Governatori “buoni e cattivi”, secondo Renzi

Il Corriere della sera: “Vaticano, le altre carte rubate. Documenti trafugati e non ancora utilizzati. Il Papa: avanti determinati”. “Gli inquirenti della Santa Sede proseguono negli interrogatori alla ricerca di spie”. Tra gli approfondimenti una conversazione di Massimo Franco con Monsignor Galantino: “’Non riusciranno a destabilizzarci’”.
In alto: “I dubbi della Banca d’Italia sulla Tasi. Renzi: avanti, giusto abbassare le tasse”. E poi: “Lo strappo di Chiamparino”.
In evidenza anche le dichiarazioni della ministra Madia: “’I finti presenti vanno licenziati’”.
A fondo pagina le notizie dalla Sicilia senz’acqua: “Gela si appella a Fiorello. Messina, in mare l’acqua potabile”. E poi il processo Mafia Capitale, con le prime sentenze emesse ieri con rito abbreviato.

La Repubblica: “Manovra, è scontro. Renzi a Bankitalia: giusto tagliare l’Imu”, “Il premier ai ribelli pd: le tasse non sono di sinistra. D’Attorre e altri due deputati lasciano i dem”.
Sul caso Vatileaks, con foto del Papa: “I conti segreti del Vaticano, spese fantasma per milioni”. E un’intervista al cardinale Coccopalmerio: “’Il Papa dà fastidio, i nemici non sono solo nella Curia’”.
A centro pagina: “La campagna del ministro Madia: ‘Licenziare gli statali assenteisti’”.
Poi Mafia Capitale, in vista dell’inizio del processo domani: “Via al superprocesso, per Mafia Capitale, già quattro condanne”.
Sul fronte della politica internazionale, un’intervista al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “Perché l’Europa deve trattare con Erdogan”.
E sulla colonna a destra, “la copertina” di R2: “San Suu Kyi, l’ultimo sogno per cambiare la Birmania”, “Domenica il paese vota. Aung sfida i generali che l’hanno imprigionata”. Di Raimondo Bultrini.
A fondo pagina: “All’asta il museo di Craxi con i cimeli garibaldini”, di Sebastiano Messina.

La Stampa: “Vatileaks, sprechi e privilegi. Il Papa: ‘Serpenti velenosi’”, “L’inchiesta sulla fuga di notizie si allarga, dieci interrogati”, “Le carte: l’attico di Bertone restaurato con i fondi del Bambin Gesù. I 5 mila appartamenti della Curia”.
A centro pagina, le parole del presidente del Consiglio: “’Nelle Regioni costi da tagliare’”, “Renzi: i governatori guadagnano più del premier”. E quelle del ministro della Pubblica amministrazione: “Madia: a casa chi falsifica presenze”.
A centro pagina, in grande evidenza anche una foto di Fontana di Trevi: “La rinascita della Fontana di Trevi”, “Dopo 17 mesi di restauro: i lavori sono costati oltre 2 milioni di euro”.
In prima in apertura un editoriale di Roberto Toscano sul “dilemma turco”: “Erdogan, indispensabile ma illiberale”.

Il Fatto, sull’inchiesta Vatileaks: “Casta vaticana Spa: attici e viaggi d’oro, sartorie e tv porno”, “le spese pazze dei porporati che hanno fatto infuriare Bergoglio: ‘Basta, non bisogna più pagarle’. Il card. Pell tra vestiti su misura, consulenze e favori: ‘Ha speso mezzo milione di euro’”, “Dieci interrogati dopo gli arresti. La S. Sede prova a bloccare i libri-scoop”.
A centro pagina, sulla manovra: “Grazie ai tagli, +270 euro di tasse a testa”, “Nel 2016 le Regioni si ritroveranno 14 miliardi in meno. Quelle coi conti in rosso si rifaranno con balzelli e ticket”.
In prima il richiamo all’intervista a Gad Lerner: “Renzi un pessimo segretario, ma il Pd deve restare unito”.
E un “dossier” di Gianni Barbacetto: “L’audit di Expo smonta Sala: ‘Atti e deroghe illegittimi’”.
Sotto la testata, sulla Turchia: “Erdogan festeggia il trionfo: ‘E adesso arrestateli tutti’”, “Blitz contro stampa indipendente e oppositori”.

