Lo “spirito anticomunitario” di Merkel e Sarkozy: euro messo a rischio

Le aperture

La Repubblica: “Braccio di ferro pm-Berlusconi”. “I giudici di Napoli: ‘si presenti subito’ o accompagnamento coatto. Oggi interrogatorio per Tarantini”. E poi: “Di Caterina: ho dato tre milioni a Penati'”. Nel sottotitolo: “Alfano blinda il premier: Bossi: ‘Referendum per la Padania’”. A centro pagina: “Obama tassa i ricchi per risanare i conti.- Il presidente Usa proporrà la ‘Buffett Rule'”. Accanto, l’intervista che ieri l’ex capo del Fondo Monetario Internazionale Dominque Strauss-Kahn ha concesso a TF1: “Nessuna violenza, ma non mi candido all’Eliseo”.

Il Giornale apre con l’intervista dell’imprenditore Piero Di Caterina a Lucia Annunziata: “In diretta tv le tangenti Pd. Di Caterina su Raitre: in dieci anni ho dato 3 milioni a Penati. E ho visto pagare mazzette alle Coop”. Sotto: “Sesso e appalti: ecco le intercettazioni (anche hard) degli uomini di D’Alema”. A centro pagina, con foto, il comizio di ieri di Bossi a Venezia: “Ci mancava solo la secessione. La Lega torna al passato”.

L’Unità: “Berlusconi, tempo scaduto. Schiaffo ai giudici. Il premier ignora l’ultimatum e non si presenta a Napoli”. In evidenza, con foto, “I Padani della domenica”. Si racconta delle parole di Bossi (“Referendum per la secessione”) e si aggiunge che il popolo della Lega “è in crisi”.

La Stampa: “Bossi rilancia la secessione”. “Un referendum per la Padania”. E poi: “Alfano: con Berlusconi fino alla fine”. “Pdl e Carroccio chiudono all’Udc: la maggioranza non cambia. Ma intanto il premier studia una riforma elettorale”. In evidenza, di spalla, un articolo sulla Turchia e l’Europa: “Diktat turco: ‘Se Cipro guiderà i 27, addio Ue”. Il commento, firmato da Vittorio Emanuele Parsi, è titolato: “Ma l’Europa non può perdere Ankara”.

Il Corriere della Sera: “Bossi e Alfano: avanti da soli. Il Pdl frena sull’Udc. Il Carroccio: niente inciuci. Inchiesta di Bari, la rete politica di Tarantini”. “La Lega rilancia sulla secessione e parla di referendum”. A centro pagina, spazio per una intervista con Jacques Delors, ex presidente della Commissione Europea, molto critico nei confronti dello “spirito anticomunitario” di Merkel e Sarkozy: “Euro messo a rischio da Merkel e Sarkozy”, è il titolo. L’editoriale è firmato da Alberto Alesina e Francesco Giavazzi: “Perché non sia tutto inutile”, “la vera emergenza è la crescita”.

Berlusconi

Oggi Berlusconi sarà presente alla ripresa del processo Mills. Ieri, domenica, era l’ultima data utile offerta invece dai magistrati di Napoli a Berlusconi, altrimenti non resterà che l’accompagnamento coatto. L’altra data che probabilmente si dovrà aspettare è quella di mercoledì, quando il tribunale del riesame dovrà pronunciarsi sulla competenza territoriale, su cui hanno sollevato obiezioni i difensori del presidente del consiglio. L’accompagnamento coatto – ricorda La Stampa – dovrebbe comunque ottenere prima il via libera della Camera. Il 26 settembre, poi, riprende anche il processo Mediaset, in cui Berlusconi risponde anche di frode fiscale per presunte irregolarità nella compravendita di diritti televisivi. E lunedì 3 ottobre ripartirà il processo Ruby, dove Berlusconi è imputato per concussione e prostituzione minorile. Su questo processo, però, Camera e Senato hanno sollevato il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, sostenendo che possa essere solo il tribunale dei ministri a occuparsi della questione. Il 18 ottobre il Gup Mario Vicidomini dovrà invece decidere su un suo eventuale rinvio a giudizio sulla vicenda MediaTrade.
Nel Pdl studiano intanto una nuova legge elettorale, secondo un retroscena de La Repubblica. Se la Corte costituzionale dovesse ammettere il referendum, potrebbe tornare il vita la legge precedente, ovvero il maggioritario con collegio uninominale, e nel Pdl temono che gli elettori leghisti, quando si troveranno nel collegio un candidato berlusconiano, non lo voteranno. Ecco perché, secondo il quotidiano, nel Pdl si pensa a un sistema proporzionale senza premio di maggioranza per evitare il referendum e riagganciare Casini.

