La Repubblica: “Meno poteri alle Regioni. Ecco la legge”. “Scontro sulle pensioni e sul patto per la produttività”. “La riforma costituzionale sarà illustrata oggi al Quirinale”. “Camusso: sul lavoro sento proposte incomprensibili”. A centro pagina: “Nasce il fondo Salva-Stati. Atene si blinda per la Merkel”, che oggi arriva in Grecia. Un piccolo richiamo in prima pagina parla del Pdl. “Alfano annuncia: Berlusconi pronto a non ricandidarsi”.
Il Foglio: “L’Europa ora ha uno scudo, ma tanti veti da superare per goderselo. Il Fondo Salva Stati c’è, manca una quadra diplomatica tra Londra, Roma e Berliscono sulla strategia anti crisi. L’Esm è una tappa storica’”.
Il Corriere della Sera: “Berlusconi cerca alleati. Alfano: per riunire il centrodestra può non ricandidarsi. Il piano del Cavaliere, Casini freddo. Un nuovo scontro sulla legge anticorruzione”. A centro pagina: “I verbali degli indagati della Maugeri su Simone e Daccò. ‘La Regione Lombardia ci disse chi corrompere’”.
La Stampa: “Pensioni, scontro Fornero-partiti. No del ministro a una proposta bipartisan da 5 miliardi che ammorbidisce la riforma e aumenta gli esodati garantiti”. In evidenza in prima: “Chaves IV: grazie al mio pueblo”.
Il Sole 24 Ore: “Pensioni, stop del Governo. ‘La riforma non va svuotata’. In Parlamento avanza la proposta bipartisan sugli esodati. Per la Ragioneria costa 30 miliardi. Fornero: sul mercato del lavoro siamo aperti a modifiche”.
L’Unità: “Ora Alfano implora Casini”. A centro pagina: “Nuovo scontro sugli esodati”.
Il Fatto quotidiano: “Alfano rottama Berlusconi. Pdl allo sbando”.
Europa: “Berlusconi, uscita nel nulla. Le primarie spingono il Pd. Le polemiche interne non frenano la crescita dei democrat nei sondaggi. Alfano prepara il pensionamento del Cavaliere e ‘chiama’ il leader Udc. Che dice no”.
Il Giornale: “Alfano offre il Pdl a Casini. Mentre Berlusconi è in Russia, il segretario annuncia: ‘Il Cav pronto a non ricandidarsi, adesso tocca a te’. Molti colonnelli del partito esultano: felici di mettersi nelle mani di Pierfurby, che nei sondaggi ora è sotto la Lega”. A centro pagina: “Pensioni, a rischio l’unica riforma di Monti”.
Pubblico: “Imu omessa est, fateli pagare. Il consiglio di Stato boccia i tecnici sugli immobili del Vaticano. Tace la politica. Ma Monsignor Bagnasco non aveva detto ‘siamo pronti a fare la nostra parte?’”.
Su tutte le prime pagine si parla dello “show-evento” di Adriano Celentano in onda ieri. “E le canzoni 18 anni dopo travolgono il predicatore” (Aldo Grasso, il Corriere della Sera). “Show milionario per dirci ‘risparmiate’” (Libero).
Grecia, Europa
Oggi Angela Merkel arriva ad Atene.
Il Sole 24 Ore scrive che la visita durerà appena ei ore, e prevede clloqui con il premier Samaras e il presidente Papoulias. Nella capitale sono state predisposte imponenti misure di sicurezza, come se ne erano viste solo ai tempi della visita di Clinton, nel 1999. In ballo ci sono i nuovi robusti tagli – 13,5 miliardi in due anni – che Atene sta discutendo con la Trojka dei creditori internazionali (Ue, Bce e Fmi) per veder sbloccare la prossima tranche di aiuti: 31,5 m,iliardi del secondo pacchetto da 130. Aiuti indispensabili per evitare che le casse greche si trovino a secco a novembre, facendo fare ad Atene – come aveva detto Samaras qualche giorno fa – la fine della Repubblica di Weimar. Il governo greco vorrebbe una proroga, due anni in più per distribuire i tagli, e mette in guardia dai rischi di soffocamento dell’economia, che nel 2011 è calata del 7,1 per cento”. Per ora l’intesa con la Trojka non è stata trovata e dunque, salvo colpi di scena, non arriverà nemmeno dal consiglio europeo previsto il 18 e 19 ottobre.
