Le aperture
Il Corriere della Sera: “Migranti, crisi Italia-Francia. Diventano un caso i permessi temporanei. Berlusconi e il ministro da Napolitano”. “La linea di Sarkozy: bloccare i profughi. Ira di Maroni”. Il titolo di apertura è per la decisione della Bce di alzare il costo del denaro: “Il denaro costa di più: primo rialzo dal 2008. La mossa di Trichet per frenare l’inflazione”. “La banca centrale europea porta i tassi all’1,25 per cento”. L’editoriale, firmato da Francesco Giavazzi, è titolato: “I veri nemici dell’euro”: sono quei politici che stanno costruendo la loro fortuna sulla critica all’Euro, e che non capiscono che è la mancata crescita europea a determinare la disoccupazione.
La Repubblica: “Immigrati, guerra Parigi-Roma. Bagarre alla Camera per un cartello dell’Idv: ‘Maroni assassino’. Libia, la Nato chiede all’Italia di bombardare. La Francia: li respingeremo. Il Viminale: siete ostili, uscite da Schengen”. A centro pagina la vicenda Generali: “Galateri verso la presidenza. Oggi il successore di Geronzi. Intervista con Rampl: da rivedere anche gli equilibri in Mediobanca”. Di spalla. “La terra trema ancora, torna la paura a Tokyo”.
La Stampa: “Immigrati, scontro Italia-Francia. Parigi li respinge. Maroni: siete ostili, se lo fate uscite da Schengen. Accordo governo-regioni, c’è il decreto. Berlusconi sale al Colle, Napolitano soddisfatto. Tunisi ferma il primo barcone”. A centro pagina: “Caldo record, in montagna è già estate. Scatta l’allerta valanghe”.
Libero: “La Francia abbaia e l’Italia non morde. Parigi straccia i nostri permessi temporanei e respinge i nordafricani”. L’editoriale, firmato da Vittorio Feltri, si sofferma su Generali: “Così i padroni vogliono prendersi la politica”.
Il Foglio: “I capricci francesi fanno traballare anche i patti del governo sui migranti. Parigi sbarra i confini agli africani con permesso di soggiorno italiano, proprio mentre l’esecutivo convince le regioni”. Di spalla, la crisi europea: “Per salvare le banche francesi e tedesche, l’Ue cura male il Portoghgallo. Gli speculatori che hanno portato Lisbona al tracollo stanno negli istituti di Parigi, Berlino, Londra”.
Il Riformista, con foto del Presidente francese: “Sarkoznò”. “Migranti, loro navigano verso l’Italia, noi navighiamo a vista”. Di spalla: “Cavaliere senza Geronzi. Perdere un banchiere amico”.
L’Unità, con foto di Maroni: “Vù scappà? Condono e un foglio di via per l’Europa a 20 mila tunisini. Et voilà il decreto: i migranti restano per sei mesi con l’invito ad andarsene. Per far digerire la resa alla base padana. Parigi non mangia la foglia. ‘Pronti a respingere l’ondata’”.
Europa: “Anche sugli immigrati l’unico garante è Napolitano. Il governo deve mediare con le Regioni. Via ai permessi, ma non si sa a chi darli”. “Decreto caos, Maroni in guerra con la Francia non convince la Camera”.
Il Sole 24 Ore: “Il piano di Mediobanca. L’obiettivo è una progressiva discesa al 30 per cento del patto di sindacato che controlla l’istituto”. “Generali, si tratta nella notte: favorito Galateri, in corsa Berger”. L’editoriale è sulla crisi e il debito (“Lezioni europee per l’Italia”), mentre di spalla si parla della Francia, “pronta a bloccare l’ingresso dei tunisini. Maroni: Parigi esca da Schengen”.
Il Giornale: “Boccassini sotto inchiesta. Dopo le telefonate del Cavaliere sbattute sui giornali, la Cassazione indaga sui Pm milanesi: quelle conversazioni non dovevano finire nel fascicolo. Ora vedremo se qualcuno pagherà”. A centro pagina: “Immigrati, Sarkozy ci fa la guerra”. L’editoriale, firmato da Alessandro Sallusti, parla di Generali.
