La Repubblica: “La Ue annuncia il sì alla manovra ma è battaglia”, “I falchi tedeschi: niente sconti. Parigi con Roma”, “Renzi attacca la minoranza Pd: ‘Sono come Totò, si oppongono a prescindere’”.
In prima la foto dello scrittore Erri De Luca dopo l’assoluzione: “No Tav, assolto Erri De Luca, ‘Ha vinto la libertà di parola’”.
A centro pagina, a sinistra: “Il piano Mogherini: ‘Quaranta giorni per attuare l’accordo o la Libia scoppia’”.
E sul caso Marino: “Marino 4 ore in Procura a Roma: ‘Non sono mie le firme sulle ricevute delle cene’”.
A fondo pagina: “Il lungo addio all’ora di religione. Un alunno su 5 non frequenta più”. Di Tiziana De Giorgio.
E “la storia”: “Giallo a Istanbul, reporter inglese trovata impiccata all’aeroporto”.
La Stampa: “Bruxelles verso il sì alla manovra”, “Ma l’Europa non vuole accettare lo sfondamento del deficit di oltre 3 miliardi chiesto dall’Italia per l’accoglienza ai migranti”, “Il canone Rai si pagherà in sei rate da 16,66 euro. Autocertificazione per chi non ha la tv”.
Di spalla a destra: “Non ha incitato a sabotare la Tav, assolto Erri De Luca”. E un commento di Cesare Martinetti: “La libertà di dire cose sbagliate”.
E più in basso, in riferimento alla prescrizione scattata per il caso Stamina: “Così Vannoni non pagherà per Stamina”, di Niccolò Zancan.
L’editoriale in apertura a sinistra è firmato da Mario Deaglio: “Cina, l’economia che rallenta non fa paura”.
A centro pagina, con foto di un parco: “Stiamo perdendo i colori dell’autunno”, “Il caldo prolungato smorza le tonalità delle foglie: nei parchi addio a giallo, arancione e rosso”.
Il Corriere della sera: “La Ue non ferma la manovra”. “Verso il primo sì in attesa del vero esame”. “Salvini e Fico contro il canone Rai”. “Padoan: trattativa continua. Giallo sui tagli della Tasi per le seconde case nelle grandi città”.
Di spalla Michele Ainis si occupa dell’imminente giudizio della Corte Costituzionale sulla legge Severino.
L’editoriale è firmato da Paolo Mieli: “Vaccini e falsi complotti”.
A centro pagina, con foto: “L’economia cinese rallenta (Le Borse restano a guardare)”.
Accanto: “Internet veloce: accelera il piano sui contatori Enel”. “Vodafone, l’Ad Colao dal premier”.
In evidenza ancora – sulla inchiesta milanese che coinvolge l’ex vicepresidente della Regione Mantovani – un articolo di Luigi Ferrarella: “Mantovani intercettato. I colloqui con Berlusconi”.
A fondo pagina: “Milano, la famiglia che non ti aspetti. Il 45 per cento composto da single, soprattutto under 35. Raddoppiate le coppie di fatto”.
In prima anche la notizia della assoluzione per lo scrittore Erri de Luca, a processo per i suoi scritti in cui si invocava il sabotaggio della Tav.
Il Giornale: “Cicchitto scioglie Alfano. Nuovo cambio di casacca. ‘Basta Ncd, serve un nuovo partito che appoggi il Pd’. Svolta sinistra”. E poi: “Marino più di 4 ore dai pm. Scarica sui collaboratori?”.
Di spalla: “Incitò a sabotare l’alta velocità. De Luca assolto”. “Ma la libertà valga anche per la destra” è il titolo di un commento di Paolo Bracalini.
A centro pagina: “La gaffe del Papa. Benedice (e sprona) chi ‘okkupa’ le case. Il Pontefice risponde a una lettera dell’ex consigliere comunista ‘Tarzan’, storico sostenitore degli abusivi”.
Sotto: “Dopo le unioni, il rischio è la poligamia”. “E intanto in un liceo di Udine sale in cattedra un professore transessuale”.
