IMMIGRAZIONE: l’Europa paga a caro prezzo l’assenza di una linea comune

Le aperture

Il Corriere della Sera: “I timori del Quirinale sull’Europa. Napolitano chiama Frattini: più cautela, salvaguardare l’Unione. Bruxelles scrive all’Italia e frena sui permessi. Maroni: niente di nuovo”. A centro pagina un messaggio via web diffuso dalla Presidente di Confindustria Emma Marcegaglia: “Marcegaglia: imprenditori mai lasciati così soli. Confindustria in campo. ‘Facciamo sentire la nostra voce'”. L’editoriale, firmato da Ernesto Galli della Loggia, è dedicato alle “generazioni perdute”, cioé ai “tanti talenti costretti ad emigrare” dall’Italia.

La Repubblica: “Profughi, l’Europa boccia l’Italia. ‘I permessi temporanei non aprono Schengen’. Duro stop anche da Berlino. La Lega: via i soldati dal Libano, li mettiamo alle nostre frontiere”. “Appello di Napolitano: no a dispetti e ritorsioni, serve una visione comune”. Sotto: “Marcegaglia: ‘Le imprese mai così sole'”. In prima pagina anche la notizia che oggi Berlusconi sarà in Aula al Tribunale di Milano per il processo Mediaset: “Berlusconi dai giudici, è caos nel Pdl. Oggi il premier in aula a Milano per il processo Mediaset. Affondo sulla prescrizione breve, scontro con Fini”.

Su Il Giornale, a centro pagina: “Quello che Silvio vuole dire ai giudici. Oggi l’udienza al tribunale di Milano”, con foto del premier. Il titolo di apertura è dedicato però alle “cifre riservate su quanto costano i programmi più amati dalla sinistra”. “Conto da 35 milioni per la Rai anti-Cav. Giornalisti rossi”. Dove si spiega che “spendiamo la bellezza di 7 milioni per Santoro, 8 per la Dandini, 10 per Fazio”.

La Stampa: “Rifugiati, l’Europa gela l’Italia. ‘Il decreto sui permessi non fa scattare Schengen’. Maroni: nulla di nuovo. La Lega: via i soldati dal Libano, servono per gestire l’emergenza clandestini. Bonino a Berlusconi: l’Ue non è un taxi”. In alto: “La leader di Confindustria: mobilitarsi per dare l’esempio. ‘Noi imprenditori mai soli come ora’. Marcegaglia: il Paese è troppo diviso”. In prima pagina anche la foto di due bimbe che giocano su una spiaggia Usa, in Lousiana: “Rinascono le spiagge della marea nera”.

Italia

Nel Pdl è “caos” secondo La Repubblica. Il Giornale parla di “fibrillazioni interne”. Oggi su tutti i quotidiani troverete eco della cena tra ministri di provenienza Forza Italia a Roma. La Repubblica dice che il vero scopo della serata era un attacco studiato a tavolino contro Tremonti. E che a spronare di nascosto i ministri presenti, ovvero Romani, Alfano, Frattini, Prestigiacomo, Gelmini, Fazio, Carfagna e Fitto, sarebbe stato lo stesso Cavaliere, sempre più impaziente di ottenere dal Ministro dell’Economia quella riforma fiscale che sembra perduta nei cassetti di via XX settembre. Il Cavaliere starebbe organizzando i suoi contro l’unico possibile rivale e suo successore. Nei cui confronti, peraltro, è cresciuta l’irritazione, anche per le recenti nomine nelle aziende pubbliche, dove la Lega e lo stesso Tremonti avrebbero “preso tutto”, come avrebbe detto un uomo del premier. “Ormai a me Tremonti nemmeno mi saluta più”, avrebbe detto il ministro Alfano.
Anche per La Stampa Berlusconi vede in Tremonti l’ostacolo ad una politica di sviluppo e ad una incisiva riforma del fisco. E Il Giornale parla del “gelo delle ultime settimane” tra il Cav e Tremonti: scrive il quotidiano che secondo molti, il fatto che alla cena fosse presente il fedelissimo Alfano, dimostrerebbe che sull’incontro c’era anche il placet del premier, convinto che Tremonti vada ridimensionato.