Immigrati
Una corrispondenza da Parigi del Sole 24 Ore riferisce le parole del ministro dell’interno francese Guéant: “La Francia non ha alcuna intenzione di subire una ondata di immigrati provenienti dall’Italia. Per circolare liberamente all’interno dello spazio Schengen non è sufficiente avere una autorizzazione di soggiorno rilasciata da uno degli Stati membri. Bisogna avere dei documenti di identità e soprattutto dimostrare di possedere risorse finanziare adeguate. In caso contrario la Francia ha il diritto di riaccompagnare gli immigrati in Italia, ed è quello che farà”.
Mercoledì scorso ai prefetti e alle gendarmerie francesi è stata inviata una circolare in cui si precisano i requisiti necessari per l’ingresso in Francia: bisogna tra l’altro dimostrare di non esser già entrato nel Paese nei tre mesi precedenti, ma soprattutto dimostrare di disporre di risorse sufficienti, dichiarare quanto tempo si prevede di rimanere in Francia, e per rimanervi si deve dar prova di possedere 31 euro al giorno qualora abbia qualcuno in grado di ospitarlo o 62 in caso contrario. Guéant ha chiuso così: “La Francia non può che rallegrarsi che la Tunisia entri in un’era di libertà e democrazia, ma non è assolutamente disposta ad accettare un flusso migratorio motivato esclusivamente da ragioni economiche”.
Il Sole 24 Ore spiega anche come funziona il permesso di soggiorno previsto ieri da un decreto del presidente del consiglio ai fini di protezione umanitaria. E’ di sei mesi, e garantisce comunque tre mesi di libera circolazione negli stati dell’area Schengen. Dopo i primi tre mesi l’immigrato che ha valicato i nostri confini può tornare in Italia e continuare a godere della protezione umanitaria o invece rimanere nello stato in cui risiede, se rispetta una serie di condizioni. La Francia ha ribadito ieri queste condizioni (possesso di un documento di identità, dimora dignitosa, reddito sufficiente, assenza di rilievi di tipo penale). Nei fatti la pretesa di far rispettare queste condizioni e di espellere gli immigrati, in caso di assenza dei requisiti, è sempre stata considerata con grande difficoltà. La domanda di attivazione del meccanismo di protezione temporanea – spiega Il Sole – deve essere rivolta alla Commissione europea, che ha il compito di presentare una proposta formale ai ministri Ue. Dopodiché deve essere approvata dal Consiglio a maggioranza. Il fatto è che la maggioranza degli stati è contraria, perché il provvedimento è l’affermazione del principio della condivisioni degli oneri, il cosiddetto burden sharing.
A quella che definisce “l’internazionale del cinismo” è dedicato un commento su La Repubblica di Chiara Saraceno. Sotto accusa non solo l’Italia, ma anche Malta (che da un lato rivendica il controllo di un’ampia zona di mare, ma respinge le imbarcazioni che accostano). E la Francia, “in prima fila quando si trattava di bombardare la Libia, anche al di là del mandato dell’Onu, ma altrettanto in prima fila a pattugliare i confini, perché nessuno di coloro di cui ‘difende la lotta per libertà’ bombardando più o meno indiscriminatamente il loro Paese eserciti questa libertà duramente conquistata anche a rischio di vita cercando di entrare in territorio francese”.
Alle parole del ministro Guéant, che esclude ogni possibile apertura umanitaria, è dedicata anche l’analisi di Cesare Martinetti su La Stampa: soffia “il vento di Le Pen”, è l’effetto di quella che nel dibattito francese si chiama la “lepenizzazione degli spiriti”, visto che tra un anno ci sono le presidenziali e i sondaggi per Sarkozy sono spietati. Se il presidente ha indossato il “kepì blanc” e scommette sulla grandeur perduta per ricollocare la Francia sullo scenario internazionale, riconoscendo per primo i ribelli di Bengasi, sul piano interno il suo fronte è “in difesa”. E sull’incontro previsto oggi tra Maroni e il suo omologo francese c’è poco da illudersi. Il trattato bilaterale Italia Francia del 1997 prevede la restituzione dei clandestini. Peraltro tra Francia e Italia è in corso da tempo una guerra fredda che ha per teatro la finanza. In Edison, dove Edf vorrebbe la mano libera, in Parmalat, dove è in corso la scalata Lactalis, nelle assicurazioni, sia Generali che Premafin Fonsai, dove si muove il guascone supersarkozista Bolloré.