Il Giornale: “Ecco le carte sul Papa. Ricchezza, sprechi e giochi di potere. Tutti i documenti segreti pubblicati in un dei libri choc che fa trmare i sacri palazzi”.
In alto il quotidiano si sofferma anche su una notizia di ieri del Financial Times: “Incontri sospetti. Quei ‘corvi’ dentro la Bce così pericolosi per i nostri soldi”. La notizia del quotidiano finanziario britannico si riferiva ad un incontro di dirigenti della Bce con un gruppo di banchieri poco prima di riunioni decisive.
A centro pagina: “Quando Pisapia diceva: ‘Expo? Un luna park che farà scempio’. Ora cavalca il successo ma se anni fa firmò un duro appello per boicottare l’evento”.
Sulla politica: “Renzi nei guai, i suoi conti non tornano. Veto incrociato sulla legge di Stabilità”. E poi: “Berlusconi salta Bologna: non va alla manifestazione della Lega”.

Il Sole 24 ore: “La Cina apre ai capitali esteri, yuan convertibile entro il 2020. Le priorità: sviluppo, lotta alla povertà e riforma delle pensioni”. “Crescita del 6,5 per cento annuo. Obiettivo raddoppiare il Pil del 2010”.
Di spalla: “Sulle finanze la guerra alla riforma di Francesco”, di Carlo Marroni. “L’amarezza del Papa: avanti con serenità”.
A centro pagina: “Dossier dell’Eurotower. Draghi: pronti ad agire contro l’inflazione troppo bassa”.
Sotto, la legge di Stabilità: “Bankitalia: attenzione al debito. Sulla manovra via Nazionale chiede cautela anche sul contante. Critiche da Corte Conti”. “Pronto il Masterplan per il Sud: super Ace e 15 ‘patti’ entro l’anno”. Il quotidiano offre anche una inchiesta: “Regioni, maxi spesa da 153 miliardi”.

Legge di Stabilità

La Stampa: “Arriva il decreto salva-Regioni ma è scontro Renzi-Chiamparino”, “Il presidente del Consiglio ai governatori: guadagnate più di me”.
La Repubblica: “Scontro sulla manovra. Renzi a Bankitalia: ‘Giusto togliere l’Imu’”, “Difende le scelte sui contanti. Alla sinistra Pd: ‘Volete più tasse? Cercatevi un altro’. Lite con Chiamparino”.
L’articolo di Giovanna Casadio dà conto della riunione tenuta con il presidente del Consiglio ieri dal presidente del Consiglio. Domani incontrerà i governatori delle Regioni, ma con il presidente della Conferenza delle Regioni stessa, Sergio Chiamparino, “è scontro”: alla battuta di Renzi, che ironizzava “ora ci divertiamo” a proposito dell’incontro previsto, Chiamparino ha ribattutto duramente “Non vado a Roma con spirito di divertimento, èer me è un appuntamento importante e impegnativo di lavoro”.
Anche La Stampa riferisce della risposta di Chiamparino che, tra l’altro, ha detto: “Parlare di sprechi va bene, ma allora bisogna farlo anche per i ministri”. Poi Renzi, che prima lancia una carota: “Tra una settimana faremo il decreto per salvare le Regioni dall’intervento della Corte dei conti”. Poi il bastone: “Vogliamo discutere degli sprechi delle Regioni? Vogliamo discutere che non c’è un presidente di regione che guadagni meno del presidente del Consiglio? Vogliamo discutere che non c’è un costo standard applicato in questi mesi?”- . Per Chiamparino, però, quel decreto non è un “salva-Regioni”, ma un “salva sistema perché tutti sanno che nasce per correggere una formulazione ambigua di una norma della legge 35, che solo la Corte dei Conti del Piemonte ha evidenziato”. Tanto La Stampa che La Repubblica sottolineano anche che Renzi ha lodato il governatore del Lazio Zingaretti: “Ci sono tanti risparmi da fare ancora nelle Regioni. Zingaretti nel Lazio sta facendo un lavoro straordinario”. Maurizio Tropeano, su La Stampa, lascia aperta la porta a due interpretazioni di queste parole: o si tratta di lasciare aperta la porta per ricucire lo strappo con le Regioni, o si tratta del tentativo di dividere i governatori in buoni e cattivi.

