Il Corriere della sera, con foto di Gianroberto Casaleggio: “Addio al leader che ha portato la politica in Rete”.
“Il pensiero spezzato” è il titolo di un commento di Daniele Manca dedicato alla sua scomparsa. Più in basso, su Casaleggio e il percorso che attende il M5S: “Il tempo delle scelte”, di Aldo Cazzullo.
A centro pagina: “Sì alla nuova Costituzione”, “Via libera definitivo in Aula, la parola ai cittadini. Renzi: giornata storica”, “Le opposizioni sull’Aventino. M5S: non ci sporchiamo le mani. Boschi: grazie a chi ci ha creduto”.
Sulla visita del presidente del Consiglio Renzi in Iran: “L’Iran accoglie le imprese italiane: ‘Amici preziosi'”, “Nuove intese per 20 miliardi”. Ne scrive Marco Galluzzo.
A fondo pagina, sul caso di Doina Matei: “Foto sui social, la killer perde la semilibertà”, “Nove anni fa con l’ombrello uccise una ragazza nel metrò a Roma: resterà in carcere”.
Sul tema “confini & migranti”: un articolo di Andrea Galli sui lavori iniziati nel “cantiere-spot” al Brennero e un intervento del vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans (“Niente più muri. Salviamo i diritti”).
La Repubblica: “Addio Senato, ecco la nuova Costituzione”, “Storico voto, l’opposizione diserta. Il premier: vittoria di Napolitano. La sinistra Pd: modificare l’Italicum”.
“Ora il vero nodo è la legge elettorale”, scrive in un commento Guido Crainz.
Di fianco, con foto di Casaleggio: “Le lacrime dei 5Stelle per Casaleggio. Grillo: ‘Vinciamo le politiche o lascio'”.
“Il movimento al bivio di un’eredità difficile”, scrive nella sua rubirca “Il Punto” Stefano Folli. E Filippo Ceccarelli racconta “il personaggio” Casaleggio: “Il manager visionario della democrazia web”.
Sul fondo Atlante per le banche italiane: “La Borsa delusa dal fondo Atlante. Rossi (Bankitalia): ‘Aiuterà il sistema’”, dice, in un’intervista al quotidiano.
A fondo pagina, l’inchiesta petrolio: “Potenza, nel governo un altro indagato”, “Il sottosegretario alla Salute” . Si tratta di Vito De Filippo, ex presidente della Regione Basilicata.
Sulla colonna a destra, il viaggio di Renzi in Iran: “Un affare da 15 miliardi. Renzi in Iran: ‘L’Islam non è terrorismo’”, “Il vertice con Rouhani e l’intesa sulle sanzioni. Resta la questione diritti”.
Su questo tema l’analisi di Roberto Toscano: “Il dilemma occidentale”.
In prima anche “Il giallo del Caravaggio che fa sognare”, “Autentico o no? critici divisi”, spiega Dario Pappalardo.
La Stampa: “Patto sull’eredità di Casaleggio”, “Poche ore dopo la scomparsa del fondatore dei 5Stelle vertice fra il figlio Davide e Luigi Di Maio sul futuro del movimento”, “Riforme. via libera alla nuova Costituzione. Renzi: farò campagna per il referendum”.
Sulla scomparsa di Casaleggio il commento di Giovanni Orsina: “Il passaggio più difficile per i grillini”.
Il quotidiano riferisce anche la parole del presidente del Consiglio sull’approvazione definitiva della riforma costituzionale: “‘Io godo quando ci sono le elezioni. Anche alle Europee ero partito indietro'”, “Il presidente del Consiglio: ho avuto la prova di quel che so. Sondaggi ed editorialisti non colgono l’umore del Paese”.
Ancora su questo tema il commento di Ugo de Siervo: “Doveroso cambiarla ma non così”.
A centro pagina: “Il governo alla Ue: ‘Fermate l’Austria’”, “Brennero, vanno avanti i lavori alla frontiera”.