Su La Repubblica un reportage da Atene a firma di Adriano Sofri. Parla delle file alle mense tenute dalle chiese ortodosse e anglicane o dalle varie sedi della Caritas. “Asiatici, africani, donne rom, piene di bambini e di chiasso,donne dell’est europeo, ragazzi, clochard. Ma ci sono anche signori greci dal portamento decoroso, signore greche dal trucco curato, che vogliono nascondere il loro disagio”. Una volontaria dice che prima i greci erano pochi, ora sono aumentati. Anche i nazisti di ‘Alba Dorata’, scrive Sofri, “organizzano distribuzioni di cibo. Ma loro chiedono la carta di identità greca agli affamati. Un greco su 4 avrebbe un reddito mensile di 470 euro. “Non esiste più una piccola borghesia, né un ceto operaio”. Il primo ministro Samaras ha raccontato ai tedeschi di sentirsi come la Germania di Weimar alla vigilia del crollo. Ed ha aggiunto che a novembre le casse saranno vuote senza la nuova tranche del prestito. Ed è Alba dorata a fare tesoro da questa situazione. Nella polizia, specialmente nei reparti speciali, i voti all’estrema destra sono stati maggioritari e le complicità sono impudenti, scrive Sofri, raccontando che accade che cittadini che telefonano alla polizia si sentono rispondere di chiamare Alba dorata.
Sul Corriere della Sera Federico Fubini ricorda che le autorità che aiutano Atene chiedono al governo greco tagli per 13,5 miliardi per i prossimi due anni. Se si parametrasse una proposta del genere a una economia di dimensioni italiane, ciò equivarrebbe a una riduzione del bilancio dello Stato di 100 miliardi. Mario Monti hja già incontrato problemi a far accettare l’idea di limitare le uscite pubbliche di appena un quarto di quella cifra, spalmando le misure su tre anni. Ma le istituzioni europee e il Fondo Monetario sostengono che la Grecia può riuscire in interventi quattro volte più pesanti in meno tempo; può farlo, secondo loro, dopo sei anni di recessione e un crollo dell’economia del 25 per cento, che ha portato al limite della tenuta l’infrastruttura stessa della democrazia. Quando il senso dell’irrealtà arriva a questi estremi, deve esserci un motivo”, scrive Fubini. Il tema della visita della Cancelliera tedesca, aggiunge il Corriere, sarà il “tabù” di questi anni: l’insolvenza nei confronti dei governi (e dei loro contribuenti) che hanno prestato il denaro con cui la Grecia vive da tre anni. Sono crediti per 126 miliardi, dei quali una ventina vantati dall’Italia”. “Non esistono vere possibilità che un giorno tutti questi oneri siano ripagati e la richiesta alla Grecia di perseguire tagli inverosimili serve soprattutto a negare questa realtà. Ma prima che collassi anche la struttura istituzionale del Paese, a molti appare inevitabile diluire (di molto) i rimborsi dovuti ai fondi salvataggi, ai governi europei e alla fine ai loro cittadini. Non sembra esserci altra scelta”. Insomma: “il giorno in cui i leader europei dovessero accordarsi per condonare gli aiuti offerti ad Atene, cadrebbe un’altra delle finzioni mantenute in questa crisi. Agli elettori tedeschi, finlandesi, olandesi (e italiani) era staro detto che i fondi mandati ad Atene non erano doni, ma prestiti destinati ad essere rimborsati. In caso di insolvenza, anche parziale, quei bonifici diventano quello che i tedeschi dall’inizio temevano che fossero: trasferimenti a fondo perduto”.
