“Clinton Claims Historic Nomination, titola il New York Times”. “Clinton celebrates victory, declaring: ‘We’ve reached a milestone’, è il titolo del Washington Post
Hillary Clinton ha vinto in New Jersey, New Mexico e South Dakota, ed è in testa in California dove è ancora in corso lo spoglio elettorale. Bernie Sanders è stato invece dichiarato vincitore in North Dakota ed è in testa in Montana.
“Grazie a voi abbiamo raggiunto una pietra miliare”, ha dichiarato la Clinton a New York, “è la prima volta nella storia della nostra nazione che una donna sarà il candidato di uno dei principali partiti”. “La vittoria di questa notte non è di una persona sola, ma appartiene a generazioni di donne, e di uomini, che hanno lottato e che si sono sacrificati per rendere possibile questo momento”. “Questa notte noi tutti siamo in debito con chi è venuto prima di noi, e questa notte appartiene a tutti voi”, ha affermato Clinton ricordando che nello stato di New York, nel 1848 a Seneca Falls, “un piccolo ma determinato gruppo di uomini e donne si unirono nell’idea che le donne hanno il diritto alla parità”. Bernie Sanders sta tenendo un discorso ai suoi supporters in California: non si ritira dalla corsa alla Casa Bianca. Il senatore del Vermont ha reso noto che
continuerà la sua campagna elettorale in vista della convention democratica di Philadelphia. E giovedì Barack Obama incontrerà Bernie Sanders: in un comunicato della Casa Bianca il presidente si è congratulato con entrambi i candidati per “aver dato forza ai democratici, portando nuove generazioni di americani nel processo politico”.
Il Corriere della Sera: “Voti e ballottaggi, è subito scontro Pd-Cinque Stelle”, “A Roma si apre il caso Olimpiade. Totti: sosteniamola”.
Di spalla, con foto di Hillary Clinton: Hillary Clinton entra nella storia ma gli americani non la amano”, scrive Massimo Gaggi.
Sulla colonna a destra un’analisi di Franco Venturini: “La Nato, Mosca. I veri rischi della diplomazia armata”. (La Nato – spiega Venturini- si mobilita in Polonia con ‘Anaconda 16’, nome in codice della più grande operazione militare congiunta in tempo di pace: dieci giorni, oltre venti Stati, Italia inclusa, 31 mila militari. Una risposta alle tre Repubbliche baltiche Lituania, Estonia e Lettonia che, assieme alla Polonia, chiedono di essere militarmente protette contro possibili attacchi delle forze russe dopo i fatti ucraini e l’annessione della Crimea da parte di Mosca. Che, da parte sua, potrebbe piazzare missili nucleari Iskander nell’enclave di Kaliningrad).
Per tornare alle elezioni amministrative, segnaliamo l’editoriale di Dario Di Vico (“Anche il Pil va alle urne”, dove si spiega che “il clima di ‘non ripresa’ i cittadini lo respirano tutti i giorni, ha avuto un peso nelle consultazioni municipali e lo avrà anche al momento di votare al referendum costituzionale di ottobre); l’analisi di Federico Fubini (“La scelta al seggio dipende anche dal valore della casa”, ovvero il valore degli immobili, poiché il prezzo delle case risulta un indicatore di previsione elettorale preciso per quel che riguarda il voto, che Fubini legge attraverso i costi nelle città italiane, nei vari municipi, da Milano a Roma, passando per Torino e Napoli).
Ancora sulle amministrative l’articolo di Francesco Verderami sulla contestata “alleanza” del Pd con Denis Verdini: “‘Dovevo risolvere io i problemi dei Dem?'”.
Sulla colonna a destra un commento di Pierluigi Battista: “L’ossessione antiebraica cambia forma. Sabotiamola” (In sintesi Google ha rimosso un’applicazione antisemita di Chrome per browser che serviva ai neo-nazisti per individuare online persone di origine ebraica. Il rilevatore è stato rimosso giovedì da Chrome store).
