La Germania gela Atene

Le aperture

Il Corriere della Sera: “La Germania gela Atene”, “Schauble: rispettino i patti o finisce qui. Tsipras: non ci sottometteremo”, “Bruxelles tenta un accordo, l’ipotesi del prestito. Le Borse ci credono”.

La foto in prima è per i razzi dei filorussi che hanno colpito la città di Kramatorsk: “Ucraina, strage prima del vertice”, “Oggi la riunione a quattro”.

Con un intervento del filosofo francese Bernard-Henri Lévy: “La saggezza europea per fermare Putin (ultima chiamata)”.

A centro pagina, le norme annunciate ieri dal governo sulle misure antiterrorismo: “Stretta contro il terrorismo. Seicento soldati per l’Expo”.

A destra, lo scontro alla Procura di Milano: “Via da Milano il pm Robledo. Il Csm gli vieta anche le indagini”.

In prima un richiamo all’intervista a Pierferdinando Casini: “Berlusconi sbaglia”.

L’editoriale a firma di Gian Antonio Stella: “Presidente, ora apra il Quirinale”.

In taglio basso: “Conti e carte di credito controllati dal Fisco”; “Parte l’anagrafe anti evasione. Verifiche sugli acquisti di gioielli e sui fondi pensione”.

La Repubblica: “Tsipras alla Ue: ‘Dateci 6 mesi’. Il no di Berlino”, “Atene tratta con Juncker, la Borsa vola. Il gelo di Schaeuble: nessun accordo”.

“Ma tutti vogliono un compromesso”, è il titolo dell’analisi a questo dedicata del corrispondente a Bruxelles Andrea Bonanni.

La grande foto che campeggia nella parte alta della prima pagina è per il missile piombato sulla la città dell’est dell’Ucraina, Kramatorsk: “Obama chiama Putin: devi fermarti. Strage di civli alla vigilia del summit”.

A destra, il richiamo della storia di copertina dell’inserto R2, firmata da Adriano Sofri: “’Noi, ragazze spezzate nelle mani dell’Is’”, “Il racconto delle yazide prigioniere in Iraq. ‘Ho provato ad uccidermi’”. Sofri le ha incontrate nel Kurdistan iracheno.

Sulla politica italiana: “Riforme, scontro in aula. Verdini: siamo allo sbando”.

A fondo pagina: “I cinesi comprano la serie A, un miliardo di euro per i diritti tv”, “Passa di mano Infront, la società che li gestiva”.

Un titolo anche per il festival di Sanremo: “Com’è rassicurante Carlo Conti nel Sanremo formato famiglia”.

La Stampa, con foto di abitanti di Kramatorsk intorno al razzo caduto sulla città: “Grecia e Ucraina, trema l’Europa. Ultime ore per fermare la crisi”, “No tedesco al piano di allungamento del debito presentato da Atene”.

Della crisi greca si occupa un’analisi di Alberto Mingardi: “La doppia morale di Tsipras”, “Promesse elettorali e impegni da onorare”.

Sulla situazione ucraina, il richiamo ad un’intervista del quotidiano al ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “Possiamo creare una regione come il Sud Tirolo”, “Gentiloni: l’opzione militare favorisce Putin, più efficaci le sanzioni”.

In apertura a sinistra: “Riforme, in aula lo strappo Fi-Pd. Renzi: si va avanti”.

“Il Nazareno è finito, ma solo un po’”, è il titolo del commento di Federico Geremicca.

Il Sole 24 Ore: “Piano di Atene sul debito. Berlino: nessuna proroga”, “Scahuble: la Grecia accetti gli aiuti attuali o ‘è finita’”, “I mercati volano sulle attese di accordo (Borsa greca +8%, Milano +1,8%), poi frenano”.

In apertura a destra: Ucraina, razzi russi sui civili. Putin: pronti a una guerra”, “Obama: oggi a Minsk ultima chance per la pace”.

L’editoriale di Attilio Geroni analizza la “doppia crisi”: “Atene e Kiev, Europa se ci sei batti un colpo”.

E un commento di Alberto Negri: “Putin più pericoloso di Milosevic”.

A centro pagina: “Fisco, conti correnti nel mirino”, “Nell’archivio dell’Agenzia delle Entrate le informazioni relative anche al 2013 e 2014”, “Banche e intermediari devono inviare i dati su consistenze e movimenti”.