Finmeccanica

Su La Repubblica ampio spazio per gli affari che il tandem Tarantini-Enrico Intini ha cercato di mettere in piedi ottenendo appalti attraverso Guido Bertolaso, da Finmeccanica: “‘Guarguaglini è a disposizione’, ecco come furono pilotati gli appalti. Finmeccanica, bandi di gara su misura per Tarantini”. Questa è almeno la versione dei pm che indagano.
Sul Corriere della Sera un approfondimento di Massimo Mucchetti che parte dall’allarme sulle inchieste di Napoli e Bari, che hanno messo a dura prova la reputazione di Finmeccanica. Si ricorda che anche l’ex ufficiale della finanza Milanese, consigliere politico di Tremonti, è accusato di promettere cariche in società del gruppo, dietro compenso. Ricorda Mucchetti che, come altre società quotate, Finmeccanica ha un servizio di internal audit, e un comitato per il controllo interno del Cda: “E’ il momento di usarli in modo convincente”. Finmeccanica è controllata dal tesoro al 32 per cento, il resto del capitale è in Borsa. Rappresenta una doppia ricchezza, poiché è una delle due principali multinazionali manifatturiere (l’altra è Fiat) ancora capaci di importanti spese in ricerca e sviluppo. Ed è una delle due multinazionali (l’altra è l’Eni) con cui il governo può fare politica estera. Ricorda ancora Mucchetti che nel 2000 il governo D’Alema ha deciso di ridurre la partecipazione pubblica, ma non di privatizzare del tutto Finmeccanica, per evitare che fosse poi rivenduta pezzo per pezzo ai concorrenti europei, magari con grande profitto per gli speculatori. Mucchetti ammonisce contro la sottile tentazione di “sciogliere i mediocri intrecci politico-affaristici di Palazzo Grazioli grazie al colpo di spada di una subitanea privatizzazione”, che sarebbe un errore.

Pd

Ieri Piero Di Caterina, imprenditore dei trasporti lombardo, ha detto a Lucia Annunziata, intervistato dalla trasmissione In Mezz’ora, di aver dato a Penati “tra i 3 e i 3,5 milioni di euro. Mazzette? No, finanziamenti. Lo finanzio, non lo corrompo. Il vero corrotto è Oldrini”. Oldrini gli avrebbe tolto la gestione di una linea di trasporto, per assegnarla alla Atm milanese. Oldrini, insieme ad un altro sindaco e alla Atm stessa, annunciano querele”, scrive il Corriere. Anche secondo La Repubblica il vero bersaglio della ricostruzione di Di Caterina sembra non essere Penati, bensì il suo successore a  Sesto, Oldrini, con la cui giunta “si è avuta una degenerazione del sistema, che è continuato e si è radicalizzato”. Di Caterina sottolinea che il vizio della mazzetta “è trasversale” e funziona con gli stessi crismi anche nel comune di Segrate (Sindaco Alessandrini, Pdl), e si attua anche per mano del vertice dell’azienda dei trasporti milanese, Atm. Se il sistema servisse anche per foraggiare le casse del Pd nazionale: Di Caterina dice che non ne ha prova anche se “lo escluderei”. Ma afferma di esser stato testimone di mazzette da parte dell’imprenditore Giuseppe Pasini (altro indagato a Monza) e “dirigenti delle coop emiliane” per sbloccare le pratiche edilizie sull’area ex Falck.

Esteri

Ieri l’ex direttore del Fondo Monetario Intrernazionale Dominque Strauss-Kahn ha fatto la sua prima comparsa sulla Tf1, la prima rete tv francese, chiedendo scusa per gli errori commessi. La Repubblica riproduce parte della intervista realizzata dall’emittente, in cui Strauss Kahn ha annunciato che non si presenterà alle elezioni presidenziali nel suo Paese. Riassume nel titolo La Repubblica: “‘Con la cameriera un rapporto immorale, ma al Sofitel non ho commesso reati’, ‘Ho deluso i francesi, non mi candido all’Eliseo'”. Sul Corriere: “Strauss Kahn si confessa in tv: ‘Moralmente sono colpevole'”. Dice: “Quel che è accaduto non comprende né violenza, né costrizione, né aggressione, né qualsiasi atto delittuoso. E’ il procuratore di New York a dirlo, non io. Quel che è successo è non solo una relazione inappropriata ma, direi di più, una colpa”. Dice che quello con la cameriera dell’albergo non è stato un rapporto a pagamento, anche se lo considera una colpa morale.

