Il Corriere della Sera apre con la proposta informale che Italia e Germania potrebbero formulare oggi al vertice dei ministri dell’Interno europei: “’Le sospensioni di Schengen da concordare’”. Ne scrive Fiorenza Sarzanini.
Dell’incontro tra Merkel e Renzi di venerdì prossimo si occupa l’editoriale di Paolo Mieli: “La politica (sbagliata) dei toni alti”, “Un’analisi storica”.
A centro pagina: “I nuovi diritti delle partite Iva”, “Le misure. In Consiglio dei ministri giovedì. Deducibili le spese per la formazione fino a diecimila euro”, “Assegni a chi lavora in maternità, tutele per la malattia. Piano per i poveri”. Di Enrico Marro.
Sulle unioni civili: “Scontro sulle unioni civili. Boldrini: sì alle adozioni”, “Alfano rinuncia alla piazza del Family day”.
Del taglio al numero delle società partecipate scrive Sergio Rizzo: “Società partecipate. Una ‘forbice’ che non arriva”.
In prima anche le riflessioni di Giuseppe Laras sul giorno della Memoria: “La Memoria necessaria e l’antisemitismo che sta crescendo”.
A fondo pagina: “I rischi di Zika, il virus venuto da Rio”, “Quattro casi (già guariti) in Italia. I sintomi e i Paesi da evitare per le donne incinte”.
La Repubblica: “Ue, è lite sui confini, vertice su Schengen. Banche, tutto in salita”, “Oggi il summit dei ministri, Berlino frena sui migranti. Ipotesi-accorpamento sui quattro decreti del governo”.
Di questo tema si occupano Ilvo Diamanti (“Elogio del ‘limes’”) e Paolo Rumiz (“Il mio sogno spezzato”).
In prima la foto di uno dei kamikaze del Bataclan: “Libia, Italia pronta all’attacco. Video shock dei killer di Parigi”, “Nuove minacce Is: colpiremo l’Occidente”.
A centro pagina: “Unioni civili, ultimatum 5Stelle al Pd. Boldrini: ‘L’adozione è un diritto’”, “I grillini: niente modifiche o ci sfiliamo. Orfini: rinunciare al voto segreto”.
E l’analisi di Concita De Gregorio: “Il dovere di dire da che parte si sta”.
Di spalla a destra, “la storia”: “La ragazza del Dna unico che Internet può salvare”, “L’appello web di Lara per trovare un donatore e battere la leucemia”.
Il Messaggero ha in apertura un’intervista con il commissario Ue all’Immigrazione Dimitris Avramopoulos: “’E’ a rischio l’unità dell’Europa’”, “’La crisi dei migranti non riguarda solo Schengen’. ‘Italia e Grecia vanno aiutate. Servono identificazioni rapide e rimpatri’. Oggi vertice a Amsterdam”.
L’editoriale è firmato da Giulio Sapelli: “Questo il conto per gli errori della Merkel”.
Più in basso, le unioni civili, con intervista alla ministra della Salute: “Lorenzin: non andrò al Family day ma sono contraria alle adozioni”.
Sull’Iran: “Rohani a Roma, il nuovo Iran in cerca di affari”, di Siavush Randjbar-Daemi.
Di spalla a destra, le 2sfide future”: “Come gestire la rivoluzione dei robot”, di Francesco Grillo.
In prima anche il fisco: “Addizionale Irpef, scattano i rincari per i redditi più alti”, “In quattro Regioni cambiano le aliquote. Lazio, risparmi per chi è tra i 28-35 mila euro”.
A fondo pagina: “Timbrava in mutande, cacciato il vigile” (è accaduto a Sanremo).
