La sicurezza d’Europa ferma al muro di Berlino

 “I reclutatori di jihadisti in Italia. Sarebbero circa 200: il loro compito è fare proseliti nel nostro Paese per gli estremisti islamici. E 50 giovani convertiti sono andati ad arruolarsi in Siria e Iraq”. L’editoriale, firmato da Franco Venturini, è titolato: “Il grande caos e l’Onu assente (Il Corriere della Sera). La sicurezza ferma al muro di Berlino”. Di spalla una corrispondenza di Aldo Cazzullo: “Imprenditori e società, la  nuova stagione di Cl”, dal Meeting di Rimini. 
In alto anche un richiamo alla questione immigrazione: “Migranti ancora morti. Un vertice a Bruxelles”. 
A centro pagina: “I ribelli russi fanno sfilare e insultare i soldati ucraini. L’umiliazione dei prigionieri”. E poi un la vicenda di cronaca di ieri: “L’orrore in una villa a Roma: indossa la tuta mimetica e decapita la colf con un coltello”. 

La Repubblica: “Spending review, sprechi da un miliardo solo dalle bollette”, “Il governo a caccia di fondi per ampliare il bonus da 80 euro”.
In evidenza a centro pagina la foto di prigionieri ucraini fatti sfilare dai filorussi a Donetsk ammanettati: “La ferocia dell’umiliazione per i prigionieri ucraini”, è il titolo dell’analisi di Guido Crainz che la illustra.
In taglio basso: “Siria, liberato un ostaggio Usa, inglesi in Iraq a caccia del boia”.
A fondo pagina: “La guerra dei giudici su Stamina, 172 la bocciano, 164 la promuovono”, “Il pm Guariniello mette le cellule sotto sequestro”.

La Stampa: “Migranti, stop a Mare Nostrum. Ecco il nuovo piano europeo”, “Allo studio un’azione con Spagna, Francia, Germania e Finlandia”. “Verso l’intesa Roma-Bruxelles: limite delle acque territoriali per i salvataggi. Un altro barcone affondato: 18 morti”.
Sotto la testata: “Pensionati e partite Iva esclusi dal bonus Irpef anche il prossimo anno”, “Nella legge di stabilità mancano i fondi per estendere gli 80 euro”, “Il governo studia tagli a 12 miliardi di spese”.
A centro pagina, la foto dall’Ucraina dei prigionieri dei miliziani filorussi: “Donetsk, la gogna dei soldati ucraini”.

Il Fatto: La moda resiste e salva in made in Italy”.
E “la giornata di ieri” viene riassunta attraverso due notizie: su Lampedusa “18 morti in mare, Alfano allo scontro con l’Europa” e, sulla Libia, “Il caos jihadista in Libia minaccia anche l’Italia”.

Il Giornale: “Ci trattano da bagnini”. “L’Ue umilia l’Italia”. “Bruxelles ci ringrazia per l’assistenza ai profughi in mare. E poi continua a lavarsene le mani”. E poi: “Ecco come i giovani europei diventano fanatici islamisti”.
A centro pagina, con foto: “Elogio di un matto lucido”: Vittorio Feltri parla di Roberto Calderoli, “tra prodezze e porcate”. Il titolo di apertura è dedicate alle tasse: “La ricchezza in fumo dal 2009. Troppe tasse sulla casa: per le famiglie italiane un furto da 2 mila miliardi”. 

Il Sole 24 Ore: “Tasi, corsa alle nuove aliquote”, dove si ricorda che entro il 10 settembre i Consigli comunali devono approvare il livello del prelievo per la tassa. “In ritardo più di un Comune su due: finora solo 3600 delibere”. Di spalla: “Inflazione in frenata: per tornare a investire le Pmi puntano sui bonus”, ovvero sulle agevolazioni previste dalle norme. 
A centro pagina: “Tribunali a corto anche di cancellieri. Secondo il ministero è ‘vacante’ il 18 per cento (8200 posti) del personale amministrativo previsto in organico”. 