A fondo pagina: “Consulta verso la bocciatura della Robin tax”, “Illegittimità costituzionale per l’addizionale Ires. Si attendono le motivazioni”. Si tratta -lo ricorda il quotidiano- dell’addizionale Ires che grava sulle imprese del settore petrolifero ed energetico. A sollevare la questione di legittimità costituzionale fu la Commissione tributaria provinciale di Reggio Emilia. Per le casse dello Stato potrebbe aprirsi un buco da circa un miliardo di euro l’anno.

In prima il richiamo all’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti, ieri: “Corte Conti: la corruzione mina il Pil. Ma il disegno di legge frena al Senato”.

Il Giornale: “Un’inchiesta fa tremare Renzi”, titola il quotidiano parlando dei “furbetti delle banche”. “Nelle mani della Consob la lista di chi avrebbe speculato sulla riforma delle Popolari”, “In Aula scatta l’opposizione ‘responsabile’ di Forza Italia”.

Sulla crisi ucraina, un editoriale di Vittorio Feltri: “Date del bromuro a Obama, questa guerra non è nostra”.

In prima anche la lettera che la cooperante americana Kayla Muller, uccisa dall’Is, scrisse la primavera scorsa e che il quotidiano legge come “una lezione agli italiani”: “’Non pagate il mio riscatto. Resto libera anche il cella’”.

A centro pagina, il giallo di un quadro di Leonardo ritrovato (“Capolavoro o bufala?”).

A fondo pagina: “Mattarella ricorda le Foibe, ma manca la medaglia”, di Fausto Biloslavo.

Il Fatto: “Csm, l’ultima raffica di re Giorgio :via Robledo, Bruti no”. In riferimento alle decisioni assunte dalla sezione disciplinare del Csm: “La Disciplinare trasferisce da Milano a Torino il procuratore aggiunto sgradito al superiore e gli vieta di far mai più indagini. ‘Ha avuto scambi di notizie con l’avvocato della Lega’. Napolitano aveva ‘salvato’ il capo della Procura da ogni censura per un fascicolo ‘dimenticato’ in cassaforte e altri addebiti”.

A centro pagina: “Tsipras, Podemos, M5S. Il fronte anti-debito”, “Grillo: ‘Mozione unitaria in Europa per una conferenza che cambi le regole sulla restituzione’. Grecia-Ue, trattativa fino all’ultimo per il piano di rientro. La Germania: ‘Nessun rinvio di sei mesi’”.

A sinistra: “Corte dei Conti: ‘La corruzione causa della crisi, leggi inefficaci’”, “Il monito dei giudici contabili davanti al capo dello Stato: ‘Non si deve più tollerare questa situazione’”.

 

Ucraina

Su La Stampa Anna Zafesova sottolinea che proprio mentre mancano poche ore al vertice di Minsk, dove Vladimir Putin, il presidente ucraino Poroshenko, la cancelliera tedesca Merkel e il presidente francese Hollande cercheranno di trovare un accordo per una tregua, se non per una pace, nell’est ucraino, la guerra non solo continua ma aumenta d’intensità. Ieri razzi Tornado hanno colpito Kramatorsk, città in territorio ucraino dove si trova il comando della ‘operazione anti-terroristica’ dell’esercito di Kiev. Il primo attacco era diretto contro la sede del comando e l’aeroporto, ma il secondo ha colpito zone residenziali. I morti sarebbero 15 e, secondo gli ucraini, i missili sarebbero arrivati da Gorlovka, città in mano ai separatisti, e sarebbero stati armati con munizioni a grappolo, vietate dalle convenzioni internazionali. I filo-russi sostengono invece che l’attacco sia stato condotto dall’artiglieria ucraina, che ha aperto il fuoco contro il proprio territorio per “provocazione”. L’escalation, insomma, è in corso e il territorio in mano ai separatisti dall’inizio dell’anno non solo si è ampliato di 500 km quadrati, ma include anche terminal aerei e ferroviari, strade, e gli attacchi alla città di Mariupol, che si trova sul mare di Azov al confine con le zone ribelli, fanno pensare che l’obiettivo sia anche dotarsi di un porto.

“Sangue sul vertice per L’Ucraina”, titola il Corriere a pagina 2. Scrive Fabrizio Dragosei che il punto più controverso su cui oggi la riunione di Minsk cercherà di raggiungere un’intesa è quello di creare una zona smilitarizzata che separi l’esercito di Kiev e i separatisti del Donbass. Luigi Offeddu scrive che la Lituania, Paese Nato, è pronta ad inviare le armi.

