Europa, un piano per la crescita

Le aperture

Il Corriere della Sera: “Sfida europea su Mogherini”. “Aumentano gli Stati contrari al ministro come Alto Rappresentante Ue. Renzi: tocca a noi”. “Juncker presidente: 300 miliardi in tre anni per la crescita”.

A centro pagina le immagini dell’interno della Costa Concordia e – a fianco – la politica: “L’appello dei leader. Ma i dissidenti provano a resistere”. Pd, Forza Italia e la riforma del Senato”.

La Repubblica: “Renzi all’Europa: ‘Sì alla Mogherini o tocca a D’Alema’”. “Si inasprisce il braccio di fero sul ministro degli Esteri. Eletto Juncker: 300 miliardi in tre anni per la crescita”. A centro pagina: “‘Senato, chi vota contro fuori da FI'”. “Berlusconi blinda il patto con il premier, pioggia di emendamenti”. A fondo pagina un richiamo alla situazione israelo-palestinese: “Fallisce la tregua, i razzi di Hamas colpiscono Israele, prima vittima”. “Netanyahu: userò ancora più forza”.

La Stampa: “Europa, un piano per la crescita. Juncker presidente: 300 miliardi. Renzi oggi alla battaglia per la Mogherini”. Nell’occhiello si legge: “Discorso del premier ai gruppi Pd: in estate un tour nel Mezzogiorno. E ai dissidenti: siate leali non a me, ma al Paese”. Di spalla: “Hamas rompe la tregua. Altri raid di Israele”. A centro pagina, in evidenza, una notizia che compare anche sulle altre prime pagine: “Svolta alla Juventus, Conte si è dimesso”.

Il Fatto:”Verdini, lo scandalo di Renzi”. “L’ex coordinatore di Forza Italia a proceso per bancarotta e associazione a delinquere. Pochi giorni fa ha fatto arrivare a Palazzo Chigi un dossier, poi finito sulla scrivania del premier, con le ipotesi di riforma del Senato e della legge elettorale. Il presidente del Consiglio tratta con lui (e con B.=) mentre non vuole ascoltare i dissidenti del suo partito. In aula 7500 emendamenti”. In prima anche l’avvio della raccolta di firme “contro la svolta autoritaria”, dieci proposte di riforma costituzionale ed elettorale “aperte”, elaborate da costituzionalisti. Di spalla, sul M5S: “Grillo: ‘Sono stanco, il capo politico adessoè Casaleggi'”.

Il Giornale: “Berlusconi schiera Forza Italia. Il Cavaliere raduna il partito e chiede la fiducia: ‘Rompere il patto è un autogol’. Caso Ruby: ecco le prove che non ci sono prove”.

A centro pagina:”L’ultima crociata di Mr Mediaset. Santa Alleanza contro Google & C”. “Confalonieri: ‘Nuovi soci delle tlc per conquistare l’estero. I big della rete rubano i contenuti, servono regole'”.

L’Unità: “Europa, buona la prima. Juncker eletto presidente della Comissione: piano da 300 miliardi per la crescita e il lavoro. Sulla flessibilità dice: ci sono margini”. “Mogherini agli Esteri, fronda dall’Est ma Renzi non cede: si va avanti”. A centro pagina: “Nuovo Senato, pioggia di emendamenti”. In prima anche il richiamo ad una intervista a Beppe Grillo: “Democrazia a rischio anche per colpa della stampa”.

Il Sole 24 Ore: “Europa, priorità agli investimenti”. “L’ex premier del Lussemburgo eletto dall’Europarlamento alla guida della Commissione. Nomine, contro Mogherini 10-11 Paesi”.”Juncker annuncia un piano da 300 miliardi in tre anni per crescita e lavoro”. Di spalla: “La spending riparte: fabbisogni standard e tagli alle partecipate”.

A centro pagina: “Fed: l’economia va ancora sostenuta. Possibile rialzo dei tassi prima del previsto se l’occupazione crescerà più delle attese”. “Allarme della Yellen: alcuni social media sono sopravvalutati”.

Mogherini

Sul Corriere della Sera si scrive che nel programma consegnato da Juncker agli eurodeputati”, ieri, vi sarebbe la “conferma” di un no del Presidente della Commissione alla nomina di Federica Mogherini ad Alto Rappresentante della Politica estera e di sicurezza comune ridiscutendo l’accordo tra la Cancelliera tedesca del PPE Merkel e il premier Renzi di socialisti e democratici: il compromesso collegherebbe il sì degli eurosocialiti a Juncker con un via libera ad un loro esponente come ministro degli esteri Ue.