Economia, bonus, governo 

“Mancano i fondi, niente bonus Irpef per i pensionati”, titola La Stampa spiegando che al momento è escluso anche l’allargamento degli 80 euro alle partite Iva: per il governo si tratta di trovare almeno 12 miliardi di nuovi tagli alla spesa, ai quali si aggiungeranno i tre già introdotti con il decreto sugli ottanta euro. Senza di essi per il presidente del Consiglio -secondo La Stampa– sarà impossibile garantire la conferma del bonus Irpef e il taglio dell’Irap. Queste due voci valgono già da sole dieci miliardi. Quanto alla “flessibilità” che l’Italia invoca sul fronte europeo, il quotidiano ricorda che il nostro Paese è già vicino al limite del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil. La pagina seguente spiega che “ora Renzi accelera le riforme richieste dall’Ue” e il premier è costretto ad accelerare sul lavoro. I quattro fronti prioritari per le riforme attese dall’Ue sono quindi giustizia, Pubblica amministrazione, lavoro, fisco. Il crono-programma del governo contempla una prima fase di accelerazione: centro giorni in cui incardinare e provare a chiudere le riforme di struttura, con l’approvazione alla Commissione Lavoro del Senato al disegno di legge delega che riscrive il mondo del lavoro e contiene la controversa disciplina dei licenziamenti.
La Repubblica punta invece l’attenzione sulla spending review e gli “sprechi”: “Equitalia, Istat, polizia, la giungla dei contratti. Solo nei servizi telefonici un miliardo di sprechi”, “Bollette care per gli accordi conclusi senza controllo del Tesoro, in media una chiamata da un ufficio pubblico costa il 71% in più. Il ministero dell’Interno spende oltre 500 milioni con Telecom e in Brianza la banda pesa 30 euro per ogni abitante”. Alla pagina seguente: “Stabilità, priorità alla scuola, poi caccia alle risorse per ampliare il bonus”.
Il quotidiano intervista il segretario della Fiom, la federazione dei metalmeccanici Cgil, che dice: “Sindacato inutile? Anche Renzi sa che da solo non cambia il Paese”, “Si modifichi pure lo Statuto dei Lavoratori, ma per dare più diritti ai precari”, e sull’articolo18 dello stesso Statuto definisce una “colossale sciocchezza dire che con la libertà di licenziare ci sarebbero più assunti”. Poi spiega, parlando delle ipotesi di un “autunno caldo” che “la Fiom non sciopera contro” e “tra poco si mobiliterà su delle proposte”. Sulla stessa pagina si sottolinea che, sul fronte dell’autunno caldo nelle fabbriche, ci sono oltre mille vertenze aperte: da Ilva a Indesit, da Alcoa a Thyssen “sono quasi 300 mila i posti di lavoro a rischio”.
Sul Corriere Dario Di Vico risponde a Raffaele Bonanni, che ieri aveva inviato una lettera al quotidiano milanese per replicare a un articolo dello stesso Di Vico sul “sindacato impopolare”. Di Vico si chiede se la tesi di Bonanni (Noi siamo per le riforme, siamo diversi dalla Cgil, ma non si dimentichi che il sindacato è un argine contro il populismo) sia ancora valida o nasconda l’illusione di “perpetuare una rendita di posizione”. 
Su Il Giornale la pagina a cura della Free Foundation di Brunetta è dedicata alle pensioni: “Il governo che fa consuzione sul contributo di solidarietà aumenta l’incertezza e deprime l’economia. Ecco perché espropriare il ceto medio è un errore”. 
Sul Corriere anche una intera pagina sulla “ricetta Cantone-Cottarelli” per risparmiare almeno 4,5 miliardi nella PA, in particolare sulle forniture agli uffici. 
Per tornare a Il Giornale: “I guai del governo. Renzi pensa già al rimpasto, tra litigi, riforme e decreti. Il premier torna a Roma per preparare il prossimo Consiglio dei ministri. Sul tavolo giustizia, scuola, Sblocca Italia ma anche la difficile scelta del sostituto della Mogherini”. Il vertice straordinario Ue è previsto per il 30 agosto, e dovrebbe nominare l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune”. Sulla candidatura di Mogherini il governo “mostra grande ottimismo”, e il quotidiano cita “un esponente dell’esecutivo” che dice che “l’accordo è pressoché chiuso”. Ma una volta portato a casa l’incarico per Mogherini, “si aprirà una partita domestica altrettanto irta di insidie”: la soluzione “politicamente più lineare” sarebbe spostare Alfano agli esteri (“tanto la politica estera la fa il premier”), promuovendo al Viminale Del Rio. Ma Alfano resiste, e poi compromettere le percentuali di donne al governo. Stesso discorso per Lapo Pistelli, oggi viceministro. Ieri altri quotidiani parlavano di Serracchiani e Pinotti come possibili sostitute di Mogherini. 
Su Il Sole: “La Ue riparte da otto dossier caldi. Sabato 30 agosto vertice a Bruxelles: si discuterà di nomine ma anche di crescita”. “Gioco a incastri sulle carice. Negoziato dei 28 vincolato dalle ‘quote rosa’ e dall’equilibrio tra i Paesi dell’est e dell’ovest”. 
Il quotidiano ricorda che a puntare sulla poltrona di Ashton, con Mogherini, c’è anche il polacco Sikorsky. C’è poi il nodo della Presidenza del Consiglio europeo, al posto di Van Rompuy. E poi ci saranno i commissari scelti da Juncker. 
Sul Corriere una pagina è dedicata al “nuovo cronoprogramma del governo”, sul Consiglio dei ministri del 29. Ma si parla anche delle prossime elezioni regionali, perché Renzi nei giorni scorsi ha indicato a sorpresa Enrico Rossi, attuale presidente della Regione Toscana, come miglior candidato del Pd. Oggi Rossi viene intervistato: “Io un comunista, lui un blairiano. L’assist di Matteo mi ha spiazzato”. “La spontaneità di Matteo è stata davvero una bella sorpresa”. Rossi dice che “stavolta il metodo è stato realmente innovativo: niente trattative, niente incontri segreti, nienti accordi di corridoio. Solo una cosa spontanea”. Poi si ricordano gli scontri tra i due. 

