Il Corriere della Sera: “Pensioni flessibili non per tutti”, “Le ipotesi per anticipare l’uscita dal lavoro. Palazzo Chigi: meno tasse sui fondi”, “Padoan: ci sono i margini per ragionare. La Popolare Vicenza va in Borsa a prezzi stracciati”.
Sulle proposte di Tito Boeri: “Le disavventure di un accademico a capo dell’Inps”, di Enrico Marro.
L’editoriale, firmato da Francesco Giavazzi e Alberto Alesina: “Economia, lo slancio perduto”.
In prima anche lo sciopero dei metalmeccanici: “Tute blu nelle fabbriche 4.0″, di Dario Di Vico.
Più in basso un’intervista al manager Andrea Guerra, presidente operativo di Eataly ed ex consulente di Matteo Renzi: ‘Ricambio nelle imprese'”.
A centro pagina, il dibattito sulle mozioni di sfiducia dell’opposizione, respinte ieri in Senato e le parole del presidente del Consiglio: “Renzi e le inchieste: ‘Il giustizialismo è una barbarie'”.
Sulla colonna a destra, intervista all’ex cancelliere tedesco Gerard Schroeder di Paolo Valentino: “‘Migranti, dico sì al piano di Roma per aiutare il Nord Africa’”.
A fondo pagina: “Non c’è più posto per chi è pericoloso”, “Chiusi gli ospedali psichiatrici, le residenze sono poche. Le difficoltà dei magistrati”. Ne scrive Luigi Ferrarella.
Di fianco, un intervento di Clemente Mimun, direttore del Tg5. Racconta le sue giornate a casa di Marco Pannella in questi giorni: “Brindisi e comizi a casa Pannella”.
La Repubblica: “Inps, per i giovani è allarme pensioni. Renzi attacca i pm”, “‘I nati nel 1980 dovranno lavorare fino a 75 anni’. Il premier: ‘Giustizialisti barbari’. Respinta la sfiducia”.
Il racconto della giornata ieri in Senato è di Sebastiano Messina: “‘Noi maneggioni? Voi i perdenti'”.
A centro pagina: “La beffa dell’eterologa due anni dopo. Migliaia in coda, affari d’oro per i privati”, “Strutture pubbliche solo in tre Regioni,, continua la corsa all’estero”, scrivono Michele Bocci e Caterina Pasolini.
“Il caso” raccontato da Attilio Bolzoni: “Mafia capitale, il processo oscurato”.
Poi l’inchiesta firmata da Paolo Griseri: “Petrolio, in cassa 350 lavoratori. La decisione Eni dopo il fermo di Viggiano”.
In prima anche la foto di Irma Testa, 18 anni, prima italiana pugile alle Olimpiadi: “Irma, la ragazza del ring: io, da farfalla a guerriera”. Di Cristina Zagaria.
A fondo pagina l’allarme lanciato ieri dal tabloid tedesco Bild: “Is, kamikaze e spiagge, l’inutile giostra di paure”, “Dossier tedesco, Roma: falso”. Di Gialuca Di Feo.
Sulla colonna a destra, da R2/La copertina: “Gli schiavi liberati dalla prigione del mare”, “Thailandia, tra i pescatori reclusi sulle navi e diventati eroi da Plitzer”. Di Raimondo Bultrini.
Infine, Natalia Aspesi scrive del nuovo film di Andò, “Le confessioni”: “Servillo, frate scomodo che confessa i potenti”.
La Stampa: “Migranti e populismo. Così l’Unione europea rischia l’effetto paralisi”, “Con Brexit, Grecia ed economia, ecco i fronti aperti”, “Da Est Orban guida gli anti-Schengen. Dal Nord Africa l’assalto agli scafisti”.
“Troppe anime per un solo continente”, scrive Stefano Stefanini descrivendo “le molte Europe che coesistono faticosamente nell’Unione”.
La grande foto che campeggia in prima ritrae un uccello ricoperto di petrolio sulle rive del Polcevera: “Genova, le vittime della marea nera”, “Moria di pesci e uccelli, paura per le esalazioni del petrolio uscito dall’oleodotto”.
