Le aperture
Il Corriere della Sera. “Libia, governo sotto pressione. Vertice tra il Cavaliere e Sarkozy: patto per chiedere la modifica di Schengen sui migranti. Via libera di Napolitano. Bossi: Berlusconi si inginocchia davanti a Parigi”. A centro pagina: “Il premier riapre il caso nucleare. ‘La gente ora ha paura, entro un paio d’anni potremo riprendere il discorso’. ‘Lo stop per evitare il referendum’. L’opposizione: un imbroglio”.
La Repubblica: “Libia, scontro Bossi – Berlusconi. Il Senatur nega l’accordo: no ai bombardamenti. Il Pd: maggioranza finita, verifica in Parlamento. Il leader leghista: ormai siamo una colonia francese. Via libera di Napolitano ai raid”. “Lettera alla Ue di Roma e Parigi per rivedere Schengen”. A centro pagina: “Parmalat, Lactalis lancia l’Opa. Il Cavaliere e Sarkozy favorevoli: ‘Non è una operazione ostile’. Bce, dall’Eliseo ok a Draghi”.
Il Riformista: “La Lega araba balla da sola. Dice no ai bombardamenti e la maggioranza si sfalda sulla guerra a Gheddafi. Aria di crisi. Berlusconi dice che con Bossi ‘è tutto a posto’, ma il Senatur lo smentisce platealmente: ‘Le guerre non si fanno'”. Calderoli annuncia il no in Consiglio dei ministri, dove Tremonti è pronto a chiudere i cordoni della Borsa”. A centro pagina: “L’Italia cede a Sarkò su Schengen e Parmalat”.
Il Foglio: “Governo duro e diviso sulla Libia, ma con Sarkozy tocca fare buon viso”. “Il Cav bombardiere cerca di convincere Bossi e trova aiuto in Napolitano. Venerdì un Cdm di guerra (pre-elettorale)”. E poi: “Verso una Schengen più stretta. Una lettera alla Ue per rivedere il Trattato. La gestione sottovoce dell’emergenza”.
Il Sole 24 Ore: “Lactalis lancia l’Opa su Parmalat. Berlusconi: atto singolare ma non ostile. La Consob accende un faro sull’operazione”.
Libero: “Parmalat e Draghi alla Francia. A noi gli immigrati. Che affare”. “L’incontro con Sarkò si conclude tra baci e abbracci ma per l’Italia pare una solenne fregatura. Intanto il Cav spiega che ha fermato il nucleare solo per sottrarlo al referendum: è il putiferio”.
Il Giornale: “Un libro svela i segreti della macchina del fango”. “Giampaolo Pansa rilegge la ‘guerra civile’ tra giornali. Tutto inizia con le elezioni del 2008. Berlusconi vince e ‘Repubblica’ si vendica con il caso Noemi. Incendiando il clima”.
Libia, Berlusconi, Sarkozy
L’editoriale de Il Foglio si sofferma sulla conferenza stampa di ieri di Berlusconi con Sarkozy, e spiega che il premier italiano “non sa dire bugie perché non è un politico professionale”, e che “anche l’ultimo dei politicanti avrebbe detto che la moratoria nucleare si è resa necessaria, magari per una ‘pausa di riflessione’ alla luce dell’incidente di Fukushima, e chiamiamolo incidente. Berlusconi no. Dice come stanno davvero le cose”. Viceversa, secondo il quotidiano di Giuliano Ferrara, Berlusconi ha sbagliato sulla Libia, “e non ci sono amabili verità o mezze verità sui bombardamenti mirati che possano cambiare il giudizio”, scrive, riconfermando di considerare questa guerra “stolta”. Anche se mozzassero la testa a Gheddafi, il risultato non cambierebbe, poiché quello vero sarebbe “l’insediamento a Tripoli di un potere di cui si sa poco”, con nuove ondate migratorie selvagge.
“Il presidente Zelig” è invece il titolo dell’editoriale firmato da Lucio Caracciolo, che compare sulla prima pagina de La Repubblica, e che inizia così: “Silvio Berlusconi non delude mai i suoi interlocutori”. Si sottolinea l’allineamento italiano sulla posizione francese in Libia, “poche settimane dopo che il capo del nostro governo si era confessato ‘dispiaciuto’ per il disturbo arrecato all’amico Gheddafi”; quanto alla gestione dei flussi umani dal nordAfrica, “bisogna mettere mano a Schengen per ripristinare i controlli alle frontiere ‘in circostanze eccezionali'”. E mentre Tremonti stava allestendo le barricate contro gli assalti transalpini a Parmalat, ecco arrivare l’annuncio dell’Opa di Lactalis: “Dove lo trovi oggi un leader che ti dice sempre di sì?”.