Su La Repubblica, il retroscena: “Renzi deciso al muro contro muro: ‘Se salta Federica noi candidiamo D’Alema’. Anche se, all’interno dell’articolo, si riferisce di dubbi incassati da Palazzo Chigi anche su quest’ultimo nome. Secondo il quotidiano il fronte anti-Mogherini si è organizzato arrivando a contare 11 Paesi, anche se Varsavia si starebbe allontando da questa linea, attribuita prevalentemente all’Europa orientale “ma con le spalle coperte da Londra e da alcuni ambienti di Berlino”. Tanto che ieri il luogotenente di Angela Merkel a Strasburgo Elmar Brock, a Strasburgo ripeteva ai colleghi italiani: “Dopo la Ashton serve una persona che abbia esperienza e network internazionale”. Oltre a non aver il curriculum necessario a trasformare l’evanescente figura del Ministro degli esteri Ue in qualcosa di incisivo, le capitali dell’Est le rinfacciano posizioni troppo vicine alla Russia di Putin dopo la crisi ucraina. E alla Mogherini viene rimproverato di aver rassicurato Putin sulla pipeline South Stream. Il quotidiano racconta che la bulgara Kristallina Georgeva, commissario PPE, raccoglieva ieri nei corridoi di Strasburgo congratulazioni per la carica che – pronosticavano – le sarà assegnata questa sera.

Ma Renzi non si rassegna, come testimoniavano ieri le parole del sottosegretario con delega agli affari europei Gozi: “Se vi saranno obiezioni anche l’alto rappresentante, come goà Juncker, sarà designato a maggioranza”. A Palazzo Chigi, ancora secondo La Repubblica, c’è il sospetto che la manovra contro la candidata di Renzi sia stata organizzata dai partner per portare Enrico Letta a Bruxelles. Il premier però sarebbe categorico: “Per me ci sono solo la Mogherini e D’Alema”. Avrebbe fatto questo discorso tanto alla Merkel che al Presidente del Consiglio Ue uscente Van Rompuy, ma entrambi avrebbero sonoramente bocciato il nome di D’Alema, che in molte cancellierie, e anche oltreoceano, non è apprezzato per le posizioni sul Medio Oriente.

La Stampa: “Renzi, avanti tutta su Mogherini. Ma Napolitano vorrebbe un piano B”, “il capo dello Stato teme che il premier resti imbrigliato in una soluzione sola”. Sulla stessa pagina, il retroscena dell’inviato a Strasburgo: “‘Serve qualcuno di esperienza’.Così i Paesi dell’est manovrano per fermare la corsa dell’italiana”, “la fronda cresce ma la trattativa continua per ottenere altro”.

Riforme

L’Avvenire intervista il Ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: “Chiudiamo col nuovo Senato. Poi tocca al presidenzialismo”, “il treno delle riforme corre, l’Aula voti subito. Emendamenti? L’ostruzionismo non è serio per i cittadini”. La pagina precedente parla infatti di una “pioggia” di 7000 emendamenti. Da Sel 6000 richieste di modifica, 1000 dai dissidenti di FI e Gal, una sessantina dai frondisti del Pd.

La Stampa dà conto della assemblea di ieri sera con i gruppi parlamentari convocata dal Presidente del Consiglio: “Renzi ai dissidenti: ‘siate leali'”. “Sono pronto a governare il partito, anche con chi non la pensa come me – ha detto – a condizione che siamo d’accordo sui tempi. L’ansia della riforma istituzionale nasce dalla volontà di dare il segnale che la politica ha capito il messaggio”, “so che in questi gruppi non posso conquistare la vostra simpatia, ma chiedo lealtà, non a me ma al Paese”.

Sulla stessa pagina, intervista a Vannino Chiti, capofila dei “dissidenti” sulla questione del Senato elettivo: “Lo sfido sull’indennità. Perché non la dimezza a tutti?”. Chiti conferma di voler votare contro la riforma costituzionale e di non aver intenzione di lasciare il Pd. Sull’immunità: “Io chiedo di mantenere l’insindacabilità sulle opinioni e sui voti dei parlamentari, e di toglierla per il resto, sia per i deputati che per i senatori”.

Dice ancora Chiti: “Che sia la Camera sola a dare la fiducia e ad avere l’ultima parola sulle leggi e sul programma di governo lo condivido, e questo è il punto fondamentale per superare il bicameralismo paritario. Ma le libertà religiose, i diritti delle minoranze, e le leggi etiche possono essere temi su cui dare l’ultima parola solo alla Camera votata con l’Italicum?