A centro pagina, il dibattito ieri in Senato: “Renzi: basta barbarie giustizialista”, “In Aula prima delle mozioni di sfiducia (bocciate). Napolitano rincara: ricordo intercettazioni manipolate”.
Poi “il dibattito sulla previdenza”: “Allarme Inps: nati negli Anni 80 in pensione soltanto a 75 anni”, “Boeri: la flessibilità in uscita va introdotta subito. Padoan apre ai cambiamenti: la ripresa di consolida”. E di fianco un commento di Stefano Lepri: “Ma ai giovani serve il lavoro più di ogni cosa”.
In prima anche il reportage di Francesco Semprini da Sabratha: “Fra i trafficanti di uomini sulla costa libica”.
Sulla colonna a destra: “Concorrenza, Bruxelles contro Google sui telefonini”, “Nuova battaglia legale”.
Il Fatto oppone, nelle foto e nei titoli, il presidente del Consiglio Mattero Renzi e il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Piercamillo Davigo. “Renzi come B. ’25 anni di barbarie giustizialista’”, “Il premier. Attacca i pm da Mani Pulite a oggi”, “Il premier in Senato per la mozione di sfiducia attacca in sintonia con Schifani e Repetti. L’ex presidente Napolitano rincara: ‘Non dimentico il caso D’Ambrosio’. Costituzione, parte la corsa al referendum”. Di fianco, l’intervista a Davigo: “Davigo (Anm): ‘Ma i politici non cacciano le mele marce'”, “‘Nessun giustizialismo, nessuna guerra: se un politico ruba dobbiamo processarlo, mica collaborare. I politici usino gli indizi delle indagini per allontanare chi da cose gravi, così noi processeremo solo degli ex'”.
“Negazionismo peloso” è il titolo dell’editoriale del direttore Marco Travaglio su quello che considera un attacco frontale di Renzi al potere giudiziario.
A centro pagina, ancora sullo “scandalo Potenza”: “I vertici di Servizi Segreti e POlizia a cena con il ‘clan’ dei petroli”, “Delle Femmine (n° 2 dell’Aisi) e Piantedosi (vice di Pansa)”, “Al circolo della Marina il lobbista Colicchi e il suo sodale Quinto radunano un parterre d’eccezione: a tavola anche la senatrice dem Finocchiaro, il vicepresidente di Confindustria Lobello e l’ammiraglio De Giorgi”.
Poi, con foto dalla “rivolta dei precari”: “‘Vessati e presi in giro nella Buona Scuola più pazza del mondo'”.
Il Giornale: “Terrorismo sulle pensioni”, “Incapaci al governo”, “L’esecutivo mira a tagliare gli assegni, l’Inps parla di lavoro fino a 75 anni: così dilaga il panico”, “Ora Renzi e Napolitano scoprono che il giustizialismo uccide”.
Al tema pensioni è dedicato l’editoriale del direttore Alessandro Sallusti (“ormai da mesi non passa giorno senza che qualcuno, dal governo o dall’Inps, annunci imminenti cambi del sistema pensionistico”, “siamo arrivati al terrorismo psicologico”).
Sui referendum, a partire da quello sulle trivellazioni, il commento di Vittorio Feltri: “L’epoca dei referendum per simpatia”.
A centro pagina: “‘Sono gay’, e il clandestino resta in Italia”, “Il nuovo trucco per evitare l’espulsione”, “Chi si dice omosessuale e discriminato ottiene asilo. E i giudici veneti salvano tutti”. Ne scrive Serenella Bettin.
Poi, una “figuraccia del governo”: “La Buona scuola finisce in procura: appalti blindati per le coop rosse”, di Patricia Tagliaferri.
A fondo pagina: “Popolare Vicenza, la banca che vale meno di zero”, di Camilla Conti.
Sulla colonna a destra: “L’utopia low cost ci rende tutti più poveri”, scrive Pier Luigi Del Viscovo.