Il Fatto ha un grande titolo a centro pagina per un’esclusiva: “Bankitalia, indagato Visco”, “Inchiesta sul commissariamento e la vendita della Popolare di Spoleto”, “Le accuse dei pm: corruzione, truffa e abuso d’ufficio”.
Più in alto, il caso de Luca: “De Luca (Erri) assolto: ‘Sabotare Tav’ non è reato’”. E accanto: “De Luca (Vincenzo) e De Magistris appesi alla Consulta”.
In prima anche l’intervista al Procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti: “3 mila euro cash regalo alle mafie”.
Poi un’intervista a Mary Mapes, la reporter licenziata dalla Cbs, autrice di un libro in cui svelò le torture di Abu Ghraib e come George W. Bush avesse schivato il Vietnam: “’Così la Casa Bianca distruggeva i giornalisti’”.
Il Sole 24 ore offre un “forum” con il ministro dell’economia Padoan: “’La pressione fiscale cala al 42,4 per cento, ora preoccupa l’inflazione bassa’. Auspico che le banche siano più forti e più d’una. Sul contante ho cambiato idea. Sui tagli di spesa scelta politica. La guerra la vinciamo sull’occupazione”.
Di spalla: “Verso il primo via libera di Bruxelles alla manovra. Renzi vede Mattarella. Resta il nodo dello sconto sulla clausola migranti. Alla minoranza Pd: ‘Vi opponete a prescindere’”.
A centro pagina: “Cina, crescita ai minimi dal 2009. Nel terzo trimestre Pil a +6,9 per cento ma meglio delle previsioni. A rischio target del 2015. I dati oltre le attese spingono le Borse, poi frenata da trimestrali e petroliferi”.
Manovra
Il Sole 24 ore dedica molto spazio ad un forum con il ministro dell’economia Padoan che spiega la manovra: “Ai tempi di Ciampi la priorità italiana era il controllo del deficit e l’avanzo primario, oggi il nostro imperativo è il rilancio dell’occupazione e della crescita economica, non senza continuare sulla strada del risanamento”. Il quotidiano non manca di segnalare la “cattiva abitudine che si ripete” di parlare in mancanza di un testo e di tabelle definitive sulla legge di Stabilità. Delle parole di Padoan sottolinea quella sul calo della pressione fiscale (al 42,4, il tendenziale precedente era al 44,2).
“Lei stesso ha più volte affermato che i tagli fiscali producono risultati se hanno coperture strutturali. Qui di coperture strutturali ce ne sono ben poche, mentre si utilizza il massimo della flessibilità riportando il deficit al 2,2%…
Le clausole di flessibilità ottenute non sono trucchetti ma incentivi all’azione del governo per fare riforme strutturali e investimenti. Riguardo alle coperture: c’è una spending review con interventi strutturali per oltre 5 miliardi. Una cifra inferiore a quella indicata nel Def perché manca il taglio delle tax expenditures. Si è trattato di una scelta politica, perché ridurre le spese fiscali vuol dire aumentare le tasse. L’intervento sulla pressione fiscale va letto nell’arco di un programma di 4 anni e il prossimo anno interverremo sulle tax expenditures con un grande riordino che faremo in un contesto generale di intervento su altri tagli di tasse”.
Sul taglio delle tasse non sarebbe stato meglio concentrarsi sul taglio delle tasse alle imprese? “Il dubbio ci è venuto e ne abbiamo discusso ampiamente. A parità di altre condizioni io ho sempre detto che tagliare le tasse su lavoro e imprese ha più impatto di crescita rispetto al taglio delle tasse sulla casa. Ma la politica del Governo, come dicevo, va considerata come una storia pluriennale e in questo arco di tempo si è deciso di ridurre anche le tasse sulla casa”. “La scelta di aumentare il limite per gli acquisti in contante l’ha più subita o più sostenuta?”. Risponde Padoan che “nel caso del contante io ho cambiato idea. Rivendico il diritto a farlo. Dopo aver esaminato meglio la questione, l’evidenza mi dice adesso che non c’è una correlazione tra il limite al contante e la dimensione dell’economia sommersa”.