Jihad 

Quattro pagine de La Stampa sono dedicate all’Isis e alla situazione in Iraq e Siria, dopo la decapitazione del giornalista americano James Foley: “Teste di cuoio inglesi a caccia del boia nel deserto siriano”, “Individuato il killer di Foley, la Sas già in azione”. Per la stampa britannica il sospettato numero uno è Abdel Majed Abdel Bary, un ex rapper di 23 anni che ha abbandonato la casa di famiglia da un milione di sterline in un quartiere residenziale di Londra per andare a combattere in Siria. “Non possiamo ancora dire chi è” il killer, “ma siamo vicini”, ha detto alla Cnn l’ambasciatore britannico a Washington Peter Westmacott. Bary, di origini egiziane, è figlio di un presunto terrorista estradato negli Stati Uniti nel 2012 per rispondere ad accuse di terrorismo legate agli attentati del 1998 alle ambasciate Usa in Kenya e Tanzania. Sulla stessa pagina, il “retroscena” da New York: “Intelligence insufficiente. Per il blitz Obama esita ancora”. Ci si riferisce ad una ipotesi di attacco delle basi dell’Isis in Siria. Ma i dubbi derivano dal fatto che sono poche le spie “in loco” e i droni non possono volare senza il sì del presidente siriano Assad.
La corrispondenza da Londra su La Repubblica: “Forze speciali in Iraq, caccia ai ‘Beatles’”, “E’ il soprannome degli spietati jihadisti inglesi affiliati all’Is e responsabili della decapitazione di Foley. Tra loro un hacker, un ex rapper, uno spacciatore: l’intelligence e i commando del Sas li braccano”. E in basso, sulla stessa pagina, si racconta come, utilizzando una “applicazione” per messaggi, uno dei Beatles reclutava giovani aspiranti jihadisti per la guerra: “’Fratello, unisciti a noi e non sarai più solo britannico’”. Il quotidiano Sunday mirror ha incaricato un investigatore di fingersi jihadista per entrare in contatto con uno dei “reclutatori”, Abu Abdullah al-Britani.
Sul Corriere: “Libero il reporter usa catturato dai quaedisti. Mediazione del Qatar. Peter Theo Curtis è stato ‘consegnato’ ieri. Era stato rapito nell’ottobre 2012 tra Turchia e Siria. Rilasciato anche un tedesco: riscatto?”.  Il giornalista era stato sequestrato da jabhat Al Nusra, gruppo affiliato a Al Qaeda, che ha preso le distanze dall’Isis. Secondo Al Jazeera sono statii servizi segreti del Qatar a trattare. Anche lui era apparso in un video, inviato ad Al Jazeera due mesi fa. Il rilascio potrebbe essere un segnale di “buone intenzioni” di Al Nusra, per “distanziarsi ulteriormente dall’Isis e dalla decapitazione di Foley”, anche se – si ricorda – anche l’Isis ha in passato rilasciato degli ostaggi, in cambio del pagamento di un riscatto. 
Da La Stampa segnaliamo un’intervista a Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano: “In Iraq non è uno scontro tra Islam e cristianesimo”, dice, ricordando che sotto i colpi del Califfato muoiono anche musulmani e sottolineando come serva una “azione di inclusione” in Iraq, poiché è necessario che “tutti i gruppi minoritari abbiano il loro posto” nel Paese.