Europa

Una corrispondenza da Bruxelles sul Corriere della Sera spiega la posizione della Commissaria europea Malmstrom, che ha scritto una lettera al nostro ministro dell’interno per dire che non valgono come passaporti i permessi di soggiorno temporanei che l’Italia vuole dar agli immigrati tunisini. Oggi i ministri dell’interno dell’Europa si incontreranno a Lussemburgo, e si dovrà trovare un compromesso. Sarkozy e la Merkel hanno messo per iscritto il loro no a farsi carico di una quota di immigrati. Ma, scrive il quotidiano, “i mediatori sono all’opera”. Ieri sono rimbalzate voci di contatti “intesi” tra Roma e Parigi, per preparare un documento comune in vista del 26 aprile, giorno di un vertice tra Sarkozy e Berlusconi.
Lo stesso quotidiano dà spazio alla replica del ministro Maroni alle posizioni di Bruxelles: “Mi sembra una posizione scontata, per noi noin cambia assolutamente nulla”. Maroni spiega che era stato lui a chiedere alla Malmstrom di attivare la direttiva sui permessi temporanei, “pur nella consapevolezza che molti Strati sono contrari, come ho detto qualche giorno fa in Parlamento. Dunque non mi aspettavo nulla di diverso”.
La Repubblica riferisce le parole del ministro dell’Interno tedesco, Hans Peter Friedrich: “L’Italia deve risolvere da sola il suo problema”, “con 23 mila migranti l’Italia non è inondata, ma sta violando in modo eclatante il diritto d’asilo europeo”, “la riunione di Lussemburgo deve convincere l’Italia a smetterla con la sua politica non solidale con l’Europa e contraria al diritto europeo”.
La Stampa intervista la senatrice Emma Bonino, ex commissaria europea, che spiega come il rifiuto di Francia e Germania di prendersi carico degli immigrati giunti in Italia è “il prezzo che paga tutta l’Europa per non avere deciso una linea comune. Anche nell’ultimo trattato di Lisbona ratificato dai 27 Paesi membri si dice che ognuno decide per sé”. Secondo la Bonino, inoltre, “ad indebolire la posizione sull’Europa c’è stata la mancata presa di posizione del commissario Cecilia Maelstrom che avrebbe dovuto applicare autonomamente le direttive sui permessi a fini umanitari. Se lo avesse fatto sarebbe bastata una maggioranza qualificata, per prendere una decisione comune. E’ ovvio che ci debba essere una posizione condivisa. Detto qusto mi lascia molto perplessa che l’Italia non sia in grado di gestire 25 mila migranti. Con la crisi del kosovo nel 99 lo facemmo e ne arrivarono 50 mila”.
Per tornare al Corriere, l’Osservatorio di Renato Mannheimer sonda gli umori degli italiani, e in particolare degli elettori della Lega, sulla questione immigrazione. “Migranti, il 48 per cento di chi vota Carroccio pronto ad accettare i perseguitati in patria”. Le opzioni sono tre: accoglierli tutti, respingerli tutti o accogliere solo i “perseguitati politici”. La prima opzione ha il 16 per cento tra tutti gli elettori italiani. La seconda ha il 18 per cento. La terza opzione vede favorevoli il 41 per cento degli italiani, e il 48 per cento degli elettori della Lega.

Il Corriere e La Repubblica riferiscono anche dei “dubbi del Quirinale” sul rischio di un ultierore inasprimento nei rapporti tra Roma e Bruxelles. Secondo il quirinalista del Corriere della Sera, Napolitano sarebbe “preoccupato” dalla “escalation di segno anti-europeo” esemplificata dalle dichiarazioni del premier e di alcuni suoi ministri (“la Ue ci aiuti o è meglio dividerci”, ha detto Berlusconi; “se la Francia non si impegna esca da Schengen”, Maroni; la minaccia di un ritiro del nostro contigente dal Libano per schierare i nostri soldati lungo i confini e fermare i profughi, ipotesi avanzata da Calderoli).

Su Il Giornale Magdi Cristiano Allam firma invece un editoriale dal titolo “Ribelliamoci all’Europa per evitare l’invasione”. “Bene fa Berlusconi ad ammonire che l’Italia potrebbe uscire dall’Unione europea nel momento in cui veniamo abbandonati di fronte alla emergenza clandestini. Confermando che questa Europa è essenzialmente un colosso di materialità asservita ai poteri forti, che si incarnano nell’Euro”, scrive Allam; una Europa che si vergogna delle proprie radici giudaico-cristiane. Allam invita a rifondare le Nazioni Unite, che sostengono che coloro che tentano di arrivare in Europa siano tutti “potenziali profughi” e avrebbero tutti il diritto di essere accolti in qualsiasi parte del mondo.