Il Fatto: “Serra, strani sms con Renzi”, “Conflitto d’interessi. Il finanziere amico del premier: ‘Parliamo di mercati’”, “a Rai3 il titolare del fondo Algebris (Londra-Usa-Cayman) difende l’intera famiglia Boschi su Etruria, ma non spiega i suoi tentativi di entrarci. Poi ammette: ‘Matteo mi chiede consigli sulle Borse’. Proprio mercoledì, mentre Piazza Affari crollava affondata da Montepaschi, aveva annunciato investimenti sul debito Mps facendone risalire il prezzo delle obbligazioni: una mossa autonoma o concordata con il capo del governo?”.
Sotto la testata, intervista al deputato M5S Alessandro di Battista: “Grillo è più libero ma resta. Adesso squadra più larga”.
E sul “Senato in bilico” l’articolo di Fabrizio D’Esposito: “Ora i voti di Verdini sono decisivi anche per le unioni civili”.
Il tema viene ripreso anche a fondo pagina da un commento di Ettore Boffano: “E se lo avesse fatto Berlusconi?”, “Piccoli caimani crescono. I silenzi su Carrai e sul caso Arezzo”.
La “storia di copertina” a centro pagina: “Faccendiere, il mestiere più antico della Repubblica”, “a distanza di 40 anni, sembra incredibile ritrovare i personaggi delle vicende più oscure della nostra democrazia. E che papà Boschi li vada a cercare. Sergio Rizzo: ‘Essenziali per il potere’”.
Sopra la testata: “Licenziato il vigile ripreso mentre timbrava il cartellino in mutande. L’avvocato: ‘Una volta sventò una rapina in mutande’. In divisa mai?”.
Schengen, Limes.
Su La Repubblica, a pagina 2: “Schengen, la battaglia dei confini”. Scrive Andrea Tarquini che oggi ad Amsterdam il vertice dei ministri dell’Interno dell’Unione europea sui migranti è atteso come una scadenza decisiva non soltanto per la libera circolazione tra i Paesi dell’area Schengen, ma per l’avvenire stesso dell’Unione e della moneta unica. Nelle ultime ore, alcuni Paesi-chiave come Germania, Austria, Danimarca, Svezia e Norvegia, hanno chiesto la proroga fino al 2017 dei controlli provvisori al confine. Posizione cui l’Italia e altri Pesi si oppongono duramente. A sorpresa il premier britannico Cameron ha promesso di accogliere 3.000 bimbi siriani e 20mila profughi f campi vicini al Paese arabo. Ma a Berlino sale la sfida dei falchi ad Angela Merkel e all’Europa meridionale. Julia Kloeckner, vicepresidente della Cdu e finora fedelissima della leader, l’ha attaccata duramente: ha proposto di ridurre gli ingressi e creare ai confini centri di raccolta dove i richiedenti asilo vengano distinti dai profughi economici, subito espulsi. L’idea è creare hotspot in Germania. Attacco implicito a Italia e Grecia, accusate di non istituirli. L’offensiva di Kloeckner arriva dopo un crollo della CduCsu nei sondaggi, dal 39% al 32%, con gli xenofobi di Alternative fur Deutschland che sarebbero terzo partito.
Il tema torna nell’editoriale di Danilo Taino sul Corriere della Sera a pagina 27: “L’avanzata della destra mette in difficoltà la Merkel”: “non era mai successo che un partito di destra estrema raccogliesse favori a doppia cifra”, “la Germania -Ovest prima e riunificata dopo è da sempre un Paese che si governa al centro, qualche volta a sinistra”; l’avanzata di AfD per ora non minaccia questa regola, ma tende a spostare dibattito e scelte politiche, perché “per non lasciarle spazio, una parte dei conservatori dell’Unione Cdu-Csu vorrebbero fare proprie alcune sue parole d’ordine, non quelle xenofobe, ma almeno quelle di netta limitazione del numero dei rifugiati cui dare asilo”.