Su L’Unità: “Renzi sprona il Pd: ‘leali sulle riforme'”. Il quotidiano riferisce che ieri mattina i senatori Pd hanno votato nel corso della loro diciannovesima riunione sulle riforme, per un via libera su questo tema: su 87 presenti (il gruppo conta 109 senatori) sono arrivati 86 sì e un solo astenuto (Mucchetti) dal fronte dei dissidenti perché gli altri 11 hanno preferito non votare.

L’Unità intervista Beppe Grillo: “Democrazia a rischio, colpa anche della stampa”. “Siamo a un bivio, la democrazia è in pericolo e voi giornalisti siete responsabili, perché invece di raccontare quel che succede davvero correte dietro a un ex comico. La gente non sa niente di cosa sono queste riforme, per questo siamo al quarantanovesimo posto per libertà di informazione”.

La Repubblica: “Grillo, linea dura col Pd: ‘Preferenze o salta tutto'”. E si parla di un “giallo” su Casaleggio, di cui si preannunciava un trasferimento a Roma.

Secondo La Stampa la riunione dei parlamentari di Forza Italia è sintetizzabile così: “Berlusconi furioso con i dissidenti: andatevene”, “show durante la riunione dei parlamentari: ‘Chi non rispetta il patto con Renzi se la vedrà con i probiviri'”.

Il Giornale: “Berlusconi striglia i suoi: ‘Basta liti da spogliatoio’. Alla riunione con deputati e senatori il leader chiede il voto di ‘fiducia’ sulle riforme”. “La metafora calcistica: ‘non rispettare il patto del Nazareno sarebbe un autogol'”.

Processi

E’ sul Sole 24 Ore che si trova l’articolo più esauriente sulle ragioni che hanno portato al rinvio a giudizio Denis Verdini, insieme ad altre 46 persone. L’accusa è associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato. Il gup ha accolto l’impiano di accusa della inchiesta sul Crdito cooperativo fiorentino, banca gestita per quasi venti anni da Verdini. L’inchiesta, nata da quella più ampia sulla cosiddetta cricca del G8, e coordinata dai pm fiorentino Turco e Mione, ha puntato sulla gestione del CCF. Secondo l’accusa la banca sarebbe stata usata per dare prestiti ad amici e parenti senza garanzie e tutele, tanto da portarla al fallimento. Circa una trentina le distrazioni di denaro contestate, tra il 2008 e il 2009, per oltre 100 milioni di euro. Secondo i Pm tra i principali beneficiari di questi presunti finanziamenti illegittimi ci sarebbero Dell’Utri, che avrebbe avuto 3,2 milioni di euro, la società Ste (editrice del Giornale della Toscana, di cui è socio di riferimento lo stesso Verdini), l’azienda Btp di Riccardo Fusi e Davide Bartolomei, rinviati anche loro a giudizio. Verdini entrò nell’inchiesta dopo esser stato intercettato più volte mentre parlava al telefono con Fusi, e l’utilizzo delle intercettazioni fu autorizzato dal Senato nell’aprile scorso.

L’inchiesta fiorentina, peraltro, incrocia quella senese sul Monte dei Paschi di Siena, che nel 2008 concesse un prestito di 150 milioni di euro proprio alla Btp di Fusi, in pool con altri istituti tra cui il CCF. Tra le persone rinviate a giudizio ieri c’eè anche l’avvocato Andrea Pisaneschi, consigliere di Mps. Il reato di truffa nei confronti dello Stato, relativo a circa 20 milioni di contributi per l’editoria, è stato contestato a Verdini e a tutto il cda della Ste.

E’ attesa per venerdì la sentenza d’appello del cosiddetto caso Ruby. Ne parla IL Giornale: “L’affondo dei legali del Cav. ‘Ecco perché è innocente’. Gli avvocati Coppi e Dinacci chiedono per Berlusconi l’assoluzione in appello del processo Ruby. Non ci sono prove di rapporti sessuali”.

Su La Stampa: “‘Ad Arcore serate scollacciate, ma niente sesso con Ruby’. I legali dell’ex premier: ‘Ognuno faceva quel che credeva’”. Venerdì i giudici decideranno se confermare la condanna a sette anni. Sull’accusa di concussione nei confronti dei funzionari della Questura i difensori hanno sostenuto che non si trattò di costrizione ma di un timore reverenziale di un funzionario di polizia che rispose al telefono.

