Oggi la giornata della rabbia e dell’orgoglio leghista. Altri avvisi di garanzia? Si dimette anche Rosi Mauro?
Sul finanziamento pubblico ABC annunciano una riforma
In Egitto si candida Suleiman
Muore Miriam Mafai
Le aperture
La Padania: “La rabbia e l’orgoglio. Renzo Bossi si dimette dall’incarico di consigliere in Regione Lombardia. ‘Do il buon esempio’. Il sostegno del Senatur: ha fatto bene. Calderoli: lo tsunami è passato, adesso dobbiamo ricostruire. Sarebbe giusto se Rosi Mauro lasciasse la vicepresidente del Senato”. Il quotidiano della Lega dà rilievo alla manifestazione di questa sera a Bergamo: “Bergamo Alta. Stasera è la capitale della Lega”.
La Repubblica: “Lega, si dimette anche Bossi jr. L’autista: ero il suo bancomat. Calderoli: e ora lasci anche Rosy Mauro”. Sulle dimissioni di Renzo: “Il Senatur: ‘ha fatto bene, era stufo’. Oggi vertice in Procura: imminenti altri avvisi. A Bergamo i maroniani preparano la spallata”. A centro pagina, con foto, la notizia della morte di Miriam Mafai, “una vita in trincea tra giornalismo e battaglie civili”. In evidenza anche una notizia sull’Esecutivo: “Tv, svolta del goveno, all’asta le frequenze. Azzerato il ‘beauty contest’, saranno vendute a pacchetti”.
Il Corriere della Sera: “Lega, l’ora dei passi indietro. Stasera manifestazione a Bergamo, toni da resa dei conti. La sfida per la leadership. Lascia Renzo Bossi, pressing su Rosi Mauro: ‘Via oggi'”. A centro pagina: “Alfano commosso al museo della Shoah”. E poi il richiamo ad una intervista al segretario del Pdl Angelino Alfano: “Imu solo per il 2012. Sul fisco niente sorprese, presto vertice con il premier. Fondi ai partiti, riforma in due giorni”.
Libero annuncia: “Lega, altri indagati. Nel Carroccio è partito il tam tam. Già oggi la Procura potrebbe emettere i nuovi avvisi di garanzia. Si fanno i nomi di Renzo e della Mauro, ma rischia anche il Senatur. Il giallo della ‘casa di Montecarlo’ dei Bossi: eredità usata per comprare la fattoria al figlio?”.
La Stampa parla di “resa di conti nella Lega” e mostra le immagini del video diffuso ieri dal sito del settimanale Oggi, in cui Renzo Bossi prende soldi dall’autista. In evidenza sul quotidiano torinese una intervista al ministro Piero Giarda: “Spesa giù, ma non taglieremo le tasse. I risparmi? Per tenere i conti a posto”.
Anche su IL Fatto le immagini in cui l’autista Alessandro Marmello passa soldi a Renzo Bossi: “L’autista lo incastra, Renzo Bossi si dimette”. Il titolo di apertura è per il finanziamento ai partiti: “Parlano di riforma ma non mollano un euro”. Dopo gli ultimi scandali, il trio Alfano-Bersani-Casini promette di cambiare la legge sui ‘rimborsi elettorali’. Ma i 500 milioni a legislatura non si toccano”.
Il Giornale: “Partiti straricchi. L’Italia ha un record europeo. Incassano 289 milioni l’anno. I francesi 73, gli inglesi 12. E in Parlamento giacciono 39 proposte-fuffa per cambiare i rimborsi”. E poi: “Caos Lega, lascia anche Renzo Bossi. A breve il passo indietro di Rosi Mauro”. Alessandro Sallusti (“La dignità delle dimissioni”), commenta le dimissioni del figlio del leader della Lega: “Meglio pirla che infame”.
Il Sole 24 Ore: “Lavoro, la partita delle modifiche. Domani vertice Confindustria, Abi, Ania Rete impresa e coop per gli emendamenti comuni su partite Iva, contratti a termine e licenziamenti. Catricalà: l’impianto resti, pronti a ‘buone correzioni’. Monti: nessuna incertezza”. Di spalla: “Renzo Bossi si dimette. Calderoli: ora deve lasciare Rosy Mauro”. E poi: “Fondi ai partiti, i leader accelerano. ‘Domani la nostra proposta’”.