Sul Corriere dati sui reclutamenti italiani di combattenti jihadisti: “sono almeno cinquanta. Giovanissimi. Reclutati e indottrinati spesso via Internet. Vengono dalle città del Nord: soprattutto Brescia, Torino, Ravenna, Padova, Bologna, e diversi piccoli centri del Veneto. Ma anche Roma e Napoli. La gran parte, almeno l’80 per cento di loro, sono italiani convertiti all’Islam da poco. E di colpo. Ma ci sono anche figli di immigrati, di seconda generazione. Tutti sono attualmente tra Siria e Iraq, pronti ad immolarsi per la jihad: la guerra santa. Ecco l’identikit delle decine di ‘foreign fighters’, i combattenti italiani arruolati dal terrorismo nelle schiere dell’Isis”. 
Il Corriere intervista anche Stefano Allievi, docente di sociologia alla Università di Padova, specializzato in sociologia delle religioni. Gli viene chiesto per quali ragione un giovane italiano decide di partire per la guerra santa in Siria o in Iraq, e risponde che – al di là dei fondamentali fattori psicologici e individuali – “l’islam radicale può offrire una forte struttura della personalità a chi non ce l’ha, e la guerra santa apre scenari di avventura esotici per chi non è preparato e non sa veramente cosa sia la guerra”. Allievi dice che in occidente “non si è compiuta del tutto, per gli immigrati islamici, l’assimilazione secolare alla cultura occidentale auspicata da Oliver Roy”, e cita la crescita – tra le seconde generazioni – della componente neo-salafita, di valori tradizionali, di puritanesimo”. “Nlla di pericoloso sul piano politico, che però crea una corrente di simpatia diffusa per i più radicali, che sognano il ritorno del califfato”. Allivi ricorda che in passato si convertivana all’Islam sia esponenti dell’estrema destra che dell’estrema sinistra, “ma stiamo parlando di intellettuali”, mentre oggi chi si converte “è autodidatta e meno preparato”. 
Franco Venturini sul Corriere si sofferma sul fatto che ora Baracak Obama “estenderà  forse i suoi bombardamenti al territorio siriano”, per indebolire l’Isis, “per difendere certo le minoranze ma anche per tutelare i lucrosi accordi petroliferi” in Iraq. E ricorda che Obama “per tre anni non si è mosso”, e oggi “esita, e proietta confusione una confusione peraltro comprensibile”, visto che il dilemma è se colpendo l’Isis non si ci si schieri “oggettivamente con Assad”. Venturini ricorda anche le parole del Papa, e il suo messaggio che chiamava in causa l’Onu. Fino ad oggi l’Onu “nella pratica” non ha fatto nulla. Dovrebbe nascere “un esercito vero alle dipendenze di un Segretario generale vero”, costruito dalle potenze, compresa l’Europa, che non dovrebbe “alimentare una retorica su una politica estera comune che non può esistere senza una orte avanzata integrazionista (con o senza Ashton, con o senza Mogherini)”. 
Sul Corriere è anche Andrea Riccardi a scrivere della minaccia del Califfato e delle parole del Papa: “Il no alla guerra non è disarmo morale”. 