I quotidiani parlano oggi anche dell’ultimatum di Ankara a Bruxelles: “Se Cipro guida i 27, rompiamo con l’Ue”. Il calendario istituzionale europeo prevede infatti che Cipro assuma la presidenza di turno nel secondo semestre del 2012. La Stampa ricorda che la domanda di adesione all’Ue da parte della Turchia è stata presentata nel 1987 e i negoziati sono decollati nell’autunno 2005. Da allora, soltanto uno dei 35 capitoli della trattativa è stato chiuso, mentre 18 sono stati congelati per l’opposizione di alcuni Stati, principalmente Francia e Cipro. Alla frustrazione turca per lo stato, si aggiunge ora l’annuncio di imminenti perforazioni sottomarine per la ricerca di petrolio e gas che il governo di Cipro Sud ha deciso, anche sfruttando in qualche modo la crisi nei rapporti bilaterali tra la Turchia e gli ex amici di Israele. Il ministro degli esteri turco bolla le perforazioni cipriote come una “provocazione” e preannuncia che se i lavori inizieranno, anche la Turchia avvierà analoghe perforazioni nel mare settentrionale, sotto controllo turco. Su La Repubblica Marco Ansaldo scrive: “E’ il momento del ‘redde rationem’ tra Turchia ed Europa. Ieri il vicepremier Atalay ha annunciato che Ankara è pronta a congelare le relazioni con l’Ue, se la presidenza a rotazione passerà alla repubblica di Cipro senza che via stata una soluzione sull’isola divisa. La situazione si fa incandescente, ora che Erdogan ha terminato il suo viaggio in trionfo nei Paesi della primavera araba e in tono anti-israeliano: la Turchia ha rafforzato la propria flotta navale ed ha tolto dagli aerei il dispositivo che segnala Israele tra i velivoli amici.
Scrive Vittorio Emanuele Parsi, su La Stampa, che Erdogan pensa di non dover pagare un prezzo tanto elevato alle sue minacce: i turchi sono piuttosto scettici sulla possibilità che possano entrare prima o poi nell’Unione, poiché forti sono le opposizioni francesi e tedesche, destinate a rafforzarsi in un’epoca di crisi economica, di continui insuccessi elettorali del partito della Merkel e di presidenziali francesi. Ma Erdogan sa anche che l’Europa non può permettersi, proprio ora, di perdere la Turchia, poiché la possibilità che regimi che nasceranno dalle rivoluzioni arabe siano “conservatori ma non per questo radicali e anti-occidentali”, dipende anche dal successo di Erdogan nel vendere il suo progetto politico di un “Islam politicamente attivo e rilevante, ma nell’ambito di uno Stato che si mantiene laico”.

Due pagine de La Repubblica sono dedicate alle elezioni a Berlino, dove si è registrata una nuova sconfitta per la Merkel, e dove l’attuale sindaco Wowereit, il politico gay dichiarato più famoso del mondo, è stato confermato sindaco per la terza volta. Crescono anche le due anime della sinistra incarnate dai verdi e – soprattutto – dai “pirati”, il movimento giovanile della libertà internettiana, che chiede libertà totale sulla rete, trasporti pubblici gratis, legalizzazione delle droghe leggere. Cala invece la Linke, la sinistra radicale, e calano – anzi crollano, secondo La Repubblica –  liberali, alleati di governo della Merkel. La Spd di Wowereit è scesa dal 30,8 al 28,6, ma rimane il primo partito della città. Legge i risultati il direttore del TagesSpiegel, quotidiano liberal di Berlino, Maroldt: dice che il sindaco di Berlino non ha vinto abbastanza da potersi candidare a cancelliere, ma può sperare in un futuro da ministro federale Spd. Maroldt commenta anche il pessimo risultato liberale, ed esclude che ci sia spazio in Germania per un grande partito euroscettico e populista. Berlino ne è in qualche modo il segno, poiché l’attuale sindaco ha saputo farne il simbolo di una metropoli globale.

(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

 

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