La Stampa, pagina 2: “L’Ue verso l’ok alla manovra, ma il bonus migranti è a rischio”, “Renzi: la minoranza del Pd ormai è come Totò, si oppone a prescindere. Padoan: con la legge di stabilità giù tutte le tasse, non solo sulla casa”. E il quotidiano intervista l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco, che dice: “Il governo doveva ridurre l’evasione per tagliare il Fisco senza rischi”, “Le politiche che facemmo con Prodi, Ciampi e Amato servivano a salvare l’Italia dal default. Adesso bisognerebbe usare i margini di bilancio per fare investimenti, che aiutano la crescita”. Perché secondo lei è sbagliata la manovra 2016 di Renzi? Visco: “Perché non è di rigore. E’ fatta a debito per finanziare misure volte al consenso”.
E sulle tasse sulla casa dice: “Gli attuali tributi vanno razionalizzati. Per rilanciare l’edilizia sarebbe molto meglio abolire le imposte di registro, ipotecarie e catastali”.
A pagina 3: “Sulla prima casa resta l’imposta da 40-100 euro per box e cantine”, “per chi ha la seconda abitazione sparisce l’addizionale dello 0,8 per mille. A Torino e Roma i maggiori benefici. Sulle ville risparmi fino a 12 mila euro”.
Su Il Fatto a pagina 3 un’intervista al procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti: “Il contante più libero è un favore alla criminalità”, “Scelta sbagliata, segnale pessimo per la legalità”, “Aiuta il riciclaggio di proventi da usura, estorsione e attività bancaria clandestina con cui si finanziano le grandi organizzazioni”.
E a pagina 4: “Non solo fantasma, la manovra è anche fuori legge”, “In Senato non c’è, ma va presentata d’obbligo ‘entro il 15 ottobre’. Ma al Tesoro ancora la stanno scrivendo: allora cos’ha votato il Cdm?”.
La Repubblica, pagina 2: “Il sì della Ue alla manovra. Renzi: ‘Sinistra come Totò, si oppone a prescindere’”, “Un duro attacco del premier alla minoranza Pd: ‘Nella finanziaria le storiche battaglie dem’. Padoan: giù le tasse”.
E il “retroscena” di Goffredo De Marchis: “I dissidenti: la cambieremo. Il premier: ‘E io ci metto la fiducia’”, “Delrio avverte: ‘Se nel governo vuole entrare Verdini, allora bisogna aprire una discussione nella maggioranza’. Ecco gli emendamenti bersaniani”. Si legge che anche Alfredo D’Attorre sarebbe pronto a lasciare il Pd, “ma nella sinistra dem in pochi condividono i toni ultimativi dell’ex segretario” Bersani. Non avrebbero “fatto breccia” i suoi toni altissimi (ha accusato Renzi, ricorda De Marchis, di copiare Berlusconi, giudicando incostituzionale l’abolizione della Tasi, bollando la manovra come un prodotto della destra).
A pagina 3 un’ intervista Nello Rossi, che fino a venti giorni fa coordinava il gruppo sulla criminalità economica come procuratore aggiunto a Roma: “I tremila euro? Un segnale negativo. Aiuta chi cerca la piccola evasione”.
Ancora sulla legge di stabilità, a pagina 4, la corrispondenza da Bruxelles di Alberto D’Argenio : “L’ultima lite tra i commissari europei”, “Tensione tra Dombrovskis e Moscovici. I rigoristi dell’Europa del Nord puntano i riflettori sulla Spagna e dicono no all’ulteriore sconto all’Italia per la clausola immigrati. Attesa per le previsioni economiche del 5 novembre”.