Su La Repubblica, a pagina 2, il “retroscena” di Goffredo De Marchis: “Minoranze e governatori, il nuovo asse anti-segretario”, “La mossa del premier: legge di Stabilità per il voto amministrativo”. Dove si legge che a Montecitorio gira voce che oggi Renzi rimetterà 500 milioni nel bilancio delle Regioni sul piede di guerra. Un modo per frenare la protesta e per evitare che il coro dei governatori contro il governo si saldi alle critiche della minoranza del Pd sulla manovra.

Sul Corriere una intera pagina è dedicata al “distacco tra Chiamparino e il leader: con Matteo non riesco più a parlare”. Dove si spiega che Chiamparino ha annunciato le sue dimissioni dalla presidenza della Conferenza Stato Regioni perchè “quel ruolo ha senso solo se si fa parte di una squadra” ma “se Matteo non ascolta nessuno e la squadra non esiste, se non si sa mai con chi parlare meglio che lo faccia qualcun altro così io torno libero di dire quel che penso”.
Alla pagina precedente: “Renzi: un decreto per i conti delle Regioni. Il premier all’attacco: i governatori guadagnano più di me”. Dove si legge che Renzi incontrerà oggi alle 18 i presidenti delle Regioni e “andrà giù duro”perché “le Asl sono troppe e serve più trasparenza”, “non c’è alcun costo standard applicato”, “troppi dislivelli nelle spese sanitarie”.

Sul Sole: “Renzi al Pd: sulla sanità non cambio”. Si legge che il presidente del consiglio “non chiude al confronto” e “si mostra disponibile ad ascoltare proposte per il contrasto all’evasione fiscale come quelle formulate da Nens, l’associazione fondata da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, ma contemporaneamente ribadisce la scelta dell’aumento del contante”.
Alla stessa pagina il quotidiano di Confindustria dà conto dei rilievi di Bankitalia e Corte dei conti: “Bankitalia: cruciale ridurre il debito. Da Via Nazionale e Corte dei conti dubbi sulle coperture temporanee”.

Ancora sul quotidiano di Confindustria una analisi di Lina Palmerini si sofferma sul fatto che Renzi ha scelto di “punire le Regioni e premiare i sindaci” nel senso che per i Comuni “non sono previsti tagli in Finanziaria e soprattutto è stato sbloccato quel patto di stabilità per gli investimenti che aveva tenuto le mani legate ai sindaci per molti anni”. Si spiega che una spiegazione “maliziosa” è che tra pochi mesi si va a votare per molti Comuni, e comunquele Regioni hanno “una pessima reputazione presso i cittadini”.

A pagina 6 su La Stampa, si dà conto delle audizioni in corso in Parlamento sulla legge di stabilità: “Manovra, allarme della Corte dei Conti: ‘Gli enti locali rischiano una batosta’”, “Bankitalia e il limite aui contanti: ‘Una stretta sui money transfer’”. “Dubbi pesanti -scrive Michele Lombardi- soprattutto sulle coperture che serviranno a finanziare lo stop alla Tasi e il taglio delle altre tasse previsti dalla legge di stabilità: la bocciatura sonora della manovra è arrivata ieri in Commissione Bilancio al senato per bocca del presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri, che ha puntato il dito contro la disinvoltura con cui il governo ha bilanciato riduzioni di imposte e capitoli di spesa. ‘La legge di stabilità usa al massimo i margini di flessibilità, riduce esplicitamente i margini di protezione dei conti pubblici, lascia sullo sfondo nodi irrisolti e questioni importanti’”, ha deto Squitieri. Soprattutto sotto accusa sono finite le clausole di salvaguardia (Iva e accise) spostate sul 2017 e 2018: un rinvio che richiederà “consistenti tagli di bilancio e aumenti di entrate” a partire dal 2017. E la batosta rischia di ricadere sui bilanci delle Regioni.