La Repubblica: “Renzi, strappo con Verdini. Il voto dei giovani per M5S”, “Stress, Berlusconi in ospedale. Salvini ha capito che non è il leader”.
Sul buon risultato del M5S alle elezioni l’analisi di Nadia Urbinati: “Il non partito popolare”.
La rubrica “Il Punto” di Stefano Folli: “Il dubbio Italicum spettro dispettoso” (dove si sottolinea che se l’Italia scivola un passo dopo l’altro verso i Cinque Stelle, l’Italicum rischia di consegnare ai seguaci di Grillo le chiavi di Palazzo Chigi”).
Sulle comunali di Roma e il caso Olimpiadi l’articolo di Sebastiano Messina, a partire dalle dichiarazioni della candidata M5S Virginia Raggi, secondo cui servirebbero solo a “spereperare soldi pubblici”: “I Giochi al Colosseo, lo sport va nell’urna”.
Di spalla a destra le primarie Usa: “Nomination, la gioia di Hillary: ‘Passo storico per le donne'”. Ne scrive Vittorio Zucconi.
Su Hillary e Obama: “E ora (ri)tocca a Obama”, scrive Federico Rampini sottolineando che il presidente “scende nella mischia” e “si lancia nella sua terza campagna elettorale”.
La Stampa: “Caccia ai voti per i ballottaggi”, “Il M5S a Roma punta agli elettori di Meloni e a Milano potrebbe sostenere Parisi”, “Niente apparentamenti, ma Salvini annuncia: sceglierei Raggi e Appendino. Il Pd gioca la carta della paura: allarme economia”.
L’editoriale di Ugo Magri: “Referendum, tutti contro Renzi”. Scrive Magri che “visto attraverso gli occhiali del referendum costituzionale di ottobre, questo voto per i sindaci non promette nulla di buono. Perché domenica scorsa quasi due terzi del corpo elettorale hanno premiato i partiti del ‘no’, dalla Lega a Forza Italia a M5S, mentre quelli favorevoli (Pd e relativi ‘cespugli’) sono rimasti sotto il 40 per cento)”.
Sui flussi elettorali: “Sorpresa grillini. Calo di consensi”, “Meno 4% sulle politiche. E il centrodestra cresce”. Di Francesco Grignetti.
Di fianco, sulle elezioni a Roma: “Raggi-Giachetti, match olimpico”, “Lui favorevole, lei per il no. Totti in campo: io dico sì”. Ne scrive Paolo Baroni.
Su Torino l’analisi di Alessandro Mondo e Andrea Rossi: “Parte la corsa al ceto moderato”, “Per Fassino e Appendino in palio 70 mila preferenze”.
A centro pagina, con foto dalla Mauritania, il racconto dell’inviato Domenico Quirico: “Mauritania, la terra degli ultimi schiavi”, “Migliaia i neri di proprietà degli arabi ricchi: ‘Solo ubbidire, non possiamo neanche pregare'”.
Sulla colonna a destra: “Hillary sfiderà Trump: è la prima donna in lizza per la Casa Bianca”. se ne occupano Paolo Mastrolilli e Francesco Semprini.
Più in basso, l’analisi di Gianni Riotta: “La lezione che arriva dall’America”.
Il Fatto: “E’ il governo della minoranza”, “Poltrone & voti. Alle Comunali i Dem si fermano al 26%, Alfano più Verdini al 2”, “Renzi & C. rappresentano meno di 1/3 dei votanti e cambiano la Costituzione”, “Il tonfo nelle principali città e l’impercettibile presenza di Ncd e Ala a queste consultazioni certifica lo scarso appeal del premier e dei suoi parlamentari”.