Ncd
Il Giornale si sofferma sulla intervista concessa ieri da Fabrizio Cicchitto all’Huffington Post in cui – si legge – “inneggia al nuovo Vate, che in virtù d’un ‘paradosso della storia, per salvare il Pd dallo stallo è riuscito in quello che non riuscì né alla destra né a Craxi e neanche a Berlusconi: ha ucciso i comunisti’ (circostanza per Cicchitto sempre dirimente su ogni altra)”. Renzi ha “preso una ‘posizione di stampo blairiano che rappresenta il massimo della rottura rispetto alla Ditta’” e dunque il Ncd “’deve entrare nell’ordine di idee che il suo nome è cambiato nella sostanza e deve cambiare nella forma. È ora di costruire un Nuovo centro, che deve allargarsi a tutte le forze politiche parlamentari che finora frantumate e divise hanno sostenuto Renzi’”. Cicchitto non crede che “esistano le condizioni per entrare nel Pd” ma – scrive Il Giornale – offre al Pd “l’utilità di dotarsi di un ‘secondo forno’ stabile e sempre aperto”.
Il Corriere: “Nuovo centro e patto con il Pd. Il rilancio di Cicchitto”. Dove si legge anche che “da qualche settimana l’esponente Ncd avrebbe ripristinato il dialogo con l’amico-nemico Verdini”.
Sul Messaggero: “Ncd, pressing per lo scioglimento”, dove si legge che “anche esponenti del calibro di Beatrice Lorenzin e Gioacchino Alfano non nascondono di guardare ad una alleanza con Renzi in vista delle amministrative”.
Inchieste
Il Fatto ha in esclusiva notizie su una inchiesta della Procura di Spoleto che vede coinvolto il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, relativa al commissariamento e la vendita della Popolare di Spoleto: “Nel 2012 la vigilanza decapita i vertici dell’istituto umbro, con i conti in ordine, e azzera il valore delle quote dei 21 mila soci. Due anni dopo viene venduto al Desio”. Visco sarebbe sotto inchiesta da settembre insieme a 7 dirigenti della Popolare di Spoleto per truffa, corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, infedeltà a seguito di dazione o promessa di utilità. Spiega il quotidiano parlando della battaglia legale in corso, che il Consiglio di Stato ha bocciato il cambio dei vertici e ora i vecchi soci rivogliono la banca.
Dalla “marea di intercettazioni” della inchiesta sulla sanità lombarda oggi Luigi Ferrarella si occupa di “Berlusconi intercettato al telefono con Mantovani”. “Ha lasciato Ncd per noi, dai lavoro al fratello”. Si tratta di una vicenda “priva di contestazioni penali” precisa il cronista del quotidiano milanese che riguarda Alan Rizzi, a fine 2013 capogruppo di FI in Consiglio comunale di Milano, che il 14 dicembre “matura la decisione di transitare nel Nuovo centrodestra di Alfano, che lo videopresenta in via ufficiale. Le intercettazioni colgono Mantovani adirato per questa scelta, ma a distanza di pochi giorni Rizzi fa subitaneo ritorno nei ranghi di Forza Italia, di cui diventa vicecoordinatore regionale. Cosa è cambiato?”. Lo dice lo stesso Berlusconi in una intercettazione che è agli atti del proesso. Rizzi “’non è andato di là ( cioè nel Ncd , ndr), è rimasto con noi ( in Forza Italia , ndr). Io ho fatto però una promessa…’. Ma di cosa? ‘Eh poi quando ci vediamo te lo dico… tutto tranquillo… un posto di lavoro per il fratello, insomma…Va bene?’. ‘Va bene, a presto’, risponde Mantovani, rassicurato infine da Berlusconi: ‘Comunque abbiamo tempo e tutto… va bene?’. Dopo poco più di due mesi, nel marzo 2014 il consigliere forzista Armando Vagliati propone Richard Rizzi, fratello di Alan ed ex consigliere regionale 1992-1995, per un posto nelle società partecipate A2A e Metropolitana Milanese. E il 13 maggio il fratello di Rizzi viene in effetti nominato sindaco di Metropolitana Milanese”.