In Senato (mozioni di sfiducia, giustizia)
Sul Corriere: “Sfiducia respinta. Renzi: no al giustizialismo”, “Il Senato boccia le mozioni nate dal caso petrolio. Il premier: ‘Ci sono giudici eroi ma niente barbarie’. Applausi Pd per la citazione del senatore assolto a Potenza (il riferimento è a Salvatore Margiotta, ndr.). E Napolitano ricorda la morte di D’Ambrosio”. Napolitano ha fatto riferimento al suo consigliere Loris D’Ambrosio con queste parole: “vengono pubblicate anche intercettazioni manipolate, pezzi di conversazioni estrapolate dal contesto. Come è successo al mio consigliere Loris D’Ambrosio che ci ha rimesso la pelle con un attacco cardiaco”. Le parole di Renzi: “io credo nei tribunali e non nei tribuni…Credo nei giudici e non nelle veline che violano il segreto istruttorio…Perché noi abbiamo avuto giudici eroi che hanno combattuto la mafia e la camorra ma negli ultimi 25 anni si è aperta una pagina di autentica barbarie legata al giustizialismo: un avviso di garanzia strumento a tutela dell’indagato è stato trasformato in sentenza mediatica definitiva”. Ha parlato poi di “giustizialismo a senso unico” che “condanna prima ancora di una sentenza definitiva”; “dunque quando diciamo che bisogna arrivare a sentenza non accusiamo la magistratura ma stiamo rispettando la Costituzione”.
Su Il Giornale: “Renzi e Napolitano scoprono la ‘barbarie giustizialista’”, “scrive Laura Cesaretti: “Bocciate le mozioni di sfiducia per l’inchiesta di Potenza. Il premier: ‘L’avviso di garanzia non è una condanna’. E re Giorgio attacca le intercettazioni”.
Su La Stampa: “Renzi, nuovo attacco alle toghe:’No alla barbarie giustizialista’”, “Il premier a Palazzo Madama: ‘Io sono per i tribunali, non per i tribuni’. E Napolitano ricorda D’Ambrosio: c’è chi ha pagato un prezzo altissimo”, scrive Ugo Magri.
A pagina 7 il “retroscena” di Fabio Martini: “Il premier cambia passo perché vede un’offensiva mediatico-giudiziaria”, “‘Talk, media e social non sono l’Italia’: le ragioni dell’invettiva”.
La Repubblica: “Senato, sfiducia respinta. Renzi: ‘Il giustizialismo è una vera barbarie'”, “Il premier critica i pm ‘tribuni’. Napolitano: ricordo cosa hanno fatto a D’Ambrosio. Contrari oltre quota 180”, scrive Giovanna Casadio. A pagina 9, il racconto dell’aula del Senato di Sebastiano Messina: “Sfida di nervi con gli ultrà dello strano asse M5S-Lega. ‘Noi affaristi? Voi perdenti'”.
Su Il Fatto, pagina 3: “Renzi perde ogni freno: ‘Giustizialismo è barbarie'”, “Al Senato il premier attacca i magistrati e la gogna iniziata ’25 anni fa’. Napolitano insiste: ‘D’Ambrosio morto di intercettazioni, non dimentico’”. Il “pezzo forte” del quotidiano, è però a pagina 2, dove si trova l’intervista al neo-presidente dell’Anm, Piercamillo Davigo: “‘Non c’è nessuna guerra: è la politica che non fa pulizia’”, “le frizioni tra poteri dello Stato sono la naturale conseguenza della loro separatezza e indipendenza. Chi vuole che tutti i poteri vadano d’amore e d’accordo dovrebbe proporre il ritorno alla monarchia assoluta”, “una conversazione può essere irrilevante ai fini del reato per cui si procede e non di un altro per cui è comunque lecito processare. Ma poi, chi decide cosa mettere o togliere? Il pm? Il gip? E i diritti della difesa chi li tutela?”, “ma lo sanno no che ciò che è irrilevante per il pm o per il giudice può essere rilevantissimo per il difensore?”.