La Stampa intervista il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni: “Non riteniamo che la fornitura di armi all’Ucraina sia una buona idea. Speriamo nel successo del negoziato, per l’assetto delle regioni orientali potrebbe tornare utile il nostro modello del Sud Tirolo”, dice a Paolo Mastrolilli, l’inviato a New York del quotidiano. Se l’incontro di oggi a Minsk fallisse, il presidente Obama è pronto ad armare gli ucraini. Perché non è una buona idea? Gentiloni: “Rispettiamo le idee e le eventuali decisioni degli Stati Uniti, che sono il nostro alleato maggiore, ma l’escalation delle armi è quella che metterebbe meno in difficoltà Putin”. Quali sono gli scogli del negoziato? Gentiloni spiega che sono in discussione il cessate il fuoco, il ritiro delle parti, la sorveglianza dei confini, lo status dell’Ucraina orientale e l’amnistia: “da quando è stato firmato il primo accordo di Minsk la situazione è cambiata , perché i ribelli sono avanzati. Bisogna trovare un punto di equilibrio che non rifletta le conquiste fatte con la forza”. Il ministro racconta di aver proposto il modello del Sud Tirolo: “è possibile arrivare ad una soluzione che rispetti la sovranità ucraina, preservi i suoi confini e rispetti i diritti delle minoranze, se Mosca ha la volontà politica di accettarla. Tutto ora dipende dalla Russia”. Se non saranno positive, scatteranno nuove sanzioni? “Non lo voglio dire per scaramanzia, e anche per gli interessi dell’Italia, ma il terreno economico è quello più efficace per fare pressioni sulla Russia”. Sareste favorevoli all’ingresso dell’Ucraina nella Nato? “Credo che sarebbe un errore. L’Italia partecipa alle operazioni di protezione dei Paesi baltici, ma per l’Ucraina l’obiettivo è avere una relazione in cui la Russia non rappresenti una minaccia per Kiev, e quindi l’adesione alla Nato non sia necessaria”.

Di fianco, da segnalare un’analisi di Maurizio Molinari, che dà conto della visita effettuata in questi giorni dal presidente Putin in Egitto: qui è stato siglato un accordo con il suo omologo Al Sisi per la costruzione della prima centrale nucleare egiziana. Questo consente al Cremlino di centrare due obiettivi: il primo, e più importante, secondo Molinari, è che l’intesa con il più popoloso Paese arabo-sunnita si somma al fatto che mosca ha già costruito la centrale iraniana di Bushehr e concordato con il presidente iraniano la consegna di altri otto impianti. Ciò significa “che la corsa al nucleare -almeno civile- in Medio oriente è in pieno svolgimento, con la Russia nel ruolo di partner privilegiato tanto degli sciiti che dei sunniti, impegnati in un aspro duello per la supremazia regionale. In secondo luogo, il patto sullo sviluppo dell’energia nucleare -a fini di produzione elettrica- si somma ad una raffica di accordi su cooperazione militare, anti-terrorismo, economia, turismo e investimenti industriali nell’area del Canale di Suez destinati a proiettare nel lungo termine una partnership bilaterale privilegiata”.

La Repubblica: “Strage di civili alla vigilia del summit. Obama chiama Putin: ‘Basta guerra’”, “Oggi Merkel e Hollande incontrano lo zar e Poroshenko per la mediazione. C’è una bozza di tregua con il ritiro delle armi pesanti. Ma resta il nodo dei confini”. Il reportage da Poltava, Ucraina orientale, è di Pietro Del Re: “Tra la gente di Donestk che rivive l’incubo di Chernobyl: ‘Colpita la centrale chimica’”.

 