A questo tema è dedicato l’editoriale del direttore Marco Travaglio: “Una domanda a Renzi”. L’altro ieri, commentando i risultati del suo partito, scrive Travaglio, ha detto che tutto sommato non è andata male perché il Pd quasi ovunque supera il 40 per cento. “A noi -commenta il direttore del Fatto– risulta che il Pd ha preso a Novara il 23%, a Torino il 29, a Milano il 28, a Savona il 21, a Bologna e Ravenna il 35, a Roma il 17, ecc. Insomma, quasi ovunque si è assestato al 30% e proprio da nessuna parte al 40.
Sulle elezioni a Roma: “Olimpiadi, Totti sponsor per Giachetti & Malagò”, “Roma. Il partito della spesa teme M5S”.
In prima anche il richiamo all’intervista alla candidata M5S a Torino Chiara Appendino: “‘Il Pd è dei potenti, la gente sta con noi'”.
Sotto la testata: “Riina jr: dopo Vespa la passerella a Palermo”, “La città delle stragi. Il libro e il no di Salvatore Borsellino”, “A aprile l’ospitata a Porta a porta. Ora l’evento, nella città insanguinata dal padre Totò, per il libro della sua famiglia. Il fratello del magistrato si indigna: ‘Non posso permettere questa infamia’”.
Di fianco: “Sfida alla Siae, guerra per i diritti d’autore”, “Fedez e Gigi D’Alessio contro il monopolio”, “L’Europa ci chiede più concorrenze nel settore della tutela creativa, ma l’Italia lascia il predominio alla Siae e non recepisce le direttive Ue. L’antitrust bacchetta l’esecutivo, mentre gli artisti se ne vanno”.
Il Giornale: “Vogliono tassare i mutui”, “Altra fregatura”, “Il governo verso il taglio delle detrazioni fiscali sui finanziamenti”, “Il progetto: sigarette a 18 euro al pacchetto”.
Subito sotto, con foto di Berlusconi: “Berlusconi ricoverato al San Raffaele: ‘Tutto sotto controllo'”, “Il Cavaliere in ospedale per un controllo al cuore: ‘Accertamenti programmati'”.
In apertura a sinistra i titoli sulle elezioni: “La verità sulle elezioni”, “I grillini perdono voti. Il centrodestra guadagna”, “Il confronto con i numeri delle politiche: il Movimento 5 Stelle -4%, i moderati +4%”.
L’editoriale è firmato da Augusto Minzolini: “L’autorottamazione di Renzi”. Minzolini descrive Renzi come un “walking dead” e sottolinea che “non è riuscito nell’impresa di trasformare il Pd nel partito che può vincere da solo”; il Pd, “dopo essere sparito a Napoli rischia di perdere nei prossimi ballottaggi non solo una città come Roma, ma anche Milano, Bologna e forse Torino. Motivi? Renzi non ha sfondato nell’elettorato di centrodestra, ha aperto una guerra senza quartiere alla sua sinistra e gli è difficile trovare nelle diverse città possibili interlocutori per allargare la propria maggioranza al ballottaggio”.
A centro pagina, su “Giustizia e politica”: “Lady Vespa: riarresterei l’Ingegnere”, “L’ex gip Iannini che lo mandò in carcere: pentita di averlo rilasciato in fretta”.
Elezioni
Il Corriere: “‘M5S in calo rispetto al 2013’. La guerra dei numeri Pd-Grillo”, “Lite sui dati del Cattaneo. Dem contro Ballarò e Tg3. E Napolitano: sulle urne tirate somme discutibili”. I dati dell’Istituto Cattaneo, ampiamente citati da Matteo Orfini, presidente dell’assemblea Pd, segnalano che rispetto al 2013 il M5S cala e il centrosinistra cresce. Dino Martirano, autore dell’articolo, riferisce così il punto di vista dell’Istituto: “dopo le elezioni politiche del 2013, le performance del M5S alle Comunali e alle Regionali sono state quasi sempre meno brillanti. Le cose però stanno cambiando. Il M5S si sta radicando sempre di più…Si registrano ancora fughe verso l’astensione dall’elettorato M5S del 2013…ma queste sono meno consistenti che in passato”.