“Promesse e paure del voto francese, quella doppiezza nel segno di Le Pen” è il titolo del commento di Massimo Nava sul Corriere della Sera, dedicata all’atteggiamento francese, che chiede una interpretazione più restrittiva delle regole di Schengen: “Parigi sembra non accorgersi che – così facendo – rimette in discussione lo spirito del trattato e uno dei caposaldi della Costituzione europea”. La doppiezza francese si spiega in estrema sintesi con un nome, Marine Le Pen, che miete consensi negli strati popolari agitando le questioni dell’immigrazione e della sicurezza: meno inelegante di Bossi, ma più elettoralmente penetrante. A confronto, va invece dato atto al ministro Maroni – scrive Nava -di aver sfidato l’impopolarità e la sua stessa base cercando soluzioni praticabili e sollecitando collaborazione all’Europa e alla Francia.
Su La Stampa: “L’incubo Marocco e Algeria fa alzare la voce a Parigi”. Con una ricostruzione del percorso politico del ministro Guéant, gran burocrate ed eminenza grigia scoperto da Charles Pasqua. Lo stesso quotidiano intervista l’ex direttore di Le Monde Jean Marie Colombani: Guéant è un portavoce del presidente, che se ne serve per i bassi servizi della politique politicienne.
Generali
Nel suo editoriale su Il Giornale Alessandro Sallusti spiega che “in effetti DellaValle ha urlato molto contro Geronzi, ma non credo, con tutto il rispetto verso uno dei nostri migliori imprenditori, che il padrone delle Tod’s e non solo abbia tutto questo potere. In effetti lui e il suo amico Luca Montezemolo stanno scalpitando, il primo nel mondo della finanza, il secondo in quello della politica”, ma la verità è che “in Generali si stanno giocando due partite diverse”. La prima è quella di chi deve gestire la montagna di miliardi che gestisce, la seconda, “di più modesto profilo”, riguarda “alcune cosette italiane”, come il controllo del Corriere della Sera.
Vittorio Feltri, su Libero, legge il versante italiano e spiega che far fuori Geronzi vuol dire che “muterebbero gli assetti proprietari del Corriere della Sera e di conseguenza la linea editoriale del medesimo. La 7 si affiancherebbe al Corriere, “La Stampa si adeguerebbe, il Messaggero di Caltagirone è già lì a disposizione”. I “nuovi padroni del vapore” avrebbero dunque un ovvio candidato a Palazzo Chigi in Luca di Montezemolo. Ma il piano “sottovaluta le capacità reattive di Cesare Geronzi e di Silvio Berlusconi”. Il primo tenterà di “rovesciare il tavolo” in Mediobanca, il secondo “troppe volte è stato dato per morto, e si è mangiato i becchini”.
Esteri
Ieri sono morti per fuoco amico nel corso delle operazioni Nato in Libia tredici persone. E i ribelli – scrive Il Riformista – hanno comunque chiesto alla Nato di colpire più duro. L’incidente di ieri conferma i rischi sempre più alti degli strike dal cielo, oltre che la loro indaguatezza. Rilancia i sostenitori di una escalation sul terreno, magari con istruttori per i ribelli. Tanto che si è parlato di possibii “mercenari” che fronteggino quelli di Gheddafi. Mettere le armi nelle mani degli insorti è considerata una mossa rischiosa, poiché poco addestrati. Quando si parla degli addestratori ci si ispira al modello afghano quando le forze speciali della Cia infiltrate nel Paese prima ancora dell’attacco, operavano in stretto coordinamento con le forze dell’Alleanza del Nord, che erano però guidati da signori della guerra assai esperti. Gli alleati preferirebbero affidare le operazioni agli arabi già impegnati nella missione, come Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Qualcuno pensa invece alla Giordania, che ha i migliori servizi di intelligence tra i Paesi arabi.