Sul Corriere, a pagina 2, Fiorenza Sarzanini scrive che l’ultimo tentativo per tenere in vita il Trattato di Schengen passa dalla proposta informale, che sarà formulata oggi da Italia e Germania: lo Stato che vorrà ripristinare temporaneamente i i controlli alle frontiere dovrà concordare l’iniziativa con gli altri Paesi dell’Unione. In questo modo si creerà un tavolo di coordinamento per evitare iniziative estemporanee che mettono in difficoltà gli altri partner e rischiano di far saltare l’intero sistema. Si cercherà insomma una mediazione con chi difende la linea dura della blindatura dei confini esterni: Danimarca, Austria e Svezia hanno già chiuso i confini con un provvedimento unilaterale e, con l’appoggio di Polonia e Ungheria, insisteranno per una sospensione di Schenge per almeno due anni. A maggio i controlli alle loro frontiere dovranno infatti essere interrotti e questo ha alimentato l’ipotesi che vogliano creare una sorta di mini-Schengen alla quale parteciperebbero la Germania (che ha preso un provvedimento analogo giustificandolo come necessario di fronte alle iniziative confinanti) e il Belgio, anche se gli analisti sono scettici e ritengono si tratti esclusivamente di una forma di pressione nei confronti di Italia e Grecia affinché rendano operativi i centri di identificazione, i cosiddetti ‘hotspot’, sui quali la cancelliera Merkel ha ribadito di voler “prestare attenzione”. Ieri il commissario Ue alle migrazioni Avramopoulos ha smentito in maniera categorica: “non esiste alcun piano di questo tipo”, ha detto, riferendosi all’ipotesi anticipata dal Financial Times di un’estromissione di Atene dall’area Schengen. E il ministro degli Esteri tedesco Steinmeier ha rincaratto la dose: “Le soluzioni come l’esclusione di alcuni Stati non risolvono nulla”, ha detto.
Il Messaggero intervista lo stesso commissario Avramopoulos: “A rischio l’unità europea, aiutiamo Italia e Grecia”. Nel 2108, dice, “non è in gioco solo Schengen, si tratta dell’unità europea nel suo insieme”, “Non si può essere guidati dalla paura o frenati dai populismi”. Né Grecia né Italia, dice, sono pienamente preparati ad affrontare la questione della “pressione migratoria”: “tutti e due i Paesi hanno fatto molti progressi, ma purtroppo ancora non abbiamo raggiunto l’obiettivo finale”; e “non si tratta di ridurre i flussi, ma di gestirli meglio. La riduzione dei flussi dovrebbe avvenire alla loro origine, o comunque nella zona dove si creano: attraverso una soluzione politica in Siria, ed una soluzione con la Turchia, combattendo i trafficanti ed offrendo migliori condizioni socio-economiche ai rifugiati on Turchia. Ma ciò che dovrebbe esser fatto meglio è la registrazione completa delle persone negli hotspot. Riducendo i flussi secondari ed irregolari, e velocizzando le riallocazioni”.
A pagina 2: “In minoranza nella Ue e in Germania, l’inverno difficile di Angela ‘la solitaria’”, “Sull’accoglienza anche l’Austria di smarca dalla cancelliera. E c’è chi vorrebbe sostituirla con Schaeuble”.
Su La Repubblica, pagina 2: “Così il ritorno delle frontiere spezza il sogno dell’Europa”, di Paolo Rumiz. “Ne so qualcosa di frontiere che si fanno e si disfano. Sono nato a Trieste, a uno sputo della Jugoslavia”, la nonna materna “senza muoversi mai da Treiste aveva cambiato sei bandiere: austriaca, italiana, germanica, jugoslava, del Governo militare alleato e dell’Italia democratica”; “forse c’è qualcosa che non abbiamo capito di quelle tracce divisorie spesso ereditate dall’antichità o dal medio evo. Ripenso al confine di casa mia e ricordo che quando cadde, poco più di sette anni fa, dietro la gioia si fece strada un senso di perdita”, e “solo più tardi capii” che con quella frontiera porosa se ne andava un elemento di ordine del mio mondo. Ma “se non ci sentiamo più protetti dai muri esterni della casa comune, forse è anche perché una patria europea non è mai nata”.