L’Unità intervista All Abd Al Aziz al Isawi, ministro degli esteri del “governo transitorio” di Bengasi, che saluta con favore la decisione assunta dall’Italia di partecipare attivamente ai raid aerei e spiega che è “pienamente incardinata nella risoluzione 1973 delle Nazioni Unite. Non c’è nessuna forzatura, nessuno stravolgimento”. Sul rischio qaedista, dice che “ad agitare lo spauracchio di Al Qaeda è stato lo stesso Gheddafi, salvo poi minacciare di allearsi con i qaedisti”. “In Libia non esiste estremismo, e il Cnt si impegna a contrastare con ogni mezzo gli interventi di Al Qaeda”.
Il retroscena del Corriere della Sera sottolinea che nel vertice italo-francese si è alzata la voce. Testimoni hanno descritto un presidente francese infuriato, che si sarebbe lamentato anche per una copertina di Panorama (“Sarkofago”, era il titolo che campeggiava in prima pagina, davanti a un ritratto del capo dell’Eliseo vestito da Napoleone) e che poi avrebbe elencato una lista di richieste con toni ultimativi.
Secondo La Repubblica, che descrive ampiamente “la rabbia del Carroccio dopo il vertice”, Bossi avrebbe detto ai suoi: “Da qui al voto dobbiamo distinguerci su tutto dal Pdl”. E dietro la Lega, anche in questa occasione, si staglierebbe l’ombra di Tremonti che, ieri, durante il vertice, se ne sarebbe stato in disparte per tutto il tempo: non deve avergli fatto piacere – scrive La Repubblica – vedere la sua strategia anti-scalate fatta a pezzi in meno di mezz’ora dal Cavaliere. Una strategia opposta a quella del suo dicastero, dove si stavano già mettendo a punto gli argini giuridici e finanziari per evitare che Parigi si prendesse quel poco che è rimasto dei gioielli italiani. Il decreto che fissa le regole per individuare le società di interesse nazionale, oggetto di possibile partecipazione da parte della Cassa depositi e prestiti, deve essere ancora approvato dalla Camera e rischia di arrivare troppo tardi. E secondo La Repubblica Tremonti medita la sua vendetta in accordo con la Lega, poiché il decreto sul rifinanziamento delle missioni all’estero scade a giugno, e bisognerà trovare le risorse per coprire i costi aggiuntivi della guerra in Libia. Secondo il ministro leghista Calderoli Berlusconi sarà costretto ad aumentare le tasse sulla benzina.
Anche Il Corriere della Sera scrive che, “confidando nella sponda del ministro dell’economia, Giulio Tremonti, attento ai conti pubblici e in freddo con il premier, Bossi ha calcolato che tre mesi di missioni militari ci costeranno 700 milioni di Euro”. Già in passato i leghisti hanno chiesto il ritiro dall’Afghanistan e la riduzione delle truppe italiane in Libano.
Secondo Alessandro Sallusti, che firma l’editoriale de Il Giornale, “la contraddizione tra Pdl e Lega” sulla Libia è “solo apparente” , visto che il premier “odia la guerra” quanto Bossi, ed anzi, “se francesi e americani non hanno già raso al suolo Tripoli” è per il ruolo dell’Italia, che il premier ha rivendicato. Sarkozy per questo “sarebbe sceso a trattare la pace con Berlusconi, riconoscendo all’Italia il ruolo e la dignità che le competono”.
Lactalis
Il Sole 24 Ore descrive la “svolta su Parmalat”, con la decisione di Lactalis di lanciare l’Opa. I francesi vogliono il 100 per cento del gruppo con una offerta complessiva di 3,4 miliardi di Euro. “La cordata italiana si ferma prima di scendere in campo”, titola il quotidiano di Confindustria, secondo cui una contro-Opa italiana appare una ipotesi velleitaria. Resta la possibilità che la Cassa depositi e prestiti partecipi alla operazione francese con una quota, ma anche questa è una idea difficile da realizzare. I francesi sono stati più veloci, ma l’Opa è interamente finanziata a debito e – secondo Il Sole – a pagare il conto, almeno in parte, sarà sempre Parmalat. Il gruppo ha un tesoretto da 1,4 miliardi di liquidità, che non è stato in grado di smuovere l’iniziativa di qualche gruppo tricolore, ma ha attirato le mire di molti operatori esteri: quella cassa sarà impiegata per fare di Collecchio il capoluogo europeo del latte confezionato, facendo confluire in Emilia le attività europee in questo settore. Il gruppo Lactalis ha già un indebitamento netto di 2,3 miliardi.