“Mediterraneo, il nostro bivio tra affari e ideali”, è il titolo di un commento di Gianni Riotta.
Più in basso, l’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale: “‘La Brexit può provocare danni gravi'”, “Il Fondo monetario taglia le stime sull’Italia: il Pil crescerà solo dell’1%”.
In prima, con foto della regina Elisabetta davanti al Reggimento reale di Scozia: “Tutti i record di Elisabetta”, “il 21 la regina compie 90 anni: mai nessuna sovrana amata come lei”.
Il “Buongiorno” di Massimo Gramellini è dedicato al caso di Doina Matei: “Il caso Matei”.
Il Fatto, con foto di Casaleggio insieme a Beppe Grillo: “I 5 Stelle senza papà”.
A Casaleggio è dedicato l’editoriale del direttore Marco Travaglio: “Il Tecno Robespierre”.
A centro pagina: “Renzi, ultima raffica alla Carta. Ma crescono i votanti no Triv”, “Nuovo Senato. Le opposizioni lasciano l’aula: per Boschi 361 sì al passaggio finale”.
Di fianco, “la denuncia”: “Il Belpaese: nel 2015 costruite 50 case abusive ogni 24 ore”, “E a Vibo Valentia nasce un ‘suk’ senza acqua né fogne. Sicilia: finiti i soldi, la Regione chiude le riserve naturali”.
Il Giornale: “In tilt gli orfani di Casaleggio”, “Una malattia porta via l’uomo che con Grillo ha creato una nuova idea di politica: la democrazia dittatoriale. Soldi, sito e strategia: ora il Movimento è senza guida”. Al tema è dedicato l’editoriale del direttore Alessandro Sallusti.
La foto in prima è per Giuseppe Gulotta: “Sette milioni di euro all’innocente rinchiuso in carcere per ventidue anni”.
Più in basso: “Torinese uccisa a sprangate. Caccia al rapinatore di colore”, “Ricercatrice massacrata a Ginevra”. Di fianco: “Gli immigrati sono troppi, per 7 giovani italiani su 10”, “E in Senegal l’isis ‘addestra’ i vù cumprà'”. Poi un commento di Salvatore Tramontano sulla “sinistra anti-migranti2: “I muri rossi dell’ipocrisia”.
Sulla colonna a destra: “Allarme Ocse”, “Renzi sbugiardato: le tasse sul lavoro crescono solo qui”, scrive Antonio Signorini.
Sul fondo Atlante: “Documento choc: almeno due banche erano a rischio crac”. Di Camilla Conti.
Casaleggio
Sul Il Corriere della sera, a firma di Daniele Manca, il ritratto di Gian Roberto Casaleggio: “Dall’Olivetti al sogno della Rete, un leader sfuggente e visionario”, è del 2009 il video “Gaia” in cui prefigurava per il 2054 un mondo senza divisioni, collegato in Rete, dove ti esprimi continuamente sul governo della tuta comunità, alimentato nn più da combustibili fossili e dove l’ambiente torna ad essere pulito. E si chiede Manca: “chissà il peso avuto da Adriano Olivetti, quello di ‘Democrazia senza partiti’, che scrive, nel 1946, che il popolo non è organizzato e ‘l’espressione della sua volontà è una mistificazione perché i suoi mediatori -i partiti- hanno perso il contatto con esso’. La comunità ‘concreta a base territoriale’ di Olivetti si trasforma, grazie a Internet, in una moltitudine di persone, comunità che interagiscono non solo e non più in relazione all’incontro fisico, in un luogo. Il virtuale diventa realtà”.
Su La Repubblica a ritrarre il personaggio è Filippo Ceccarelli: “Visionario e silenzioso, il manager con il sogno della webdemocrazia”, “Tex e Gengis Khan i suoi eroi, lessico provocatorio e look da dirigente hippy: così Casaleggio si era costruito un ruolo da leader fuori dai canoni”.