Su La Stampa: “M5S brilla a Roma e Torino ma perde voti rispetto al 2103”, “Scontro tra grillini e Pd sull’analisi. Vero vincitore è l’astensionismo” (di Francesco Grignetti).
Su La Repubblica l’analisi del voto dei giovani alle pagine 4 e 5. “Da Torino a Roma, i candidati del M5S prendono un quarto dei voti da elettori sotto i 34 anni. Raggi con il 27% delle preferenze di studenti, mentre il 56% di sostenitori di Giachetti sono pensionati”, scrive Alberto D’Argenio. E Giovanna Vitale, che si è recata nel quartiere simbolo della periferia romana di Tor Bella Monaca, scrive: “Tra gli under 30 di Tor Bella Monaca: ‘Siamo stati traditi, Raggi ultima speranza’”. Qui il voto grillino, spiega Vitale, è oltre il 40%. E molti non distinguono più destra e sinistra. Si sentono cittadini con diritti negati da cittadini privilegiati. A pagina 5 l’intervista di Ettore Livini ad Alessandro Rosina, demografo e autore del ‘Rapporto giovani’: secondo Rosina la politica tradizionale è priva di una “vera offerta” alle nuove generazioni: “’I partiti -dice- giocano in difesa, così i millennials si rivolgono a chi parla la loro lingua’”, “Il movimento di Grillo viene scelto perché si rivolge a chi è tagliato fuori dalla società”, “L’astensionismo è frutto di una incapacità cronica del Palazzo di parlare ai bisogni”.
Il Messaggero: “Il piano Renzi per un nuovo Pd”, “Le mosse del premier: cambio di segreteria, commissario per riorganizzare il Sud e un solo vice. Ballottaggi: Salvini si schiera con M5S. Guerra di cifre fra dem e grillini sui risultati del primo turno”, “Renzi: vice unico, commissario al Sud, nuova segreteria. E basta con Verdini”, “Il piano del leader: dopo i ballottaggi un ‘Saviano’ per riorganizzare il partito nel Mezzogiorno. Vertice al Nazareno su Roma con Giachetti”. Scrive Nino Bertoloni Meli che “il premier rimane segretario ma, sul modello Craxi-Martelli, delega tutto a un reggente”.
Su Il Giornale un articolo di Laura Cesaretti: “Renzi si piega alla minoranza Pd”, “Indebolito dal voto e contestato per l’alleanza con Verdini, il premier affiderà il partito a un vice unico”. E si riferiscono le parole del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: ‘Non ci voleva un genio per capire che Ala era indigeribile”.
Su La Stampa l’articolo di Fabio Martini: “Renzi alle prese con il caso Verdini. L’ipotesi di un nuovo patto con Denis. ‘Ora più distanti ma senza rotture’. Il leader di Ala potrebbe nuocere al referendum di ottobre”.
A pagina 2 de La Repubblica l’articolo firmato da Goffredo De Marchis: “Il piano B di Renzi: ‘Non è mai esistito il partito con Verdini’”, “Ora più attenzione a sinistra. ‘L’intesa con Ala è solo parlamentare’. I bersaniani: ‘Avevamo ragione’”. E a pagina 3 il “retroscena” di Tommaso Ciriaco “L’avvertimento di Denis: ‘Senza di noi il governo cade ma non si andrà al voto’”, “Il leader di Ala irritato per la decisione del presidente del Consiglio di abbandonare l’asse con il suo partito. ‘Non lo aiuteremo più, vediamo se va avanti da solo’”. E ancora le parole di Verdini: “Basta un colpetto per far capire come stanno le cose’”. I verdiniani, secondo Ciriaco, provano a far partire l’operazione per una nuova formazione di centro. Ancora le parole di Verdini a proposito di Renzi e il suo governo: “Non lo aiuteremo più. E vediamo se sarà capace di andare avanti. Ma sia chiaro che a quel punto i nostri voti li impiegheremo per un altro governo. Si scordi di andare al voto anticipato”.