Sul Corriere: “Marino: le spese dubbie? La mia firma è falsa”. “Roma, il sindaco dimissionario si presenta ai Pm. ‘Ecco gli scontrini di New York, ho pagato tutto io’”. Il quotidiano scrive che il difensore di Marino afferma che l’ex sindaco è stato sentito come persona informata dei fatti ed ha potuto dimostrare di non essersi appropriato di un solo centesimo di soldi pubblici. “Eppure le modalità di svolgimento della sua deposizione sono quelle utilizzate per legge con gli indagati, alla presenza dei difensori”.
Anche sul Sole: “Marino dai magistrati. ‘Firme non autentiche sulle mie note spese’”. Il quotidiano ricorda anche che oggi si apre il processo all’ex Dg di Ama Fiscon, nell’ambito della inchiesta Mafia Capitale, e che Marino non sarà presente in Aula.
De Luca
Su La Repubblica: “No Tav, assolto De Luca, ‘Le frasi sul sabotaggio non sono un’istigazione’”, “L’esultanza dopo il verdetto: ‘La libertà di parola è salva’. I legali della Torino-Lione: gli intellettuali rispettino i limiti”. E le parole pronunciate da De Luca ieri in aula: “Considero nobile il termine sabotare oerché praticato da figure come Gandhi e Mandela”.
Paolo Griseri, inviato a Bussoleno, racconta il personaggio e scrive: “La festa di Erri in Val di Susa, ‘Impedita un’ingiustizia ma gli scrittori italiani mi hanno abbandonato”. Lo stesso quotidiano intervista Nicola Lagioia: “Noi colleghi ci siamo mobilitati, sbagliato accusarci di disinteresse”.
Sul Sole Giorgio Santilli scrive che la sentenza di ieri su De Lua è condivisibile, “nel rispetto pieno del principio costituzionale fondamentale di difesa della libertà di opinione ed essendo stato confermato che non vi è alcun legame fra le parole di De Luca e la concreta organizzazione degli assalti ai cantieri Tav” ma conferma un “un giudizio fermo e severo sulla gravità delle affermazioni che fece De Luca”, sia perché quelle affermazioni “hanno contribuito certamente a surriscaldare, in una direzione sbagliata quale è quella della contestazione violenta, la questione Tav che era già oggetto da anni di fortissime tensioni di ordine pubblico”, che perché “le affermazioni estreme di De Luca non hanno aiutato un dibattito sereno e oggettivo sulla ‘questione infrastrutturale’ italiana che resta una delle ferite gravi da curare per tornare a crescere”.
Turchia
Su La Repubblica, Vincenzo Nigro dà conto del “piano” illustrato dall’alto rappresentante della politica Estera Ue Federica Mogherini ai 28: “Cento milioni, istruttori e controlli alle frontiere. Il piano Ue per la Libia, ’40 giorni per salvarla’”, “Le misure a sostegno del governo di unità nazionale messe a punto dall’Alto rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini: ‘L’Europa è pronta a pacificare il Paese’”. L’obiettivo, spiega Nigro, è fermare l’emergenza umanitaria, contrastare l’avanzata dell’Is e far ripartire i programmi sul controllo dei flussi migratori. Alla pagina seguente, un articolo dello stesso Nigro, illustra “il caso” Libia: “Quattro anni di violenze e un Paese in preda al caos, il rebus del dopo-Gheddafi”. Dove si legge, peraltro, che il governo di Tobruk -l’unico riconosciuto dalla comunità internazionale -ha ieri bocciato l’intesa proposta dall’inviato dell’Onu Bernardino Leon per un Governo di Accordo Nazionale. A Tobruk “il primo ad essere fuori controllo -si legge- è l’ex generale gheddafiano Khalifa Haftar”, sostenuto dall’Egitto: non è riuscito a vincere la partita militare sul terreno, ma soprattutto ha aperto una partita interna al fronte anti-integralista, innanzitutto col primo ministro di Torbuk, il moderato Al-Thinni. Ma Haftar ha tutto da perdere.