La Repubblica, pagina 4: “Dalla Tasi al contante, Bankitalia e Corte dei conti ‘smontano’ la manovra. La Ue lima i numeri”, “Secondo la magistratura contabile la legge di stabilità lascia irrisolti molti nodi, come il finanziamento degli enti locali, le pensioni e il riassetto dell’Iva. Dubbi di via Nazionale su limiti al cash e tasse sulla casa. Bruxelles: deficit al 2,3% e Pil all’1,5%”. L’articolo di Alberto D’Argenio e Roberto Petrini sottolinea come sia stato evidenziato il rischio delle “coperture una tantum” (per esempio la voluntary disclosure e le tasse sui giochi) e come tutti gli auditi in commissione si siano espressi contro le scelte sulla Tasi (per Bankitalia meglio ridurre le tasse “sui fattori di produzione che sui patrimoni”, per la Corte dei Conti rischiano di uscirne penalizzati i Comuni con aliquote più basse).

Su La Stampa, in prima, anche un lungo editoriale di Stefano Lepri: “lo scaricabarile sulle spese per la Sanità” (assorbe il 70% dei bilanci regionali e per questo “accade spesso che le campagne elettorali delle Regioni si giochino soprattutto su di essa”, “quando si va al voto gli elettori dovrebbero capire chi ha sbagliato”).

Il Giornale parla della “solitudine di Renzi finito sotto assedio” perché alle “critiche ‘tecniche’ degli uffici parlamentari si sono aggiunti ieri gli allarmi sulle coperture e il tetto di contante da parte della Corte dei Conti e di Bankitalia”. Si legge che ieri, all’assemblea dei gruppi parlamentari, Renzi si è presetato con un testo scritto”, ha replicato alle critiche delle Regioni e della sinistra e a quelle dei tecnici. “Dunque ‘la manovra non si tocca’ anche se ci sarà spazio per correzioni minori”. “E in segno di distensione ieri Renzi ha regalato a Bersani sigari portati da Cuba”.

Vatileaks

La Stampa, pagina 2: “La nuova Vatileaks: conti segreti, furbizie e spese faraoniche”, “La rivoluzione della sobrietà del Papa non decolla. E dai fondi carità dello Ior nulla va ai poveri”. Alcune situazioni, si legge nell’articolo non firmato e dedicato ai contenuti dei libri “Via crucis” di Gianluigi Nuzzi e “Avarizia” di Emiliano Fittipaldi, erano già conosciute: come per esempio il lussuoso attico dell’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone, la “malagestio” della sanità cattolica dall’Idi all’ospedale di Padre Pio a San Giovanni Rotondo, dai conflitti interni per la gestione delle finanze vaticane tra i vertici vaticani (Pell, Calcagno, Parolin). A questo quadro il libro di Nuzzi aggiunge registrazioni di incontri riservati tra prelati e il Papa (“’i costi sono fuori controllo, ci sono trappole”, dice Francesco). Fittipaldi nelal sua inchiesta parla di soldi, immobili, sprechi, ma anche affari sporchi e privilegi: lo Ior gestisce 4 fondi di carità ma nel 2013 e nel 2014 neppure un euro è andato ai bisognosi o alla solidarietà nonostante saldi in attivo per decine di milioni di euro. Piccole furbizie che diventano business: come il carburante, che garantisce ingenti margini, come scrivono gli analisti di Ernst&Young. Come è neoto, in vaticano le pompe di benzina sono due e il prezzo oer i consumatori è più basso del 20% rispetto a quello italiano. Fittipaldi ricostruisce che ci sono 550 tessere che consentono di fare benzina: 1.800 litri l’anno, 27 mila utenze. Molti non sono autorizzati.