Sul Corriere il “retroscena” di Maria Teresa Meli sull’atteggiamento scelto da Renzi: “‘Ora dovete attaccare’. Renzi chiama i candidati. Nuovi assetti nel partito”, “La preparazione del ‘no tax day’ del 16 giugno”, organizzato dal Pd in tutta Italia per festeggiare l’abolizione dell’Imu e della Tasi.
E a pagina 5, su Milano: “La rete di Sala e il tifo grillino per Parisi”. Si riferiscono le parole di Gianluca Corrado, che era candidato M5S: “per molti dei nostri simpatizzanti, la tentazione di punire Renzi è forte”, “è probabile che alcuni voteranno per Parisi”, il candidato del centrodestra.
E lo stesso Parisi, in un’intervista sulla stessa pagina dice: “Io guardo a loro. Prioritarie trasparenza e legalità”; “noi siamo il cambiamento. I voti dei Cinque Stelle guardano più a noi che a Sala. Siamo interlocutori naturali”.
Su La Stampa l’articolo di Alberto Mattioli da Milano: “I grillini tentati da Parisi. E Sala li corteggia sui temi della legalità”.
Sul Corriere: “Salvini abbraccia Raggi. Meloni e Marchini a bordo campo (per ora)”, “FI indica scheda bianca, in tanti però borbottano, tentati dall’idea di dare la spallata a Renzi”. Ne scrive Paola
Di Caro.
Su La Repubblica: “Roma, Salvini sponsor della Raggi”, “Il leader della Lega: ‘Voterei per lei a per la Appendino’. Grillo: ‘Cambieremo tutto, il mondo ci guarda’. Guerra di cifre tra %Stelle e dem. Pd, nuovo attacco a Rai3: intervistano solo i grillini. Contestati i dati di Ballarò”.
Su La Stampa, intervista a Carla Ruocco, membro del direttorio del M5S, che dice: “’Salvini ci vota? Noi non stringiamo patti con la Lega’”, “Di Maio candidato premier sarebbe perfetto”.
Ancora sul Corriere un articolo di Alessandro Trocino: “Fassina equidistante ma la sinistra bastonata avvia una consultazione”, “il partito spaccato tra chi non vuole esprimersi e chi avrebbe già un accordo con Giachetti”. E si analizzano le differenze: Smeriglio dice che la sua distanza dal M5S è “siderale”. Mentre Paolo Cento sottolinea che i 5Stelle “non sono un tabù”. A Milano Sel combatte per Sala. Alle pagine della cronaca romana si dà conto della spaccatura all’interno della Sinistra romana: il risultato di Stefano Fassina (4,47%) ha lasciato fuori dalle istituzioni tutti, tranne Fassina. La diatriba è “Sel versus Sinistra italiana”, identificata con il leader Fassina, responsabile, secondo loro, non solo di una sconfitta ma anche di una sua errata “narrazione” perché all’ala romana di Sel non è piaciuto quel “risultato insoddisfacente” con cui ha definito i numeri usciti dalle urne.
La Stampa: “A Roma il Pd gioca la carta della paura: ‘Allarme economia se vincono loro’”, “Fassina non si schiera al ballottaggio, ma è rivolta a sinistra”.
Su La Stampa: “Totti: sì alle Olimpiadi a Roma. Giachetti rilancia: allora votatemi”, “I giochi potrebbero far crescere il Pil del 2,4%”.
Alle elezioni a Napoli è dedicato l’articolo di Flavio Bufi sul Corriere: “Le accuse di Bassolino ai dem: non immaginavo tanto degrado”, “‘Troppo comodo incolpare Verdini. Il commissario? Ci vuole’. Critico anche De Luca”, il presidente della Regione.