Il Sole 24 Ore: “I difensori: ‘non ci fu un ordine alla Questura per il rilascio, pesò il timore reverenziale verso l’ex premier'”. “Il difensore Coppi ha parlato di “sillogismo probatorio” sul caso Ruby: “Ruby si prostituisce, Ruby va ad Arcore, dunque Ruby si prostituisce ad Arcore'”.

Su La Repubblica: “Ruby, i legali di Berlusconi chiedono l’assoluzione: ‘Niente sesso a pagamento’. Ma nel caso di condanna superiore a due anni (in Cassazione, ndr) perderebbe lo sconto di pena sul caso Mediaset”.

Internazionale

La Repubblica intervista Mushir Al Masri, “alto esponente di Hamas”. “Diciamo no all’accordo finché il valico di Rafah non verrà riaperto”. Gli vien chiesto anche che ne è della riconciliazione con Abu Mazen, e Al Masri risponde: “Ormai è troppo lontano dalle speranze e dalle aspirazioni del popolo palestinese”. Lo “scenario” descritto dal corrispondente a Gerusalemme Fabio Scuto è il seguente: “Dentro Hamas è sfida tra pragmatici e falchi all’ombra di Teheran”. Dove si legge che sono schierati tra i “duri e puri” alcuni personaggi come Mahmud Zahar, falco filoiraniano da sempre, coccolato da Khamenei durante le sue visite in Iran: di ritorno da un viaggio a Teheran venne fermato dalla polizia di frontiera egiziana con 26 milioni di dollari in contanti. Odia l’Anp, odiava Arafat e ora Abu Mazen, di cui non pronuncia mai il nome. Sulla pagina seguente il reportage da Teheran di Vanna Vannuccini: “L’altro fronte di Netanyhau, offensiva del premier contro il disgelo Usa-Iran”.

Ancora da La Repubblica segnaliamo una analisi di Renzo Guolo: “La posta in gioco per Hamas”, “solo qualche mese fa era all’angolo, ora vede nel conflitto la possibilità di trasformarlo in vittoria politica. E l’ala militare prende la sua rivincita”.

Da La Stampa, l’inviato a Ramallah racconta “L’ultima mossa di Abu MAzen, da Al Sisi per salvare l’accordo”, “il leader dell’Anp in difficoltà e contestato: ieri l’incontro con Mogherini”. Durante il colloquio Abu Mazen ha spiegato: “Serve il cessate il fuoco per poi riprendere il negoziato di pace tra noi e Israel”. Viene anche considerato un traditore da Hamas, convinta che abbia cooperato con gli israeliani per identificare i rapitori dei tre ragazzi ebrei uccisi in Cisgiordania.

Francesca Paci sulla stessa pagina spiega come i jihadisti abbiano guadagnato consensi, e come dal 2009 Hamas fronteggi la sfida crescente di gruppi ancora più radicali. Secondo il Watan center for studies and research negli ultimi tre anni la popolarità di Hamas è calata a vantaggio dei rivali della jihad islamica, vicina all’Iran.

Su La Stampa: “Cameron rifà il look al governo. Euroscettici nei posti chiave”. Il ministro degli esteri Hague è stato sostituito da Philip Hammond che, solo l’anno scorso si schierava per l’uscita di Londra dalla Ue in assenza di cambiamenti.

Da La Repubblica, pagine R2, segnaliamo “la battaglia di Scozia”. L’inviato Enrico Franceschini si occupa del referendum che si terrà tra due mesi nel Paese. Il voto sembra l’ultima speranza di uscire dalla crisi. Non è soltanto in gioco l’indipendenza”.

E poi

Su La Repubblica: “La mozzarella conquista l’islam, ma se è halal lo decide lo sceicco”. Dove si spiega che nei giorni del ramadan c’è un boom di cibi prodotti secondo le regole del Corano, ma le aziende italiane che rispettano quegli standard sono ancora poche.

Sulò Corriere: “Ora multinazionali e ambientalisti si ritrovano uniti a difesa dell’acqua. Crescono costi e consumi. E le aziende investono per proteggerla”. Si cita un articolo del Financial Times, con le dichiarazioni di Christopher Gasson, dell’Istituto di ricerca Gloobal Water Intelligence, secondo cui le aziende oggi sanno che lo sfruttamento indiscriminato di una risorsa come l’acqua “può danneggiare il loro marchio, la loro credibilità, la loro valutazione e i costi assicurativi”. Da Coca Cola a Google, da Nestlé a Ford tra gli “esempi” citati dal quotidiano.

 

 

 

redazione grey-panthers:
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