Esteri

“Se prevale l’egoismo dei più forti” è il titolo dell’analisi firmata da Enzo Bettiza, che La Stampa dedica al consiglio previsto per oggi a Lussemburgo dei 27 ministri dell’interno: “Sulla lettura più o meno estensiva degli accordi di Schengen il concilio darà ragione a Roma, oppure subira e approverà l’interpretazione restrittiva della diarchia di Parigi e Berlino, sostenuta dal satellite di Londra?”, si chiede retoricamente Bettiza, convinto che avranno la meglio le tesi “sostanzialmente egoistiche ed anti-europee dei francesi e dei tedeschi”. Segue una analisi desolata della operazione Odyssey dawn, dove la no-fly zone si è risolta in una serie di “bombardamenti disordinati e privi di coordinamento”. “Si è avuta l’impressione che, in seguito al colpo di testa del presidente Sarkozy, pressato da tensioni elettoralistiche sul piano interno, tutte le maggiori istituzioni politiche e militari dell’Occidente, la Nato, l’Ue, l’alleanza storica tra europei ed americani, siano entrati in una sorta di panne semi-anarchico”, sottolinea Bettiza, deprecando anche il fatto che Obama non abbia ascoltato “il saggio parere contrario del Pentagono e di Robert Gates”. La Nato ha poi tentato di “riprendere in mano il filo della matassa imbrogliato dai francesi”. La storia “non potrà non ricordare la pessima riuscita dell’intervento neo-colonialista in Libia, ammantata dalla fraseologia del Tigellino buonista dell’Eliseo Bernard-Henry Lévy”. Il paragone che avanza Bettiza è quello dell’intervento franco-britannico a Suez nel 1956, che fu controproducente, rafforzò il pan-arabista Nasser e fornì a Krusciov un ottimo alibi per stroncare la rivoluzione ungherese e favorire l’intervento sovietico in Medio Oriente. Allora Eisenhower impose l’alt a Parigi e Londra, Obama ha fatto l’opposto”.

Sul Corriere si legge invece che il Presidente Sarkozy “con una svolta poco pubblicizzata ma forse decisiva”, sarebbe pronto ad accettare che Gheddafi resti al potere durante una fase di cessate il fuoco che permetta le trattative tra il governo e gli insorti. Secondo lo stesso quotidiano, peraltro, Gheddafi avrebbe detto sì al piano di mediazione, offertogli ieri dall’Unione Africana. Il Consiglio nazionale di transizione rifiuta ogni trattativa finché al potere ci saranno Gheddafi e i suoi figli: ma la mossa di Sarkozy imporrebbe loro la trattativa.

L’Unità intervista Mustafa Gheriani, portavoce del Consiglio nazionale di transizione libico. Dice che “avanzare di 20 chilometri e quindi ripiegarsi per altrettanti chilometri è normale” nel tipo di guerra del deserto, “molto fluida”, che si sta combattendo contro le forze di Gheddafi. Sulla utilità di una soluzione che sia politica, oltre che militare, risponde che essa non può che passare per l’uscita di scena di Gheddafi e dei suoi figli. E, “se c’è chi intende giocare la carta dell’esilio, lo faccia. Non sarà il Cnt a fare da ostacolo”. Sui barconi dei migranti Gheriani dice: “Sappiamo che a Misurata le milizie al suo soldo (di Gheddafi, ndr) impongono a forza a centinaia di eritrei, somali, etiopi, gente fuggita dal Corno d’Africa, di imbarcarsi forzatamente su quei barconi. Chi rifiuta viene passato per le armi. Noi abbiamo assicurato all’Italia e ai Paesi europei che controlleremo i flussi migratori e che potremo farlo con efficienza”, poiché si tratta di un’arma di ricatto e di vendetta adoperata da Gheddafi contro l’Italia e altri Paesi europei.
Sullo stesso quotidiano un articolo sottolinea che la Lega Araba ha deciso di chiedere all’Onu una no-fly zone su Gaza, sul modello di quella da poco votata per la Libia, per impedire all’aviazione israeliana di bombardare l’area. La scorsa settimana Hamas ha lanciato da Gaza alcuni missili e, in risposta, Israele ha deciso una serie di raid aerei che ha portato alla morte di 18 persone e al ferimento di 70.

Una lunga analisi dello scrittore Tahar Ben Jelloun è dedicata da La Repubblica alle rivolte nel mondo arabo: vi si legge che esse hanno seppellito l’islamismo, essendo soprattuto rivolte laiche, in cui si chiede democrazia, dignità, giustizia, lotta contro la corruzione, e latrocinio. Scomparsa la retorica islamista tra i giovani libici che resistono a Gheddafi, in Egitto i Fratelli Musulmani hanno cercato di salire in corsa sul treno della rivoluzione, e, in seguito, “si sono ritrovati nella mischia, tra tanti partiti politici, costretti a mettere in sordina un fanatismo divenuto anacronistico”. Questo non vuol dire che essi scompariranno, ma solo che avranno un loro posto nel contesto democratico: “L’islamismo continuerà ad esistere, perché risponde ad una esigenza culturale e identitaria. Ma è l’assenza di democrazia che ha favorito la sua espansione. Una democrazia ben assimilata terrà conto delle componenti religiose, come terrà conto delle varie correnti laiche. L’islamismo è stato sconfitto dal popolo”.

(Fonte: Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)

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