Su La Stampa, a pagina 2: “Addio a Casaleggio, guru M5S. Mattarella: ‘Vero innovatore'”.
E in basso, intervista al leader della Lega Matteo Salvini, che dice: “Ha portato la politica in rete. Noi e loro fuori dai salotti”, “A suo modo è stato un genio”.
A raccontare il personaggio Casaleggio su La Stampa è Mattia Feltri: “Tra Savonarola e Gengis Khan, il ‘guru’ che non voleva i partiti”, “Nei suoi scritti e nelle sue parole la visione di un futuro fantascientifico”.
Nel suo editoriale, il direttore de Il Giornale Alessandro Sallusti scrive che oggi Casaleggio “sarà celebrato in tutte le salse”. “Noi, riconosciuti i meriti come si fa con un grande avversario, non cambiamo però idea. La teoria portata avanti da Casaleggio era ed è un pericolo per la democrazia, una minaccia alle nostre libertà, un continuo imbroglio politico non meno grave di quelli che ci propinano i partiti tradizionali e della famigerata casta”, “Il Cinquestelle made in Casaleggio-Grillo è una setta governata col metodo del terrore -scrive Sallusti- Per di più una setta segreta, opaca nei bilanci non meno di qualsiasi altro partito”; “non esiste una sede di partito, il quartier generale è la Casaleggio Associati, società di consulenza per le strategie digitali ora passata nelle mani del figlio del fondatore. Tutto, dalle primarie on line per la scelta dei candidati ai messaggi da divulgare, ai commenti da pubblicare, è nelle mani di chi contiene il codice di accesso al computer”.
Su Il Manifesto l’analisi di Roberto Biorcio: “Grillo-Casaleggio e l’eredità politica”. Dove si legge che le due prospettive diverse dei due leader “hanno permesso la formazione di una vera proposta di politica alternativa, in una fase in cui è molto cresciuta la critica e la sfiducia dei cittadini nei confronti dell’establishment, delle classi dirigenti politiche ed economiche, delle forme di rappresentanza tradizionali e dei principali media. Un’alternativa che ha avuto successo, e ha cambiato la politica italiana. Nelle elezioni del 2013 il M5S è stato il partito più votato alla Camera nelle circoscrizioni italiane, facendo emergere una nuova ampia area elettorale, estranea alla tradizionale contrapposizione fra centrodestra e centrosinistra”: “il M5S viene oggi considerato come la principale sfida al governo nazionale, la principale alternativa al ‘populismo di governo’ di Matteo Renzi che, non a caso, in parte ne imita le capacità di dare espressione al malcontento e alla sfiducia dell’opinione pubblica rispetto alla politica tradizionale, in parte si presenta come ‘diga’ per impedire l’accesso al potere istituzionale di esponenti del nuovo movimento. Anche se resta ferma l’idea di non trasformarsi in un partito, il M5S deve procedere sulla via di una relativa istituzionalizzazione”.