Norme anti terrorismo

“Da oggi c’è il reato di jihadismo”, titola Il Fatto spiegando che andare a combattere all’estero è da oggi reato. E’ prevista la reclusione da 3 a 6 anni per chi si arruola in organizzazioni terroristiche, ma anche per chi supporta i foreign fighters. Rischiano dai 5 ai 10 anni di reclusione i cosiddetti ‘lupi solitari’ che si autoaddestrano e che preparano attacchi in modo autonomo. “Con un’aggravante di pena -ha detto il ministro dell’Interno Alfano- per chi lo fa via web”. Sarà infatti stilata una black lis dei siti che inneggiano al terrorismo e ci sarà il potere di oscuramento dei portali. Rafforzati anche i poteri di espulsione dei prefetti nei confronti di stranieri ritenuti “sospetti” e quelli per il ritiro del passaporto e di documenti validi per l’espatrio. Una disposizione -scrive Il Fatto- che sembra aver già avuto conseguenze: ad oggi sono 15 le persone espulse. Nel ddl antiterrorismo sono anche previste norme create ad hoc per gli 007, che potranno deporre nei processi mantenendo segreta la loro identità. Infine, altre due novità: l’istituzione di una procura Nazionale di coordinamento nell’antiterrorismo all’interno della Direzione nazionale Antimafia e il rafforzamento dell’operazione Strade sicure con un aumento di militari da 3000 a 4800 a presidio delle città, con 1800 militari davanti ai dati sensibili.

Su La Repubblica: “Arruolarsi con i jihadisti diventa reato”. E Carlo Bonini firma il retroscena: “Superpoteri ai nostri 007 ma con la data di scadenza”.

 

Politica italiana

La Repubblica: “Riforme, strappo di Fi in aula, si dimette il relatore Sisto. Bagarre contro i tempi forzati”, “Brunetta: fermiamo la deriva autoritaria. Poi i forzisti si dividono nel voto. Boschi: obiettivo chiudere sabato. Lancio di fascicoli dai banchi di Sel”. Si dà quindi conto delle dimissioni del relatore Francesco Paolo Sisto, esponente dell’area che fa riferimento a Raffaele Fitto in Forza Italia, nel corso dell’esame del disegno di legge sulle riforme costituzionali, ieri alla Camera dei deputati.

La Stampa intervista lo stesso Sisto, che dice: “D’ora in poi diremo sì solo a ciò che ci convince”. Voterete il testo sulle riforme? “E’ presto per dirlo. Vediamo come esce il testo finale”. In aula siete andati in ordine sparso, però. “I voti di oggi non sono significativi. D’altra parte si votava il titolo V della Costituzione. Il termometro l’avremo più avanti”.

Alla pagina seguente: “E i forzisti votarono contro se stessi. Fitto: è il giorno delle comiche”. E si riferiscono le parole di un altro fittiano, Bianconi: “Forza Italia vota col Pd contro gli emendamenti di centrodestra. Siamo su Scherzi a parte”.

La Repubblica intervista il vicesegretario del Pd Guerini: “Pronti anche alla no-stop, non ci servono soccorsi ma gli azzurri ci ripensino”. E il retroscena di Goffredo De Marchis: “Renzi: ‘Se vogliono lo scontro, lo avranno, useremo il canguro’” (per ridurre i tempi dell’esame e falcidiare gli emendamenti, ndr.). Alla pagina seguente: “Berlusconi assediato dai big: ‘Ora dipendiamo da Salvini’. La frecciata di Verdini: ‘Siamo finiti allo sbando’”, “Sale la protesta per il nuovo patto di Arcore. Gasparri mette in guardia dalla ‘Matteofilia’. L’area Fitto diserta l’assemblea”. Ne scrive Stefano Folli nella rubrica “Il Punto”, dedicata ai “mal di pancia di Forza Italia per la svolta dell’ex Cavaliere”: “l’opposizione ‘totale’ alle riforme contraddice la linea istituzionale e fa perdere credibilità”. Il quotidiano intervista l’ex leader della Lega Umberto Bossi: “Giusto tornare insieme a Silvio, ma meglio non fidarsi troppo”.

Il Giornale: “Scatta l’opposizione azzurra, ‘responsabile e selettiva’”, “Riforme alla Camera: Forza Italia non si allinea più al governo, si dimette il relatore Sisto. Ma il partito vota compatto solo su alcuni emendamenti”.

Alla pagina precedente: “La rifondazione di Berlusconi. Dopo la Lega patto con Fdi”, “Ieri nell’incontro tra il Cavaliere e la Meloni gettate le basi per un accordo. Oggi assemblea congiunta dei parlamentari azzurri per pacificare il partito”.

Sul Corriere della Sera, in riferimento a Berlusconi: “le mosse del leader spiazzano Forza Italia”, “Parlamentari spaesati e preoccupati. E Toti frena sull’asse con Salvini: sulle Regioni non accetteremo diktat”. Il quotidiano intervista Pierferdinando Casini: “Silvio dà l’egemonia alla Lega. Così apre un’autostrada al Pd”, dice.

redazione grey-panthers:
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