Per tornare al Sole 24 Ore, Adriana Cerretelli dà conto di una ricerca dell’Institute of international finance, secondo cui “l’austerità a senso unico praticata finora in Grecia e dintorni ‘ha peggiorato la situazione’. Va stimolata la ripresa, altrimenti la cura potrebbe diventare controproducente. Allarmismi eccessivi? Oggi la Merkel sarà ad Atene per la sua prima visita ufficiale dallo scoppio della crisi. Per garantirne la sicurezza, il governo Samaras è stato costretto a mobilitare 7mila poliziotti in una città in stato d’assedio: non si direbbe la normale accoglienza riservata a partner e amici, al più importante componente di una stessa famiglia”. Insomma: celebrare, come è accaduto ieri a Lussemburgo, la nascita dell’Esm o fondo Salva Stati “appare un esercizio alquanto ambiguo, visto che la sua operatività parte dimezzata e tale resterà non si sa fino a quando. L’urgenza del momento è la ricapitalizzazione delle banche spagnole per circa 60 miliardi. Ma l’Esm non potrà farlo. Perché sulla vigilanza unica da affidare alla Bce non c’è accordo per le fortissime resistenze tedesche. Perché Germania, Olanda e Finlandia ora sostegnono che gli aiuti Esm potranno riguardare non i vechi ma solo i nuovi debiti bancari. In poche parole si tenta di cambiare le carte in tavola mentre si negozia sulle regole di funzionamento del nuovo meccanismo. Lo stesso vale per lo scudo anti-spread”.
Pensioni
L’Unità descrive quella di ieri come una delle giornate più cariche di tensione tra l’Esecutivo Monti e le forze politiche che lo sostengono. L’origine è il problema degli esodati, quelle centinaia di miglia di persone che l’ultima riforma delle pensioni ha posto in un limbo, senza un lavoro ma impossibilitati a percepire l’assegno di pensione. Ieri è arrivata a Montecitorio la proposta di legge del deputato Pd Cesare Damiano, condivisa anche da Pdl, Udc e opposizioni, che si propone di “riparare” i danni: lo fa ampliando la platea dei soggetti considerati esodati, e re-introducendo una serie di scalini per consentire ai lavoratori di 58 anni di andare in pensione con 35 anni di contributi fino al 2017. Ma per il governo il testo è irricevibile, anche per ragioni di copertura economica del provvedimento, che è stata quantificata in circa 5 miliardi. Contraria è poi la ministra Fornero, soprattutto all’introduzione di scalini per i lavoratori di 58-59 anni. E ieri è stata diffusa una lettera dello stesso ministro Fornero che, in realtà, risale, come scrive il Corriere della Sera, ad agosto, nella quale il ministro ammonisce contro eventuali svuotamenti della riforma: “Occorre fare ogni sforzo – scriveva la Fornero – per evitare anche il solo rischio di adottare misure che, se non adeguatamente comprese anche in sede internazionale, potrebbero avere l’effetto di compromettere gli sforzi di stabilizzazione finanziaria fin qui profusi dal Parlamento, dal Governo, dal Paese. Ieri il ministro ha esplicitamente sconsigliato l’adozione del testo proposto da Damiano, il quale si è così difeso: “non vogliamo smontare la riforma Fornero, vogliamo fare delle correzioni, addolcire il salto. Se la copertura da 5 miliardi non ci fosse, sarebbe molto grave. C’è la spending review, c’è la legge di stabilità, questi soldi non devono essere destinati solo alla riduzione del debito ma anche per correggere l’errore fatto”. Insiste la Fornero: “E’ impensabile che uno possa lavorare trenta anni e avere una pensione di 35-40 anni”.