Su La Stampa, da Trapani Francesco Grignetti racconta: “Aerei, droni, navi e truppe di terra, la Nato ‘prova’ la più grande esercitazione dalla Guerra Fredda”.
Su La Stampa: “Istanbul, giallo sulla giornalista trovata impiccata in aeroporto”, “Aveva lavorato per la ‘Bbc’. I media turchi: è suicidio. Ma restano i dubbi. Scoperte scuole per avvicinarsi all’Isis. Erdogan chiude le tv ‘nemiche’”. Marta Ottaviani, da Istanbul, scrive che per la Turchia quello di ieri è stato un autentico lunedì di terrore, con tre brutte notizie a costellare una già difficile strada verso il voto politico del 1 novembre, in un Paese dove al momento dominano incertezza e paura. La Mezzaluna si è svegliata con la notizia che ormai non si sta più tranquilli nemmeno all’aeroporto “Atataturk” di Istanbul, fino a ieri noto soprattutto per la sua efficienza. Jacqueline Sutton, 50 anni, ex corrispondente della Bbc e da luglio direttrice del ramo iracheno dell’ Institute for War and Peace reporting, è stata trovata impiccata in un bagno dello scalo turco. I media locali hanno parlato di suicidio, ma restano molti dubbi. Sutton era diretta da Erbil (Iraq) a Londra: domenica notte stava facendo scalo a Istanbul e avrebbe perso la coincidenza. Disperata, avrebbe detto di non avere i soldi per acquistare un altro biglietto. Tuttavia, dalle immagini diffuse dalle telecamere, non emergono suoi segni di turbamento. Aveva confidato ai collaboratori di essere preoccupata perché temeva di essere finita sulla lista nera dell’Isis. I suoi amici, inoltre, dicono che fosse troppo entusiasta del nuovo lavoro per togliersi la vita. La seconda brutta notizia è che ieri a Istanbul sono stati scoperti appartamenti dove l’Isis addestrava decine di bambini, provenienti da Uzbekistan e Tagikisatn. Continua intanto la stretta di Erdogan sull’informazione: sette canali tv considerati vicini a Fetullah Gulen, filosofo islamista a capo di una corrente della destra turca rivale di Erdogan, sono stati oscurati dalla piattaforma Digiturk con l’accusa di sostenere una rete terroristica (così viene bollato il movimento di Gulen).
Anche sul Corriere, nella stessa pagina dedicata al “giallo” del suicidio, ci si sofferma sulle imminenti elezioni in Turchia: “Stretta sulle tv. Alla vigilia del voto oscurati i canali critici con Erdogan”. L’operatore unico delle telecomunicazioni ha trasmesso ai suoi network l’avviso di interrompere entro un mese la trasmissione di 7 canali tv legati alla confraternita Hizmet del magnate Fethullah Gulen, “ritenuto il nemico numero 1 di Erdogan”.
Su La Repubblica, due intere pagine raccontano il caso: “Giallo a Istanbul, ex reporter della Bbc muore in aeroporto, ‘E’ stata uccisa’”, “Jacky Sutton difendeva la libertà di stampa. La polizia: ‘Si è impiccata’. I colleghi: è falso”. Ne scrive Enrico Franceschini. Il quotidiano intervista Anthony Borden, direttore dell’Institute For War and Peace Reporting, per cui la Sutton lavorava. Esprime tutti i suoi dubbi: “Jacky era una professionista, non certo una turista di guerra”, “Era capace, imperturbabile. L’ipotesi che si sia uccisa perché aveva perso un volo ed era senza soldi è inconcepibile”. Aveva inoltre carte di credito con sé e amici in grado di aiutarla. Pensa sia stata uccisa? Burden: “Non azzardo nessuna ipotesi. Prima serve una più seria indagine”. A proposito delle mail in cui sentiva di essere in pericolo, Borden spiega: “Era specializzata in questioni inerenti la libertà di espressione. Si stava occupando della propaganda dell’Is riguardo alle donne. Se fai quel lavoro il rischio è costante”.