La Repubblica riferisce che ieri il segretario generale della Nato Rasmussen, in una telefonata con Frattini, ha formalmente chiesto l’impiego da parte dell’Italia della sua capacità air to ground, ovvero di bombardare come fanno gli altri.
Alla mancanza di una leadership chiara sul fronte dei ribelli libici è dedicata una analisi di Europa. Manca una figura carismatica. I capi dell’opposizione sottolineano che la rivolta è stata spontanea, che le strutture e le strategie hanno preso corpo in modo casuale e caotico, e che non c’è background organizzativo poiché Gheddafi ha sempre vietato qualsiasi manifestazione politica, controllato il flusso delle informazioni e messo al bando ogni associazione.
Il Foglio si occupa invece dei militari che hanno abbandonato Gheddafi e che stanno tentando di dare forma ai “ribelli fai da te”.
Sullo stesso quotidiano ci si occupa dell’Iran e di come abbia individuato quattro Paesi in cui la primavera araba può diventare “riscossa sciita”: Teheran concentra i suoi sforzi su Egitto, Siria, Yemen, Bahrein.
E poi
“La Consulta boccia i sindaci sceriffi”, titola il Corriere della Sera: ieri la Corte Costituzionale ha ridotto notevolmente i poteri – “straordinari” – concessi agli amministratori locali dal pacchetto sicurezza del 2008, varato dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni. La Consulta ha dichiarato illegittima la parte della legge in cui permette ai sindaci di adottare, anche al di fuori dei casi di contingibilità e urgenza, provvedimenti a contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato. Il Corriere ripercorre la lista dei provvedimenti dei sindaci in questi anni in fatto di sicurezza, che vanno dalle ordinanze anti-accattonaggio e anti-lucciole a Roma e Milano, ai provvedimenti contro i lavavetri e i vu cumprà a Firenze o Trieste, dai vigili urbani muniti di spray al peperoncino a Modena, alle ronde di Chiarano, in provincia di Treviso. Il ministro Maroni considera un errore la bocciatura della Corte e si domanda se si tratti di un rilievo formale, ovvero la necessità di una legge in luogo di un decreto amministrativo. Di diverso parere Sergio Chiamparino, presidente dell’Anci, che ricorda come l’Associazione “evidenziò subito la necessità che l’ampliamento degli strumenti e dei poteri per fronteggiare la crescente domanda di sicurezza fosse disciplinata dalla legge in un quadro organico”.
Su Il Giornale si parla di “colpo al pacchetto sicurezza”: “i superpoteri dei sindaci aboliti per sentenza”, “bocciate le norme che ampliavano le facoltà degli amministratori locali. Nel mirino le ordinanze da sceriffi, come quelle contro accattonaggio e prostituzione, ‘legittime solo se urgenti’. Maroni: ‘Errore della Consulta, rimedieremo con una legge'”. Il quotidiano pubblica uno specchietto che riepiloga i contenuti del pacchetto sicurezza del 2008, con le facoltà che erano concesse agli amministratori locali.
Renata Pisu su La Repubblica spiega chi sia Ai Wei Wei, il più famoso artista e architetto cinese, autore dello stadio “Nido d’uccello”, incriminato per crimini finanziari ed arrestato.
Europa racconta che il magnate kazako israeliano Alexandr Mashkevitch ha deciso di lanciare una “all news” israeliana in stile Al Jazeera: “Ogni giorno le popolazioni mondiali ricevono informazioni negative su Israele”, ha detto. Ora la cosa più importante da fare “è riuscire a rappresentare Israele, a livello internazionale, in maniera diversa”. Ha promesso che non sarà un canale di propaganda, “e per questo indipendente da qualsiasi governo”.
(Fonte: Rassegna Italiana di Ada Pagliarulo e Paolo Martini)