricco e creando lavori precari per chi era al margine: è la classe media, l’architrave su cui si poggia un qualsiasi sistema politico stabile, che sta soffrendo, e la conseguenza è che se anche fosse vero che Corbyn o Sanders non sono eleggibili dal centro, ciò potrebbe essere irrilevante visto che il centro si sta spostando verso gli estremi”. E ancora: “Jeremy Corbyn vince in un Paese ultra avanzato come il Regno Unito e Varoufakis affascina, perché entrambi riempiono il vuoto proponendo una teoria che ha il difetto di essere stata concepita per un mondo che è scomparso duecento anni fa e di essere fallita, ma il pregio di esprimere un’ambizione. Un’ambizione che un governo delle cose assolutamente incrementale e per aggiustamenti non riesce più a garantire”.
Sul Corriere Maurizio Ferrera riprende il paragone con Bill Clinton e con la Terza Via fatto da Fareed Zakaria a proposito di Matteo Renzi in un commento titolato “Quel confronto con Blair”, scrive che il premier ha risposto con spirito e autoironia e che tuttavia “qualche margine per alzare il tiro” c’è, a patto che “il discorso pubblico” di Renzi, imperniato sul cambiamento, si arricchisca di “sostanza”, di “idee guida che possano far presa anche fuori dal perimetro nazionale”. Sicuramente, scrive Ferrera, oggi in Europa c’è spazio per “un nuovo riformismo di centro-sinistra, ambizioso e al tempo stesso realista”.

redazione grey-panthers:
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