Su La Repubblica: “Il j’accuse di Bassolino: ‘A Napoli un disastro annunciato, anzi voluto'”, “‘Premier mal consigliato, molti errori’. Valente: ‘Hai remato contro’. Idea Carbone commissario”. Ne scrive Conchita Sannino, riferendosi alla possibilità che sia il deputato Pd Ernesto Carbone ad assumere il ruolo di commissario provinciale.
Da La Repubblica segnaliamo anche un’intervista a Massimo Zedda, l’unico eletto al primo turno a Cagliari, alla guida di una coalizione imperniata su Sel (il partito cui appartiene) e il Pd: “Bike sharing e ascolto, ecco come ho fatto a convincere i ragazzi”, “Il centrosinistra ha smesso di sintonizzarsi sui giovani, specie nelle grandi città. Ma così li consegna al M5S”.
Usa
Sul Corriere a pagina 2 la corrispondenza di Giuseppe Sarcina: “Hillary Clinton è nella Storia. La prima donna per la presidenza”, “La candidata ha raggiunto il numero di delegati necessari alla nomination democratica”. A pagina 3, intervista di Serena Danna alla filosofa Martha Nussbaum: “‘Se dovesse farcela vincerebbe nonostante il sessismo americano”, “Su di lei i giovani sbagliano”.
Su La Stampa: “Clinton, mani sulla nomination. ‘Questo è un momento storico’”, “Raggiunto il numero dei delegati: è lei la candidata democratica. Ma Sanders non si arrende”, scrive Francesco Semprini.
E su La Stampa anche la corrispondenza di Paolo Mastrolilli sul “personaggio” di Hillary: “Femminista, tenace e secchiona. Così Hillary ha imparato a non rinunciare al Sogno”, “Il caso Lewinsky l’ha resa umana, la sconfitta con Obama più forte”.
La Repubblica: “Hillary, prima donna verso la Casa Bianca. Sanders protesta”, “Nomination anticipata grazie ai superdelegati. Bufera su The Donald. I repubblicani: razzista”. L’articolo è firmato da Arturo Zampaglione. Sulla stessa pagina l’analisi di Vittorio Zucconi sulla Clinton: “Un passo nella storia ma l’America resta da conquistare”. A pagina 15 Federico Rampini: “La ‘terza volta’ di Obama, il presidente in campo contro il pericolo Trump”, “‘Dovete avere paura in ogni istante fino a novembre’. Obiettivo ricompattare i democratici. Telefonata al ‘compagno’ Bernie”. Scrive Rampini che Obama ha telefonato a Bernie Sanders domenica scorsa: un gesto di cortesia, perché gli ha voluto dare in anteprima la notizia del suo endorsement per Hillary. Ma allo stesso tempo il presidente ha usato tutta la sua diplomazia e moral suasion per convincere Sanders che è un grave errore mettere sullo stesso piano Hillary e Trump, sparare nel mucchio di tutti i politici corrotti, venduti alle lobby.
Turchia
Su La Repubblica attenzione per la Turchia, a pagina 18. “Autobomba nel cuore di Istanbul”, “Undici morti nel centro della metropoli turca nel primo giorno di Ramadan. Colpito un bus della polizia. Il governo accusa il Pkk: ‘I gruppi terroristici si stanno spostando nelle città’. La pista dello stato islamico”. Ne scrive Marco Ansaldo, che firma anche un’intervista a Selhattin Demirtas, capo della principale formazione curda, Hdp: “E’ Erdogan a volere lo scontro, la Ue non abbandoni noi curdi”, “I conservatori di ispirazione religiosa vogliono cancellare persino la memoria delle diversità etniche”, “Non si possono chiudere gli occhi di fronte ai massacri nelle nostre città per l’emergenza migranti”. Fa riferimento ai “massacri che avvengono ogni giorno nelle città curde, con l’esercito che proclama il coprifuoco e uccide i civili, fra cui molti bambini. Da voi manca del tutto l’informazione su questo”, “stiamo scivolando verso la guerra civile”.