Farmacie e notai liberi

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Farmacie e notai, si cambia”. “Catricalà: misure sulle liberalizzazioni entro 10 giorni. Patto Ue, la Merkel accelera. Un altro tonfo in Borsa per Unicredit: perde il 12,8 per cento”. A centro pagina si parla del voto della Giunta per le autorizzazioni della Camera, che oggi deve decidere sulla richiesta di arresto per l’ex sottosegretario Pdl Cosentino: “La Lega voterà sì all’arresto di Cosentino. Il Pdl: ripensateci”.

La Repubblica, identico titolo di apertura: “Farmacie e notai, si cambia. ‘Il piano di liberalizzazioni sarà varato tra dieci giorni’. Catricalà: subito il decreto”. E poi: “La Fornero negli incontri con Cisl e Uil non parla di articolo 18”. E ancora: “Merkel-Sarkozy: entro marzo il nuovo batto”. A centro pagina: “Governo, bufera su Malinconico. ‘Deve spiegare o si dimetta’”. Ancora a centro pagina: “Arresto di Cosentino, la Lega voterà sì. Il Pdl all’attacco: Bossi ci ripensi. Maroni: non creo un mio movimento”.

Il Giornale: “Ecco le telefonate che turbano Monti”. Si parla del sottosegretario Malinconico e delle conversazioni con il “faccendiere” Piscicelli. Malinconico sarebbe “a un passo dalle dimissioni”. In prima pagina l’editoriale di Vittorio Feltri è titolato: “Perché stiamo con farmacie, taxi ed edicole”. “Liberalizzazioni sbagliate”.

Il Sole 24 Ore: “Unicredit, via all’aumento di azioni e diritti sotto tiro. Parte la ricapitalizzazione, ma il titolo cede il 12,8 per cento e i diritti il 65,4 per cento. Giù anche Mps e Mediobanca. Ghizzoni: calo inatteso, ma l’operazione avrà successo”.

Libero: “I partiti fanno soldi con le nostre tasse. In barba al referendum, si sono ridati il finanziamento pubblico: 300 milioni all’anno che usano per i loro affari. Il Prof fermi questo scandalo”. A centro pagina, con caricatura di Bossi: “Macché Padania, la Lega investe in Tanzania”; dove si parla degli investimenti dei fondi leghisti in Africa. La notizia è anche sulla prima de Il Giornale, con un articolo di Alessandro Sallusti: “Lega di Tanzania e di Campania. Dai fondi neri a Cosentino”.

Liberalizzazioni

I titoli dedicati alle liberalizzazioni annunciate sono tutti tratti dalle parole che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Antonio Catricalà ha pronunciato ieri sera a “Porta a porta”. “Bisogna consentire ai nostri cittadini di ottenere i giusti sconti: sulle farmacie non si tratta di ampliare il mercato ma di ridurre i prezzi”, e anche per i notai “serve un ampliamento della pianta organica particolarmente rilevante”. “Per i prezzi della benzina vogliamo creare una situazione in cui i gestori abbiano la possibilità di vendere la benzina insieme ad altri beni di consumo”. Poi si interverrà anche sui servizi pubblici locali, con una misura e con modifiche che però “non andranno in contrasto con i risultati del referendum. La Stampa spiega che Catricalà ha elencato così le priorità: “Più notai, farmacisti, interventi per frenare il caro benzina in cima alla lista delle priorità., E poi trasporti, ferrovie, assicurazioni, banche, professioni. Più avanti si affronterà un dossier delicato come quello della Rai”.
Il decreto potrebbe essere varato il 20 gennaio, ha spiegato ieri Catricalà. E sarà basato sostanzialmente sulle “indicazioni dell’Antitrust”, che ha inviato al governo il 5 gennaio scorso una segnalazione con un lungo elenco di interventi “urgenti per rilanciare l’economia e lo sviluppo”, come ricorda il Corriere della Sera. Il presidente dell’Autorità Pitruzzella ha spiegato: “Noi abbiamo indicato i tappi che è necessario far saltare per dare nuovi stimoli all’economia, ma è difficile indicare le priorità.

Referendum

Domani la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla ammissibilità dei referendum sulla legge elettorale. L’ex presidente della Consulta Gustavo Zagrebelsky, intervistato da La Repubblica, risponde alle obiezioni di chi considera inammissibile il quesito perché si creerebbe un vuoto normativo e sarebbe impossibile la cosiddetta riviviscenza. Spiega Zagrebelsky:  “Si dice: ‘la vecchia legge’ (il Mattarellum) è stata definitivamente uccisa dalla nuova (il Porcellum). Se viene eliminata questa non rinasce quella. Ma la vita o la morte di una legge non sono fenomeni biologici, siamo noi a dover stabilire cosa accade, sono i principi giuridici a doverceli dare”. E ancora: “Quando gli elettori chiedono l’abrogazione di una nuova legge, lo fanno perché vogliono rimanere come erano. Preferiscono la vecchia alla nuova”. Secondo Zagrebelky nella giurisprudenza dela Consulta è prevalsa finora l’idea del referendum come “legislazione negativa”, ovvero si sono modificate leggi attraverso il referendum con l’eliminazione di frasi, parole, commi: “Non è mai accaduto finora che il referendum sia stato presentato al puro scopo di eliminare una legge elettorale, cioé – dicono i giuristi – come contrarius actus, atto di resistenza”. Zagrebelsky sottolinea che il referendum viene da una fase di mobilitazione politica dei cittadini che chiedono di contare, e che una decisione negativa della Corte “suonerebbe come frustrazione, e le frustrazioni politiche, in democrazia, sono molto pericolose”.