Il presidente della Cassa depositi e prestiti, Franco Bassanini, viene intervistato da Il Foglio e non sembra preoccupato. Spiega che non è stato inutile il tentativo di coagulare una cordata italiana, e dice: “L’azione della Cassa ha comunque prodotto un buon risultato, l’Opa di Lactalis garantisce ai risparmiatori – azionisti un prezzo ben più elevato del corso del titolo degli ultimi mesi”. Bassanini dice che la Cassa sta lavorando ad un fondo strategico “alla francese”, anche se nega che essa abbia intenzione di far risorgere l’Iri e le partecipazioni statali. Lo stesso ministro Tremonti, secondo La Repubblica, avrebbe puntualizzato: “Senza il nostro intervento, i francesi si sarebbero presi Parmalat con lo sconto. Ora hanno dovuto lanciare l’Opa totalitaria. Dovranno tirare fuori molti più soldi di quanti ne avevano immaginato.
Politica
Il Corriere della Sera si occupa delle Amministrative a Napoli: sono dieci i candidati a sindaco, ed il rinascimento napoletano sembra definitivamente archiviato. E la parola d’ordine, per il candidato Pdl Lettieri, è “normalità”. I sondaggi pubblicati in questi giorni preannunciano una sconfitta per il Pd, con un De Magistris (Italia dei valori) al 26 per cento, ovvero 10 punti in più del candidato Pd Morcone. Quello della Swg attribuisce a Morcone cifre che vanno dal 24 al 28 per cento, e a De Magistris tra il 19 e il 23 per cento. Antonio Bassolino avrebbe deciso di anticipare la sua discesa in campo a sostegno del candidato Morcone.
Secondo il quotidiano il candidato Pdl sarebbe a caccia di voti tra gli avversari. L’ex presidente di Confindustria D’Amato, in una intervista, ha bocciato il candidato Pdl Lettieri come “imposto dal premier e da Nicola Cosentino”: secondo D’Amato Lettieri “sta provando a prendere i voti dei bassoliniani”. E’ stato per lunghissimo tempo un accanito sostenitore delle politiche di Bassolino. Poi, da vero campione di trasversalismo, si è ricollocato nel centrodestra. Amicizia e contiguità restano.
L’Unità, che lo intervista, ricorda che Morcone è stato prefetto-commissario dei beni confiscati alle mafie. Morcone parla di De Magistris, e dice: “Intende risolvere tutti i problemi di Napoli con un assalto al Palazzo d’Inverno”, una soluzione “che ha poco a che vedere sia con la democrazia che con la partecipazione”, “all’insegna del ‘tutti via, ci penso io'”. Il modello di amministrazione di Morcone vuole essere tutto nel segno della trasparenza.
Dell’endorsement di Bassolino dice: “Bassolino rappresenta una pagina importantissima della storia della Campania e di Napoli, non solo del centrosinistra”.
Sulla gestione rifiuti Morcone dice che il centrodestra, dopo averne condizionato pesantemente la gestione del ciclo, con le complicità che hanno tirato in causa lo stesso Cosentino, “ci tiene le mani sopra da due anni, con Cesaro e Caldoro”. Morcone accusa l’assessore all’ambiente della regione, Romano, chiamandone in causa le responsabilità, denuncia che non c’è nessuna trasparenza sui flussi, e che i camion di Napoli vengono rimandati indietro.
Esteri
Una analisi del Sole 24 Ore sottolinea che “anche i nemici temono la sconfitta di Assad” per la semplice ragione che l’alternativa è una incognita. La Siria è un calderone multietnico e multireligioso, tenuto insieme con il pugno di ferro da partito Baath, laico, in mano a una minoranza alawita che rappresenta il 15 per cento della popolazione. Agli occhi di Gerusalemme, per esempio, Bashar è un nemico, “ma un nemico prevedibile”. Dopo la guerra del Kippur, nel 1973, la Siria non ha aggredito Israele e possiede un pericoloso arsenale di armi chimiche, oltre a missili capaci di infliggere seri danni allo stato ebraico: se dovessero cadere nelle mani sbagliate, “sarebbero guai”. Confidano che Assad resti al potere buona parte dei palestinesi (Hamas, che negli anni ha visto rafforzarsi il sodalizio con la Siria, che peraltro ospita il suo leader, Khaled Meshal a Damasco). Ha interesse alla permanenza di Assad al potere il movimento sciita libanese Hezbollah, che riceve armi da Damasco, fortissimo è il legame con l’Iran, ed anche la Turchia teme che una vittoria dell’opposizione possa incoraggiare tendenze separatiste della minoranza curda.
Una lunga analisi de Il Foglio dedicata alla “mappa della rivolta che non fa dormire gli Assad”, con un quadro delle dieci città chiave del Paese, dove si affrontano le forze di sicurezza e gli uomini della rivoluzione.
(Fonte: La Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)