E il quotidiano riproduce la lettera inviata dalla Sutton ad un’amica, da Erbil: “Lo so, possono eliminarmi ma resto a Erbil”.
Siria, rifugiati
“Settantamila via da Aleppo. L’allarme e il piano della Ue”. Sul Corriere si legge che “un milione e forse più civili siriani” potrebbero nelle prossime settimane abbandonare Aleppo, oggi “circondata dalle truppe di Assad, dai ribelli anti-Assad, dalle milizie iraniane, dai guerriglieri dell’Isis e dai jet russi che ne incendiano i cieli”. Sarebbe “un nuovo esodo”. Nelle ultime 72 ore sarebbero andate via settantamila persone, dirette alla Turchia e poi all’Europa.
Sul Sole 24 ore Alberto Negri si occupa degli incontri Merkel-Erdogan-Davutoglu e scrive che “i rifugiati possono diventare un cinico strumento per condizionare le politiche europee e ottenere delle concessioni da Bruxelles”. Dove si legge che “l’apertura di Bruxelles e della Germania va in soccorso a un Erdogan in difficoltà anche nei sondaggi” e che la svolta dipende anche dalla politica di Ankara, che “dal 2011 aveva assorbito senza battere ciglio due milioni di rifugiati siriani” e poi “ha improvvisamente alzato le paratie per lasciarli partire verso l’Egeo facendo anche leva sui sentimenti di colpa dell’Occidente che ben poco ha fatto per fermare la guerra e le sue conseguenze”. E ancora: “non è infondato il sospetto che Bruxelles, pur continuando a sbandierare la questione dei diritti e delle libertà civili, stia in parte vendendo a Erdogan il destino dei curdi. Una cosa è certa: Ankara sa come negoziare con un’Europa presa alla gola”.
Cina
Alla “frenata dell’economia cinese (ma le Borse non si spaventano)” è dedicato un articolo del Corriere della Sera in cui si sottolinea che i dati di crescita sono ancora altissimi (6,9 per cento) ma “siccome si parla della Cina, seconda economia del mondo, la frenata apre scenari complessi e inquietanti per il sistema globalizzato”.
Sul Sole spazio alla visita di Xi Jinping in Gran Bretagna: “E Londra srotola il tappeto rosso per Xi”. Oggi per l’occasione si riuniscono Comuni e Lord per ascoltare il discorso del leader cinese, Cameron ha inneggiato all’avvio di una “era dell’oro” nei rapporti tra i due Paesi, il Paese chiede a Cina di investire miliardi in Gran Bretagna “anche nella costruzione di una centrale nucleare, sfidando i timori sulla sicurezza nazionale”. “Cameron e Osborne sono disposti a rischiare l’irriazione di Washington e si curano ben poco delle proteste sui diritti umani o delle forti perplessità manifestate” da alleati e parlamentari.
Per tornare al Corriere, da segnalare un box che dà notizia della nomina di Jack Ma, il miliardario cinese fondatore di Alibaba, a consigliere economico del premier britannico Cameron.
E poi
Su Il Giornale: “La trappola a Francesco. Il Pontefice risponde ad una lettera dell’ex consigliere comunista ‘Tarzan’ storico sostenitore degli abusivi”. “La gaffe del Papa. Benedice (e sprona) chi okkupa le case”. Il quotidiano racconta della lettera scritta il 2 agosto da Andrea Alzetta, uno dei leader di “Action”, movimento romano per l’occupazione delle case, in cui si chiede di perorare la causa di utilizzare le strutture utilizzate per il Giubileo, quando sarà finito, per rispondere alla “emergenza abitativa”. La risposta è dello staff del Papa e contiene, scrive il quotidiano, “parole abbastanza generiche” in cui si ribadisce la partecipazione del Papa alla “preoccupante questione evocata”. “Il Vaticano minimizza ma rispondere a tutti può rivelarsi un rischio”, scrive Il Giornale.