Lega
La Stampa sottolinea che, sarà pure una coincidenza, ma Renzo Bossi ha dato le dimissioni da consigliere regionale in Lombardia nelle stesse ore in cui veniva diffuso dal settimanale Oggi una intervista al suo autista-bodyguard, Alessandro Marmello. Assunto dalla Lega nell’aprile 2011, con contratto firmato dall’ex tesoriere Belsito, ha denunciato di esser stanco di fare da “bancomat” per le spese del Trota: “Non ce la faccio più, non voglio continuare a passare soldi al figlio di Umberto Bossi in questo modo: denaro contante che ritiro dalle casse della Lega a mio nome, sotto la mia responsabilità. Lui incassa e non fa una piega, se lo mette in tasca come fosse la cosa più naturale del mondo. Adesso basta, sono una persona onesta, a questo gioco non ci voglio più stare”, ha detto. Marmello ha documentato le sue affermazioni con un video in cui lo si vede ritirare soldi in contanti e poi passarli a Renzo. Racconta ancora che poteva andare direttamente all’ufficio cassa della Lega, in via Bellerio, firmare un documento che non prevedeva giustificazioni partiticolari e ritirare ogni volta un massimo di 1000 euro: “Il fatto è che questo denaro mi veniva dato come corrispettivo degli scontrini e delle ricevute che presentavo, e di queste ricevute molte mi erano state date da Renzo per coprire le sue spese personali. Ho cominciato ad aver paura di poter essere coinvolto in conti e in faccende che non mi riguardavano, addirittura di sperpero di denaro pubblico”.
Secondo La Repubblica, nel giorno di Pasqua, sarebbe andato in onda un drammatico faccia a faccia di Renzo con il padre Umberto, che nei titoli viene riassunto così: “‘Ti ho dato un’occasione, l’hai buttata’. Così’ il senatur ha costretto Renzo all’addio: ‘Troppi casini'”.
I quotidiani riferiscono anche delle pressioni crescenti sulla vicepresidente leghista del Senato Rosi Mauro: “I triumviri chiedono le dimissioni della Mauro”, titola Il Fatto dando conto anche della presa di posizione di uno dei tre, Calderoli. Il primo ad aver invocato “pulizia” è Roberto Maroni, via Facebook, si cita anche l’opinione del leghista Massimo Garavaglia, vicepresidente della Commissione Bilancio al Senato, che dice: “Io al posto di Rosi Mauro mi sarei già dimesso”. Così come quella di Attilio Fontana, sindaco leghista di Varese, secondo cui “tutti coloro che hanno avuto a che fare con questa situazione di malaffare dovranno fare tre passi indietro”; parla pure il prosindaco leghista di Treviso, Gentilini, che ha denunciato “un muro costruito attorno a loro, che non permetteva a nessuno di mettere il naso dentro per vedere ciò che combinavano” e per questo “ora tocca alla sindacalista, alla Rosi Mauro, perché quel cerchio magico va distrutto in tutti i suoi elementi”.
Secondo La Stampa, peraltro, nelle operazioni all’estero sarebbe spuntata l’ombra delle tangenti e – oltre al caso Tanzania – i pm indagherebbero anche sul trasferimento di fondi in Norvegia, legate agli affari e agli investimenti che Stefano Bonet, l’imprenditore veneto, avrebbe fatto con Francesco Belsito. A svelarlo sarebbe stato l’ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica, Lorenzo Borgogni.
Intanto questa sera si terrà a Bergamo quello che alcuni quotidiani hanno ribattezzato il “raduno delle scope”. Così viene tradotto uno slogan bergamasco: “L’è ura de netà for ol polér”, è ora di pulire il pollaio. I militanti agiteranno le scope, alcuni attendono per stasera, in quella sede, l’acclamazione di Roberto Maroni. Il Corriere ricorda che la manifestazione ha già cambiato fisionomia tre volte: nata prima delle dimissioni di Bossi, come una sorta di autoconvocazione per protestare contro gli scandali, dopo il passo indietro del leader si è trasformata in un appuntamento dell’orgoglio padano, per prendere le distanze da coloro che hanno trascinato la Lega in questa situazione.