Ucraina

Su La Repubblica si dà conto della “parata dei filorussi con i soldati di Kiev costretti a marciare legati e a testa bassa”: “Donetsk, i prigionieri esibiti come trofei”. “Perfino la festa per l’indipendenza del Paese diventa -si legge- una farsa nell’Ucraina sconvolta dalla guerra con l’Est: mentre ieri alla parata militare al centro di Kiev il ministro della Difesa sventolava le mani in segno di saluto a bordo di una limousine decappottabile, celebrando in perfetto stile sovietico la libertà conquistata alla fine dell’era sovietica, a Donetsk i ribelli hanno messo in scena una terribile contro-parata con la ‘marcia degli sconfitti’, costringendo una sessantina di soldati ucraini prigionieri di guerra a marciare con le mani legate dietro la schiena tra gli sberleffi e i lanci di spazzatura della gente, infuriata per tutti quei morti civili che imputano all’avanzata di Kiev. Umiliati come nella ‘parata dei vinti’ organizzata da Stalin il 17 luglio 1944, quando fece sfilare cinquantamila prigionieri nel centro di Mosca, i poveri soldati hanno dovuto marciare a occhi bassi sotto la grande statua di Lenin nel viale più grande di Donetsk: ‘Appendeteli a un albero’, urlano decine di passanti ai ‘fascisti’ di Kiev”.
Commenta questa vicenda Guido Crainz: “Un rito antico e feroce per umiliare il nemico sconfitto”, “non è la ferocia delle immagini a colpire: è la volontà di imporre con le immagini il diritto alla sopraffazione del vinto”.
Anche su La Stampa: “Ucraina, i filorussi mettono alla gogna i militari catturati”, “La folla per strada li ha coperti di ortaggi e insulti”.

Mare Nostrum, Libia 

Le prime due pagine de La Stampa sono dedicate all’ultimo barcone di migranti affondato nel Mediterraneo: “Alla deriva senz’acqua, diciotto morti” e ad una “intesa” tra Roma e l’Ue per porre fine all’operazione Mare Nostrum: la “svolta” sarebbe vicina e presto potrebbe nascere un “Frontex” bis. Frontex è l’agenzia europea che rappresenta una sorta di “polizia di frontiera” dell’Ue, ma non ha nei suoi compiti istituzionali le operazioni umanitarie. Ha poche risorse tecniche ed economiche, “meno di quanto l’Italia spende con Mare nostrum”. “Il problema -spiega una fonte Ue- è che oggi i mezzi navali italiani operano quasi al limite delle acque territoriali libiche. Oggettivamente le organizzazioni che sfruttano il traffico di immigrati hanno beneficiato della possibilità di raddoppiare il volume di traffico perché hanno utilizzato, utilizzano natanti poco attrezzati a fronteggiare una traversata”. Ma se il dispositivo di Mare nostrum “indietreggia al limite delle acque territoriali italiane e maltesi, i trafficanti dovranno rivedere le modalità e il numero dei viaggi”. Potrebbe quindi intanto nascere un Frontex dei Pesi europei rivieraschi: mezzi e uomini spagnoli, francesi e italiani. Segnaliamo, peraltro, sulla stessa pagina, un’intervista alla presidente della Camera Laura Boldrini: “Diamo delle alternative alla traversata del mare”, “Il Mediterraneo non rimanga sguarnito”. E Boldrini sottoline i limiti dell’agenzia Frontex, che “non prevede monitoraggio, né soccorso in acqua, ma solo il controllo delle frontiere”.
Mercoledì prossimo, ricorda La Repubblica, il ministro degli Interni Alfano incontrerà la commissaria Ue agli Affari interni: “Alfano: pronti a fermare Mare Nostrum”.
“Il bilancio di sangue di Mare nostrum. Mai tanti morti in mare”, scrive Il Giornale: “Dal 2014 record di vittime: duemila. Da missione di salvataggio a disastro”. Il quotidiano ricorda gli ultimi tragici naufragi, scrive che il numero di morti è superiore al 2011, quando morirono 1800 persone, e si soferma sulle reazioni europee: “La commissaria Malmstrom si dice ‘scioccata’ per i morti. Ma poi rinvia l’incontro con il ministro”
“Ancora una strae tra la Sicilia e l’Africa. E l’Europa fa un passo”, scrive il Corriere della Sera. “Malmostrom: incontro con Alfano mercoledì. Trovati 18 corpi, oltre 200 i morti nell’altro naufragio”. L’inviato a Pozzallo ricorda che nelle ultime 48 ore sono arrivati sulle coste siciliane 3500 migrandi, solo a Pozzallo 266, mentre i cadaeveri giacevano sul fondo di un gommone recuperato 120 miglia a sud di Lampedusa. 