Il direttore de Il Fatto Marco Travaglio ricorda nel suo editoriale Casaleggio, che definisce “Il Tecno Roberspierre”. Ricostruisce i suoi rapporti negli anni con il leader M5S, risale al 2007 e ricorda: “mi propose una zona franca in diretta streaming sul blog di Beppe Grillo, ogni lunedì. La chiamammo ‘Passaparola’ e funzionò. Dopo un po’ mi disse: ‘Tu non puoi lavorare gratis. Ma ora raccogliamo i tuoi interventi in tre o quattro dvd all’anno, li vendiamo online, ci paghiamo le spese e ricaviamo il tuo compenso’. Obiettai: ‘Ma chi se li compra, se i Passaparola sono tutti online?, ‘Tu sottovaluti il web, in poco tempo si farà tutto in rete'”. Naturalmente, ricorda Travaglio, i dvd non li comprò nessuno, come nessuno comprò quelli del V-Day. Poi Travaglio rievoca altri episodi del suo rapporto con Casaleggio (“avevamo pensato di chiedergli una consulenza” per il sito de Il Fatto, che nel frattempo era nato), sottolinea che era “l’anti-Grillo” per dati caratteriali, poi sottolinea: quel che disturbava tanto era il fatto che “un incensurato” pretendesse di fare politica senza chiedere soldi pubblici né cariche”; “i metodi li abbiamo spesso contestati: Casaleggio in cuor suo sapeva bene che, senza la frusta e il pugno di ferro del ‘garante’, l’Armata Brancaleone si sarebbe subito sfaldata, o fatta comprare, o scalare”; ora che se n’è andato ha liberato il M5S da quella ingrata incombenza che prima o poi tocca ogni movimento, ovvero “uccidere il padre”. “Da oggi il M5S si ritrova troppo presto senza papà (Grillo è, per temperamento, la mamma). Ed è costretto, dall’oggi al domani, a diventare adulto”.
Sul Corriere, a pagina 5, il “retroscena” di Emanuele Buzzi e Marco Imarisio: “M5S eleggerà il candidato premier. L’ora di Di Maio, il ruolo di Davide”, figlio di Casaleggio; “entro giugno la scelta online del leader. Al figlio di Casaleggio resta il controllo del blog”.
Su La Repubblica, il “retroscena” di Annalisa Cuzzocrea e Matteo Pucciarelli: “‘Rischiamo di esplodere’. La grande paura del M5S e la guerra dei quattro capi”, “E’ partita la corsa alla successione tra Fico, Di Maio, Di Battista e Davide Casaleggio. Nascono le correnti. I parlamentari: Grillo commissari il Movimento per sei mesi”, “Torna in pista Pizzarotti (il sindaco di Parma, ndr.) che invoca un congresso per dare forma e struttura al Movimento”.
Su La Stampa: “Il patto tra il figlio Davide e Di Maio. Ma la partita è il controllo del server”, scrive Jacopo Iacoboni nel suo “retroscena”. E sulla stessa pagina: “Militanti in fuga dalla ‘piattaforma’. Dopo il boom, poche decine di interventi”, “Lo strumento di partecipazione sempre meno usato”.
Su Il Fatto, pagina 2: “C’è chi invoca Beppe, ma adesso Di Maio è sempre più leader”, scrive Luca De Carolis.
E a pagina 3 un articolo di Gianni Barbacetto su Casaleggio, in cui viene descritto il “cortocircuito”: “La dura legge del guru tra Internet, Grillo e le espulsioni M5S”, Accuse di dittatura. E’ stato definito il puparo che muove i fili per la cacciata degli eletti dissidenti”.
“Il movimento al bivio di un’eredità difficile” è il titolo della rubrica “il Punto” di Stefano Folli su La Repubblica. Che scrive: “Oggi i Cinque Stelle sono un caso unico in Europa: senza equivalenti, tranne parziali analogie, né in Spagna né in altri Paesi che pure sono scossi da spinte anti-establishment figlie della crisi collettiva”. Ora si trova davanti al bivio fra “il pieno inserimento nelle dinamiche politico-istituzionali”, a cominciare dalla scalata al Campidoglio, “e la possibile tentazione di rifluire in un ruolo di semplice denuncia e testimonianza morale”. Ora che manca Casaleggio il compito sarà più arduo, ma nessuno può pensare che il M5S possa dissolversi “come neve al sole in seguito alla scomparsa del suo ispiratore e del parziale ritiro del leader storico, Grillo (oggi risospinto sul proscenio). Del resto, una delle caratteristiche del M5S tale da distinguerlo dai vari Iglesias, Farage o Varoufakis, è proprio quell’abile miscela di temi di destra e di sinistra con cui Casaleggio ha disegnato nel tempo il profilo del movimento. S’intende -prosegue Folli- che il punto di partenza è discutibile e consiste nella negazione del tradizionale antagonismo destra-sinistra. Tuttavia è attraverso questo espediente” che il 5Stelle sono in grado di pescare consensi in tutti i segmenti di opinione pubblica: si presentano per un verso come il vero partito delle procure, i nuovi giustizialisti che occupano lo spazio lasciato sguarnito dal Pd renziano e dall’altro sono alleati al Parlamento europeo con il “destro” Farage, tipico esponente dell’isolazionismo nazionalista britannico. Ma sono anche “super-pacifisti nel Mediterraneo” e tutt’altro che favorevoli all’accoglienza indiscriminata dei migranti. E allo stesso tempo Grillo terrorizza i dipendenti pubblici del Comune di Roma, “che di sicuro non sono i suoi elettori”, promettendo a molti di loro il licenziamento.