Sulla stessa pagina, a proposito di un documento della Commissione referente citato da Fittipaldi, si legge che le proprietà del Vaticano ammonterebbero a 4 miliardi in tutto il mondo e cinquemila sarebbero gli appartamenti nella Capitale appartenenti all’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Santa sede apostolica: “’Bertone, una casa da 500 metri ristrutturata dal Bambin Gesù’”.

Il Fatto, pagina 2: “Le mani bucate di Pell. Quanti attici per la Curia”, “La casta bianca. I due libri in uscita raccontano il lusso sfrenato della Curia. Su tutti, la porpora australiana che Francesco aveva scelto come grande moralizzatore”. Nel suo articolo, Fabrizio D’Esposito, sottolinea dunque che il cardinale Pell “non è una porpora qualunque”, visto che è “in teoria il grande moralizzatore del nuovo corso bergogliano, il principe della Chiesa voluto da Francesco come superministro dell’Economia, per riparare agli scandali”. Ma “per il conforto romano del commercialista prediletto del cardinale Pell è stato necessario finanziare un sottolavello pagato ben 4.600 euro dalle finanze vaticane. Il professionista si chiama Danny Casey, prende 15 mila euro mensili e ha una casa affittata in via dei Coronari, da 2.900 euro al mese, ovviamente non di casa sua. Di qui l’arredamento comprensivo di sottolavello per un totale di quasi 90 mila euro tra tappezzeria, mobili e armadi”.

La Repubblica dedica le pagine 14 e 15 alle rivelazioni contenute nei due libri: “Voli in business class e arredi li lusso, le spese pazze dell’uomo del rigore”, “I rendiconti sospetti nel libro di Fittipaldi: mezzo milione bruciato in sei mesi dagli uffici di Pell, il porporato che guida le finanze vaticane”. E sulle stesse pagine: “E nei supermercati vaticani spunta il giallo delle merci fantasma”, “L’inchiesta di Nuzzi sulle attività commerciali della Santa sede, altro business fuori controllo”.

Anche su Il Giornale un articolo riproduce stralci dal libro di Emiliano Fittipaldi Avarizia, in uscita domani. “’Francesco deve sapere che la Fondazione Bambin Gesù, nata per raccogliere le offerte per i piccoli malati, ha pagato parte dei lavori fatti nella nuova casa del cardinale Tarcisio Bertone – scrive il giornalista riportando il colloquio con un monsisgnore”. “Fittipaldi pubblica documenti inediti e interni al Vaticano, provenienti dalle strade vaticane, report di revisori chiamati da Francesco per fare luce su conti e transazioni finanziarie, lettere e bilanci dei singoli dicasteri. Neesce fuori una fotografie delle Sacre Stanze davvero torbida”.

Sul Corriere Fiorenza Sarzanini scrive che “ci sono documenti riservati trafugati e non ancora utilizzati. Carte segrete che raccontano quanto accaduto negli ultimi anni allo Ior, l’Istituto finanziario di fatto forziere della Santa Sede. Documenti che in parte sono finiti nei due libri sul Vaticano in uscita domani e in parte hanno preso strade che gli uomini della gendarmeria hanno cominciato a esplorare e che potrebbero portare a nuovi e clamorosi sviluppi”. Tra i nuovi personaggi che potrebbero essere coinvolti dalle indagini il quotidiano parla del marito della Chaouquim esperto informatico che ha lavorato a lungo per “il sistema di ultimo livello della Santa Sede” e poi altri che avrebbero “incarichi in Vaticano e al rischio di subire conseguenze giudiziarie si aggiunge quello di essere allontanati dagli uffici dove lavorano tuttora”. “Lo Ior rimane lo snodo cruciale di questa nuova indagine sui ‘corvi’ del Vaticano perché, nonostante gli impegni per una collaborazione reale con la magistratura italiana, molte reticenze hanno segnato il rapporto con i pubblici ministeri titolari di inchieste che hanno riguardato conti aperti presso l’Istituto o comunque depositi collegati in altri istituiti di credito, prima fra tutti Deutsche Bank”.