Pd
Su Pubblico un articolo dà conto di un sondaggio Ipr marketing sulle primarie del centrosinistra, realizzato per il Tg3 e diffuso ieri sera. A oggi Bersani ha il 40 per cento (lunedì scorso era al 39), Renzi ha il 31, Vendola sale dal 18 al 21, Tabacci è al 4, Gozi e Puppato al 2. In una settimana Renzi ha perso tre punti, e secondo il quotidiano “paga l’assenza di sabato” dalla assemblea nazionale del suo partito.
Europa scrive in prima pagina che “le primarie spingono il Pd”: un altro sondaggio di Ipr marketing dice che il Pd è al 28 per cento.
Il Foglio offre un contributo firmato dal responsabile economia del Pd, Stefano Fassina: “Rottamare l’agenda Monti. Il montismo, l’Europa, la miopia del sindaco di Firenze, la nuova fase. Fassina spiega perché il Pd di Bersani è alternativo alla politica economica dei tecnici portata avanti dai neo-liberisti alla Renzi”.
Fassina ieri ha accusato Renzi di aver “copiato” il programma del Pd (La Stampa: Renzi sotto accusa nel Pd: ‘Copione’. Si tratta di proposte sul lavoro femminile e gli asili nido, che il sindaco di Firenze – è l’accusa – avrebbe “copiato” dalle proposte approvate dall’Assemblea nazionale Pd e riprese dalla recente conferenza nazionale per il lavoro. Scrive Stefano Menichini, su Europa, che si tratta di una accusa “controproducente”, e che gli avversari del sindaco di Firenze “fin qui sparano solo colpi a vuoto”. “E’ paradossale la pretesa di non togliere voti alla destra. Offende la continua chiamata in causa di Giorgio Gori, la cui disponibilità e passione andrebbe viceversa lodata. Appare forzata, infondata e curiosamente antipolitica la verve inquisitoria sul finanziamento della campagna elettorale. E se qualcuno anonimamente insinua addirittura di aiuti economici dall’estero, ‘da Israele’, la cosa sarebbe comica se non puzzasse insopportabilmente di antisemitismo”.
Sul Corriere della Sera un intervento del senatore Pd Pietro Ichino, che riprende una regola adottata dal partito laburista inglese nel 2010 per l’elezione del segretario: ogni elettore indica sulla scheda non solo la sua prima scelta ma anche la seconda, quella che considera un “second best”. Se nessuno dei candidati raggiunge la maggioranza assoluta delle prime scelte, si considerano anche le seconde che risultano espresse anche dalle prime due: “Questa regola elettorale ha l’effetto di costringere i candidati più forti a cercare ‘seconde scelte’ anche nel campo avversario, quindi a stemperare i toni della polemica e a coltivare ciò che unisce più che ciò che divide. In Inghilterra due anni fa Ed Miliband fu eletto così”, fu cioè più abile ad attrarre il secondo voto del fratello avversario e fu solo con le seconde scelte di questi che riuscì a raggiungere il 50,65 per cento dei voti.