Un altro articolo si sofferma sulla “trattativa” con l’Europa: “Contatti da giorni con Bruxelles per trovare una strada. Il Viminale: l’Ue subentri a Mare Nostrum. Non ci dicano che non ha soldi”. Ieri il quotidiano aveva intervistato il Ministro Alfano. Malmstrom, nel fissare l’incontro con Alfano per mercoledì, ha detto: “Ribadisco l’invito agli Stati membri a fornire assistenza ai Paesi del Mediterraneo che fanno fronte ad una accresciuta pressione migratoria e di asilo, in particolare di persone provenienti da campi profughi fuori dalla Ue”. 
Su Il Giornale Fausto Biloslavo scrive di “una delle missioni più inutili e fallimentari della Ue”, la missione Eubam Libia, “che doveva aiutare il disgraziato Paese a controllare frontiere colabrodo. Dopo poco più di un anno di attività con trenta milioni di budget e 110 uomini previsti a pieno regime è stata evacuata da Tripoli lo scorso mese in seguito agli scontri tra milizie”. Il suo lavoro “non è certoservito a fermare gli oltre 100 mila migranti giunti in Italia nell’ultimo anno, in gran parte parrtiti dalla Libia”. Eubam ha lavorato in coordinamento con Frontez, “altra discutibile agenzia europea che organizza corsi per doganieri e guardie di confine libiche a Varsavia. Sul sito della missione si scoprono una serie di attività sul campo che fanno pensare ad un grande sforzo, ma dai minimi risultati”. 
Sullo stesso quotidiano, qualche pagina prima, un “retroscena” riferisce del pensiero di Berlusconi: “Dall’economia alla LIbia, il Cav chiede coraggio”. “Berlusconi preoccupato per l’inerzia del governo sulle grandi emergenze”. “E Romani: quest’estate Renzi si è limitato allo sport inutile delle secchiate”. Secondo il retroscena Berlusconi avrebbe convocato per domani ad Arcore un vertice dello stato maggiore di FI, ed avrebbe detto: “‘E’ arrivato il momento di avere coraggio e finirla con la manutenzione ordinaria’”. Sulla Libia parla Romani: “Mare Nostrum è evidentemente un fallimento. Ora è necessario che l’Italia sia capofila di un intervento forte per arginare il problema”. 
Sul Corriere Giuseppe Sarcina si sofferma sulla situazione in Liibia, a tre anni dalla fine della rivoluzione che ha rovesciato il regime di Gheddafi: a Tripoli “si combatte nei quartieri di periferia”, a Bengasi  “sembra aver già vinto il Terrore”, Misurata non è più il “centro d’affari”, la “terra di appalti promettenti per le imprese italiani”, ma “il quartier generale della brigata formata dalle forze islamiste che si sta scontrando con i rivali storici di Zintan, 120 chilometri a sud ovest nella capitale”. Sarcina ricorda ch per un po’ laici ed islamici sono riusciti a convivnere, “illudenzo gli osservatori internazionali che al Libia si stenne avvicinando al modello tunisino o a quello egiziano”. Ma non è così. Il titolo: “Contrabbando di uomini al posto del petrolio. La sconfitta della democrazia in Libia. Chiudono i pozzi, aprono i cantieri per sistemare i barconi”. E se l’economia del petrolio rendeva tra i 55 e i 70 miliardi di dollari all’anno, il crimine – anche su larga scala, con contrabbando di armi, droga e migranti, non arriva a 6 miliardi di dollari. “E l’Occidente non c’è”. 

E poi

Il Corriere intervista il Governatore della Banca del Giappone Haruhiko Kuroka, anche lui a Jackson Hole per il vertice dei banchieri centrali. “La deflazione? Sempre deleteria per la crescita. Draghi farà di tutto per evitare rischi in Europa”. “La nostra esperienza insegna: la spirale negativa dei prezzi pesa su famiglie e imprese”.  La nuova politica monetaria nipponica, lanciata nell’aprile del 2013 – con il considdetto QQE, Quantitative and Qualitative Easing – ha consentito un massiccio acquisto di titoli da parte della Banca centrale, ha raddoppiatola base monetaria, ed ha portato l’inflazione all’1,3 per cento, dallo 0,4. 
Ancora sul Corriere un “dossier” dedicato al funzionamento dei tribunali civili: “Un milione e 200 mila cause da Inps e Poste infolgano la giustizia civile”. Luigi Ferrarella si sofferma sulla “composizione” di quegli oltre 5 milioni di procedenti civili pendenti, scoprendo che diquestiun quinto – 1 milione di cause – sono dell’Ipns: cause per prestazioni previdenziali richieste. La metà di queste cause è concentrata in sei città. Il 15 per cento è concentrato nella città di Foggia.

(Fonte: RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

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