Su La Repubblica: “Il Papa: amareggiato ma vado avanti. Cei in trincea: ‘Chiesa sotto attacco’”, “Bergoglio: ‘Serpenti velenosi contro il popolo in cammino’. Gotti Tedeschi: i corvi volano perché non si è riformato lo Ior”. In un’intervista, il cardinale Coccopalmerio, “ministro della Giustizia” della Santa sede, dice: “Francesco fa paura a molti, la manovra ha ispiratori anche fuori dal Vaticano”. E di fianco un’intervista a Francesca Chaouqui, la pierre ora agli arresti domiciliari: “Il Pontefice intercettato dal monsignore, ne ho le prove” (è stato monsignor Balda, dice, a fare le registrazioni).
Su La Stampa: “Gli strappi di Bergoglio in una Curia che non vuol perdere i suoi privilegi”, di Andrea Tornielli.

Anche Il Giornale scrive della “amarezza del Papa”: “Sia Benedetto che Francesco traditi da persone di cui si fidavano”. Dove si dà conto della nota della Sala Stampa Vatiana, che ieri ha ribadito che “’questi metodi non aiutano la missione del papa’”, “quasi a voler togliere di mezzo ogni dubbio sul fatto che Francesco potesse essere d’accordo sul rendere pubbliche certe vicende che riguardano la Santa Sede”.

Sul Sole Carlo Marroni scrive che è sulle “finanze” la “guerra a Francesco”. Si parla di un incontro “decisivo” tra i “cardinali ‘conservatori’” che sarebbe avvenuto a due giorni dal voto del Sinodo “in una discreta residenza sulle falde del Gianicolo, vista San Pietro. Una cena apparentemente innocua dove è maturata l’idea di tentare la spallata a Francesco. Che non c’è stata: il documento sui divorziati è passato, ma il boicottaggio per le riforme di Francesco non si è mai fermato. E la guerra al Sinodo, combattuta con metodi disinvolti, è stata nei fatti la rappresentazione di uno scontro che è tuttora consumato attorno alle finanze vaticane”. Le “forze contrapposte” sono “chi appoggia veramente la volontà innovatrice del Papa – che vuole una discontinuità rispetto al passato anche recente visti gli scandali e le guerre consumate nell’ultima parte del pontificato di Benedetto XVI – e chi la boicotta pur dichiarandosi un ultrà di Francesco”. “Appena eletto il Papa insedia una commissione cardinalizia di nove porporati che avrà il compiuto di assisterlo sulle riforme”, che contiene due “pesi massimi”, l’australiano George Pell, “conservatore dichiarato in dottrina” e il tedesco Reinhard Marx, “un deciso e solido progressista”. Pell, scrive Marroni, è stato nominato dal Papa “ma talvolta sembra avere una propria agenda, implementata da altri personaggi forti, in parte australiani come lui”. E poi il quotidiano riferisce il pensiero di “un anziano monsignore che ne ha viste tante”: “’Da cosa vuole sviare l’attenzione questo caso del monsignore e della pr, visto che si parla in definitiva solo di carte che, pur rivelando delle malversazioni, non sembrano scoprire degli scandali clamorosi?’”.

Sul Corriere Massimo Franco cita Monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della cei, che dice che “non siamo di fronte a una seconda Vatileaks”. Scrive Franco che “la differenza con Vatileaks, che portò alle dimissioni di Benedetto XVI nel febbraio del 2013, è che questa volta nessuno della cerchia stretta di Francesco è coinvolto”. Si cita anche un “top manager italiano”: “’A Francesco andrebbe suggerito un buon capo del personale’”, idea che “nel suo semplicismo addita un problema sentito”, ovvero la scelta da parte del Papa dei suoi collaboratori.