A pagina 3 la riflessione di Ilvo Diamanti: “La nostra identità in quel trattato. Non può bastare la moneta unica”, “La globalizzazione è allungamento dei processi e delle relazioni, nello spazio e nel tempo”. Sarebbe sbagliato -scrive Diamanti- “trattare i ‘confini’ semplicemente come un problema. Da superare e, possibilmente, eliminare. Per dare forza alla sovranità e all’identità europea. Le frontiere e i confini servono. Sono necessari. Non solo sul piano istituzionale, ma anche cognitivo”, come le mappe, “servono a orientarci, a rappresentare il mondo intorno a noi”; “l’Eiropa: dove comincia e dove finisce? Chi ne fa parte? Che ne farà parte? Difficile comprenderlo. Tanto più se, invece di indicare un limes, un territorio condiviso, che distingua noi dagli altri, i governi nazionali sono impegnati a erigere barriere interne all’Europa, invece di delineare e condividere quelle esterne”.
Su Il Messaggero, pagina 2: “L’Europa decide il futuro di Schengen ma invia agenti ai confini macedoni”, “Oggi vertice ad Amsterdam. Alfano: ‘Nessun passo indietro sullo spazio Ue. Pattuglie di Frontex per fermare i migranti dalla Grecia”.
Iran
Sul Corriere della Sera, pagina 13: “Il tour di Rouhani parte da Roma: ‘Pronti ad accordi per 17 miliardi’”, “Il presidente iraniano oggi in Italia, poi va a Parigi. A cena non sarà servito vino”. Ne scrive Marco Galluzzo, che riferisce le parole del presidente iraniano: “le porte dell’Iran sono aperte alle aziende italiane, venite a investire da noi, le tasse sono al 20% e l’energia, rispetto ai vostri parametri, non costa quasi nulla”. Rouhani arriva in Italia con 120 tra imprenditori e dirigenti delle aziende pubbliche, e sei ministri. La scelta dell’Italia come prima tappa del tour europeo che tra due giorni lo porterà a Parigi (dove firmerà l’acquisto di oltre 100 Airbus) è la conferma di un rapporto privilegiato fra i governi di Roma e Teheran. Nel corso della visita dovrebbero esser siglati accordi commerciali per un valore complessivo, spalmato su più anni, di 17 miliardi di euro. Verrà ricevuto dal Presidente Mattarella, incontrerà il presidente del Consiglio e Papa Francesco. Mentre l’incontro alla Farnesina tra il ministro degli Esteri Gentiloni e il suo omologo Javad zarif sarà l’occasione per fare il punto sulla crisi siriana e la lotta all’Isis. Per Roma c’è la necessità do un coinvolgimento maggiore dell’Iran.
Su La Repubblica, pagina 12, intervista all’ex ministro degli Esteri Emma Bonino: “’Teheran non va isolata, può aiutare a risolvere la crisi in Medio Oriente’”, “L’Italia ha sempre voluto il dialogo con l’Iran, ha chiesto all’Iran di responsabilizzarsi, di coinvolgersi nella soluzione di problemi che Teheran stessa contribuisce a creare. Perché in Medio Oriente tutti contribuiscono a creare problemi e tutti devono aiutare a risolverli”.
Sul Messaggero gli articoli di Siavush Randjbar-Daemi: “Rohani a Roma, nasce il nuovo Iran”, “La prima missione internazionale dopo la fine delle sanzioni”, “Al centro della visita i temi economici. Nella delegazione i manager delle grandi industrie automobilistiche e petrolifere”. Ieri, nel corso di una conferenza stampa, il ministro dei trasporti Akhoundi ha reso noto l’intento di acquistare almeno 160 aerei e un’alta quantità di pezzi di ricambio di provenienza europea. “A Teheran tutti pazzi per l’Italia2, recita un altro articolo dello stesso autore: dove si racconta di come la cultura italiana sia amata dai salotti iraniani, dai film di Fellini a Pasolini, passando per Dino Buzzati, le cui edizioni originali sono presenti nelle vetrine delle librerie, ai ristoranti che tentano di replicare pietanze italiane. La fine della contestata presidenza di Ahmadinejad nel 2103 è coincisa con l’inizio di un fitto interscambio extra-politico tra Roma e Teheran.