Per La Repubblica: “Maroniani pronti allo sfondamento”, dicono ‘Stasera acclameremo Bobo leader’.
IL Fatto si occupa di Maroni, anticipando una pagina del libro la cui uscita è prevista per il 14 aprile e dedicato ai “Barbari sognanti”, ovvero la corrente incarnata da Maroni e dal sindaco Flavio Tosi. Sottotitolo: “La battaglia per la successione nella Lega”, di Elena Polidori e Davide Vecchi.
Il Sole 24 Ore offre ai lettori una inchiesta: “Maroni piglia-tutto in Provincia”, dedicata agli equilibri sul territorio. In Veneto l’ex ministro dell’interno punta alla conquista del partito tramite il pupillo Tosi. Gli scandali hanno fatto emergere il contrasto mai sopito tra lombardi e veneti sulla primogenitura del movimento”.
Finanziamento
Sui quotidiani anche le anticipazioni e le cronache relative alla volontà dei leader delle forze che sostengono il governo di avviare una riforma sui finanziamenti ai partiti per “fermare il vento dell’antipolitica”, come scrive il Corriere. A questo scopo si sarebbero sentiti via telefono nel giorno di Pasquetta, decidendo una stretta e prevedendo già domani un incontro per predisporre un testo da sottoporre giovedì alle altre forze politiche. Alfano, Bersani e Casini vogliono trovare una intesa, e lo stesso Alfano viene intervistato dal Corriere della Sera: “Alle forze politiche contributi con il meccanismo del cinque per mille”, dice. Anche l’ex ministro Frattini, intervistato da La Repubblica: “Contro l’antipolitica, rimborsi ridotti nel 2012 e cinque per mille sul 740”. Al quotidiano, che gli ricorda come i partiti, nel frattempo, incasseranno in luglio altri 100 milioni, Frattini dice: “La legge arriverà prima rispetto alla quarta tranche del rimborso”.
Internazionale
L’inserto R2 de La Repubblica è dedicato alle elezioni presidenziali in Francia e, in particolare, alla leader del Front National Marine Le Pen. Se ne occupa Bernardo Valli, sottolineando come sia diventata l’ago della bilancia in vista dell’appuntamento presidenziale; è staccata dai principali rivali ma resta la preferita dei giovani. Soprattutto, si ricorda come dieci anni fa il padre riuscì a raggiungere il ballottaggio, poiché il candidato della sinistra, il primo ministro socialista Jospin fu superato da Le Pen padre. Il quotidiano intervista l’analista francese Roland Cayrol che spiega come la Le Pen raccolga il voto di protesta dei giovani senza futuro e come l’astensione sarà alta tra i giovani, in particolare tra quelli dei ceti popolari e specificamente nelle banlieues.
Anche su Il Giornale: “La svolta a destra dei giovani francesi. Sono conquistati dai toni duri di Marine Le Pen che punta tutto su crisi e immigrazione e li convince più di Sarko”.
Parlano di Egitto molti quotidiani, a seguito della decisione del settantaquattrenne ex capo dell’Intelligence egiziana, nonché ex vicepresidente, Suleiman, di candidarsi alle presidenziali del 23 e 24 maggio. Se ne occupa, ad esempio, La Stampa, che ricorda come il “generalissimo” apprezzato da Israele potrebbe raccogliere il nove per cento dei consensi. In pole position, con il 30 per cento delle preferenze, c’è l’ex segretario generale della Lega Araba Amr Moussa. Suleiman nega di avere l’appoggio del consiglio supremo delle Forze Armate e denuncia minacce di morte da parte degli islamisti, tentando di guadagnare il centro del nuovo corso. Attivisti della rivoluzione egiziana propongono di boicottare le elezioni, mentre gli analisti ritengono che la candidatura dell’ex braccio destro di Mubarak sia la risposta della giunta militare alla minaccia di una svolta islamista in Egitto.