Milano

Sul Sole: “Sala mette le condizioni per il suo progetto di città. Amministrative a Milano. Verso la candidatura nel centrosinistra del commissario Expo”. Si legge che a Milano ci si aspetta una dichiarazione ufficiale di Sala entro pochi giorni, si ricorda che il 10 novembre Renzi tornerà a Milano e che quella potrebbe essere l’occasione per parlare di nuovo di amministrative. Si ricorda anche che per il 7 febbraio sarebbero previste le primarie del Pd e che Sala vorrebbe “garanzie sulle primarie”. I due candidati ci sono ancora: Majorino e Fiano. Quest’ultimo si ritirerebbe in caso di corsa di Sala.
Sul Corriere: “Sala: non sono io a chiedere di fare il sindaco”. “Milano, l’irritazione del commissario di Expo. ‘Se il Pd ha un suo candidato vada pure avanti’. Vengo dipinto come uno che fa il prezioso e che si fa desiderare ma la realtà dei fatti non è questa”. Il quotidiano elenca gli “ostacoli già messi” sul cammino di Sala: il fronte che aveva fatto vincere Pisapia destinato a frantumarsi perché la sinistra non accetterebbe questa candidatura; i dubbi di qualche esponente democratico; il tema delle primarie competitive e gli altri candidati in corsa che sfidano Sala ad accettare il confronto”. Sala, ieri, intervistato da Floris, ha detto che non sono le primarieil problema.
Il Giornale. “Partito della Nazione, Milano laboratorio se Sala die sì al Pd”. Si legge che Sala sarebbe “sul punto di scendere in campo come candidao sindaco di Milano” e che Milano “potrebbe diventare il laboratorio del cosiddetto Partito della Nazione, di un Pd che rimpe definitivamente con la sinistra e sposta verso destra il suo baricentro”.

Berlusconi, Lega

“Berlusconi non sarà sul palco di Bologna insieme a Salvini. Il Cavaliere è in forte dubbio ma parteciperà una delegazione di Forza Italia. Potrebbe essere decisivo un faccia a faccia con Salvini già nelle prossime ore”. Si legge che le perplessità di Berlusconi “sono legate ai tanti rischi legati a una manfiestazione di cui non è stata condivisa fin dall’inizio la genesi”. In ogni caso “la macchina organizzativa di Forza Italia non è stata fermata”, e si continua a lavorare “per fare affluire diversi pullman di sostenitori azzurri”, per “farsi trovare pronti nel caso ci fosse il via libera ‘last minute’ di Berlusconi”.
Il Messaggero scrive della “ira di Salvini”. Si legge che Berlusconi non ha ancora chiuso definitivamente la porta ad una sua apparizione a Bologna ma che i suoi “tentennamenti” hanno “già provocato” l’ira del leader della Lega che avrebbe chiamato al telefono esponenti di Forza Italia dicendo “così cambia tutto, salta l’allenza, saltano le candidature comuni. Se Berlusconi vuole consegnarsi a Renzi lo faccia, noi andiamo avanti”. Salvini si sarebbe anche “confidato con i suoi” dicendo che “come al solito Berlusconi si fa guidare dagli interessi per le sue aziende, è inaffidabile”. Secondo Il Messaggero hanno pesato le opinioni contrarie alla partecipazione di Berlusconi di Confalonieri, Marina Berlusconi, Brunetta, Romani, Gelmini e Bergamini.