Pdl
Alessandro Sallusti firma l’editoriale de Il Giornale, dedicato al Pdl: “Per riunire il centrodestra Berlusconi è pronto a non ricandidarsi, ha detto ieri Angelino Alfano parlando con Casini e confermando quanto ripetuto in più occasioni da Berlusconi stesso. Talre possibilità è stata trasformata subito in certezza più dentro che fuori il Pdl. I colonnelli azzurri (ex An in testa) abbarbicati alle loro poltrone hanno stappato champagne felici di mettersi nelle mani di Casini per rimpolpare il bottino elettorale da loro dissipato”. Sallusti aggiunge più avanti: “Non sappiamo se sia solo un problema di cattiva comunicazione, ma l’uscita di Alfano fa nascere la sensazione che il Pdl, quattro volte più grande dell’Udc, si stia mettendo in ginocchio davanti al furbo Casini. Non credo fosse questo che aveva in mente Berlusconi quando, sulla nave de Il Giornale, annunciò per la prima volta la possibilità di fare un passo di fianco. Avevo capito che il progetto fosse quello di sbaraccare il Pdl (cosa poi confermata nei giorni scorsi) pr mettere insieme una grande coalizione di moderati nella quale Casini, a certe condizioni, potrebbe entrare come socio alla pari di tanti altri. Non vorrei che si invertissero le parti”. Un altro articolo, nelle pagine interne del quotidiano, scrive che “la sortita del segretario del Pdl” “non sembra esser stata concordata preventivamente con Berlusconi. Elemento a sostegno di questa tesi l’assenza dalla scena italiana del presidente del Pdl, impegnato a Mosca nei festeggiamenti per i sessant’anni di Vladimir Putin. Alfano, dopo un confronto dai toni insolitamente aspri con Berlusconi avuto nei giorni scorsi, avrebbe rivendicato la necessità di riprendere in mano una iniziativa forte per riunire il fronte dei moderati e mettere fine alla guerra interna tra chi vuole conservare il Pd e chi auspica uno spacchettamento e la creazione di un soggetto nuovo di zecca guidato dallo stesso Berlusconi, con una forte iniezione di soggetti provenienti dal mondo imprenditoriale e dalla società civile”.
Stamane Berlusconi ha confermato la sua volontà di fare un “passo indietro”, intervistato da Canale 5.
E poi
Alle pagine R2 Cultura de La Repubblica una sintesi dell’intervento che il politologo tedesco Claus Leggewie, dedica al sud dell’Europa: “La periferia dell’Europa, dal Portogallo alla Grecia, passando per gli Stati del Nordafrica, è ormai considerata zona pericolosa, quasi come lo era il blocco orientale durante la guerra fredda”. Il mare nostrum dovrebbe invece significare “riabilitare il sud come nucleo storico d’Europa, in cui insediare un progetto di sviluppo e di pace duraturo e al passo con i tempi”. Leggewie ritiene necessario partire per esempio da una unione energetica che accomuni l’europa nordoccidentale, quella mediterranea e l’Africa subsahariana, una sorta di Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio) del nostro tempo, in grado di generare processi di integrazione per l’intera regione, proprio come la Ceca degli anni 50 svolse un ruolo fondamentale nella creazione di un ‘nucleo’ integrato europeo. Una simile comunità renderebbe obsoleti tanti gli oligopoli dell’energia del nord quanto i regimi redditieri del sud”. Dall’energia al turismo, è la proposta di Leggwie per una unione mediterranea rinnovata, “che possa fungere da modello per un assetto federativo e subregionale in Europa, trascendendo le frontiere dell’attuale Unione europea.
Lo scrittore israeliano David Grossman, insieme con l’algerino Boualem Sansal, hanno lanciato un appello per una “unione mondiale di scrittori per la pace” in Medio Oriente, innanzitutto tra israeliani e palestinesi. Lo hanno fatto a Strasburgo, in occasione del primo “forum mondiale per la democrazia” organizzato dal Consiglio d’Europa. Ne parla il Corriere della Sera. Dice Sansal: “Io e David possiamo fare qualcosa per cambiare la mentalità delle persone. L’antisemitismo e la negazione della Shoah sono diffusi come cinquant’anni fa e più, e qualcuno deve denunciarlo. La cultura dell’integralismo islamico avanza nei Paesi toccati dalle primavere arabe, ma anche in Algeria dove il regime dittatoriale ha imparato a servirsene: da ragazzo a scuola avevamo un’ora di religione alla settimana, adesso sono diventate sei. Ore e ore di propaganda. Nelle moschee Hitler è ancora considerato o una invenzione dei sionisti o qualcuno che non è riuscito a finire il proprio lavoro”. Entrambi sperano in uno Stato palestinese accanto allo stato ebraico, entrambi hanno pagato un tributo pesante alla guerra. Grossman ha perso il figlio poco prima che finisse il conflitto del Libano, il secondo in Algeria è trattato da traditore.
di Ada Pagliarulo e Paolo Martini