Usa
La Repubblica riproduce l’intervista che la Nbc ha realizzato con il candidato alle primarie democratiche Bernie Sanders, il senatore outsider che preoccupa Hillary Clinton, visto che gli ultimi sondaggi lo danno in testa nelle primarie in Iowa: “La riscossa di Sanders ‘Basta super-ricchi, la gente mi voterà’”. Sulla Clinton: “Il partito è con lei perché io sono contro i poteri forti e il dominio di Wall Street”, “Voglio portare alle urne chi non ha votato finora: per cambiare davvero”; “l’establishment appoggia la Clinton. Non è un mistero”; “è inaccettabile che nel nostro Paese vi sia così tanta povertà e che la situazione più grave sia quella della comunità afroamericana, dove tra i ragazzi fra i 17 e i 20 anni che finiscono le superiori cìè un tasso di disoccupazione del 51 per cento”; “nella mia agenda è previsto l’innalzamento del salario minimo a 15 dollari l’ora”.
Libia
Su La Repubblica: “’Libia, Italia pronta ai radi contro l’Is’. Ecco il patto con gli Stati Uniti”, “I jihadisti un pericolo: l’attacco dopo l’accordo tra le milizie per il governo”. Vincenzo Nigor riferisce dell’orientamento a Palazzo Chigi: “Ogni azione degli americani è concordata con noi”, “l’Italia è pronta ad azioni militari: se sarà necessario, agiremo con i nostri alleati, su richiesta del governo di Tripoli e nel quadro dettato dalle risoluzioni Onu”. Si riferisce poi l’opinione del ministro degli Esteri Gentiloni e del sottosegretario all’intelligence Marco Minniti: “mentre si sta facendo di tutto per far nascere un tentativo di governo libico. Azioni militari fuori controllo non farebbero che spaccare la società libica, portando sostegno all’Is: ogni 100 militanti eliminati ne arriverebbero altr migliaia”. Insomma, evitare attacchi “spot” in Libia contro il Califfato per colpire una base, una colonna, di auto.
Isis, Parigi
Su La Repubblica Anna Lombardo racconta “il caso”: “Nel video del Califfato i killer del Bataclan, ‘Colpiremo Londra’”, “I membri del commando ripresi prima delle stragi. Svelata l’identità del kamikaze senza nome”. Un video diffuso dal sito “al-Hayat”, vicino all’Is, ha mostrato gli otto membri del commando del Bataclan, intenti a perpetrare azioni barbariche nei campi di addestramento in Siria e in Iraq. Manca Abdelslam, l’unico terrorista che non si fece esplodere e che è ancora in fuga.
Tunisia, Primavere arabe
Su Il Fatto un’analisi di Stefano M. Torelli: “Tunisia, la primavera araba non ha curato i mali del Paese”, “Nuove rivolte. Come nel gennaio del 2011, piazze piene e scontri con la polizia: riemergono le disparità sociali e la mancanza di politiche dello sviluppo. E il processo di democratizzazione rischia di essere trascinato nel caso”, “E’ bene non confondere quanto sta accadendo a Kasserine con l’emergere di gruppi e ideologie di stampo jihadista”.
Su La Repubblica un intervento dello scrittore Tahar Ben Jelloun: “La Primavera araba è stata tradita ma i sogni dei giovani restano vivi”, “Cinque anni fa la rivoluzione della piccola Tunisia contagiava l’Egitto: in piazza Tahrir esplodeva una rivolta di cui ancora oggi viviamo le conseguenze”, “Oggi al Cairo trionfano i vecchi metodi autoritari di Mubarak: nessuna opposizione è tollerata”, “La speranza maggiore resta affidata al Paese da dove tutto è partito: ma la minaccia dell’Is è forte”.