Il Sole 24 Ore, nella sua analisi, ricorda che nessuno in Egitto ha rispettato le promesse, poiché anche i Fratelli Musulmani avevano detto di non voler candidare un proprio uomo, cambiando idea all’indomani del successo delle prime consultazioni parlamentari. I veri candidati, a questo punto, saranno due: Suleiman per i militari (il generale Tantawi, capo della giunta, era un suo uomo di fiducia); Al-Shater, ricco uomo d’affari per la Fratellanza Musulmana. Laici, democratici, socialisti e marxisti – scrive Ugo Tramballi – dovranno scegliere quello che riterranno il male minore, tra una forma edulcotata di regime laico e una, ugualmente cauta, di islam politico. Manca dalla contesa chi aveva inziiato la primavera egiziana.
Sul Corriere della Sera, in prima, un editoriale di Franco Venturini sottolinea i pericoli che incombono sull’Italia ora che nelle primavere arabe si è scatenata una lotta inter-islamica per il potere: “Mentre l’oriente medio minaccia di infiammarsi intorno alle mattanze siriane (mille morti nell’ultima settimana e tregua in alto mare), sulla nostra porta di casa il Mediterraneo che si voleva promessa alla democrazia scivola verso uno ‘scontro di civiltà’ tra nord e sud come quello profetizzato da Samuel Huntington”. La Libia sembra marciare spedita verso “una turbolenta frammentazione”, a controllare il territorio sono le milizie armate; in Tunisia sono al momento gli islamici moderati di Ehnnada ad avere le mani sul timone, ma spaventa la crescita prepotente dei salafiti; in Egitto i Fratelli Musulmani, inzialmente estranei alle pulsioni libertarie di piazza Tahrir e propensi a trovare accordi tattici con gli odiati militari, hanno dovuto cambiare strategia dopo le elezioni parlamentari, per effetto del successo della formazione salafita Al Nur, che li ha portati a tentare di occupare tutte le cariche politico-istituzionali a disposizione.
Su La Stampa si dà conto della battaglia di Siria che è arrivato al confine turco: dissidenti, guerriglieri anti-Assad in fuga insieme a una colonna di profughi verso il confine con la Turchia, inseguiti sul territorio turco. Furibonda la reazione di Ankara, che considera ormai superata la “deadline” per il cessate il fuoco che avrebbe dovuto scattare oggi.
A continuare ad occuparsi della polemica nata a seguito della poesia dello scrittore tedesco Gunter Grass sulla minaccia alla pace rappresentata dalla potenza nucleare israeliana (“Quello che deve esser detto”) è La Stampa, che intervista lo scrittore israeliano Abraham Yehoshua, riassunta sotto il titolo “Il plauso dei neonazisti è il vero castigo di Grass”. Dice Yehoshua che Grass “non ha capito niente”: “I palestinesi, per esempio, sono ben consci che le minaccie iraniane a Israele rappresentano un pericolo anche per loro. Il nostro premier Netanyahu, in maniera speculare, tende a spostare la questione palestine sulla questione iraniana”.
E poi
La Repubblica dedica molte pagine al ricordo della giornalista Miriam Mafai, scomparsa ieri. Da Eugenio Scalfari a Nello Ajello, da Corrado Augias a Ezio Mauro. Su La Stampa la ricorda Lucia Annunziata (“Nel vecchio Pci con il suo modo ‘laico’ di fare giornalismo è stata una rivoluzionaria”). Sul Sole 24 Ore è Stefano Folli a firmare il ricordo della giornalista: “Seppe essere anticonformista quando non era facile esserlo”, non fece sconti a nessuno, “se la sinistra italiana riuscirà ad evolvere verso un autentico riformismo lo dovrà a voci critiche, spesso inascoltate come quella di Miriam Mafai. Anche sul Corriere della Sera: “Miriam Mafai, militante libera. L’amore per Pajetta, le critiche a Berlinguer. Non si riconosceva più nella sinistra di oggi” (Pierluigi Battista), ma anche Paolo Franchi (“Quella sua risata che esorcizzava il peso del passato”). Su Il Foglio: “Miriam Mafai, ebrea, atea, materialista, comunista, a passo di fanfara, una risata unica”.