Pensioni e lavoro
Il Corriere, pagina 2: “Padoan riapre il cantiere pensioni: ‘Ci sono margini per ragionare'”. A pagina 3: “Così la nuova flessibilità”, “Dall’ipotesi di un prestito prima della fine del lavoro, al part time. Boeri (Inps): chi è nato dopo l’80 rischia di lasciare a 75 anni”. Ed Enrico Marro spiega le ipotesi allo studio: un anticipo delle banche e assicurazioni alla flessibilità in uscita, da restituire a rate; a casa 12 mesi prima con un assegno penalizzato del 2% andando in pensione con fino a 4 anni di anticipo rispetto alla riforma Fornero; meno tasse sui fondi pensione.
Su La Stampa: “Padoan apre sulle pensioni: ‘Ma servono 7 miliardi’”, “Boeri (Inps): subito la flessibilità o si rischia una generazione perduta”.
E il “retroscena” di Paolo Baroni: “Riprende quota il vecchio progetto del prestito previdenziale per gli over 55”, “Strada in salita per le uscite flessibili: costano 5 miliardi e l’Ue è contraria”.
A pagina 9: “Senza incentivi il lavoro resta al palo. Da inizio anno crollano le assunzioni”, “In due mesi contratti fissi in calo del 74%. Riparte il precariato”. Ne scrive Walter Passerini.
La Repubblica, pagina 2: “Flessibilità, Padoan apre. Inps: ‘Generazione ’80 al lavoro fino a 75 anni'”, “Possibili modifiche per consentire uscite anticipate. Boeri: agite subito o perdiamo intere classi di giovani”. E Roberto Mania illustra le proposte allo studio: “Andare in pensione costa 7 miliardi l’anno, ipotesi ricorso alle banche”, “Lo Stato non vuole accollarsi il prezzo della flessibilità”.
Ue
Sul Sole 24 Ore Beda Romano da Bruxelles dà conto delle “nuove tensioni tra Ue e Turchia”: “In assenza di concessioni, il premier Davutoglu minaccia di far saltare l’intesa sui profughi” “Bruxelles non intende fare sconti ad Ankara sulla liberalizzazione dei visti di ingresso in Europa”, “Le provocazioni del ‘Sultano’. Bocciato un rapporto dell’Europarlamento contro la regressione dei diritti in Turchia”. Scrive Romano che in attesa di un rapporto comunitario che verrà pubblicato oggi sullo stato della collaborazione tra le due parti nella gestione dell’emergenza profughi, il presidente della Commissione Ue Juncker ha avvertito ieri che sulla questione della liberalizzazione dei visti, attesa per giugno, l’esecutivo comunitario non intende fare sconti. L’intesa firmata tra Bruxelles e Ankara prevede che i migranti irregolari arrivati sulle isole greche dal 20 marzo inpoi saranno trasferite in Turchia. Per ogni siriano riportato sul territorio turco, un siriano già in Turchia verrà reinsediato in un Paese Ue. L’accordo prevede in cambio contributi finanziari e liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che viaggino in Europa. Juncker ha avvertito: “la liberalizzazione dei visti dipende da una seria di criteri. I criteri non verranno annacquati a favore della Turchia”. I parametri per ottenere il viaggio senza visti in Europa sono 72, secondo Bruxelles la Turchia ne rispetta 19. Secondo Ankara, restano invece da rispettarne solo 17. La Commissione Ue chiede alla Turchia di trattare tutti i rifugiati allo stesso modo: attualmente, infatti, Ankara concede procedure d’asilo solo ai siriani. Da Ankara il presidente Erdogan ha affermato che “l’Unione europea ha più bisogno della Turchia” di quanto la Turchia abbia bisogno dell’Ue. Ed ha bocciato un rapporto in cui il Parlamento europeo ha bocciato la “regressione” dei diritti in Turchia.