Iran, la visita di Renzi
Su La Repubblica: “Iran, partita da 15 miliardi. L’invito di Rouhani a Renzi: ‘L’Italia torni primo partner'”, “Il premier in visita a Teheran dopo l’accordo sulle sanzioni. ‘Non confondere Islam e terrorismo’. Già pronti finanziamenti cash”. Gli italiani -scrive Alberto D’Argenio- si sono presentati con il cash: il problema della sofferente economia iraniana è la liquidità e per questo la Cassa Depositi e Prestiti con Sace e Simest ha portato 3 linee di credito per un totale di 4,8 miliardi con i quali l’Iran si finanzierà sul mercato internazionale e implementerà, questo il progetto caldeggiato da Renzi e Rouhani, i 36 accordi firmati in parte tre mesi fa a Roma e ora tocca a Teheran. Ieri la parte del leone l’hanno fatta le Fs, con la firma di un accordo da 3,5 miliardi in 10 anni per costruire l’Alta velocità in Iran.
A pagina 15: “Da Roma linee di credito per sbloccare i contratti, ma l’obiettivo è l’oro nero”.
Su La Stampa: “Renzi investe sul nuovo Iran. Rohani: ‘Roma torni ad essere il nostro primo partner in Europa’”, “L’invito a superare la Germania. Intesa anche sul fronte politico”, scrive Fabio Martini da Teheran. Si citano le parole di Renzi sulla confusione operata tra Islam e terrorismo, “una follia da combattere a livello culturale”.
Su Il Giornale: “Parigi ci ‘scippa’ l’Egitto. Così Renzi si tuffa a fare affari con l’Iran”, “La Francia sfrutta il caso Regeni per soffiarci commesse al Cairo. Il premier punta su Rohani ma indispettisce i Paesi arabi moderati”, scrive Fabrizio Ravoni.
“Il dilemma occidentale” è il titolo dell’analisi di Roberto Toscano che compare in prima su La Repubblica: e che è dedicato alle opzioni che si hanno davanti in casi come quello iraniano (analoghi a quelli riguardanti la Russia per via della Crimea o l’Arabia saudita per via dello Yemen, in sintesi, commerciare o condannare?). Toscano sottolinea che più che di un’alternativa secca, si tratta di una “tensione permanente”: “è da sperare -scrive- che il nostro presidente del Consiglio abbia colto l’occasione degli incontri con i vertici della Repubblica islamica per confermare che per l’Italia i diritti umani non sono una bandiera retorica ma -anche in armonia con quanto consacrato nei trattati europei- una dimensione costitutiva della nostra politica estera”. Ma vi è una domanda che non può essere elusa da chi si è opposto alla visita e ai rapporti tra Italia e Iran, sottolinea Toscano: “siamo davvero convinti che sarebbe meglio per i cittadini iraniani se il loro Paese fosse isolato?”.