Turchia

Su La Repubblica un’intervista al presidente del Parlamento europeo Martin Schulz: “In Turchia la democrazia è sotto stress ma l’Europa deve trattare con Erdogan”, “La stampa libera è sempre più sola, però c’è stata un’alta partecipazione al voto. Dalla Merkel nessun assist al potere, non poteva andare ad Ankara dopo le elezioni. La crisi dei migranti richiede risposte urgenti”, “il negoziato può avere un impatto sulla questione dei diritti”.
La Stampa: “Il pugno di Erdogan sui media. Retata di reporter e oppositori”, “Nel mirino giornali critici e testate legate all’islamico Gulem suo ex alleato”, “Il presidente all’attacco della stampa e dei curdi. Bombardate postazioni del Pkk anche in Iraq”.
E da La Stampa segnaliamo l’analisi di Roberto Toscano (Erdogan, “nostro alleato indispensabile, sta dimostrando di avere della democrazia un’idea illiberale”, serve “dialogo critico” e non “avallo incondizionato”, abbiamo strumenti sia politici che economici, oltre alla prospettiva di un cammino verso l’adesione, per portarlo avanti. Abbiamo bisogno della Turchia, vogliamo la Turchia come alleato e partner -ma una Turchia in cui la democrazia non sia solo quella delle elezioni, ma delle libertà, del pluralismo e -va aggiunto- anche di una laicità compatibile, contro ogni dogma laicista, con la libera presenza della religione nello spazio pubblico, ma non con le pretese di egemonia sulla politica”).

Londra, Berlino

Sul Corriere Danilo Taino si sofferma sulle richieste della Gran Bretagna all’Europa. Si cita il discorso fatto ieri a Berlino dal cancelliere dello Scacchiere del Regno Osborne, ad un convegno degli industriali tedeschi. Osborne ha spiegato le linee sulle quali si muoverà Cameron perchè “è a Berlino che Londra cerca l’appoggio fondamentale” per una Europa a due velocità. Merkel ha parlato allo stesso convegno, ha detto che Berlino non è “d’accordo su qualsiasi cosa” proponga Londra ma ha assicurato che sosterrà alcune delle domande verso una maggiore competitività e un migliore funzionamento dell’Unione. “Il dato di fatto è che frau Merkel vuole che la Gran Bretagna resti nella Ue” e dunque è disponibile a cercare argomentazioni che aiutino Cameron nella campagna referendaria.
Il Sole: “Merkel apre a Londra sulla Ue. Osborne ha presentato a Berlino i dettagli dell’Europa a due velocità auspicata da cameron. La cancelliera: ‘Su competitivà e istituzioni condividiamo i vostri timori’”. E poi una analisi di Leonardo Maisan: “Perché Brexit è un pericolo per l’Europa”.

E poi

Sul Corriere Francesco Verderami (“Grillo alleato di Renzi a difesa dell’Italicum”) scrive del “contrordine grillini, non è più l’ora di organizzare un referendum abrogativo” ma “difendere dall’abrogazione quelle stesse norme che pure erano state scritte ‘da Renzi con Verdini’”. Verderami parla del fatto che Grillo ha “denunciato” una proposta di legge di un esponente della minoranza Pd, Lauricella, che propone l’eliminazione del ballottaggio e un premio di maggioranza a chi superi il 40 per cento dalla legge elettorale. Se nessuno ci arriva i seggi sarebbero distribuiti su base proporzionale. A Grillo la proposta non piace e dunque “si ritrova al fianco del suo acerrimo avversario” Renzi.

Su La Repubblica, intervista ad Alfredo D’Attorre, esponente della minoranza Pd, che ha deciso di lasciare il partito: “ha cambiato natura”, “in caso di ballottaggi alle amministrative meglio votare un grillino che un candidato di Renzi” (così si riassume nel titolo). D’Attorre parla del nuovo progetto a sinistra che vedrà la luce sabato prossimo a Roma (con Sel, Fassina, Carlo Galli, Vincenzo Folino, tra i partecipanti). Al ballottaggio voterete il candidato Pd? “Gli elettori di sinistra non voteranno i candidati della destra, molti potrebbero essere attratti dai 5 Stelle. Non stiamo facendo la Cosa rossa, non siamo né settari né protestatari”.

redazione grey-panthers:
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