Le aperture
La Stampa: “Dietrofront sulla salva-Fininvest”, “Berlusconi: norma giusta, ma la ritiriamo. Il Quirinale: altri chiarimenti”, “L’ira del Cavaliere: un agguato di Tremonti. La Camera boccia l’abolizione delle Province, decisiva l’astensione del Pd”.
Europa, ancora sulla norma Lodo Mondadori: “Berlusconi ci perde i soldi, Alfano ci perde la faccia”, “Dietrofront sull’ultima leggina. E’ stato Tremonti a spifferare tutto?”. A centro pagina: “Il Pd si astiene e le province restano. Bersani contro i referendari, Bindi no”. (Ci si riferisce ai referendum sulla legge elettorale).
Corriere della Sera: “Cade la norma pro Fininvest”, “Berlusconi: è giusta, ma la ritiriamo. Gelo della Lega”, “Retromarcia dopo le polemiche. Il premier: sulla Mondadori in appello vincerò io”.
Per Il Sole 24 Ore il dietrofront sulla norma Mondadori è arrivato “dopo i rilievi di Napolitano e Lega”. Il titolo di apertura è ancora sulla manovra: “Dieci milioni di conti tassati”, “Dal Quirinale cinque paletti per il sì, riscrittura sulle quote latte”. In taglio basso, dati Istat: “I consumi restano fermi: meno viaggi e abbigliamento”, “la spesa media mensile delle famiglie è di 2.453 euro”.
La Repubblica: “Lodo, Berlusconi si arrende”, “Via la norma pro-Fininvest. Napolitano: sulla manovra aspetto altre modifiche”.
In taglio basso: “la supertassa sui Bot e i consumi sono fermi”.
Il Foglio torna in apertura sul caso Strauss-Kahn: “Il procuratore in cerca di pubblicità rischia la testa nel caso di DSK”, “Cyrus Vance voleva la gloria, ma le indagini lo hanno tradito. E lui lo ha ammesso senza vittimismi”. Sulla norma che riguardava il caso Mondadori-Fininvest, rubricata come “Il comma di un mattino”, in prima un’analisi che riassume così la situazione: “Il Cav. evita polemiche col Quirinale e rinuncia alla sua giusta norma”, “L’opposizione di Napolitano, il lavorio di Letta e quello strano sapere e non sapere tra Tremonti e gli altri ministri”.
Il Fatto, con fotomontaggio di Berlusconi che sventola un assegno di 750milioni: “Adesso paga”.
Libero: “Che figuracce”. E l’elenco: “Berlusconi costretto a rimangiarsi la ‘salva-Fininvest’: forse la norma era giusta, ma tempi e modi proprio no”, “Centrodestra e Partito Democratico insieme affossano l’abolizione delle Province: anti casta, però solo a parole”, “Clamoroso errore dei pm di Milano: un medico spagnolo scambiato per un narcotrafficante, ma nessuno pagherà”.
Il Giornale, con la seconda puntata dell’inchiesta “dove buttano i soldi”: “Così bruciano 600 milioni”, “Pagare i 10mila forestali calabresi e mantenere Venezia ci costa più di mezzo miliardo l’anno”.
E poi un riferimento al voto ieri alla Camera: “La casta (compreso il Pd) salva ancora le inutili Province. E poi parlano di risparmi”.
Il Riformista, con foto di Berlusconi: “La resa”, “Clamorosa ritirata di Berlusconi sul codicillo pro Finivest”. “L’ultima sfida. Palazzo Chigi chiude la rissa: ‘Norma giusta ma la ritiriamo’. Alta tensione tra il premier e il ministro, che ha minacciato l’addio. Il Presidente del Consiglio: ‘Mi ha tradito'”. “Tremonti a Silvio: ‘Non sono Alfano'”, è il titolo del retroscena in prima.
In Italia
“Un infortunio senza padri” è il titolo dell’analisi che Il Sole 24 Ore dedica alla decisione di Berlusconi di tagliar via dalla manovra il ‘comma 23″ che avrebbe permesso la sospensione dell’esecutività del risarcimento di 750 milioni a carico della Fininvest a favore della Cir di Carlo De Benedetti, qualora fosse confermato in appello il verdetto sul Lodo Mondadori. “Il comma è apparso all’improvviso “, “è finito tra le pagine della manovra all’insaputa di tutti”. Erano all’oscuro Berlusconi, il ministro della Giustizia, quello dell’Economia. Ed è caduta dalle nuvole la Lega.
Il sindaco leghista di Verona Flavio Tosi, intervistato da La Repubblica, dice: “‘Rospo troppo gorsso da ingoiare, vedremo se si può andare avanti'”.
Tosi è intervistato anche da Libero e del Cavaliere dice: “Ha perso il contatto con la realtà. Silvio la smetta con le furbate”.
In privato -scrive Il Foglio– Tremonti ha spiegato che non ne era al corrente. Altrettanto ha fatto il ministro Alfano. Ma allora “chi ha materialmente redatto il comma controverso”?, si chiede il quotidiano. Un ministro berlusconiano anonimo dice: “Non ha nessuna importanza chi. Tutti lo sapevano”. Tremonti, cioè, avrebbe acconsentito, nelle pieghe del Consiglio dei ministri: anzi -spiega qualcuno al Foglio– “è stato lui a trovare la formula ‘demenziale’ del tetto di 20 milioni che ha reso ‘fosforescente’ il comma Mondadori”.
Su La Stampa si parla della “furia del Cavaliere isolato”, che considera la vicenda “un agguato di Tremonti”: anzi, per il premier il ministro dell’Economia sapeva tutto e sarebbe stato proprio Tremonti ad informare il Colle.