Su Il Foglio un articolo di David Carretta: “Ankara si sente la salvatrice dell’Ue. Sui migranti e sulla Brexit”. Un diplomatico di Ankara spiega: “se questo accordo funziona”, non solo l’Ue sopravviverà alla crisi dei rifugiati che rischiava di travolgere Schengen, ma “la Turchia potrebbe anche aiutare a evitare la Brexit”. Carretta sottolinea che, tra gli “intoppi” dell’accordo c’è il fatto che la riammissione di afghani e iracheni è bloccata perché Ankara non ha ancora adottato la legislazione necessaria a concedere protezione internazionale ai non siriani.
Su Il Giornale un articolo di Gian Micalessin: “La Turchia ricatta ancora l’Ue: ‘Basta visti o stracciamo i patti'”, “Ankara ora pretende di subordinare l’accordo da 6 miliardi di euro alla fine entro giugno dell’obbligo di autorizzazione per i suoi cittadini”, “un altro schiaffo alla Merkel”.
Il Corriere della Sera intervista l’ex cancelliere socialdemocratico tedesco Gerard Schroeder: “Il piano italiano? Eurobond soluzione possibile”, “Serve una strategia per il Nord Africa. E abbiamo bisogno della Turchia nella Ue”. Dice Schroeder: “la proposta di Renzi per una strategia comune della Ue verso il Nord Africa va nella giusta direzione. Si tratta di più aiuti allo sviluppo e di un percorso per l’immigrazione legale in cambio di controlli comuni di frontiera e disponibilità a riprendersi i migranti. Quanto a finanziarla con gli eurobond, non sono contrario per principio. A condizione che ci sia un coordinamento della politica economica e finanziaria nell’eurozona, che oggi non abbiamo”. Sulla questione immigrazione e crescita del populismo: “per decenni, Cdu e Csu hanno creato l’impressione che la Germania non fosse terra d’immigrazione, ponendosi come garanti del fatto che non lo diventasse. Poi da un giorno all’altro, di fronte alla drammatica emergenza della scorsa estate, la cancelliera Merkel ha praticamente aperto le porte ai rifugiati siriani, dicendo loro che potevano venire tutti in Germania, senza però avere soluzioni per gestire l’afflusso”, “ha avuto molto cuore, ma purtroppo non aveva alcun piano”. I fatti di Colonia evidenziano che c’è un problema di integrazione e Tony Blair accusa i progressisti di non difendere i nostri valori, che ne pensa? “Non sono del tutto d’accordo con Tony sul tema. Ma deve essere chiaro che tutti coloro i quali vengono da noi, devono rispettare le nostre regole, la nostra Costituzione, cioè i valori di una società figlia dell’Illuminismo senza sconti”. Poi, sui rapporti con la Russia, non la si può “isolare”, dovremmo invece lavorare per eliminare le sanzioni.
Su La Repubblica: “La Ue rilancerà il piano italiano, ma è scontro con la Turchia”, “La Commissione farà suo il ‘migration compact’. Davutoglu: ‘Senza visti, niente accordo’. Juncker: ‘Non ci sono motivi per queste minacce’. L’Ungheria: ‘Rafforzare le frontiere'”. Di Alberto D’Argenio.
Su La Stampa: “Frontiere blindate e no alle quote. Il piano di Orban per i migranti”, “In 10 punti la strategia del premier ungherese: hot spot esterni alla Ue per le richieste d’asilo e sanzioni ai Paesi che non controllano. critiche alla linea di Renzi. Scontro Ue-Turchia”. Ne scrivono Alessandro Alviani e Marco Zatterin. E in basso: “Le cinque incognite che mettono a rischio il futuro dell’Unione europea”. Zatterin le enumera e e le illustra: Grexit (“le incertezze dietro al piano”), Brexit (“il pericolo sgretolamento”), le migrazioni (“occhi puntati sulla Turchia”), l’economia (“la ripresa troppo debole”) e la Russia (“Paesi divisi sulle sanzioni”).
Usa
Sul Corriere della Sera un articolo di Massimo Gaggi: “I giganti delle tecnologia Usa fanno muro contro Trump”, “Dopo Zuckerberg interviene anche Bill Gates: ‘No a chiusure e protezionismi'”.