Lega

Oggi la Giunta per le autorizzazioni della Camera dovrà decidere sulla autorizzazione all’arresto nei confronti dell’ex sottosegretario all’economia e coordinatore del Pdl in Campania Nicola Cosentino. La novità più importante sta nel fatto che la Lega voterà sì all’arresto. Il Corriere della Sera sintetizza: “La Lega isola il Pdl”, e racconta indiscrezioni sulla riunione della segreteria leghista di ieri. L’ex ministro Roberto Maroni chiede all’uomo del Carroccio in Giunta, Paolini, se nelle carte con cui la magistratura chiede l’arresto ci sia o meno il cosiddetto fumus persecutionis. E quando il deputato leghista risponde “no”, il dado è tratto. All’interno del gruppo c’è chi chiede libertà di coscienza, come il presidente dei deputati Marco Reguzzoni, ma l’ex ministro Calderoli sottolinea che sarebbe un segnale ambiguo. A chi fa notare che il voto non piacerà a Berlusconi, Bossi avrebbe risposto: tanto Berlusconi sostiene Monti.
L’analisi del Corriere della Sera sottolinea come questa scelta sia significativa di un allontamento progressivo del Carroccio dal centrodestra, e – contemporaneamente – dei contrasti tra il cosiddetto cerchio magico di Bossi e l’ex ministro Maroni. Il quotidiano sottolinea come a dare la comunicazione sulla decisione della Lega sia stato proprio Maroni, cui viene attribuita la linea dura; i due componenti leghisti della Giunta per le autorizzazioni a procedere sono sempre stati piuttosto tiepidi verso il sì, riflettendo l’orientamento di Bossi: a questo punto un comporamento parlamentare diverso da quello annunciato significherebbe lo scontro con Maroni. Il contrasto negli ultimi mesi si consumato anche sull’eventuale adesione alla Lega di Tremonti, fortemente voluta da Bossi. Maroni si è sempre opposto alla sua cooptazione, e l’ha spuntata.

Alessandro Sallusti, direttore de Il Giornale, è molto polemico sul comportamento della Lega, cui rimprovera anche oggi il fatto che il Carroccio abbia investito otto milioni di euro all’estero, 4 dei quali in un fondo della Tanzania, con un rendimento del 4,5 per cento, ovvero quasi due punti meno dei nostri Bot che servono anche a pagare pensionati e cassintegrati del nord: “Il gruzzolo dei padani affidato agli immigrati”, un mistero, al pari della poco comprensibile decisione di votare a favore dell’arresto di Cosentino: “le motivazioni offerte da Maroni sono deboli e la mossa appare più politica che etica”: “Forse sulla pelle di Cosentino si sta giocando il futuro dell’allenza storica Pdl – Lega”, “la Lega vuole liberarsi di Monti e andare al voto il prima possibile per uscire dal vicolo cieco nel quale si è messa”.
Una intera pagina de Il Giornale  è dedicata anche alla rissa che si è sfiorata sulla questione degli investimenti in Tanzania, questioe sulla quale Maroni ha chiesto la convocazione del consiglio federale, che può decidere sanzioni disciplinari: Bossi l’avrebbe difeso come un investimento sensato, ed avrebbe zittito Maroni. Sulla stessa pagina, le anticipazioni di un libro di un giornalista dello stesso quotidiano,Paolo Bracalini, dal titolo  “Partiti Spa”: “Ecco il vero tesoro dei lumbard: 170 milioni di rimborsi elettorali, gli immobili sono la cassaforte”.
La Stampa scrive che “nel Carroccio scoppia il caso Belsito”; in riferimento al Tesoriere, di cui, secondo il quotidiano, Maroni vorrebbe l’espulsione”.