“‘Vivo disappunto'”: così il Corriere descrive la reazione del Quirinale. O meglio, “la mossa per frenare il governo”.
Il Corriere tenta di ricostruire “la storia segreta della norma”. Il tema viene discusso in una riunione del pre-consiglio dei ministri: si sollevano problemi di incostituzionalità e già “scatta l’allarme del Colle”. Nel corso del consiglio dei ministri, Berlusconi e Tremonti si appartano per una mezz’ora. Ma il titolare del Tesoro ha solo accettato quell’articolato -come sostengono i fedelissmi del Cavaliere- o è stato lui a riscrivere il testo, inserendo quel tetto di 20 milioni che l’ha resa una norma ‘ad aziendam’?. Quel che è certo è che “Tremonti sapeva”. Il quirinalista del Corriere spiega che “è stata soprattutto la pesantissima contrarietà del capo dello Stato ad incidere sulla scelta di Berlusconi di abbandonare il comma congegnato in maniera di congelare il risarcimento Mondadori-Cir”. E i rilievi del Colle si appunterebbero -per quel che riguarda ancora la manovra- sulla riforma prospettata dell’Ice, l’Istituto per il commercio con l’Estero, che verrebbe soppresso e sulla sanatoria chiesta dalla Lega per le multe sulle quote latte.
Per Il Riformista si è trattato dell'”ultimo schiaffo di Giulio”, che avrebbe detto al Cav: “Io non sono Alfano, chiaro?”. Secondo il retroscena del quotidiano le cose sarebbero andate così: “venerdì Palazzo Chigi ‘impone’ la leggina salva-Fininvest al ministro. Che avverte il Cav.: ‘Te ne assumi tutta la responsabilità’. Ieri l’ultimo round: ‘O salta il comma o me ne vado'”. e Berlusconi sarebbe convinto che Tremonti gli abbia teso un agguato.
In prima su Il Foglio: “Così Tremonti si prodiga per il suo profilo bipartisan”. Dove si racconta come ieri sia saltata la conferenza stampa con cui il ministro avrebbe dovuto illustrare la manovra: non ha difeso la norma sul Lodo Mondadori poi ritirata dal governo, ma non ha annullato la partecipazione alla presentazione di un libro sulle fondazioni bancarie con Giuliano Amato, Romano Prodi e Giuseppe Guzzetti. Allo stesso tempo, in questi mesi non ha mancato di riannodare i legami con i mondo cattolico, rappresentato dal Forum, dai vertici di Confcooperative, dai vertici di Federcasse che hanno alla presidenza il cattolico alessandro Azzi).
Sulla prima di Libero un richiamo all’inchiesta Enac: “Il tangentaro vuoca il sacco. Il Pd trema”.
L’Unità racconta che ieri il direttivo della Cgil ha approvato la linea della segretaria Camusso sull’accordo sottoscritto da Cgil-Cisl-Uil con Confindustria su contratti e rappresentanza. Ora il voto degli iscritti al sindacato. Ma il segretario della Fiom Maurizio Landini ribadisce il suo no. I voti a favore sono stati 117, 21 i contrari, 1 astenuto.
Nel mondo
Sulla prima de La Stampa in rilievo un reportage dal Cairo sotto il titolo: “Piazza Tahrir, quel che resta della rivoluzione”, “le riforme tardano, il movimento si divide, l’economia chiede stabilità”, di Francesca Paci. Con un’intervista ad un veterano dello Stato maggiore dei Fratelli Musulmani, Mohammed Abdel Koddos: dice che la Fratellanza non parteciperà alla manifestazione prevista per venerdì per difendere la rivoluzione: “adesso serve stabilità”. E chiede che si voti al più presto. Cosa è cambiato nei rapporti tra Fratellanza ed esercito, per cui un tempo eravate il nemico numero 1? “IFratelli musulmani rispettano l’esercito perché è stato a fianco del popolo durante la rivoluzione”, e basta guardare alla Siria o alla Libia per capire “cosa sarebbe successo in caso contrario”. Ma “nessuno vuole i militari al potere dopo le elezioni”. E il riavvicinamento di Washington alla Fratellanza? “E’ normale che gli Usa cerchino il dialogo” con noi, “non ci vedo nulla di male, purché i contatti avvengano alla luce del sole”.
Un approfondimento sulla Turchia del premier Erdogan si ritrova su Europa. Con una lunga intervista al professore di relazioni internazionali alla Zirve University di Gaziantep, Alper Dede: che spiega “il modello turco” e la sua influenza nel mondo arabo (“stiamo scoprendo un soft power che è anche economico e culturale”). Un’analisi di Nicola Mirenzi racconta come la Turchia stia tornando ad una nuova elaborazione della sua politica internazionale, dopo una fase di incertezza sulle primavere arabe: lo testimoniano la svolta sulla Libia, con il riconoscimento dei ribelli di Bengasi e il ritorno alla distensione con uno storico alleato come Israele.
In prima su La Repubblica un intervento del poeta siriano Adonis: “Lettera ad Assad: ‘Ascolti il popolo che inventò l’alfabeto'”.
Marine Le Pen viene intervistata da La Stampa e, del caso Strauss-Kahndice: “candidarlo all’Eliseo sarebbe folle. Tutti si devono vergognare”, “Aldilà del caso, è un uomo dal comportamento patologico”.
Su La Stampa segnaliamo anche il retroscena sull’assassinio del giornalista pakistano Syed Saleem Shahzad, che con il quotidiano collaborava: “La Cia: Shahzad ucciso dai servizi pachistani”. Le rivelazioni sono del New York Times.
(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)