Unioni civili
Il Messaggero: “Unioni civili, 30 i no nel Pd, ma arriva il soccorso M5S2.
Il quotidiano intervista il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: “Al Family day io non andò ma dico no alle adozioni gay”, “Le piazze rischiano di estremizzare il confronto, devo essere il ministro di tutti. Non criminalizzare nessuno e tutelare i bambini”.
Il Fatto: “Unioni civili, i verdiniani sono decisivi per la ‘maggioranza’ Pd-cinquestelle”, “Il governo conta tra i 159 e i 163 voti con quorum a 161. A scrutinio segreto, però, può succedere di tutto”.
Sul Corriere: “Nuovo scontro sulle unioni civili. Boldrini: l’adozione è doverosa”, “Alfano: ddl sbagliato, ma non sarò in piazza. M5S pronto a votare sì”.
E sulla stessa pagina un’intervista all’ex ministro Maurizio Lupi (Area popolare-Ncd) che, parlande dell’intervento della presidente della Camera, dice: “Un intervento scorretto, l’arbitro sia imparziale. Ora questa legge va cambiata”.
La Repubblica: “Unioni civili, ultimatum M5S: ‘Adozioni o salta il nostro sì’. Boldrini: ‘Siano un diritto’”.
E il quotidiano intervista il presidente del Pd Matteo Orfini: “La legge si può limare ma i pilstari non si toccano, si rinunci al voto segreto”.
“Il retroscena” di Paolo Rodari sull’atteggiamento in Vaticano da tenere sul tema e sul Family Day: “Dal timore dei toni forti agli sponsor del Family day, i vescovi cercano la linea”, “Sul sostegno al raduno dei cattolici c’è unità. Però con accenti diversi e un obiettivo: non scavare trincee”.
E poi
Su La Repubblica, alle pagine R2Cultura, un intervento del filosofo Tzvetan Todorov: “Quale è il vero volto dei nostri nemici”, “le riflessioni di Tzvetan Todorov sul bisogno di avere sempre un avversario da eliminare”, “nei totalitarismi si individua costantemente un responsabile lontano e collettivo di quel che non va nel mondo”, “invece di cercare ovunque persone da combattere, occorre impegnarsi a impedire gli atti ostili. E’ la lezione di Mandela”.
Su Il Messaggero in prima l’editoriale di Francesco Grillo: “Come gestire la rivoluzione dei robot”. A Davos si è discusso di come governare una nuova rivoluzione globale che sta per cominciare. Come è accaduto per altre rivoluzioni industriali, anche questa avrà l’effetto di “spiazzare molti lavori, ma anche di crearne altri. Secondo uno studio dell’università di Oxford a rischiare sono tutti quelli -non solo operai, ma anche impiegati, tanti dirigenti e, persino, professionisti- che fanno lavori che possono essere riprodotti in una routine: il 50% dei posti di lavoro sono a rischio, e questa percentuale risulta, peraltro, differenziata per Paese, arrivando ad avvicinarsi al 70 in un Paese come l’Italia che ha già alti livelli di disoccupazione”; “bisognerà incoraggiare l’invenzione di nuovi lavori, professioni più creative e meno incorporabili in una procedura”.
Sul Corriere, inserto Economia: “Uber, Airbnb, Amazon. I nullatenenti di successo”, “Non possiedono beni, solo algoritmi e software. Ma valgono in Borsa ben più dei concorrenti fisici Hertz, Hilton, Walmart”, “Benvenuti nella quarta rivoluzione industriale, dove il servizio in rete rende superflua (o quasi) le proprietà intellettuale”. Di Maria Teresa Cometto.
Sul Corriere grande attenzione per lo Statuto dei lavoratori autonomi: “Le nuove tutele per gli autonomi. Dalla maternità ai compensi, si cambia”, “pronte le misure anti povertà, arriva il tutor contro l’abbandono scolastico”.