Europa 

Ieri, racconta Il Sole 24 Ore, a Berlino si è tenuto il primo vertice dell’anno del direttorio franco-tedesco. Pur ribadendo che Atene non uscirà dall’Euro, la cancelliera tedesca Merkel ha lanciato l’ennesimo allarme, per i timori di Atene di rispettare gli impegni di riduzione del deficit e del debito. Il secondo pacchetto di sostegno, ha detto la Merkel, deve essere messo a punto rapidamente. In caso contrario, mi sembra impossibile che venga sbloccata la prossima tranche di aiuti. Atene sarà al centro degli incontri che la direttrice dell’FMi Lagarde avrà oggi a Berlino e domani a Parigi con Merkel e Sarkozy. Ieri la Cancelliera tedesca e il presidente francese hanno annunciato l’intenzione di accelerare sull’accordo del 9 dicembre dei 26 Paesi (la Gran Bretagna è fuori) sul coordinamento delle politiche di bilancio e sulla maggiore disciplina dei conti pubblici. Entro la fine di gennaio verranno definiti gli ultimi dettagli, in modo che si arrivi alla firma per il primo marzo. Il Sole 24 Ore si occupa poi estesamente dell’atteggiamento che la Francia ha tenuto in questi anni sulla Tobin tax: da segretario del partito Ump Sarkozy la definì “una assurdità”, una “iniziativa che – se limitata alla Francia – provocherebbe decine di migliaia di disoccupati in più”. Il giudizio si basava sull’esperienza della Svezia dove la tassa, varata nel 1984, provocò una fuga di capitali verso altre piazze finanziarie e venne cancellata nel 1990. Ma il Sarkozy diventato presidente si è servito della crisi ed ha capito l’utilità politica di indicare nella finanza un nemico: nel settembre 2010 ha deciso di fare della tassa sulle transazioni finanziarie un obiettivo prioritario della politica francese al G8 e G20. Grazie all’appoggio della Germania, che ne condivide il principio, si è arrivati nel settembre scorso ad una bozza di direttiva europea: la bozza prevede un prelievo dello 0,1 per cento sugli scambi di azioni e dello 0,01 per cento su quelli di derivati. Se l’adottasse tutta l’Ue l’incasso sarebbe di circa 57 miliardi l’anno. La Gran Bretagna ha sempre bocciato l’idea, a meno che il prelievo non diventi globale. La Merkel l’ha ieri definita “una buona risposta alla situazione”, che funzionerà solo se adottata “almeno” da tutti i Paesi dell’eurozona, anche se “sarebbe meglio se fosse estesa ai 27” (leggi Londra). Secondo il quotidiano la posizione della Merkel è quella condivisa dal premier italiano Monti. Ma Sarkozy intende andare avanti anche da solo, in vista delle elezioni presidenziali di aprile: “Se non diamo l’esempio non si farà mai”, ha detto ieri.
Un’altra analisi del quotidiano ricorda che siamo ormai a 100 giorni dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi: il presidente sarebbe in recupero sullo sfidante socialista Hollande.
Alle presidenziali in Francia e all’iperattivismo del presidente Sarkozy è dedicata la corrispondenza de La Stampa. L’economia continua ad andare male, ma i sondaggi di Sarko sono migliori, o almeno meno peggio, ma resta da capire se sia merito suo o demerito dello sfidante socialista Hollande: i sondaggi danno al primo turno Hollande al 28 per cento, e Sarkozy al 26. Mai il distacco tra i due è stato tanto piccolo. Ha fatto effetto poi il sondaggio di Liberation, secondo cui il 30 per cento dei francesi “non esclude” di poter votare per il Front National, che candida Marine Le Pen. Sarkozy sta puntando molto sulla Tobin Tax e su quella che viene definita “Iva sociale” per spostare il finanziamento della previdenza dalla tassazione sul lavoro a quella sui consumi (idea non molto popolare, secondo La Stampa), ma di fronte all’iperattivismo dilagante di Sarko Hollande sembra poco incisivo. Tutti gli riconoscono di essere serio, ma scarseggia il carisma e manca – finora – l’idea vincente. “Sembra che Hollande non pensi a vincere le elezioni, ma si limiti ad aspettare che Sarkozy le perda”, scrive il corrispondente da Parigi. Domenica è andato a Jarnac, il paese dell’ex presidente socialista Mitterand. Si è fatto fotografare con i superstiti cacicchi di Mitterand, ha ricordato il comizio nel quale lo ascoltò la prima volta, ha parlato della sua “marcia tranquilla”, che riecheggia un po’ quella “forza tranquilla” che fu uno degli slogan di Mitterand.

E poi

Si occupa di Nigeria oggi La Stampa, all’indomani degli attentati che il gruppo islamista Boko Haram ha effettuato nei confronti dei cristiani. Da alcuni giorni il Paese è letteralmente in fiamme per le proteste, ma quel che porta i rivoltosi nelle strade è la decisione del Presidente cristiano Jonathan GoodLuck di alzare il prezzo della benzina, in un Paese in cui due terzi delle persone vivono con meno di due dollari al giorno. Il presidente ieri in tv ha spiegato le ragioni che lo hanno portato a decidere l’aumento dei carburanti, ha spiegato la decisione con la crisi economica che impediva di mantenere i sussidi sui carburanti, ha promesso una lotta senza quartiere alla corruzione, ma ha anche puntato il dito contro alcuni “esponenti governativi”, accusandoli di essere “membri segreti” del gruppo terrorista islamista Boko Haram.
La storia è sulla prima pagina dell’International Herald Tribune.

DA RASSEGNA ITALIANA, di Ada Pagliarulo e Paolo Martini

redazione grey-panthers:
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