Il caso Regeni
Su La Repubblica un’intera pagina su questo caso. “Regeni, nuove sanzioni all’Egitto”, “Gentiloni incontra l’ambasciatore Massari: l’Italia valuta misure più rigide contro il governo di Al Sisi. Il Cairo non esclude la consegna dei tabulati telefonici del ricercatore. Armi, proteste contro la Francia”. Le ulteriori misure potrebbero essere il blocco del turismo italiano in Egitto o il blocco della presenza di ricercatori. Quanto alle proteste, l’ambasciata francese al Cairo ha ricevuto una lettera di una decina di parenti di persone disperse nel Paese che chiedono di essere aiutate a cercare i loro cari, scrive Vincenzo Nigro. E poiché il 18 aprile arriva nel Paese il presidente francese Hollande, che ha in programma la firma di un contratto di forniture militari di più di un miliardo di dollari, i parenti dei desaparecidos sono stati ricevuti alla’amabasciata francese e hanno protestato, chiedendo che la questione venga sollevata durante l’incontro.
In basso, un articolo da Londra di Enrico Franceschini sul caso Regeni: “Londra, 10 mila firme per chiedere la verità. Hammond al premier: ‘E’ un caso molto grave'”. Si racconta quindi la battaglia degli amici di Regeni, che studiava a Cambridge. La petizione di 10mila firme ha convinto -anzi, a norma di legge, ha costretto- il ministero degli Estrri britannico a prendere posizione sul caso Regeni: il portavoce del Foreign Office ha espresso “grave preoccupazione” ed ha chiesto un’indagine piena e trasparente. Un sito di monitoraggio sul Medio Oriente ha rivelato poi il testo di una lettera del ministro degli Esteri Hammond al primo ministro Cameron in cui sottolineava che, se il coinvolgimento dei servizi di sicurezza nella morte di Regeni risultasse vero, si tratterebbe di “uno sviluppo estremamente problematico”.
Su La Stampa il reportage dal Cairo di Francesca Paci: “Caso Regeni, ora l’Egitto apre sui tabulati. L’Italia valuta contromosse ‘progressive'”, “Si muovono gli alleati: Hollande parlerà con Al Sisi. Londra: trasparenza”.
Fondo Atlanta, economia
Su La Repubblica: “Fondo salva-banche, ‘A rischio tutto il settore’, giallo sul dossier fantasma”, “Documento riservato fa crollare i titoli del credito. Il governo: ‘Bozza non ufficiale’. La Consob indaga”.
Alla pagina seguente, intervista a Salvatore Rossi, direttore generale di Bankitalia, che dice: “‘Nessun pericolo per il sistema, la nuova società darà sicurezza ed escluderà l’effetto domino'”, “Le regole Ue sul bail in hanno reso la finanza europea più instabile”, “Da noi errori di comunicazione”.
Il Sole 24 Ore intervista il ministro dell’Economia: “Padoan: misure decisive per il rilancio delle banche”, “Fondo Atlante e decreto sulle procedure fallimentari ‘visti con favore dalla Bce, nessun rischio a Bruxelles'”, “Privatizzazioni, opzione Poste. Def già condiviso con la Ue”. Dice Padoan che “le misure prese dagli investitori privati del fondo Atlante e i provvedimenti del Governo sul diritto fallimentare saranno decisive per il rilancio del settore bancario”. E il piano “p visto con favore dalla vigilanza bancaria della Bce”. Non c’è nessun rischio di stop dalla Ue al fondo Atlante, “alimentato da capitali privati, con contributi volontari e gestito da soggetti privati”. “Da un punto di vista della concorrenza”, spiega ancora Padoan parlando delle possibili obiezioni in sede Ue, “non può essere ravvisato alcun ruolo dello Stato, visto che si tratta di un’operazione interamente privata: una Sgr privata che crea un fondo con capitali privati su base volontaria”. Sulla riduzione della pressione fiscale: “E’ uno dei pilastri della politica del governo, ma come dico spesso, per essere credibile, deve essere finanziata con tagli alla spesa. Per questo la spending review continua”.